Le accademie? Dei parassiti
"Le accademie? Sono dei parassiti". Le parole sono quelli di Austin Healey, l'ex trequarti di Leicester Tigers (nella foto) e Inghilterra che ama molto provocare e dimostra anche di sapersela cavare con i pronostici (poche ore prima di Italia-Francia dello scorso Six Nations, scommesse sulla vittoria degli Azzurri). Il bello è che lo ha fatto sapere proprio dall'Italia, dove ha radunato 30 ragazzini britannici in Sardegna per farli divertire a rugby, assieme al collega Will Greenwood, campione del mondo nel 2003 e oggi commentatore per Sky Sport e il Daily Telegraph.
I due hanno girato la Gran Bretagna per raccogliere iscrizioni, passando di club in club e intanto hanno tirato le dovute conclusioni dal tour. La prima fra tutte: i pischelli quando giocano devono divertirsi. Non hanno alcuna intenzione di organizzare dei camp estivi in patria, puntano a tagliare completamente i ponti.
"La cosa migliore del rugby nei piccoli club è l'entusiasmo dei genitori, ma anche l'aspetto peggiore perché questi ragazzi non insegnano il rugby ai piccoli in modo appropriato", ha raccontato Healey. Se non si insegnano le cose giuste, si commettono errori e allora si spiega, per i due qui sopra, perché c'è in giro una generazione di giocatori sotto pressione e poco lucida. Il metodo Healey - Greenwood invece passa per piccoli particolari: ad esempio, i ragazzini giocano con palloni di terza taglia, non di quinta come i grandi.
"Perché dare ad un bambino di sette anni un pallone grande quanto lui? Prima delle Coppa del Mondo del 2003, la squadra inglese si allenava con palloni più piccoli: quindi se è stato un bene per loro, perché non dovrebbe esserlo per i ragazzini oggi?".
Greenwood ha posato gli occhi su un 12enne che secondo l'ex internazionale nel giro di sei/sette anni potrebbe giocare per l'Inghilterra, ma ha immediatamente avvertito i genitori del ragazzo perché stiano molto attenti e procedano con calma. "Odio le accademie", ha tagliato corto Healey. "Molti ragazzi abbandonano perché non riescono ad andare avanti, dopo essere stati presi nelle accademie". E Greenwood ricorda il caso dello scozzese Max Evans, tagliato dall'Academy degli Harlequins e deciso a mollare tutto, per poi tornare indietro seguendo le orme del fratello Thom. Se in un club ci sono delle gerarchie, nelle accademie le strade sono solo due: dentro o fuori.
Entrambi ripercorrono le loro carriere, passando per i club locali, fino ai piani alti. "L'ultimo a fare lo stesso è stato Nick Easter. Prima al Rosslyn Park (Londra), poi ad Orrell (Manchester) e infine agli Harlequins prima di giocare per l'Inghilterra. E guardatelo ora!".
I due hanno girato la Gran Bretagna per raccogliere iscrizioni, passando di club in club e intanto hanno tirato le dovute conclusioni dal tour. La prima fra tutte: i pischelli quando giocano devono divertirsi. Non hanno alcuna intenzione di organizzare dei camp estivi in patria, puntano a tagliare completamente i ponti.
"La cosa migliore del rugby nei piccoli club è l'entusiasmo dei genitori, ma anche l'aspetto peggiore perché questi ragazzi non insegnano il rugby ai piccoli in modo appropriato", ha raccontato Healey. Se non si insegnano le cose giuste, si commettono errori e allora si spiega, per i due qui sopra, perché c'è in giro una generazione di giocatori sotto pressione e poco lucida. Il metodo Healey - Greenwood invece passa per piccoli particolari: ad esempio, i ragazzini giocano con palloni di terza taglia, non di quinta come i grandi.
"Perché dare ad un bambino di sette anni un pallone grande quanto lui? Prima delle Coppa del Mondo del 2003, la squadra inglese si allenava con palloni più piccoli: quindi se è stato un bene per loro, perché non dovrebbe esserlo per i ragazzini oggi?".
Greenwood ha posato gli occhi su un 12enne che secondo l'ex internazionale nel giro di sei/sette anni potrebbe giocare per l'Inghilterra, ma ha immediatamente avvertito i genitori del ragazzo perché stiano molto attenti e procedano con calma. "Odio le accademie", ha tagliato corto Healey. "Molti ragazzi abbandonano perché non riescono ad andare avanti, dopo essere stati presi nelle accademie". E Greenwood ricorda il caso dello scozzese Max Evans, tagliato dall'Academy degli Harlequins e deciso a mollare tutto, per poi tornare indietro seguendo le orme del fratello Thom. Se in un club ci sono delle gerarchie, nelle accademie le strade sono solo due: dentro o fuori.
Entrambi ripercorrono le loro carriere, passando per i club locali, fino ai piani alti. "L'ultimo a fare lo stesso è stato Nick Easter. Prima al Rosslyn Park (Londra), poi ad Orrell (Manchester) e infine agli Harlequins prima di giocare per l'Inghilterra. E guardatelo ora!".
1 commento:
.. e lassù han le Academy a livello di club, quindi distribuite sul territorio e fino ad un certo punto concorrenziali tra loro; se son parassitarie quelle, qual'è l'aggettivo giusto per definire le Accademie Federali Centralizzate?
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