Benetton- Fir, todos caballeros
Le opinioni collettive paiono più serene dopo il commento di Ivan Malfatto sul Gazzettino riguardante l'incontro tra esponenti Fir designati e management Benetton avvenuto ieri a Bologna, vòlto ad esaminare le possibilità di un accomodamento, relativamente ai contrasti emersi tra ente e società su numero di stranieri e contributi federali.
«E stato un incontro positivo. Non c’è stata rottura. C’è al contrario la volontà di superare questo momento e di collaborare», è il pensiero dell'Avv. Nino Saccà, VP federale e tanto basta per sopire nei più, almeno per il momento, spauracchi di ritiro della licenza di franchigia celtica alla squadra di gran lunga più performante tra le italiane, nazionali incluse.
Nella realtà tutto questo ottimismo ci pare abbastanza fuori luogo, almeno quanto lo era il sensazionalismo precedente. Se Saccà rivendica come risultato positivo il non aver visto volare i piatti, ci pare piuttosto che il commento del presidente della Benetton Rugby Amerino Zatta illustri più sobriamente lo stato dei fatti: «È stata una riunione interlocutoria. Dove oltre alle dichiarazioni di collaborazione, sulle quali siamo sempre stati d’accordo, abbiamo espresso alla Fir i nostri dubbi economici e sulla modifica delle regole di partecipazione al Pro12».
In sintesi, tra una orata in guazzetto e un cortese sorvolo sulle petizioni di principio prive di contenuto - somos todos caballeros collaborativi - la dirigenza Benetton ha ribadito "i dubbi" ai plenipotenziari Fir; i quali, preso atto, si sono ritirati per riferire a chi di dovere.
Difficile pensare a esiti diversi, se non altro per lo squilibrio tra gli schieramenti: Zatta ha fatto il beau geste di onorare con la sua presenza una delegazione Fir di secondo livello, con l'intento non tanto di prostrarsi ma piuttosto di non lasciar dubbi sulla volontà di apertura della Benetton.
Per intanto le famose "raccomandate" che tanto dispiacciono alla Fir, proseguono per la loro strada. Giovedì la Corte Federale si esprimerà sul ricorso Benetton avverso il taglio del numero di stranieri nella prossima stagione; solo allora il Presidentissimo Dondi sarà in una posizione di forza e quindi rilassato, o con le spalle al muro e quindi irritatissimo, per annunciare le dimensioni quantitative e qualitative della sua "proposta di collaborazione", cioè di accomodamento. Infatti il risultato della sua tattica di tenersi fuori è che ora la palla è nel suo campo e a sbilanciarsi per primo dovrà esser lui.
Nella realtà sia l'aspetto numero di stranieri che quello dei contributi federali ci paiono solo della punta dell'iceberg: come abbiamo tentato di spiegare in questo blog, la divergenza tra Benetton e Fir è più profonda, riguarda l'intera gestione Federale dell'Alto Livello, incluso il collegamento col resto del movimento sottostante (Eccellenza, Accademie) e soprastante (Nazionale). Sin dai suoi inizi tale gestione s'è rivelata tattica, prona a provincialismi, dilettantesca; il documento su cui si fonda -segretato dalla Fir (il famoso Capitolato Celtico) - è stato stravolto da regole cangianti in corso d'opera. Invece l'impegno richiederebbe approcci e spiegamenti di risorse più professionali. Non è questione di personalismi - il "tiro al Checchinato" è sport tanto gettonato quanto ingeneroso - quanto di politica federale in senso ampio, inquinata come più volte sottolineato qui da conflitti di interessi che vanno ben oltre ogni personalismo.
La vera questione posta con forza dalla Benetton è la possibilità per una franchigia-club Pro in tale mutevole e capriccioso scenario, di programmare almeno sul medio termine. Se la Fir comprenderà che non si tratta di tatticismi né personalismi né tantomeno di cappello in mano, farà bene a mostrarlo subito.
Non è insomma il problemino tattico di 3 o 5 "stranieri" scambiabili con altrettanti "equiparibili", come invece pare interpretare il Grande Vecchio. Non è nemmeno solo questione di cagare il lesso - sorry for my French - e aprire il portafogli. E' una questione di certezze di quadro, di scenario. Il resto, soldi e collaborazione incluse, Benetton ha già dimostrato di essere in grado di mettercele proattivamente.
Il rischio in caso di irrigidimenti non è tanto che la Fir ritiri la licenza celtica a Treviso, è piuttosto che la Benetton lasci lei la Celtic League e quindi il rugby professionistico in Italia: che ci starebbe a fare, se le viene preclusa la possibilità di svolgere il ruolo che potrebbe? Eh si, in Italia c'è anche chi ha l'ambizione di pensare in grande, non solo di accovacciarsi disciplinato ai piedi del desco dei Poteri (sedicenti) Forti, accontentandosi degli avanzi che gli vengono lanciati.
