I samoani offesi ripagano gli australiani
Australia 23 - 32 Samoa
Due chiavi di lettura al match di Sydney dove Samoa ha conquistato una storica vittoria ai danni dell'Australia, la prima in assoluto nella storia degli isolani che nello stesso scenario, sei anni fa, avevamo imbarcato una sconfitta per 74-7.
La prima la offre la seconda linea samoana Daniel Leo che ha svelato che lui e compagni hanno trovato ispirazione del XV schierato da coach Robbie Deans: si sono sentiti offesi per le tante assenze eccellenti (Will Genia, Quade Cooper, David Pocock e altri ancora, tenuti a riposo in vista del primo match di Tri Nations della prossima settimana contro il Sud Africa), hanno avuto la sensazione di essere stati bistrattati, presi sottogamba. Underestimation, si suol dire in inglese. E così, una volta in campo, Samoa ha ripagato con gli interessi. Da qui si passa alla seconda chiave di lettura.
Ok che sappiamo qual è il risultato finale (32-23), ma il primo quarto di gara è stato importante per presagire il corso degli eventi. I Wallabies che contengono inizialmente bene la foga isolana, poi attaccano e difendono bene l'area attorno al punto d'incontro, finché non si incaponiscono e invece di raccogliere subito sei punti dalla piazzola con Matt Giteau schierato apertura, all'interno dell'area dei 22, optano per due rimesse laterali che non danno l'esito sperato. Samoa rimane compatta e quando il ball carrier australiano si isola (nel caso in questione l'open side flanker Matt Hodgson), affonda il coltello con la palla recuperata da Seilala Mapusua che scatena il coast-to-coast di Alesana Tuilagi all'11'. Il gigante del Leicester corre lungo tutta la fascia, nemmeno paga al casello Giteau e apre le danze: 10-0 in meno di un quarto d'ora (ci sono i calci di Tusi Pisiata ad aumentare il bottino).
Alla mezz'ora sono 17 punti a zero, con la seconda meta dell'estremo Paul Williams e parte degli uomini di Deans già a zonzo per il campo: prima è il turno del centro Pat McCabe che viene targettato dai placcaggi tipici di quella parte di Oceano pacifico, poi dell'ala debuttante Rod Davies che, poveretto, ha come dirimpettaio Tuilagi che lo scaraventa a terra non appena è a portata di lunghe leve (vedi foto). Nella ripresa, quando arriva la meta del compagno di reparto George Pisi (54'), si trova fuori posizione sul calcio con il quale Pisiata serve Tuilagi che a sua volta va di pedata perpendicolare, con conseguente raggruppamento samoano sulla linea di meta e marcatura pesante.
Molte delle coste viste dagli ospiti, ai Mondiali, presumibilmente, finiranno "fischiate" dagli arbitri: il sudafricano Marius Jonker non ha ravvisato certi fuorigioco e certi ingressi in ruck oltre che certe introduzioni in mischia del mediano Kahn Fotuali'i di parecchio storte, ma intanto la consistenza del gruppo si è fatta sentire. Hanno amalgamato e l'amalgama è l'arma segreta delle nazionali pacifiche, visto come i loro atleti siano sparsi per il globo per tutto l'anno e non hanno occasioni ravvicinate per mettersi d'accordo.
Reattività, possesso dell'ovale. Ma non solo: come sottolinea Deans stesso (e come nel nostro piccolo evidenziavamo in tempi non sospetti), 'sti samoani sono un team di livello mondiale, basta scorrere i nomi e ricordarsi in che club giocano (cfr. sotto). Rispetto al passato, non è più solo la linea dei trequarti e la aggressività di qualche loose forward a impressionare: è questa una nazionale la cui prima linea si può permettere di tenere in panca nella partita per loro del secolo, gente come Census Johnson (Tolosa) e Ti'i Paulo (Clermont) affaticati dalla Pacific Nations Cup appena conclusa; non solo tecnica e spinta in mischia ordinata, hanno anche imparato a gestire le rimesse laterali con una certa efficace semplicità. Manca solo una registrata alla disciplina per farne una compagine costantemente pericolosa per tutti; Manu Samoa rimane comunque la miglior candidata a prossima "sorpresa" in Nuova Zelanda, come lo fu Fiji in Francia nel 207.
Di contro, aussie confusi, con una rimessa laterale da registrare e una seconda linea - intesa come seconde scelte, molti dei quali dai Reds - che dovrà farsi perdonare nei prossimi impegni. Il tutto attenuato dalla testa già altrove, al TriNations e poi ai Mondiali, oltre che forse eccessivamente esaltata - e quindi svuotata - dalla vittoria nel SuperRugby: si è trattato di un oltremodo utile bagno di umiltà per i Wallabies.
