venerdì 16 settembre 2011

All Blacks, primo cappotto pesante confezionato

Nuova Zelanda 83 - 7 Giappone: tredici mete a una, il primo vero thrashing dei Mondiali dell'equilibrio, sinora.
La cronaca di una gara con mete quasi ogni 5 minuti risulterebbe noiosa, meglio vedere: ci sono azioni pregevoli sia a livello individuale che collettivo, nonostante la scarsa opposizione. Consigliamo decisamente gli highlights ufficiali, come sempre ben fatti.
Il mismatch di questa partita è evidente, a partire dal piano prettamente fisico, che essendo preliminare, basico, eclissa quello tecnico e quello tattico. Ci ci segue da un po' sa bene che qui non ci peritiamo certo di andar contro i luoghi comuni, anche a rischio della impopolarità; beh, alla luce di questa gara spezziamo una lancia, per una volta non addosso ma a favore del molto impopolare professor Ascione della Fir e del suo "piano statura" (e peso). Le dimensioni contano, con buona pace e tutto il rispetto per quelli che insistono sul "gioco adatto a tutte le taglie". E' infatti evidente che a questi livelli non si può portare un mediano di 70kg, backs che superano i 100kg come eccezione e non norma (a parte i due mediani, solo Conrad Smith tra gli AB pesa meno), risulta disagevole concedere oltre 50kg al pack avversario. Una squadra potente e per di più molto più tecnica non la fermi solo con la velocità di ripiazzamento.
Altro tema abbastanza uncorrect è criticare un vero signore come John Kirwan. Ma il rugby è spietatamente meritocratico, esalta quello bravo e schiaccia il perdente fino all'umiliazione, quindi anche per il management così sia. Beh, stasera John ci ha ricordato il Mallett (o chi per lui ...) che recentemente portò gli Azzurri a Twickenham contro l'Inghilterra a muover palla, subendo forse l'unico cappotto pesante della sua carriera in Italia.
Non è che il buon John avesse molte opzioni a disposizione, ma il sommesso suggerimento dal nostro basso è, pur riconoscendo il grande il lavoro che sta facendo per identificare una sorta di "via giapponese al rugby", fondata su precise caratteristiche distintive (velocità e ubiquità sopra le altre), ci permettiamo di ricordare che in questo sport serve anche saper essere umili, saper aggrapparsi alla zolla di terra, raspando il fango con le unghie, spaccando il gioco avversario col peso e coi calci tattici di mero alleggerimento, se non si può con la tecnica.
Aldilà dei pesi e delle misure che nel rugby sorry ma contano, aldilà della mentalità positiva per vincere, è stata pesante stasera la scelta di privarsi di qualcuno (Alridge, Nicholas) capace anche di un minimo di gioco tattico, e di qualcun altro (Nicholas, Alridge) sufficientemente potente per rompere qualche placcaggio.
Tant'è, il rugby è spietato e va immediatamente a vedere i bluff; del resto non è certo questa la partita del Giappone. Anche se subire 13 mete non depone per i prossimi impegni: le nazionali su cui i giapponesi fanno la loro corsa son ben attrezzate fisicamente, Canada e Tonga. Buona fortuna ai Cherry Blossom; dal nostro punto di vista quella di stasera, sorry ma è la squadra più debole vista sinora ai Mondiali, includendo Namibia, Georgia e Romania. Giappone molto sopravalutato in quel dodicesimo posto nel ranking mondiale che occupa: verrà pesantemente testato proprio nelle prossime due partite.

Che dire degli All Blacks? Una macchina perfetta dietro e davanti, che attua esperimenti interessanti (Sonny Bill Williams ala, Piri Weepu apertura), con Jerome Kaino e Adam Thompson in terza linea più Victor Vito in grado di far dimenticare le assenze di Kieran Read e Richie McCaw (e scusate se è poco).
Richard Kahui autore di una doppietta, a nostro avviso anche stavolta migliore dei suoi con Ma'a Nonu, si va imponendo coi fatti all'ala, Ma'a Nonu in teoria è lo sfondatore brutale, in realtà lancia in meta tutti i compagni, Conrad Smith non cambia mai nè contro i grandi nè i più piccini, Sonny Bill mostra che, qualora richiesto, invece dell'altruista degli offload è in grado di adattarsi a far l'egoista finalizzatore (una doppietta anche per lui, pur con non molti minuti spesi in campo).

La macchina perfetta All Blacks rivela però un paio di difettucci congeniti anche in questi non-impegni.
Il vice mediano Colin Slade è il primo: par avvertire il peso del "tappabuco Dan Carter", quasi affetto dalla sindrome del portiere di riserva (quello che non entra mai). Alla fine ha realizzato la bellezza di 18 punti (9 trasformazioni) ma per quei perfezionisti, fan più rumore i suoi sei-sette calci sbagliati, le sue incertezze tra cui il passaggio intercettato che regala la meta della bandiera a Hirotoki Onozawa. Coach Graham Henry potrebbe pentirsi si aver scelto l'eterno numero due di Carter invece del più "affamato di gloria" Aaron Cruden; oggi nel finale per disperazione ha provato anche Piri Weepu all'apertura (è il suo ruolo "di club"), spostando Slade estremo.
L'altro problema evidente è la mischia ordinata: very average, con Tony Woodcock non in sofferenza dopo un tot, peggio: costretto al cheating fin dall'inizio, "impegnato" da una prima linea inesistente, umiliata da quella francese. Ecco, prepariamoci agli alti lai auto giustificatori - e forse anche preventivi - di Henry al proposito, perchè Mas e compagni questi qui se li divorano a mo' di petit dejeneur sur l'herbe. Rischiando da lì di destabilizzare la gioiosa macchina da guerra allestita da Occhetto Henry.

Nessun commento:

Recent Posts


Latest Rugby Headlines


Championships

Rugby Values

rugbyboots.net

rugbyboots
We take a look at all the rugby boots on the market, show you the best for your position, the conditions and whether it is rugby union or rugby league you need the boots for.

Rugby news from Scrum.com

Rugby World News

Premiership News

SuperSport.com News

Eurosport - France

SudOuest.fr - rugby

Il Rugby in Italia (via RugbyCS)