sabato 14 aprile 2012

SuperVX: vittorie esterne, prima caduta Stormers - Updated

Ottava giornata su 18 di regular season del SuperRugby. Due vittorie in trasferta negli anticipi del venerdì: per gli Sharks nel campo dei sempre più frastornati Blues e, più prevedibile ma sudata, quella dei Waratahs a casa dei Western Force.

Ad Auckland partono bene i sudafricani reduci dalla sconfitta di Wellington: dominano il primo quarto portandosi sul 0-15 con un penalty di Patrick Lambie, in mediana con Charl McLeod e Michalak in panca, più due mete del pack che nascono non da pressione ma da intercetti, nel mentre i Blus si producono in forsennate fasi su fasi. Le mete sono del lock Steven Sykes passato nella stagione anche da Leinster, (e ora là rimpiazzato da tal Brad Thorn) su intercetto da 50 metri del capitano nr.8 Keegan Daniels; la seconda è del hooker Craig Burden, che si trova in mano un ovale regalato, lo porta per metà campo, supera l'ala Rudi Wulff e marca meta. A fine del primo tempo gli attacchi dei Blues finalmente si concretizzano e dopo numerose palle perse arriva la meta, uno sfondamento del pilone All Blacks Tony Woodcock per il 13-15 di metà gara, assieme ai piazzati e alla trasformazione di Gareth Anscombe, schierato in coppia con Alby Mathewson e Piri Weepu in panca (criticato in settimana dal compagno Keven Mealamu, per essersi ridotto fuori peso e fuori forma dopo il Mondiale).
Alla ripartenza i Blues insistono e passano in vantaggio 20-15 grazie all'attivissimo Benson Stanley,  centro con Ma'a Nonu (nella foto col "nuovo" centro degli Sharks JP Pietersen), il più lesto a gettarsi una palla rotolante fuori da una ruck in prossimità della linea di meta Sharks e depositarla in meta. Gli Sharks non disarmano: nel giro di cinque minuti vanno in meta due volte. Prima con Keegan Daniels che brucia un paio di avversari, poi è il centro Timothy Whitehead a sostenere un break di Lambie, riuscendo a tenere l'offload scaricatogli in piena velocità e marcando la meta del bonus. Una punizione di Anscombe a un quarto d'ora dalla fine fissa il punteggio sul 23-29. Quarta vittoria su otto turni per i rinnovati Sharks che stan trovando uomini e schemi; settima sconfitta per i Blues, nonostante i singhiozzi in settimana di coach Pat Lam contro "gli attacchi razzisti" dai tifosi: evidentemente non sono serviti a far quadrato, in un team in cui ci si accusa tra compagni (che segnaccio).

A Perth i Waratahs paiono destinati a dominare la partita coi Force proni agli errori. Fino al 50' è infatti 3-15, col piede non precisissimo del mediano di Sidney col passaporto scozzese Brendan McKibbin e le mete dell'ala 19enne Tom Kingston - un contrattacco da palla persa dei Force nella metà campo avversa - e al 41' del flanker David Dennis, su una "furba" perfettamente riuscita da rimessa laterale (dormiglioni i Force). Partita che sembra segnata insomma; invece i Force si ricompattano, grazie anche alla lunga resistenza che riescono ad opporre a cavallo dell'intervallo, in una situazione di inferiorità numerica e  prolungata pressione negli ultimi metri di campo da parte della mischia del team di Sidney. Così tornati in parità di forze, quelli di Perth marcano anch'essi due mete tra 50' e 60', la prima con un classico guizzo da ruck del mediano Brett Sheehan, poi con l'estremo Alfi Mafi, liberato al volo dal centro Cummins  dopo che la pressione aveva portato un giallo anche ai 'Tahs. Poco dopo l'ora di gioco la squadra di casa passa in vantaggio 18-17 con un piazzato di David Harvey.
A quel punto entrano in gioco disciplina ed esperienza, che chiaramente pende dalla parte Warathas, nonostante Pocock: una volta che McKibbin viene sostituito dall'ex Cheetahs Sarel Pretorius e la responsabilità di piazzare passa all'apertura Berrick Barnes, questi realizza due piazzati, al 65' e 75', che chiudono la gara. Il finale è 18-23.
A guardare la partita, dinamica e giocata per carità ma come dire, non di livello, non possono non venire in mete le parole dell'australiano ora coach del Giappone Eddie Jones: secondo lui l'introduzione della quinta franchigia l'anno scorso ha fatto del male al rugby australiano, "diluendone" i talenti in più franchigie di quante ne potrebbe sostenere. I sudafricani che vorrebbero la sesta sono avvisati; ma loro non si scompongono, non hanno il problema australiano della concorrenza del rugby a XIII sulle risorse umane. I sudafricani potrebbero formare una nazionale alternativa  e competitiva solo coi giocatori all'estero:  una sfida di questa con la similare nazionale argentina, sarebbe molto aperta e interessante.

