Back (row) in action
E' forse un vizio o meglio un'inclinazione dovuta al passato per nulla degno di nota in quel reparto e poi perché tra i fondamentali dello sport in questione c'è certamente il passaggio all'indietro, ma ai ragazzini è bene insegnare da subito come si porta un vero placcaggio. Tant'è, nel corso dell'annata rugbistica che alle latitudini boreali va ormai concludendosi (resta aperto il Tp14, mentre ci si appresta alle trasferte delle nazionali nell'emisfero australe), alla voce back row si sono segnalati nomi nuovi o quantomeno si sono consolidati. Interessa da vicino pure gli azzurri, tra Alessandro Zanni, Robert Barbieri e Nicola Cattina che nei defunti Aironi non si è fatto levare il posto da Mauro Bergamasco, uno dei tornati in patria per necessità (contratto con lo Stade non rinnovato) e sistemato alfine su indicazione della Fir. C'è stato il convincente ritorno sul campo di Simone Favaro dopo i mesi trascorsi a rimettersi in forma e a fare i conti con l'ennesimo infortunio. Di Sergio Parisse già si sa, all'estero oramai lo mettono nel targert degli avversari da innervosire e porre sotto pressione quando c'è da affrontare l'Italia - con buona pace di qualcuno, gli irlandesi sono in assoluto i migliori a escogitare piani in tal senso.
Dando un'occhiata Oltremanica dove da pochi giorni si sono conclusi Premier e Pro12, ecco una veloce lista che comprende Chris Robshaw, Ben Morgan, Toby Faletau e Sam Warburton. Due inglesi: Robshaw è il capitano degli Harlequins e dell'Inghilterra di Stuart Lancaster, mentre Morgan nel 2012/13 vestirà i colori del Gloucester dopo diverse stagioni agli Scarlets e proseguirà - glielo auguriamo sinceramente - a fare a sportellate con la nazionale inglese. Warburton guida la truppa di Warren Gatland nonostante gli inconvenienti: da quel rosso beccato in semifinale di RWC contro la Francia alla serie di guai fisici che in certi frangenti lo hanno costretto ad accomodarsi in panchina durante il 6 Nations - no problem, sull'altro lato della mischia c'è Dan Lydiate. Faletau, se valesse il senno del poi, sarebbe la causa logica per la quale il conteso Morgan ha optato per l'Inghilterra: in realtà sono decollati in contemporanea al Mondiale. La scelta col cuore dell'inglese è in effetti anche un po' di cervello: il rugby inglese ama ancora gli skipper massicci, alla Thomas Waldrom.
Volando nell'Irlanda di Jamie Heaslip e Stephen Ferris, si segnala Shane Jennings del Leinster: non per rendere omaggio alla squadra campione d'Europa per due volta di fila, ma perché il ragazzo a 31 anni sta attraversando un interessante momento di forma e mostrato abilità complete. Domenica, nella finale di Pro12 persa contro gli Ospreys, ha sguainato il piede destro e messo in luce competenze balistiche mica male. Più giovane di lui è David Denton, classe 90, gregario di quell'Edimburgo che è corsa fino alle semifinali di Heineken Cup facendo lo scalpo al Tolosa ai quarti e utilizzato sia come terza che come seconda linea nella Scozia di coach Andy Robinson.
Esplosività nelle gambe, total rugby, abilità e rapidità nel passaggio e nell'off load, mani educate: alle terze linee non è richiesto solamente di placcare bene e placcare duro, di andare a caccia di ovali nelle ruck. Ripassando nella memoria alcuni incontri visti di recente, si sdoppiano: o si vedono guerreggiare nell'area del breakdown o al largo, trequarti aggiunti, ma proprio al largo, dove assicurare accelerate e sfruttando l'ipotesi dei missmatch con avversari più gracili (ipotesi remote, piuttosto si confida nella scarsa inclinazione alla fase difensiva). E' accaduto con Robshaw contro i Tigers e con Ferris in finale di HCup, con esiti diversi: tenuti lontani dalle fasi di contesa perché non fossero assorbiti e gli venisse quindi impedito di dare apporto nel gioco allargato. E abilità nel finalizzare sotto porta, alla Nick Williams. L'anno prossimo le isole britanniche vanno in Australia per il tour dei Lions: any suggestions?
