giovedì 28 aprile 2011

Si fa presto a dire "straniero"

Alla fine il club di rugby Exeter Chiefs, promosso in Premership questa stagione e molto ben comportatosi sinora, è stato riconosciuto colpevole ed è stato punito: cinquemila sterline di multa e due punti in meno in classifica.
La colpa di cui si son macchiati? Aver iscritto a referto tre "stranieri" invece dei due concessi dal regolamento del campionato. E uno dice, lo vedi che siamo noi italiani quelli di manica larga a consentirne cinque?
Ovviamente non è così: a parte l'assurda precisazione inventata per ingarbugliare i conti delle italo celtiche dell'uno per ruolo (addirittura ridicola quando crea la categoria omogenea aperture - estremi), si fa presto a dire "straniero". Da noi è "italiano" qualsiasi nativo anche dell'Antartide e mai visto in Italia, purchè convocabile tra gli Azzurri (vedi Gower, o il tentativo fatto con Wisniewski). In Francia invece stanno implementando il concetto opposto, "positivo": Vulcaniani e Klingon fin che si vuole e si può, ma ogni club deve avere una quota minima di "giocatori di formazione nazionale", cioè di un certo numero di atleti che in età pre-professionistica e formativa fossero già nel Paese.
In Inghilterra e in tutto il Regno Unito invece è "straniero" chi non possieda passaporto europeo comunitario oppure africano, caraibico o delle isole del Pacifico. Ciò in ossequio alla legislazione Comunitaria sul lavoro, inclusiva di accordi di Cotonou e del Commonwealth britannico. Così vasto da render più difficile infrangerlo che rispettarlo questo regolamento,  che vale anche per le avversarie celtiche delle italiane.
Nel caso dei menzionati Chiefs, sono riusciti a infrangere il regolamento senza volerlo: hanno iscritto a referto della partita col Leeds del mese scorso (persa 27-22) Ignacio Mieres argentino, Hoane Tui neozelandese e Nemani Nadolo, che in quanto figiano sarebbe "non straniero" ma che aveva usato un passaporto australiano per confermare il suo permesso di lavoro, quindi resosi inavvertitamente "straniero". Poco male per i due punti di penalizzazione - i Chiefs ne hanno ancora sette di vantaggio sugli Sharks decimi - ma per questa disattenzione il club poteva perdere fino a dieci punti in classifica a norma di regolamento; per loro fortuna, oltre al pasticcio Nadolo il fatto che Mieres non fosse manco sceso in campo provava la "buona fede" del club inglese, che è stato ritenuto colpevole ma senza dolo.

Storie di ordinaria burocrazia (è il modo di auto-giustificare l'esistenza e il dilagare delle sovrastrutture centralistiche): quel che conta è la carta e non la sostanza. Del resto si parla ancora di "stranieri" non certo per difendere concetti ideali odiosi oltre che arcaici tipo "italianità" o "purezza della razza": sono chiaramente solo paletti utilitaristici, burocratici e quindi fasulli. Sia detto con buona pace delle derive nazional-popolari di quelli che l'Italia sarebbe "una, unita e indivisibile", solo per poter continuare a gestirla dal loro Centro Immobile.
Quel che rende il caso italiano ancora più assurdo degli altri, è che introduce squilibri con le avversarie e quindi penalizza le italo-celtiche; tafazziano, forse dettato dalla provinciale idea che i successi gialloneri o biancoverdi non si propaghino alle prestazioni nazionali in un circolo virtuoso stile Munster-Irlanda ma che piuttosto "facciano ombra". Ogni eventuale gloria rimanga quindi tutta e sola Azzurra, perchè c'è chi "gode di più" quando vince la nazionale (come dire, preferisco le mele quindi abbasso le pere). E' l'impari trattamento,  il modo perfetto per alimentare rabbie, boicottaggi, isolazionismi.
Nel merito della norma introdotta dalla Fir, la pretesa che essa favorisca lo sviluppo di talenti locali, al limite potrebbe essere vera se imponesse di reclutare degli atleti di formazione nazionale, "alla francese" (poco attuabile  da noi, abbiamo un problema di "massa critica"). Invece han piantato paletti anacronistici e tafazziani alle due celtiche tra estremi e aperture, mentre a livello nazionale si lasciano liberi di  "adottare" fraternamente i vari Gower (con tutta la stima possibile per i giocatori coinvolti). Alla faccia dei giovani locali, buoni solo per riempirsi la bocca di buone, false intenzioni. 

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