martedì 6 settembre 2011

Inghilterra a pedate

Attualità sportiva d'Oltremanica, dove tengono un occhio fisso sulla Nuova Zelanda e un altro su Wembley: stasera ci gioca la nazionale di calcio allenata da Fabio Capello che affronterà il Galles nella corsa alle qualificazioni per gli Europei 2012. Nella migliore delle tradizioni dello sport britannico, ci sono i singoli che catturano l'attenzione in una sorta di guerra psicologica che serve per il resto della squadra. Gli inglesi, ad esempio, hanno in mente Gareth Bale, l'esterno del Tottenham al quale spetta il compito di farsi carico delle aspettative gallesi in materia di palla rotonda. 
L'allenatore furlano ha detto di aver preparato le contromisure per ingabbiare l'ala, poi si starà a vedere: quanta differenza possa fare effettivamente Bale e quale sia la consistenza difensiva applicata nei suoi confronti. E' un derby. Solitamente lo immaginiamo sull'asse Twickenham - Millennium Stadium, ma vive pure di battute politicamente scorrette sulle abitudini dell'uno e dell'altro popolo. Ergo, passa per i campi da calcio. 
In quanto a campi da gioco in generale, al contrario, l'Inghilterra di Martin Johnson è attesa a Dunedin dalla partita contro l'Argentina (e la storia recente tra queste nazioni la conosciamo tutti, dalla guerra alle Falklands alla mano di Dio di Diego Armando Maradona - e annesso slalom a ubriacare gli avversari). Dunedin, anno 1998, Tour of Hell: perché se gli inglesi hanno una House of Pain questa sta proprio a Dunedin dove vennero sconfitti nell'occasione per 64-22 dagli All Blacks, con nove mete sul groppone. Il test match segnò il debutto internazionale di Josh Lewsey e c'era Jonny Wilkinson che oggi ricorda: "We got hammered by a much better team". 
Brutti ricordi che per l'apertura inglese servono, dopo tutto: "It does give you that little boost to know that when you come here to play, you have got to bring the best you have otherwise you will get hurt". Stai in campana, gioca come si comanda oppure ti farai ancora del male. 
Nel frattempo, a numero 10 è arrivato Toby Flood. Uno che è solito indossare scarpini di una misura più piccola per assicurare i migliori calci possibili: il piede misura 10 e mezzo, vale a dire un 45 in Italia, ma indossa un 9 e mezzo (un 44) quando gioca. Lo racconta lui stesso nel blog che tiene per il Telegraph dove svela anche di essersi portato dietro cinque paia di scarpe e di essersi occupato di disegnarle personalmente perché in materia di pedate non vuole correre rischi. Quella della misura in meno non è una novità: è una consuetudine anche nel calcio, giusto per tornare agli inizi del post. L'alluce ne soffrirà, ma il piede è più fermo e la sensibilità aumenta di conseguenza. 

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