«E stato un incontro positivo. Non c’è stata rottura. C’è al contrario la volontà di superare questo momento e di collaborare», è il pensiero dell'Avv. Nino Saccà, VP federale e tanto basta per sopire nei più, almeno per il momento, spauracchi di ritiro della licenza di franchigia celtica alla squadra di gran lunga più performante tra le italiane, nazionali incluse.
Nella realtà tutto questo ottimismo ci pare abbastanza fuori luogo, almeno quanto lo era il sensazionalismo precedente. Se Saccà rivendica come risultato positivo il non aver visto volare i piatti, ci pare piuttosto che il commento del presidente della Benetton Rugby Amerino Zatta illustri più sobriamente lo stato dei fatti: «È stata una riunione interlocutoria. Dove oltre alle dichiarazioni di collaborazione, sulle quali siamo sempre stati d’accordo, abbiamo espresso alla Fir i nostri dubbi economici e sulla modifica delle regole di partecipazione al Pro12».
In sintesi, tra una orata in guazzetto e un cortese sorvolo sulle petizioni di principio prive di contenuto - somos todos caballeros collaborativi - la dirigenza Benetton ha ribadito "i dubbi" ai plenipotenziari Fir; i quali, preso atto, si sono ritirati per riferire a chi di dovere.
Difficile pensare a esiti diversi, se non altro per lo squilibrio tra gli schieramenti: Zatta ha fatto il beau geste di onorare con la sua presenza una delegazione Fir di secondo livello, con l'intento non tanto di prostrarsi ma piuttosto di non lasciar dubbi sulla volontà di apertura della Benetton.
Per intanto le famose "raccomandate" che tanto dispiacciono alla Fir, proseguono per la loro strada. Giovedì la Corte Federale si esprimerà sul ricorso Benetton avverso il taglio del numero di stranieri nella prossima stagione; solo allora il Presidentissimo Dondi sarà in una posizione di forza e quindi rilassato, o con le spalle al muro e quindi irritatissimo, per annunciare le dimensioni quantitative e qualitative della sua "proposta di collaborazione", cioè di accomodamento. Infatti il risultato della sua tattica di tenersi fuori è che ora la palla è nel suo campo e a sbilanciarsi per primo dovrà esser lui.
Nella realtà sia l'aspetto numero di stranieri che quello dei contributi federali ci paiono solo della punta dell'iceberg: come abbiamo tentato di spiegare in questo blog, la divergenza tra Benetton e Fir è più profonda, riguarda l'intera gestione Federale dell'Alto Livello, incluso il collegamento col resto del movimento sottostante (Eccellenza, Accademie) e soprastante (Nazionale). Sin dai suoi inizi tale gestione s'è rivelata tattica, prona a provincialismi, dilettantesca; il documento su cui si fonda -segretato dalla Fir (il famoso Capitolato Celtico) - è stato stravolto da regole cangianti in corso d'opera. Invece l'impegno richiederebbe approcci e spiegamenti di risorse più professionali. Non è questione di personalismi - il "tiro al Checchinato" è sport tanto gettonato quanto ingeneroso - quanto di politica federale in senso ampio, inquinata come più volte sottolineato qui da conflitti di interessi che vanno ben oltre ogni personalismo.
La vera questione posta con forza dalla Benetton è la possibilità per una franchigia-club Pro in tale mutevole e capriccioso scenario, di programmare almeno sul medio termine. Se la Fir comprenderà che non si tratta di tatticismi né personalismi né tantomeno di cappello in mano, farà bene a mostrarlo subito.
Non è insomma il problemino tattico di 3 o 5 "stranieri" scambiabili con altrettanti "equiparibili", come invece pare interpretare il Grande Vecchio. Non è nemmeno solo questione di cagare il lesso - sorry for my French - e aprire il portafogli. E' una questione di certezze di quadro, di scenario. Il resto, soldi e collaborazione incluse, Benetton ha già dimostrato di essere in grado di mettercele proattivamente.
Il rischio in caso di irrigidimenti non è tanto che la Fir ritiri la licenza celtica a Treviso, è piuttosto che la Benetton lasci lei la Celtic League e quindi il rugby professionistico in Italia: che ci starebbe a fare, se le viene preclusa la possibilità di svolgere il ruolo che potrebbe? Eh si, in Italia c'è anche chi ha l'ambizione di pensare in grande, non solo di accovacciarsi disciplinato ai piedi del desco dei Poteri (sedicenti) Forti, accontentandosi degli avanzi che gli vengono lanciati.








IRB.com News

England
Australia
Nuova Zelanda
Francia
Sud Africa
Galles
Argentina
Irlanda
Italia
Scozia


11 commenti:
Per fortuna in mezzo a tutto questo schifo i Leoni sul campo continuano ad onorare il rugby, la loro maglia e il loro supporters. Grandissimi Leoni!
Più che schifo, direi spinta ad EVOLVERE offerta alla Fir da parte di chi c'è già arrivato, a capire da ben prima di giocare la prima gara celtica, che il vero salto per stare a certi livelli non è il roster o l'apertura, ma la managerialità.
