Lui lo aveva detto
Di giorno in giorno, ne affiorano di nuove. Mentre media e politica inglesi sono alle prese con lo scandalo che ha colpito il gruppo di Rupert Murdoch, la palla ovale assiste a continue rivelazioni sul terremoto che ha colpito la Rugby Football Union. E' la volta dell'ex chief executive, John Steele (nella foto), un re dal breve regno che però a quanto pare, nei primi 100 giorni di mandato, fu in grado di arrivare al nocciolo della questione.
Nella relazione del giudice Blackett che ha condotto le indagini all'interno della federazione - è la stessa relazione che il chairman Martyn Thomas non vuole pubblica, pena denunce - si legge che Steele aveva compilato un rapporto dove sottolineava la "mancanza di direzione manageriale e strategica della federazione". E ancora che la RFU si credeva migliore di quanto lo fosse in realtà.
Un morale dello staff sotto i tacchi, nessuna enfasi, nessuna collaborazione. Una RFU che non aveva alcuna intenzione di ascoltare collaboratori e altri, nessuna voglia di prendere in esame suggerimenti o lamentele.
Sempre secondo il report dei primi 100 giorni voluto da Steele, solo il 37% degli impiegati conosceva i membri del board e solo il 27% rispondeva che la direzione aveva fornito una "buona sensazione" con il suo operato.
A questo punto, Steele aveva progettato una nuova struttura con cinque direttori che facessero da ambasciatori al chief executive e che si occupassero tutti e quanti di rugby. Nella lista delle nuove nomine, ovviamente, non mancava l'ormai famoso performance director.
Nella relazione del giudice Blackett che ha condotto le indagini all'interno della federazione - è la stessa relazione che il chairman Martyn Thomas non vuole pubblica, pena denunce - si legge che Steele aveva compilato un rapporto dove sottolineava la "mancanza di direzione manageriale e strategica della federazione". E ancora che la RFU si credeva migliore di quanto lo fosse in realtà.
Un morale dello staff sotto i tacchi, nessuna enfasi, nessuna collaborazione. Una RFU che non aveva alcuna intenzione di ascoltare collaboratori e altri, nessuna voglia di prendere in esame suggerimenti o lamentele.
Sempre secondo il report dei primi 100 giorni voluto da Steele, solo il 37% degli impiegati conosceva i membri del board e solo il 27% rispondeva che la direzione aveva fornito una "buona sensazione" con il suo operato.
A questo punto, Steele aveva progettato una nuova struttura con cinque direttori che facessero da ambasciatori al chief executive e che si occupassero tutti e quanti di rugby. Nella lista delle nuove nomine, ovviamente, non mancava l'ormai famoso performance director.
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