Update 14/4 -

Le altre partite del turno, tutte sabato e tutte interessanti, per i più diversi motivi.
- Crusaders 31 - 24 Stormers
Prima sconfitta in sette gare per gli Stormers, la cui difesa non riesce stavolta a ingabbiare disciplinatamente i padroni di casa. Merito anche della decisione di coach Blackladder di spostare Dan Carter a primo centro (prima volta in sette anni), dove ha lavorato bene, recuperando la forma e giocando tattico a martellare la chiusa difesa sudafricana. Ma non solo per quello: la decisione ha comportato affidare l'apertura e i piazzati all'ennesimo (semi-)giovane debuttante, il 22enne Tom Taylor, figlio di un All Black del 1987, al primo anno di SuperRugby dopo una sola stagione di NPC. Funziona: il ragazzo marca tutti i 31 punti dei Crusaders, una meta trasformata e ben otto punizioni. "If he keeps kicking points like that we'll keep him there", ha dichiarato compiaciuto il suo capitano Kieran Read alla fine: come dire, chissene di Carter ...  dài che ce lo portiamo a Treviso (nooo, i benpensanti nostrani non vogliono: con lui come farebbero i Tom Taylor de'noantri ad emergere ... ooooops, un momento ...).
E' 19-13 nel primo tempo (una meta per parte, di Taylor e del centro DeJongh), dominato dai Crusaders, durante il quale gli Stormers non riescono ad approfittare appropriatamennte di una superiorità numerica, anche per la perdita di entrambe i lock Andries Bekker e Eben Etzebeth. Nel secondo tempo inve sono i sudafricani a gestire il gioco, nonostante la costante "sporcizia" usuale dei neozelandesi, gli irlandesi australi, sui punti d'incontro. All'ora di gioco i Capetonians si rifanno sotto, grazie alla meta dell'attivissimo Bryan Habana. Joe Pietersen non trasforma, resta un punto di vantaggio per i Saders sul 22-21. Poco dopo il giallo al flanker Elstadt costringe gli ospiti in inferiorità a numerosi falli per fermare la linea d'attacco Crusaders (che conta sugli AB Dagg, Maitland e Guildford oltre a Carter, al mediano Ellis e al potente centro Fruean). Nell'extra time l'apertura Stormers Peter Grant riagguanta il bonus difensivo con una punizione.

- Brumbies 37- Rebels 6
Partita senza storia quella tra la nuova solidità "alla sudafricana" della franchigia di Camberra e i newcomers pur schieranti monumenti come Mark Gerrard e Gareth Delve, stelle del calibro di James O'Connor, Kurtley Beale e stelline come Danny Cipriani. Partita chiusa nel primo tempo terminato 28-6 con 4 mete e bonus in saccoccia. Nel secondo tempo arriva la seconda meta per il lock ex Force Scott Fardy.  Apre le marcature il centro Pat McCabe, ma le altre quattro mete sono significativamente tutte marcate dai loose five: due di Fardy, le terze linee Hooper , 19enne sudafricano di nascita e capitan Mowen.