Nel mondo Pro quello vero, non c'è spazio per le improvvisazioni dell'ultimo minuto: quello che noi italiani chiamiamo "creatività", altrove si chiama casino, disorganizzazione, approssimazione. Va bene per gli stilisti, ma già in sartoria non funziona più.
Ricorderai tutte le dichiarazioni al proposito di Munari & Co.
Ho appena letto le dichiarazioni di Tonni, che dire .... zerbino!!!!!!
Che vuoi farci, Ivanot, dice e fa quel che può. Secondo me il grave non sono tanto le dichiarazioni di Tonni (che per un secondo fanno anche - senza acredine, quasi con empatia - sorridere se immaginiamo la posizione dell'uomo, imbarazzante sotto più punti di vista) quanto piuttosto il fatto che abbiamo fatto un passo avanti (?) verso il "divide et impera" che tanto concorse, concorre e concorrà al sottosviluppo del rugby italiano.
Beh, ognuno si parametra coi suoi di problemi: loro han quello di alcuni "soci di Parma" che non cagano il lesso, cosa che rende ancor più pesante la loro dipendenza dalla Fir.
Problemi di contratti pluriennali con stranieri in eccesso del resto non ce n'è: han solo lasciato alla porta senza risposte quel flanker sudafricano (ho già rimosso il nome ...) a fine stagione scorsa, dopo anni di impegno ...
Poi uno si domanda come mai non abbiano trascinatori in squadra, ma solo mercenari: Sinoti Sinoti prende più gialli che mete, Tyson Keats non sia l'ombra di quel che era in NPC, così come i due sudafricani.
Poi, un Denwel Demas appena toltosi da Viadana, ti diventa il metaman di tutta la Currie Cup, ma pensa un po' ...
Bada bene, sono convinto che quest'anno gli Aironi almeno una delle due sfide di Natale con la Benetton potrebbero vincerla. Non sono cioè più deboli in assoluto sul piano sportivo, lo sono decisamente su altri piani societari.
Purtroppo questa arretratezza-dipendenza fa il gioco della Fir, e nessuno nella critica si rende conto della stretta correlazione tra i due fattori. Anzi, aggiungiamone un terzo: la debolezza della nazionale, che si ritrova giocatori assuefatti alla sconfitta.
A chi giova governare sulle macerie? Essere il presidente federale con squadre che in giro per l'Europa vengono "pernacchiate" non mi sembra una bella soddisfazione. Non posso credere che nel mondo del rugby italiano siano tutti asserviti in questo modo al potere centrale, va bene l'uso di vasellina in campo, ma che questa venga adoperata anche dai dirigenti mi fa sinceramente sorridere, non posso credere che in Italia ci sia qualcuno che crede che il futuro di questo sport sia il dilettantismo!
Krause, Gareth Krause, Socio. Uno che placcava tutto quello che passava dalle sue parti. Che dovette mettere in conto di andarsene ancor prima che finisse la stagione perché la nuove regole Fir sugli stranieri... beh, si sa.
Poi, a proposito di Aironi e il resto, visto che siamo in tema (e visto che in molti se lo domandano): la polemica di Melegari per cui certi club di Eccellenza che ricevono il premio qualificazione Challenge, contributo usato esclusivamente adoperato per vincere lo scudetto semi-professionistico. Ecco: mica occorre un pozzo di scienza per chiedersi com'è che i nostri club di Eccellenza (semi-professionistici) prendano barcate di punti in Coppa. Come se i Falcos, per fare un esempio, fossero alla portata delle italiane perché ultime in Premiership.
Ringo hai ragione, come dire che l'ultimo dei miliardari è povero!!!!
Sì, insomma: ho scritto da cani ma credo che il senso sia abbastanza chiaro. Sorry.
Ivanot, d'accodo sulla LOGICA generale - co mi te buti baxo na porta spa£eancà - però sai com'è con questi ducetti a fine corsa: non vedono l'ora di morire con tutti i Filistei.
Povero Krause, quant'era forte! Assieme a Williams strappava il terreno a mq. Peccato, peccato... Ma come dice bene Abr, in questo modo un Brendan "Dingo" Williams te lo sogni , come un "Tobie" Botes.
Gareth Krause, già.
Quelli che credono che una squadra sia solo la somma dei suoi giocatori - anche noi per carità, ogni tanto ci divertiamo a delineare "il XV ideale dei Mondiali" etc.etc., ma ben sapendo che trattasi appunto di divertissment.
Son come quelli che misurano gli eserciti dal numero di uomini, tipo Saddam Hussein.
Quelli poi che credono che una NAZIONALE sia 23/30 pesi x altezze e numero di caps in celtic. Salvo poi domandarsi come mai l'allenatore più vincente della storia, concluda il suo mandato quadriennale col meno del 20% di vittorie (e rispondendosi: colpa sua!).
Posta un commento