sabato 21 maggio 2011

Il Leinster si riprende l'Europa in quaranta minuti

Heineken Cup - Millennium Stadium
Leinster 33 - 22 Northampton Saints 


Due tempi di uno stesso film: la finale di Heineken Cup nello scenario del Millennium Stadium. Prima parte che è tutto un luccicare di aureole, in ogni reparto e in ogni zona del campo. La seconda che è l’esatto opposto, perché a fare la parte dei protagonisti sono quelli arrivati da Dublino che così non solo sono i campioni d’Europa, ma ora possono andare ad affrontare con tutta la forza mentale da vincenti che serve il Munster nella finale di Magners League. Finisce 33-22 per il Leinster, che al termine dei primi quaranta minuti era sotto di sedici punti contro un Northampton a tutta birra. Ma poca, evidentemente. Destinata ad esaurirsi presto, dal momento che al rientro in campo dagli spogliatoi si lasciano travolgere. Che un calo fisico fosse preventivabile, è un conto. Ma che il crollo arrivasse già dal 40’, quello no. E il Leinster mette le mani sulla coppa dopo il successo del 2009. Arbitra il francese Romain Poite.
Subito ritmo alto, con i Saints a gestire il possesso e a sfidare la difesa avversaria con una bella serie di scontri fisici. Northampton preme sull’acceleratore, Leinster deve impegnarsi a chiudere e a reggere l’urto, finché la prima offensiva in più fasi degli inglesi si arena appena dentro i 22 irlandesi per un avanti.
Al 5’ Jonathan Sexton trova un ottimo angolo di tiro che allenta la pressione dalla propria metà campo, ma la potenza è troppo e l’ovale va a spegnersi in fondo al campo, con conseguente mischia ancora nei 22. La prima linea dei santi tira a lustro l’aureola, c’è un vantaggio già nell’aria, la palla va al largo e la coppia di flanker Calum Clark – Phil Dowson chiude al meglio la faccenda, con un’intesa perfetta tra i due e il secondo che va oltre l’ultimo placcaggio. Stephen Myler non sbaglia la mira, dopo sette minuti è 7-0 per Northampton.
Partita vera, senza esclusioni di colpi e con l’attendismo andato a ramengo dopo il drop di avvio. Leinster reagisce, finalmente mette il muso al di là della linea di metà campo e ne esce con una mischia. Gli irlandesi devono puoi muovere l’ovale, con i segugi inglesi a caccia di bottino. Gordon D’Arcy perde palla in avanti, mischia con partenza dalla base del Numero 8 Roger Wilson che fugge via, sul placcaggio di Jamie Heaslip commette knock on a sua volta e nella ruck Poite ravvisa un fallo, che consente a Sexton di accorciare al 14’. Dalla sua, Leinster può fare affidamento su una rimessa che funziona puntando su Sean O’Brien o Kevin McLaughlin e sulla mobilità di gambe del tallonatore boero Richardt Strauss, ma nella mischia ordinata va sotto di nuovo e al 20’ Myler è all’appuntamento con la piazzola poco oltre la metà campo per il 10-3 che suggella il primo quarto di dominio inglese.
Si gioca, altroché se si gioca. E non appena si scavalla il ventesimo, i celtici sfiorano il colpaccio. Rimessa che passa da capitan Leo Cullen, O’Brien poi allarga, la diga dei Saints ha una falla, Shane Horgan aziona la marcia più alta e ha il sostegno di Brian O’Driscoll che viene fermato all’ultimo da Ben Foden con palla che scivola dalle mani. E il pack del Northamtpon asfalta di nuovo quella avversaria. Al 26’ il pilone destro Brian Mujati si fa ammonire per una trattenuta ai danni di Cian Healy, ma la sostanza non cambia con l’ingresso momentaneo di Tom Mercey. Non bastasse, i Saints rubano palla nella mischia nei 22 irlandesi su introduzione del Leinster, uno strepitoso Myler fa una la prima sfuriata, poi nuovamente al largo dove ci pensa Foden che, as usual, va oltre il placcaggio e schiaccia di nuovo in meta. Myler non fallisce, al 33’ e con un uomo in meno, le aureole inglesi brillano più che mani per il 17-3.
Il destro di Sexton serve a tenere a galla l’intera Dublino al termine della superiorità numerica. A fare da boa è piuttosto Soane Tonga’uhia, ne servono tre per braccarlo. Poi quando è legato ai compagni di reparto, dà una mano a far man bassa: gli avanti costruiscono la piattaforma, i trequarti alla Jon Clarke e alla Ashton esplorano il mare da un lato e dall’altra lasciando sul posto D’Arcy e gli altri, poi ci pensa capitan Dylan Hartley ad andare a referto dopo una serie di raggruppamenti sulla linea del Piave. Il TMO Giulio De Santis conferma il touchdown. La trasformazione sbatte sul palo, ma il risultato alla fine del primo tempo è di 22-6 per Northampton. 


