mercoledì 18 aprile 2012

I fantasmi di Bath

Magari così grande no, ma bello grosso di sicuro: 125 chilo più chilo meno di uomo. Duncan Bell (nella foto) da nove anni indossa la maglia di pilone del Bath ed è arrivato a collezionare anche qualche presenza con la nazionale inglese. Lunedì ha annunciato il ritiro dal rugby all'età di 37 anni e con la notizia sono venuti a galla mesi tremendi per lui, quelli della depressione. Nel club nessuno ne era a conoscenza: "E' stata una grande sorpresa per tutti quanti al club", ha commentato Brad Davis, l'unico del triumvirato tecnico con Sir Ian McGeechan e Martin Hagg che è stato confermato per la prossima stagione. 

Un lungo silenzio che è stato interrotto e per molti, nell'ambiente rugbistico, il fatto che Bell abbia ammesso i suoi problemi con la malattia diventerà utile perché altri giocatori escano allo scoperto in cerca di aiuto: il primo coraggioso a auto-denunciare pubblicamente la caduta e la lenta risalita dal fondo offrendosi come esempio, fu un certo John Kirwan (guarda alla fine del post il video documentario dove l'ex All Black racconta la sua esperienza). Anche in questo caso il giocatore collaborerà in questa direzione, con la Rugby Player Association. Ma ha anche affermato che la sua intenzione era quella di annunciare il ritiro e non aggiungere nient'altro. Alla fine ha concluso che questo era il momento migliore per svuotare il sacco. Tra i fatti che indubbiamente hanno condizionato la sua vita, Bell ricorda spesso il divorzio di sette anni prima: "Il mio contratto finisce e così i miei soldi. Il divorzio ha spazzato via ogni cosa, bisognerà ricominciare di nuovo. Non molti giocatori alla mia età si ritirerebbero con niente, ma questo è di fatto quello che sta accadendo. Sto guardando a tutto ciò come se fossi un giovane promettente costretto a chiudere la carriera per un infortunio dopo solo un paio di partite". La confessione è stata raccolta dal Telegraph, nella quale prova a fare la tara: sul campo ha sempre dato il massimo, lì la depressione non lo sfiorava. Fuori bussava puntualmente alla porta. 

L'associazione dei giocatori inglese da tempo è all'opera per facilitare il passaggio dalla vita agonistica a quella di ogni giorni di molti dei suoi atleti, alla luce dei diversi casi problematici registrati da una serie di indagini svolte negli ultimi anni. Si tratta per alcuni di un cambiamento traumatico: perché se il rugby rappresentava la vera ed unica occupazione, una volta concluso il capitolo le pagine diventavano repentinamente bianche. A Bath un precedente in tal senso c'è ed è quello di Matt Stevens, ora pienamente recuperato tanto da partire titolare con i Saracens ed essere rientrato nel giro internazionale: nel 2008 si scoprì facesse uso di cocaina, con conseguente squalifica di due anni da parte della Rugby Football Union. Confessò che la droga era diventata una variante nella noia lontana dagli allenamenti e dalle partite di campionato. 
Quella fu una particolare annata per la società inglese: Michael Lipman, Alex Crockett e Andrew Higgins finirono sotto inchiesta per essersi rifiutati di sottoporsi a test antidoping.

A Bath ora è apparso il fantasma della depressione. Bastasse il fisico che Bell si porta dietro per placcarlo sarebbe fin troppo uno scherzo. In bocca al lupo, Duncan. 


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