Gli immensi orgoglio...ni di Clermont
Abbiamo confessato nel post precedente di esserci francamente un po' annoiati alla semifinale odierna di Magners League; tutt'altro spettacolo invece per fortuna nostra ha offerto il primo barrage (quarti di finale) del Top14 sempre nella serata del venerdì, un'ora dopo.
Allo Stade J.Michelin tra Clermont e Biarritz è finita 27-17, ; nulla di choccante, han vinto in campioni in carica, ma che razza di partita tutta cuore e ...oni (e poco ...ulo per rimanere nel gergo, soprattutto per il Biarritz) è stata!
La partita inizia all'insegna dell'equilibrio delle forze: nel primo quarto è 3-3, a un piazzato dalla lunga distanza dell'estremo Anthony Floch per Clermont, risponde Dimitri Yachvili dalla linea di metà campo. La partita vede le due squadre affrontarsi a viso aperto, utilizzando al meglio le risorse di cui dispongono: la forza d'attacco dirompente di tutti i reparti per Jaunards padroni di casa, la fredda capacità di tramutare immediatamente l'azione da difensiva a offensiva (per copiare il bravo telecronista di calcio Compagnoni) per i Biarrots.
Nel primo tempo i padroni di casa mancano della capacità di finalizzare - Lauaki prima, Bonnaire poi attorno alla mezz'ora si dimenticano di aver compagni e tarpano le ali ad azioni molto promettenti. I baschi invece colpiscono come un mamba verde: alla mezz'ora l'estremo Iain Balshaw recupera palla, lancia il centro Mignardi schierato al posto dell'indisponibile Traille, questi sfonda la linea centralmente e copre la strada da metà campo agli ultimi dieci metri prima di venir fermato, ma riesce a riciclare da terra all'accorrente Yachvili che marca la prima meta della gara.
Prima della fine del tempo arriva anche una meta "classica" - son spesso segnali di grande supremazia: Brock James vorrebbe calciare da metà campo per alleggerire territorialmente ma il suo pari grado Julien Peyrelongue è in agguato, lo stoppa alla perfezione, afferra il rimbalzo e corre a schiacciare in mezzo ai pali nonostante il tentativo di recupero dello stesso James: è 3-17 al 38', mitigato da un calcio di punizione piazzato da Parra allo scadere del tempo che porta le squadre al riposo su uno sconcertante 6-17 (per il pubblico di casa) e due mete a zero.
Clermont torna in campo con le idee chiare: intanto sostituisce tutta la prima linea (Faure al posto di Debaty, Zirakashvili per Scelzo e Ti'i Paulo per Ledesma): l'effetto non è tanto sulla mischia ordinata, quanto sull'aver introdotto altri tre poderosi ball carrier nella partita.
L'ordine di scuderia ignora i tatticismi, è di attaccare a testa bassa, in modo del tutto frontale, aprendo dopo non meno di una decina di fasi di sfondamento con passaggio per le terre. I militari la chiamerebbero attrito o tattica di logoramento; Napoleone diceva che tale approccio ha senso solo nel caso di un vantaggio numerico di dieci a uno.
Il risultato è che Clermont non passa ma Biarritz non vede più possessi. Il pubblico di casa inizia a spazientirsi, scoraggiato dalla corrida ricca di olè ma priva di risultati, coi piloni, il tallonatore e tutto il pack a fare i picadores in un caso con 25 fasi ininterrotte di pick and go che arrivano fino alla linea di meta ma senza passare.
Anche la resistenza ordinatissima e organizzatissima dei baschi inizia a mostrare qualche crepa: al 53' arriva la prima punizione piazzabile e Clermont decide di giocare già il tutto per tutto andando in rimessa. Il tentativo viene immediatamente respinto fino a metà campo e potrebbe avere conseguenze psicologiche importanti, afferma il telecronista francese; è una osservazione che noi ci risparmieremmo se stessimo seguendo la gara allo stadio invece che dalla tivù: la psiche di chi gioca in casa, a maggior ragione in uno stadio pieno e francese, si comporta in modo differente.
Infatti è il fiato dei difensori a cedere per primo: al 56' arriva il carton jaune per Balshaw, reo di falli ripetuti, e sulla punizione arriva anche la meta: Brock James s'accorge che i biancorossi stan tirando il fiato in attesa del probabile piazzato, consultandosi su come coprire il campo in 14; lui calcia per se stesso, parte e arriva in meta intonso.
E' 13-17 con la trasformazione: i Jaunards prendono coraggio, sostituiscono i più logorati con forze fresce (Vermeulen al posto di Lauki) e tirano un attimo il fiato prima dello sforzo finale, i baschi gabbati rinserrano i ranghi e riescono a svangare i dieci minuti in inferiorità numerica senza subire ulteriori danni, ma senza tornare mai ad essere realmente pericolosi.
