Ma allora ai Mondiali ci va o no?
Il soggetto della domanda di questo post è Gavin Henson. Perché più ci avviciniamo a Galles - Inghilterra di sabato al Millennium Stadium (65.000 biglietti già staccati), più la risposta si fa strada, indipendentemente che si tratti di sì o di un no. Il centro che in pochi mesi è passato dalla disoccupazione ai London Saracens e poi al Tolone, per ritrovarsi nuovamente senza club, ma ansioso di essere di nuovo un Ospreys come nel passato, ha deciso di affidare al destino il suo viaggio in Nuova Zelanda per settembre. E il destino si chiama Warren Gatland: il manager neozelandese potrebbe schierarlo contro gli inglesi e allora per Henson sarà quasi il momento della verità.
La concorrenza in mezzo al campo non manca: da Jamie Roberts a Jonathan Davies, da Scott Williams a James Hook, il pendolare che passa da centro ad apertura a seconda delle esigenze e delle presenze/assenze di numeri 10 di ruolo. Per lo più, sempre Gatland parrebbe intenzionato a puntare su Rhys Priestland come alternativa a Stephen Jones e quindi Hook scalerebbe centro e ancora quindi Henson scalerebbe in panchina o in tribuna o sulla poltrona di casa. L'infortunio di Morgan Stoddart riapre tuttavia i giochi, con Priestland che potrebbe essere preso in considerazione come estremo, ruolo che sempre al condizionale potrebbe toccare a Roberts. Insomma, ci va o no Henson alla Coppa del Mondo?
Il risiko prosegue e nel frattempo si valutano le opzioni di gioco che il centro garantirebbe alla tattica gallese. Occhi puntati sulle ali: George North e Shane Williams conoscono la via per la meta, l'hanno calcata pure nello scorso week-end con il primo che ha messo a segno una doppietta e il folletto che ha firmato la terza marcatura pesante. Henson da parte sua ha alcune qualità che aiutano a mettere in movimento le ali, se in forma: con le mani ci sa fare, con i piedi anche. Se ritenuto fit to play, apporterebbe velocità di esecuzione e corsa. Nel fantarugby della stampa di Cardiff e dintorni, sognano addirittura Hook registra, Henson inside centre e Roberts a numero 13.
Si vive anche di ricordi, ammesso che aiutino ad andare avanti: la consistenza del placcaggio (ne fece le spese Matthew Tait nel 2005, foto) e una certa precisione nel piazzare (il calcio nei pressi del centrocampo e praticamente dalla linea laterale infilato in mezzo ai pali sempre contro gli inglesi, sempre sei anni fa, per il Grand Slam in quel Six Nations). Andy Howell, rugby correspondent per il Western Mail, ha suggerito a Gatland di impiegarlo tanto questo sabato quanto contro l'Argentina nel terzo warm up match della serie.
In effetti, solo allora arriverà chiara la risposta. Che per ora è di quelle generiche: ma, chissà? Forse... Boh.
La concorrenza in mezzo al campo non manca: da Jamie Roberts a Jonathan Davies, da Scott Williams a James Hook, il pendolare che passa da centro ad apertura a seconda delle esigenze e delle presenze/assenze di numeri 10 di ruolo. Per lo più, sempre Gatland parrebbe intenzionato a puntare su Rhys Priestland come alternativa a Stephen Jones e quindi Hook scalerebbe centro e ancora quindi Henson scalerebbe in panchina o in tribuna o sulla poltrona di casa. L'infortunio di Morgan Stoddart riapre tuttavia i giochi, con Priestland che potrebbe essere preso in considerazione come estremo, ruolo che sempre al condizionale potrebbe toccare a Roberts. Insomma, ci va o no Henson alla Coppa del Mondo?
Il risiko prosegue e nel frattempo si valutano le opzioni di gioco che il centro garantirebbe alla tattica gallese. Occhi puntati sulle ali: George North e Shane Williams conoscono la via per la meta, l'hanno calcata pure nello scorso week-end con il primo che ha messo a segno una doppietta e il folletto che ha firmato la terza marcatura pesante. Henson da parte sua ha alcune qualità che aiutano a mettere in movimento le ali, se in forma: con le mani ci sa fare, con i piedi anche. Se ritenuto fit to play, apporterebbe velocità di esecuzione e corsa. Nel fantarugby della stampa di Cardiff e dintorni, sognano addirittura Hook registra, Henson inside centre e Roberts a numero 13.
Si vive anche di ricordi, ammesso che aiutino ad andare avanti: la consistenza del placcaggio (ne fece le spese Matthew Tait nel 2005, foto) e una certa precisione nel piazzare (il calcio nei pressi del centrocampo e praticamente dalla linea laterale infilato in mezzo ai pali sempre contro gli inglesi, sempre sei anni fa, per il Grand Slam in quel Six Nations). Andy Howell, rugby correspondent per il Western Mail, ha suggerito a Gatland di impiegarlo tanto questo sabato quanto contro l'Argentina nel terzo warm up match della serie.
In effetti, solo allora arriverà chiara la risposta. Che per ora è di quelle generiche: ma, chissà? Forse... Boh.
2 commenti:
è una testa calda, ma per la miseria! sa giocare e il galles non mi sembra in condizioni di fare lo schizzinoso...
Va anche detto che se decidi di dedicarti alla danza e quindi per qualche tempo non tocchi palla, nel frattempo la gente guarda ad altri giocatori. Gatland ha pescato nel mazzo un Jamie Roberts che ha poi impressionato nel tour con i Lions in Sud Africa, salvo appannarsi in seguito: ma hanno contato anche i guai fisici (non fu nemmeno l'unico dopo quel giretto della morte tra gli Springboks...). Nel mentre le altre celtiche gallesi hanno fornito nuovi talenti da coltivare e gettare nella mischia: perché se sei giovane, ma rimani in panca, non impari (e parliamo pure di teenager, per rendere meglio l'idea).
Henson le doti le ha, ma un conto è averle un conto è vedere se sa tirarle fuori e al Mondiale non hai tempo una stagione intera per raggiungere gli standard richiesti. Insomma: non è solo questione di essere schizzinosi.
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