giovedì 28 aprile 2011

Mondiali Azzurri: un'occhiata ai russi

Visto quello che sta accadendo negli uffici federali, non è per portare sfortuna, ma solo per spostare l'attenzione sul rugby giocato che torniamo con la memoria per un attimo a quattro anni fa. Quando l'Italia arrivo ai Mondiali di Francia con un allenatore ormai prossimo all'addio come Pierre Berbizier ed uno spogliatoio poco quieto. Il gruppo è solido, mentre Nick Mallett cambierà aria dopo il torneo. Nel 2007, gli Azzurri non brillarono nemmeno nelle sfide contro Romania e Portogallo, prima di essere scalciati dalla Coppa dal piede dell'estremo scozzese Chris Paterson, cosa che non abbiamo ancora imparato ad evitare. Tant'è, quest'anno nel girone iniziale ci toccano oltre che all'Australia e all'Irlanda, sia gli Stati Uniti che la Russia. Contro le quali sarebbe buona cosa tentare di guadagnare anche qualche punto di bonus.
I russi. Di loro abbiamo già trattato diverse volte, ma ci torniamo volentieri perché hanno una gran voglia di partecipare al loro primo Mondiale. Ci sono già stati in Nuova Zelanda, all'inizio dell'anno, dove hanno vinto due partite su due, contro Taranaki e South Canterbury. Oggi lo staff della nazionale, guidato dall'inglese Steve Diamond, può contare su un nuovo allenatore dei trequarti, Henry Paul, oggi 37enne, con un passato agli Harlequins e con 6 caps nell'Inghilterra. Stava per andare a giocare in Giappone, quando Diamond lo ha contattato e si è lasciato facilmente convincere: "Non sono mai stato al Mondiale. Per questo lavoro in modo che i ragazzi capiscano l'importanza della cosa", ha dichiarato Paul. Che si rende conto delle difficoltà del reparto quando si tratta di affrontare avversari categoricamente superiori, ma che può contare su un gruppo di giocatori che trascorrono tempo assieme in un solo club, il VVA-Podmoskovje, quindi si conoscono bene tra di loro.
Inoltre, può contare sull'utility back Vasily Artemiev (nella foto), uno che sa posizionarsi tanto estremo, quando ala, quanto centro. E che è stato messo sotto contratto dai Northampton Saints, ai quali approderà una volta finito il Mondiale. Si è messo in mostra durante la Churchill Cup, andando a marcare l'unica meta dei suoi contro i Saxons che includevano atleti come James Daniel-Simpson, Tom Varndell, Alex Corbisiero e Tom Wood. 23enne, Vasily ha studiato in Irlanda, a Dublino: sarebbe dovuto restare un anno alla University College Dublin, invece gli hanno chiesto di restare anche perché con la palla ovale ci sapeva fare. 
E' proprio Artemiev a rendersi conto dell'opportunità fornita dal Mondiale alla Russia, per fare il salto di qualità. La disciplina è molto diffusa a Mosca e in Siberia, mentre nel resto del Paese non ha grande seguito: a febbraio contro il Portogallo per la Nations Cup erano solo 100 gli spettatori di un match programmato dalla federazione a Sochi, sul Mar Nero. Quanto ai club, "vogliamo dimostrate che sappiamo giocare a rugby - ha raccontato Artemiev - nella speranza che questo possa permettere alle squadre russe di competere nella European Challenge Cup".

5 commenti:

Abr ha detto...

Sqaudre russe nella Challenge: già ci sono una rumena e una spagnola, poi in coda abbiamo i georgiani, i portoghesi ...
Indovina quale Paese dovrebbe cedere propri posti per dar spazio a un paio di questi "emergenti"?

ringo ha detto...

Quello che almeno quaranta punti a partita di passivo?

Abr ha detto...

Quello che "il luminoso piano di sviluppo Fir", quello che "in celtic solo per sviluppare talenti per la nazionale, sennò non avrebbe senso". E quindi anche in Challenge non ha senso ...

Il rugby in Italia secondo Dondi, parenti & cantori: tre partite di Sei Nazioni a Roma e tre di tournèe in novembre o giugno. E 1500 mq di ufficetti sotto la tribuna dello stadio di Parma. Nel giro di due anni saremo lì.

tagus ha detto...

sapete che sono assolutamente d'accordo sulla miopia fir.
ma aggiungerei anche quei dirigenti di club,triveneti compresi,che non si peritavano di andare con squadre b a prendere 40\50\60 anche ben prima che la celtic e l'allegato delirio semipro fir fossero anche solo un noumeno

Abr ha detto...

Eccerto chessì. Il problema di tutti i club, a partire da quelli triveneti, è la miopia e le divisioni. Fiato corto, del resto la fame previene le grandi pianificazioni strategiche.
Ambiente in cui la Fir prospera e si guarda bene dal curare, con la sua propria miopia di credere di farsi carico allo sviluppo del rugby in italia, con suo centralismo azzurro-centrico.

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