Ad accentuare il carattere già aggressivo dei padroni di casa, al 67' il giovane ala Murimurivalu sostituisce il più tattico Floch. Immediatamente il figiano si produce in una percussione sul lungolinea sinistro, calcia a scavalcare e rimane in pressione sull'accorrente Marcelo Bosch, costretto a portare palla dentro alla sua area di meta; lo placca e lo rovescia e, mentre l'argentino-basco tenta di annullare, allunga il piede sotto la palla che schizza in alto al tocco, arrivando nelle mani del sopraggiungente Lapandry per la più semplice delle mete. L'ovale ha toccato anche terra mentre colpiva il piede del figiano? Probabilmente si; e nel mentre toccava terra, la mano del difensore era ancora in contatto controllato con la palla, annullandola? Uno dei più lunghi Tmo timeout della storia del rugby (oltre 5 minuti) non aiutava francamente a dirimere la questione; parrebbe più no che si ma il dubbio resta. Sta di fatto che il Tmo determina pro domo (anche se non sua) e la meta viene convalidata, per il 20-17 del sorpasso.
Un gioiello del "crederci" fino in fondo, ma anche la controprova che il Biarritz di stasera è stato sconfitto da due mete-episodio, quasi mete-fenomeno, pur provocate da una delle pressioni più lunghe viste ultimamente a questi livelli.
I baschi ripartono e tentano di ricominciare quello che avevano smesso nel primo tempo, farsi pericolosi oltre che difendere, ma pur arrivandoci vicini in una occasione, gli attacchi strutturati non rappresentano il loro forte. Così subisco l'ultima meta che è una invenzione del diligentissimo Gonzalo Canale: il centro riceve da James e s'infila tra i due sfiniti centri avversari, aprendo alla fine a Julien Malzieu per una meta sicura (poteva tenerla ancora lui e provare ad arrivarci da solo, ma il nostro è più intelligente).
Un partitone epico a livello di cuore e ..alle, destinato a risollevare il morale di Clermont campione in carica prima della sfida con Tolosa.
Essa chiude l'anno di una indomita Biarritz, apparentemente arrivata priva di benzina e lucidità negli ultimi minuti dei due appuntamenti cruciali della stagione (in extra time nel caso della Coppa Europa); in realtà gli episodi che la condannano - due mete fortunose stasera, l'intercetto del calcio di Yachvili a San Sebastian - sono almeno in parte imputabili a vaste fasi di amnesia offensiva, a assenza d'iniziativa, a troppa attesa dell'errore avversario. Caratteristica tipica, tale passività, del rugby francese di provincia, nel senso nobile del termine.
Allo Stade J.Michelin tra Clermont e Biarritz è finita 27-17, ; nulla di choccante, han vinto in campioni in carica, ma che razza di partita tutta cuore e ...oni (e poco ...ulo per rimanere nel gergo, soprattutto per il Biarritz) è stata!
La partita inizia all'insegna dell'equilibrio delle forze: nel primo quarto è 3-3, a un piazzato dalla lunga distanza dell'estremo Anthony Floch per Clermont, risponde Dimitri Yachvili dalla linea di metà campo. La partita vede le due squadre affrontarsi a viso aperto, utilizzando al meglio le risorse di cui dispongono: la forza d'attacco dirompente di tutti i reparti per Jaunards padroni di casa, la fredda capacità di tramutare immediatamente l'azione da difensiva a offensiva (per copiare il bravo telecronista di calcio Compagnoni) per i Biarrots.
Nel primo tempo i padroni di casa mancano della capacità di finalizzare - Lauaki prima, Bonnaire poi attorno alla mezz'ora si dimenticano di aver compagni e tarpano le ali ad azioni molto promettenti. I baschi invece colpiscono come un mamba verde: alla mezz'ora l'estremo Iain Balshaw recupera palla, lancia il centro Mignardi schierato al posto dell'indisponibile Traille, questi sfonda la linea centralmente e copre la strada da metà campo agli ultimi dieci metri prima di venir fermato, ma riesce a riciclare da terra all'accorrente Yachvili che marca la prima meta della gara.
Prima della fine del tempo arriva anche una meta "classica" - son spesso segnali di grande supremazia: Brock James vorrebbe calciare da metà campo per alleggerire territorialmente ma il suo pari grado Julien Peyrelongue è in agguato, lo stoppa alla perfezione, afferra il rimbalzo e corre a schiacciare in mezzo ai pali nonostante il tentativo di recupero dello stesso James: è 3-17 al 38', mitigato da un calcio di punizione piazzato da Parra allo scadere del tempo che porta le squadre al riposo su uno sconcertante 6-17 (per il pubblico di casa) e due mete a zero.
Clermont torna in campo con le idee chiare: intanto sostituisce tutta la prima linea (Faure al posto di Debaty, Zirakashvili per Scelzo e Ti'i Paulo per Ledesma): l'effetto non è tanto sulla mischia ordinata, quanto sull'aver introdotto altri tre poderosi ball carrier nella partita.