La meta dell'ala Digby Ioane arriva al 37', arriva quando Samoa ha un uomo in meno (il lock Daniel Leo, ammonito al 36'), una volta tornati dagli spogliatoi accorciano ulteriormente sul 13-17 ma si fanno infilare dagli avversari nell'uno contro uno, con il via della terza linea George Stowers e la galoppata di Thompson per il 22-13 che riafferma quanto stabilito nei primi 20 minuti di incontro.
Ci sono note positive, per Deans. Quel Numero 8, Scott Higginbotham (altro vincitore di Super Rugby con i Reds) che fa l'ingresso al 59' e regala a Giteau al 70' l'occasione per alleggerire il passivo: resiste agli urti nei 22 samoani dopo una cattiva trasmissione dell'ovale, danza sulla linea laterale e ricicla per l'Arcangelo Matt che marca. Con gli ingressi di Genia e Kurtley Beale si vede qualcosa o per lo meno si vede una certa intenzione nel voler giocare. Però per assicurarsene, conviene sintonizzarsi nuovamente il prossimo fine settimana, quando ci saranno gli Springboks che, per quanto malconci e infortunati, sempre Springboks sono e già un anno fa hanno fatto una magra figura al Tri Nations.
Errare è umano, perseverare diabolico.
Per gli annali, ecco la formazione samoana autrice di un'impresa giustamente paragonata per l'impatto alla prima vittoria dell'Italia sulla Francia:
15 Paul Williams, 14 Sailosi Tagicakibau, 13 George Pisi, 12 Seilala Mapusua, 11 Alesana Tuilagi, 10 Tusi Pisi, 9 Kahn Fotuali'i, 8 George Stowers, 7 Maurie Fa'asavalu, 6 Taisina Tuifu'a, 5 Daniel Leo, 4 Kane Thompson,3 Anthony Perenise, 2 Mahonri Schwalger (captain), 1 Sakaria Taulafo.
Riserve: Tii Paulo, Census Johnston, Filipo Lavea Levi, Manaia Salavea, Brenton Helleur, Eliota Fuimaono Sapolu, James So'oialo.
Due chiavi di lettura al match di Sydney dove Samoa ha conquistato una storica vittoria ai danni dell'Australia, la prima in assoluto nella storia degli isolani che nello stesso scenario, sei anni fa, avevamo imbarcato una sconfitta per 74-7.
La prima la offre la seconda linea samoana Daniel Leo che ha svelato che lui e compagni hanno trovato ispirazione del XV schierato da coach Robbie Deans: si sono sentiti offesi per le tante assenze eccellenti (Will Genia, Quade Cooper, David Pocock e altri ancora, tenuti a riposo in vista del primo match di Tri Nations della prossima settimana contro il Sud Africa), hanno avuto la sensazione di essere stati bistrattati, presi sottogamba. Underestimation, si suol dire in inglese. E così, una volta in campo, Samoa ha ripagato con gli interessi. Da qui si passa alla seconda chiave di lettura.
Ok che sappiamo qual è il risultato finale (32-23), ma il primo quarto di gara è stato importante per presagire il corso degli eventi. I Wallabies che contengono inizialmente bene la foga isolana, poi attaccano e difendono bene l'area attorno al punto d'incontro, finché non si incaponiscono e invece di raccogliere subito sei punti dalla piazzola con Matt Giteau schierato apertura, all'interno dell'area dei 22, optano per due rimesse laterali che non danno l'esito sperato. Samoa rimane compatta e quando il ball carrier australiano si isola (nel caso in questione l'open side flanker Matt Hodgson), affonda il coltello con la palla recuperata da Seilala Mapusua che scatena il coast-to-coast di Alesana Tuilagi all'11'. Il gigante del Leicester corre lungo tutta la fascia, nemmeno paga al casello Giteau e apre le danze: 10-0 in meno di un quarto d'ora (ci sono i calci di Tusi Pisiata ad aumentare il bottino).
Alla mezz'ora sono 17 punti a zero, con la seconda meta dell'estremo Paul Williams e parte degli uomini di Deans già a zonzo per il campo: prima è il turno del centro Pat McCabe che viene targettato dai placcaggi tipici di quella parte di Oceano pacifico, poi dell'ala debuttante Rod Davies che, poveretto, ha come dirimpettaio Tuilagi che lo scaraventa a terra non appena è a portata di lunghe leve (vedi foto). Nella ripresa, quando arriva la meta del compagno di reparto George Pisi (54'), si trova fuori posizione sul calcio con il quale Pisiata serve Tuilagi che a sua volta va di pedata perpendicolare, con conseguente raggruppamento samoano sulla linea di meta e marcatura pesante.