La ripresa regala subito emozioni, quando i Saints non controllano il calcio di avvio di Sexton. Leinster si organizza, provando a mettere in movimento gli uomini più veloci e sfondare la trincea avversaria. Da una ruck, Foden riceve il pallone rubato per calciarlo lontano e allentare la pressione. Ma dalla rimessa a metà campo, la formazione irlandese torna alla carica ed è di nuovo nei 22 opposti, sfilacciando la retroguardia inglese finché Sexton ha l’angolo di corsa per andare a marcare pesante e i due punti della conversione. Così, al 46’, le carte si rimescolano subito per il 22-13. L’inerzia è cambiata.
Nel punto d’impatto, gli irlandesi sono abrasivi con i ball carrier che portano l’accampamento a ridosso dell’area che conta. I Saints devono stringere i denti e negano a D’Arcy la marcatura su assist di Luke Fitzgerald con le mani dell’ala Paul Diggin che secondo De Santis tengono alto il pallone. L’impeto prosegue dalla mischia sui 5 metri, Leinster ha fame e Northampton deve trovare nuove energie per chiudere tutte le porte, ma alla fine è ancora Sexton ad andare a segno per firmare il parziale di 14-0 al 52’, propiziato da un taglia fuori di Heaslip. 

Il nuovo capitolo del match passa anche dalla riscossa della mischia irlandese in mezzo al campo che consente a Sexton di andare dalla piazzola per il sorpasso al 57’: 23-22.
Healy e O’Brien non li buttano più giù, Dowson si becca un giallo al 60’ con gli avversari ad un passo dalla terza marcatura di fila. Sexton ne infila altri tre. Strauss e Cullen si inventano fini uomini da gioco alla mano, tutta Dublino si trova nuovamente a ridosso della meta ed è Nathan Hines (uno che nel primo tempo era finito nella centrifuga) stavolta ad andare oltre dopo un raccogli e vai al 64’. Sexton non ferma la macchina segna punti: 33-22. I Saints hanno gli occhi bassi, gli uomini più rappresentativi fuori dai giochi, senza palloni tra le mani: gli avanti sono all’angolo, i trequarti sono ai blocchi di partenza. E se Ashton finalmente è innescato da Foden, questa volta Leinster rientra prontamente. O’Brien invece da solo riesce a contestare un ovale contro quattro degli altri.  

Gli ultimi dieci minuti sono quelli della disperazione per Northampton che prova ad affidarsi agli uomini più freschi, ma proprio uno di loro, lo scozzese Joe Ansbro, concede un turnover. Le guardie irlandesi guidate da O’Brien contestano tutto. È solo questione di attendere lo scadere del tempo, perché il Leinster dia sfogo a tutta la sua gioia e i Saints finiscano all’inferno, con i volti di chi non sa che dire dopo ottanta minuti di finale vera. Ma in paradiso non ci vanno i santi. E Sexton è il Man of the Match.