L'ordine di scuderia ignora i tatticismi, è di attaccare a testa bassa, in modo del tutto frontale, aprendo dopo non meno di una decina di fasi di sfondamento con passaggio per le terre. I militari la chiamerebbero attrito o tattica di logoramento; Napoleone diceva che tale approccio ha senso solo nel caso di un vantaggio numerico di dieci a uno.
Il risultato è che Clermont non passa ma Biarritz non vede più possessi. Il pubblico di casa inizia a spazientirsi, scoraggiato dalla corrida ricca di olè ma priva di risultati, coi piloni, il tallonatore e tutto il pack a fare i picadores in un caso con 25 fasi ininterrotte di pick and go che arrivano fino alla linea di meta ma senza passare.
Anche la resistenza ordinatissima e organizzatissima dei baschi inizia a mostrare qualche crepa: al 53' arriva la prima punizione piazzabile e Clermont decide di giocare già il tutto per tutto andando in rimessa. Il tentativo viene immediatamente respinto fino a metà campo e potrebbe avere conseguenze psicologiche importanti, afferma il telecronista francese; è una osservazione che noi ci risparmieremmo se stessimo seguendo la gara allo stadio invece che dalla tivù: la psiche di chi gioca in casa, a maggior ragione in uno stadio pieno e francese, si comporta in modo differente.
Infatti è il fiato dei difensori a cedere per primo: al 56' arriva il carton jaune per Balshaw, reo di falli ripetuti, e sulla punizione arriva anche la meta: Brock James s'accorge che i biancorossi stan tirando il fiato in attesa del probabile piazzato, consultandosi su come coprire il campo in 14; lui calcia per se stesso, parte e arriva in meta intonso.
E' 13-17 con la trasformazione: i Jaunards prendono coraggio, sostituiscono i più logorati con forze fresce (Vermeulen al posto di Lauki) e tirano un attimo il fiato prima dello sforzo finale, i baschi gabbati rinserrano i ranghi e riescono a svangare i dieci minuti in inferiorità numerica senza subire ulteriori danni, ma senza tornare mai ad essere realmente pericolosi.
Ad accentuare il carattere già aggressivo dei padroni di casa, al 67' il giovane ala Murimurivalu sostituisce il più tattico Floch. Immediatamente il figiano si produce in una percussione sul lungolinea sinistro, calcia a scavalcare e rimane in pressione sull'accorrente Marcelo Bosch, costretto a portare palla dentro alla sua area di meta; lo placca e lo rovescia e, mentre l'argentino-basco tenta di annullare, allunga il piede sotto la palla che schizza in alto al tocco, arrivando nelle mani del sopraggiungente Lapandry per la più semplice delle mete. L'ovale ha toccato anche terra mentre colpiva il piede del figiano? Probabilmente si; e nel mentre toccava terra, la mano del difensore era ancora in contatto controllato con la palla, annullandola? Uno dei più lunghi Tmo timeout della storia del rugby (oltre 5 minuti) non aiutava francamente a dirimere la questione; parrebbe più no che si ma il dubbio resta. Sta di fatto che il Tmo determina pro domo (anche se non sua) e la meta viene convalidata, per il 20-17 del sorpasso.
Un gioiello del "crederci" fino in fondo, ma anche la controprova che il Biarritz di stasera è stato sconfitto da due mete-episodio, quasi mete-fenomeno, pur provocate da una delle pressioni più lunghe viste ultimamente a questi livelli.
I baschi ripartono e tentano di ricominciare quello che avevano smesso nel primo tempo, farsi pericolosi oltre che difendere, ma pur arrivandoci vicini in una occasione, gli attacchi strutturati non rappresentano il loro forte. Così subisco l'ultima meta che è una invenzione del diligentissimo Gonzalo Canale: il centro riceve da James e s'infila tra i due sfiniti centri avversari, aprendo alla fine a Julien Malzieu per una meta sicura (poteva tenerla ancora lui e provare ad arrivarci da solo, ma il nostro è più intelligente).
Un partitone epico a livello di cuore e ..alle, destinato a risollevare il morale di Clermont campione in carica prima della sfida con Tolosa.
Essa chiude l'anno di una indomita Biarritz, apparentemente arrivata priva di benzina e lucidità negli ultimi minuti dei due appuntamenti cruciali della stagione (in extra time nel caso della Coppa Europa); in realtà gli episodi che la condannano - due mete fortunose stasera, l'intercetto del calcio di Yachvili a San Sebastian - sono almeno in parte imputabili a vaste fasi di amnesia offensiva, a assenza d'iniziativa, a troppa attesa dell'errore avversario. Caratteristica tipica, tale passività, del rugby francese di provincia, nel senso nobile del termine.
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