Molte delle coste viste dagli ospiti, ai Mondiali, presumibilmente, finiranno "fischiate" dagli arbitri: il sudafricano Marius Jonker non ha ravvisato certi fuorigioco e certi ingressi in ruck oltre che certe introduzioni in mischia del mediano Kahn Fotuali'i di parecchio storte, ma intanto la consistenza del gruppo si è fatta sentire. Hanno amalgamato e l'amalgama è l'arma segreta delle nazionali pacifiche, visto come i loro atleti siano sparsi per il globo per tutto l'anno e non hanno occasioni ravvicinate per mettersi d'accordo.
Reattività, possesso dell'ovale. Ma non solo: come sottolinea Deans stesso (e come nel nostro piccolo evidenziavamo in tempi non sospetti), 'sti samoani sono un team di livello mondiale, basta scorrere i nomi e ricordarsi in che club giocano (cfr. sotto). Rispetto al passato, non è più solo la linea dei trequarti e la aggressività di qualche loose forward a impressionare: è questa una nazionale la cui prima linea si può permettere di tenere in panca nella partita per loro del secolo, gente come Census Johnson (Tolosa) e Ti'i Paulo (Clermont) affaticati dalla Pacific Nations Cup appena conclusa; non solo tecnica e spinta in mischia ordinata, hanno anche imparato a gestire le rimesse laterali con una certa efficace semplicità. Manca solo una registrata alla disciplina per farne una compagine costantemente pericolosa per tutti; Manu Samoa rimane comunque la miglior candidata a prossima "sorpresa" in Nuova Zelanda, come lo fu Fiji in Francia nel 207.
Di contro, aussie confusi, con una rimessa laterale da registrare e una seconda linea - intesa come seconde scelte, molti dei quali dai Reds - che dovrà farsi perdonare nei prossimi impegni. Il tutto attenuato dalla testa già altrove, al TriNations e poi ai Mondiali, oltre che forse eccessivamente esaltata - e quindi svuotata - dalla vittoria nel SuperRugby: si è trattato di un oltremodo utile bagno di umiltà per i Wallabies.
La meta dell'ala Digby Ioane arriva al 37', arriva quando Samoa ha un uomo in meno (il lock Daniel Leo, ammonito al 36'), una volta tornati dagli spogliatoi accorciano ulteriormente sul 13-17 ma si fanno infilare dagli avversari nell'uno contro uno, con il via della terza linea George Stowers e la galoppata di Thompson per il 22-13 che riafferma quanto stabilito nei primi 20 minuti di incontro.
Ci sono note positive, per Deans. Quel Numero 8, Scott Higginbotham (altro vincitore di Super Rugby con i Reds) che fa l'ingresso al 59' e regala a Giteau al 70' l'occasione per alleggerire il passivo: resiste agli urti nei 22 samoani dopo una cattiva trasmissione dell'ovale, danza sulla linea laterale e ricicla per l'Arcangelo Matt che marca. Con gli ingressi di Genia e Kurtley Beale si vede qualcosa o per lo meno si vede una certa intenzione nel voler giocare. Però per assicurarsene, conviene sintonizzarsi nuovamente il prossimo fine settimana, quando ci saranno gli Springboks che, per quanto malconci e infortunati, sempre Springboks sono e già un anno fa hanno fatto una magra figura al Tri Nations.
Errare è umano, perseverare diabolico.
Per gli annali, ecco la formazione samoana autrice di un'impresa giustamente paragonata per l'impatto alla prima vittoria dell'Italia sulla Francia:
15 Paul Williams, 14 Sailosi Tagicakibau, 13 George Pisi, 12 Seilala Mapusua, 11 Alesana Tuilagi, 10 Tusi Pisi, 9 Kahn Fotuali'i, 8 George Stowers, 7 Maurie Fa'asavalu, 6 Taisina Tuifu'a, 5 Daniel Leo, 4 Kane Thompson,3 Anthony Perenise, 2 Mahonri Schwalger (captain), 1 Sakaria Taulafo.
Riserve: Tii Paulo, Census Johnston, Filipo Lavea Levi, Manaia Salavea, Brenton Helleur, Eliota Fuimaono Sapolu, James So'oialo.
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