Update serale: nel pomeriggio, in Sudafrica:
- Cheetahs 33 - 39 Chiefs
Ho seguito questa partita per capire i motivi del relativo successo di entrambe le squadre, ognuna al suo livello. La sintesi è che la squadra del Waikato è completa e gioca veemente da far paura, con tutti quei Maori super fisicati, eccezioni i mediani  Tawera Kerr-Barlow e  Aaron Cruden.  Possiede un pack di galeotti "di categoria" senza troppi frilli (Taumalolo, Elliott, Tameifuna davanti, Clarke e Retallick in mezzo, Messam, Latimer e Bradley larghi) e dei trequarti da paura (SB Williams e Richard Kahui in mezzo, il cuginetto Tim Nanai-Williams con Lelia Masaga al largo e l'esperto Andrew Horrel da Hawke's Bay in fondo). Hanno la caratteristica di puntare alla controruck ogni volta che si può e giocar sporco nei punti di incontro (ma vah? Come tutti i Kiwis: hanno scelto il Lato Oscuro della Forza), con la particolarità di essere in costante fuorigioco per anticipare la pressione all'uscita della palla.
[Dovrebbe essere una delle famose 5 aree di particolare attenzione arbitrale ma tant'é: si capisce come mai Eddie Jones si dichiari costernato dal livello degli arbitri del Super Rugby].
Implacabili e immediati come uno sciame di vespe. Ah, altra caratteristica: san tutti muovere la palla ma ce n'è uno, tal Sonny Bill Williams, che ha portato tale arte all'estremo: lui fa offload perfetti anche da rovesciato a testa in giù con una mano sulla faccia. Non ha mai fretta di passare. I Chiefs si trovano nel posto di primo centro non un second five eight tattico come Carter oggi, bensì un secondo mediano che assorbe difensori e lancia tutti alla mano, cortissimo o lunghissimo. Grandioso.
Quanto ai Cheetahs invece, se i Chiefs fanno male e si buttano senza paura in attacco, loro come tutti i sudafricani fanno male quando difendono. In più, che belli che son diventati quando invece di calciar via l'ovale, attaccano in percussione o allargando!
Nel primo tempo i Chiefs premono e tengono i Cheetahs prevalentemente a difendere, passano al 20' grazie a una incusione di Horrel che rompe la linea e Masaga liberato a finalizzare in meta, ma i padroni di casa riescono a tenere il passo grazie alla precisione chirurgica dei loro attacchi palla in mano e a quella dalla piazzola di Sias Ebersohn, tornato titolare. All'intervallo  è 9-10.
Il secondo tempo si apre con la pressione del pack Chiefs e la meta del solito pilone Fakaanaua Ki Alisona Taumalolo, Arizona per gli amici. I Cheethas comunque son sempre in agguato: pareggiano al 50' con l'appena entrato  Ashley Johnson, prossimo Wasps, mobilissimo nonostante la mole, che intercetta una apertura di Cruden. Il ragazzino Johan Goosen  nel frattempo subentra a Ebersohn, uno che giocherebbe titolare in tante altre franchigie e stacca gli ospiti fino al 22-17, che diventa 25-20 all'ora di gioco. A quel punto la strapotenza fisica dei Chiefs reclama spazio: al 66' pareggia Taumalolo con una meta fotocopia della sua prima, raccogliendo palla dalla ruck sulla linea e sfondando in meta, dopo quattro minuti marca meritatamente SB Williams, per la prima volta in stagione e con la maglia dei Chiefs, dopo tre minuti tocca al compagno di reparto Richard Kahui. Sul 25-39 oltremodo punitivo per quel che s'è visto in campo e con 5 minuti sul cronometro, è bella la prova d'orgoglio dei padroni di casa che prima marcano meta con Goosen, il quale sbaglia la trasformazione che avrebbe dato il bonus; poco male, lo trovano risalendo tutto il campo e guadagnando una punizione in extra-time.
Gran bella partita: del resto in campo ci sono il miglior marcatore del SuperRugby, il 19enne Johan Goosen (127 punti, sopra a tal Morneé Steyn che ne ha 102) e il primo dei metamen del torneo, il pilone Arizona Taumalolo (6 mete, sopra le 5 di Taylor degli Hurricanes e Basson dei Bulls, un estremo e un'ala). Abbiamo il secondo attacco del torneo (quello Cheetahs, dopo i Bulls) contro la seconda difesa (i Chiefs, dopo gli Stormers).


- Lions 18-32 Bulls
Una buona partenza con un 10-0 nel primo quarto d'ora non basta alla squadra di Johannesburg: alla fine del primo tempo subiscono già 10-25, reagendo nel secondo tempo con un parziale di 8-7 ma la frittata oramai è fatta. Alla fine sono cinque mete contro due ed è la sesta sconfitta consecutiva per i Lions, mentre i Bulls raggiungono nei punti gli Stormers in cima alla Conference ma rimangono secondi per il minor numero di vittorie.

Ecco, iniziamo a vederla questa classifica, che mette ai primi tre posti le leader delle tre Conference ed assegna tre Wild cards a quelle con più punti dopo le leader indipendentemente dalla Conference.
Il meccanismo dei playoff, già che ci siamo, è analogo a quello in vigore nel Top14: le prime due passano direttamente alle semifinali, mentre la terza se la vede nei quarti di finale con la sesta classificata e la quarta con la quinta. Nelle semifinali, la prima in classifica riceve la peggio qualificata; la finale è in casa della finalista meglio classificata nella regular season.
Conference Leaders:
- Chiefs (31 punti, 6 vittorie)
- Stormers (29 punti, 6 vittorie)
- Brumbies (24 punti, 4 vittorie)
Wild card teams:
- Bulls (29 punti, 5 vittorie)
- Highlanders (26 punti, 5 vittorie)
- Hurricanes (25 punti, 4 vittorie)

Seguono i Crusaders, penultimi nella loro Conference con 23 punti, Gli Sharks con 22, Reds e Waratahs con 21. Staccati i Cheetahs con 17, lottano in fondo Rebels (14), Force (13), Blues (11), Lions (10). 

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