mercoledì 14 settembre 2011

Rugb-rica mondiale - day 4


Tre incontri stamane; in estrema sintesi e in ordine rovesciato di apparizione: una delusione e un doveroso "ben fatto" (Scozia - Georgia 15 - 6); una doppia conferma, positiva e negativa, per molti inattesa (Canada - Tonga 25 - 20), una protagonista on stage, "ferita" nel finale dall'orgoglio della più piccina (Samoa - Namibia 49-12).

Attendevamo la Georgia con interesse: la fatica fatta con la Romania e la follìa di un gioco espansivo a prescindere lato scozzese, sposate col fatto che i caucasici negli ultimi tempi son stati superiori ai carpatici, facevano di questa gara una possibile candidata per un golpe. ci sbagliavamo: la squadra di Gorgodze e soci (a proposito: chi l'ha visto, il miglior straniero del Top14 secondo l'Equipe?) si è rivelata tosta potente e dura come da copione, ma anche molto confusionaria e poco efficace.
Di converso la Scozia formato "pesante" (Rory Lamont spostato in fondo al posto di Paterson) ma anche "tattico" (Dan Parks all'apertura), ha mostrato un gioco aggressivo ma conservativo, un mix di pressione e tattica, quel che serve per non rischiar troppo in frangenti come questi, dove provare a fare i fenomeni alla ricerca di vittorione e scorciatoie, genera più problemi che soluzioni (chiaro Azzurri?) .
I georgiani hanno illuso per mezz'ora - ora partono, ora partono - aprendo le marcature col preciso Kvirikashvili, poi a poco a poco sfumano, non riuscendo a venire a capo dell'aggressività difensiva degli Scots (poco frenata dall'arbitro Clancy che s'è accorto di pochissimi fuorigioco attorno alla ruck), della solidità della mischia ordinata e della supremazia in rimessa.
Il segnale è un droppaccio fallito dall'apertura georgiana, riuscito invece a DanParks al 37' per il 9-3: l'apertura dei Cardiff Blues è il giocatore perfetto per queste partite. Siparietto a primo tempo spirato a parte: Parks calcia verso l'out per andare al riposo e ammette, "I was a bit casual"; fatto sta che la palla finisce sulla schiena di Hines e rimbalza in mano agli avanti georgiani che avanzano; panico scozzese, ma non succede nulla di grave. Immaginiamo che coach Andy Robinson in spogliatoio abbia detto all'apertura di prestare più attenzione, usando però parole sue.
Ammettiamo, da scettici della vigilia: la Scozia ha saputo uscir bene, da saggia, da un rischio grosso, amplificato dal tempo decisamente invernale. E ribadiamo, trattasi di molto utile lezione per l'Italia, prossimamente alle prese con Russia e Eagles.

E' dalla Churchill Cup e dai warm up pre mondiali che seguiamo il Canada con grande interesse e "confidenza" nelle loro possibilità: una squadra con una tradizione di gioco tosto, di controllo fisico dei set piece, arricchita da un paio di bei trequarti: Phil McKenzie (gioca nell'Esher, in serie A inglese) e il più famoso DTH Van der Merwe dei Glasgow Warriors, più Jamie Cudmore lock di Clermont, attorniati da altri validi "comprimari"a partire dall'estremo piazzatore australo-canadese James Pritchard.
La vittoria su Tonga per tre mete a due in una bella sfida a viso aperto, conferma che siamo davanti alla terza forza del girone. Non è una sorpresa, almeno per noi: aldilà di qualche splendida individualità (come Siale Piutau delle Counties Manukau, autore di entrambe le mete Isolane), Tonga già con gli All Blacks si era mossa un po' "alla bradipo", spingendo e sfondando ma spesso incartandosi tra errori di handling, mancati placcaggi e impaccio nei set piece, a meno di guizzi individuali dei vari Vainikolo, Helu, Moa etc. Tonga è una Isolana un po' atipica, a trazione anteriore.
La maggior organizzazione dei canadesi ne ha avuto ragione, grazie a tutti, in evidenza c'è il barbuto flanker Adam Kleeberger Man of The Match e il nr. 8 Aaron Carpenter in evidenza, più Cudmore a dominare l'aria. Contrariamente a Georgia e Romania (e anche all'Italia), i Canucks non sono (più) solo pack: mettono in moto spesso e volentieri la linea, mostrando begli skills anche nel reparto arretrato.
Per via del girone in cui sono inseriti (Francia, Nuova Zelanda) non passeranno certo il turno ma probabilmente si toglieranno qualche altra soddisfazione; in più, con tutta probabilità si sono già guadagnati la prossima Coppa del Mondo senza qualificazioni e un posto in quella che definiamo "la terza fascia" delle nazionali cui appartiene l'Italia. Nel prossimo quadriennio inter-mondiale sono previsti Test Match degli Azzurri in Nord America: preconizziamo sin da ora qualche difficoltà, li troviamo lievemente più avanti rispetto ai nostri nella "confidenza" a muover palla del reparto arretrato.