In sintesi - By Abr
E' andata secondo previsioni, proprio come detto in fase di analisi preliminare
Northampton ha messo in atto il piano di accumulare più fieno in cascina che poteva nel primo tempo: tre mete, 22 punti, 16 di margine, un bel lascito per i tempi cupi che sarebbero sicuramente arrivati.
Il punto è la disabitudine rispetto a Leinster a giocare a certi livelli di intensità per più di trenta-quaranta minuti: in Inghilterra si gioca "fisico" per ottanta, sempre e ovunque, ma l'intensità è tutt'altra cosa.
I Santi nel primo tempo sino stati perfetti nell'usare la mischia ordinata come grimaldello umiliando quella di Leinster, a rallentare regolarmente le azioni offensive avversarie (perfetta la terza linea neorverde e grandi tutti i loro tight five ad assorbire regolarmente i flanker di Leinster nei set pieces, impedendogli di partire da lontano e girare al largo), feroci nel concretizzare ogni ingresso nella red zone di Leinster; aggiungi un  Dickson velocissimo e un Myler sugli scudi nella distribuzione, al piede e persino in una penetrazione, generatrice di una delle  mete. 

Quel che non ci aspettavamo sinceramente e crediamo pochi si attendessero, è che i tempi cupi per i Saints arrivassero così presto: è stato impressionante il loro crollo verticale a inizio del secondo tempo, mentre nell'intervallo ci si chiedeva, se ne marcano un'altra prima di iniziare a cedere, forse è fatta per i Saints ...
Tutto è relativo sotto il sole: la causa non è stata una loro flessione anticipata, quanto piuttosto l'accelerazione al gioco impressa da Leinster, il loro prevenire ogni rallentamento, la ferocia con cui hanno impedito ogni possesso ai Saints per tutto il terzo quarto di gara.
Nulla di nuovo, sono esattamente come li conoscevamo, ad esempio nel finale di gara col Tolosa; sorprendente piuttosto è stato il timing, il non aver atteso il quarto finale e i cambi avversari per ingranare la "loro" marcia. Probabilmente s'erano intimoriti e han deciso in spogliatoio che la faccenda meritava di rimboccarsi le maniche prima del solito. Chapeau. Racconta O'Driscoll che Sexton abbia usato come esempio stimolante il Liverpool, che perdeva per tre mete, oops goal a zero col Milan in una finale di Champions, ma poi rimontò. Ben augurante in prospettiva per i Saints: successivamente (2007) il Milan si vendicò battendo in finale  la stessa Liverpool ...
Sia come sia, Leinster ha marcato 27 punti unanswered nel secondo tempo senza dover attendere il cambio delle linee. I Saints non avevano munizioni sufficienti per resistere a tale fuoco di fila e sono stati schiacciati. Avevan voglia dalla terza linea e dal pack a metterci naso faccia - e falli professional, ma non più di quelli dei più furbacchioni irlandesi. Sintomatico è stato ad esempio Myler, autore di un ottimo primo tempo ma poi letteralmente scomparso a quelle velocità e intensità, fino al punto di togliersi dai placcaggi.
Timide reazioni sono emerse solo nel finale, quando paradossalmente le loro forze fresche non mentalmente compromesse han provato a far quel che potevano; l'unico a provarci tra i veterani è stato Ben Foden, autore di un break che meritava miglior fortuna, che ha lanciato senza esito un Chris Ashton in netto sottotono complessivo.
Ah, l'altra cosa che non avevamo previsto oltre al timing: l'emergere di Jonathan Sexton, la sua consacrazione nell'Olimpo dei grandi in Europa. Arrivata proprio nel giorno di una prestazione volonterosa ma poco di più del carismatico O'Driscoll.
Un gran bel partitone intenso per quarantacinque minuti, rovinato agli occhi neutrali da un secondo tempo troppo unidirezionale, troppo stile corrida alè matalo alè.

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