Nel cuore della mattina, Samoa ha dato chiara demo. delle sue ambizioni. 49 punti e sei mete aveva rifilato Fiji alla Namibia, altrettanto han marcato i samoani; quattro le aveva messe a segno Goneva, oggi tre sono di Alesana Tuilagi di Leicester (le altre sono del mediano Kahn Fotuali'i degli Ospreys, dell'estremo Paul Williams dello Stade e una di punizione).
A differenza di Fiji che aveva giocato sostanzialmente a rugby Sevens, i rappresentanti di Manu Samoa han dominato una partita di rugby union vero, nemmeno quel "quasi league" delle Isolane di una volta.
Tant'è che aldilà dell'hat trick di Tuilagi, schierato ala con Tagicakibau degli Irish, il migliore in campo è stato l'openside Maurie Fa'asavalu degli Harlequins. Lo dimostrano una meta con la mischia, una del mediano, le altre del triangolo allargato, cui aprono la strada i centri di livello mondiale come Mapusua e Pisi (George), lanciati dall'apertura ex Tolone Pisi (Tusi).
Anche la prima linea con Perenise (Hawke's Bay - Bath), Taulafo (Wasps) e Schwalger (Taranaki), che si può permettere di tenere gente come Census Jonhston (Tolosa) e Ti'i Paulo (Clermont) in panca, regge bene il tosto reparto namibiano. Panchina in cui troviamo anche tra gli altri il mediano Tasesa Lavea (ex Clermont, ora Sale) piuttosto che il lock Iosefa Tekori (Castres), tenuto fori dal duo Leo (UBB) e Thompson (Southland).
Tant'è che i leggerini namibiani non han visto palla e metà campo avversa per quasi un tempo intero e si son trovati 42-0 all'ora di gioco; nonostante il giallo a Williams, autore di un placcaggio killer di spalla sull'apertura Kotze che indugiava (non cattivo, solo "isolano": su RR Tumblr il video) che avrebbe steso un bisonte ma non un sudafricano (difatti si rialza sorridente).
Nell'ultimo quarto s'è vista la determinazione tutta sudafricana dei namibiani, che ha fatto veramente onore al team guidato con l'esempio e l'abnegazione da Jaques Burger, riuscendo a marcare due mete (Van Wyk e Kotze) per nulla regalate dagli avversari.
Tornando a Samoa e alle sorti del "girone della morte", la prestazione limpida e autorevole degli Isolani non è solo un segnale a Fiji: riguarda anche il Galles prossimo avversario e il Sudafrica. Unico aspetto negativo per Manu Samoa, la fisicità è sempre arma a doppio taglio: l'apertura Tusi Pisi e il flanker Tui'fua sono infortunati.

Domani mattina ale 9.30 ora italiana c'è la partita sulla carta meno affascinante per i puristi del gioco ma la più interessante per gli Azzurri: Usa - Russia. Una specie di Rocky Balboa vs. Ivan Drago, all'insegna del "ti spiezo in due".

5 commenti:

Alessandro Cossu ha detto...

Un interessante scampolo tratto dall'edizione australiana di Rugby Heaven:

In the 76th minute the Italians advanced five metres and looked set for a pushover try until Sergio Parisse lost control at the base of the scrum, although the Italians might well wonder how Scott Higginbotham managed to be in an advanced position to scoop up the ball without first detaching from the set-piece. Mischievous types might suggest Australian fans are so good at spotting McCaw's indiscretions because they get a clear view from their glass houses. There are no cleanskins among back-rowers.

At heart of the scrummaging difficulties was the Italians' interpretation of its role in the game. It's not a re-start method, it's a way of making territory, either through the shove or the penalties that follow it. They don't necessarily want to win the hit to secure quick ball for the backs. They'd rather engage the opposition, manipulate them into an uncomfortable position millimetres off the ground, and then really begin the pushing. To Australia's credit, they responded with a secondary shove of their own in the 46th minute, only for an over-eager Stephen Moore to seal the ball off at the tackle area. But those in control of the front-row dark arts in rival camps will have noted the Wallabies' vulnerability when the ball is kept at the No.8's feet at the rear of a dominant scrum.

Read more: http://www.smh.com.au/rugby-union/rugby-world-cup/fluency-in-attack-but-wallabies-scrum-is-vulnerable-20110914-1k8l7.html#ixzz1Y1NZPSzR

Abr ha detto...

Era Higginbotham? Convinto che quel nr.20 in tuffo sui piedi di Parisse fosse Burgess. Se no, la storia cambia: allora era meta tecnica. Ma quel pallone gonfiato di Rolland non è Poite, non ce l'avrebbe mai data, al limite faceva ripetere.

Rimane comunque la dabbenaggine di Gori, che deve star con la mano sul culo di Parisse e protegger palla dal mediano, non starsene due passi indietro a guardare il panorama.

Sulla mischia dominante, trovo invece che gli aussie si siano difesi nel fondamentale molto bene: a inizio del secondo tempo han tenuto ferma piantata la mischia, poi ci han anche rollato in una occasione.
Siam tornati dominanti solo nel finale, dopo il cambio di linee loro e nostro (ottimo Cittadini).
Poi la differenza di mentalità, la si sa.

No, non mi pare che gli Aussie abbiano sofferto più di tanto in mischia, anzi, relativamente ad altre volte. Una meta però se la meritavano i nostri, era anche nelle statistiche degli scontri passati.

ringo ha detto...

Se ci fosse stato un mediano femmina, sai come teneva la mano sul culo di Sergio ;)

Abr ha detto...

Femmina nel senso di gaio? :o

ringo ha detto...

Ocio che adesso ci chiama il ministero per le Pari Opportunità. Ed io con la Carfagna ho di mezzo un precedente...

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