Dando un'occhiata Oltremanica dove da pochi giorni si sono conclusi Premier e Pro12, ecco una veloce lista che comprende Chris Robshaw, Ben Morgan, Toby Faletau e Sam Warburton. Due inglesi: Robshaw è il capitano degli Harlequins e dell'Inghilterra di Stuart Lancaster, mentre Morgan nel 2012/13 vestirà i colori del Gloucester dopo diverse stagioni agli Scarlets e proseguirà - glielo auguriamo sinceramente - a fare a sportellate con la nazionale inglese. Warburton guida la truppa di Warren Gatland nonostante gli inconvenienti: da quel rosso beccato in semifinale di RWC contro la Francia alla serie di guai fisici che in certi frangenti lo hanno costretto ad accomodarsi in panchina durante il 6 Nations - no problem, sull'altro lato della mischia c'è Dan Lydiate. Faletau, se valesse il senno del poi, sarebbe la causa logica per la quale il conteso Morgan ha optato per l'Inghilterra: in realtà sono decollati in contemporanea al Mondiale. La scelta col cuore dell'inglese è in effetti anche un po' di cervello: il rugby inglese ama ancora gli skipper massicci, alla Thomas Waldrom.
Volando nell'Irlanda di Jamie Heaslip e Stephen Ferris, si segnala Shane Jennings del Leinster: non per rendere omaggio alla squadra campione d'Europa per due volta di fila, ma perché il ragazzo a 31 anni sta attraversando un interessante momento di forma e mostrato abilità complete. Domenica, nella finale di Pro12 persa contro gli Ospreys, ha sguainato il piede destro e messo in luce competenze balistiche mica male. Più giovane di lui è David Denton, classe 90, gregario di quell'Edimburgo che è corsa fino alle semifinali di Heineken Cup facendo lo scalpo al Tolosa ai quarti e utilizzato sia come terza che come seconda linea nella Scozia di coach Andy Robinson.
Esplosività nelle gambe, total rugby, abilità e rapidità nel passaggio e nell'off load, mani educate: alle terze linee non è richiesto solamente di placcare bene e placcare duro, di andare a caccia di ovali nelle ruck. Ripassando nella memoria alcuni incontri visti di recente, si sdoppiano: o si vedono guerreggiare nell'area del breakdown o al largo, trequarti aggiunti, ma proprio al largo, dove assicurare accelerate e sfruttando l'ipotesi dei missmatch con avversari più gracili (ipotesi remote, piuttosto si confida nella scarsa inclinazione alla fase difensiva). E' accaduto con Robshaw contro i Tigers e con Ferris in finale di HCup, con esiti diversi: tenuti lontani dalle fasi di contesa perché non fossero assorbiti e gli venisse quindi impedito di dare apporto nel gioco allargato. E abilità nel finalizzare sotto porta, alla Nick Williams. L'anno prossimo le isole britanniche vanno in Australia per il tour dei Lions: any suggestions?
5 commenti:
steffon armitage ....laporte predice il futuro e lo vede in nazionale bello sforzo neh !!
Bravo, concordo in pieno. Steffon è stato uno dei top three in Europe, imho. overall, non solo limitato alle terze linee.
E se riesce a trascinare Tolone ancora un po' più avanti, non gli manca tanto per essere number one. Una lotta stretta con Dimitri Yachvili, il singolo dal maggiore impatto al Mondo, quest'anno.
A leggere 'sto post, si capisce che il Socio vede molto il gioco di un certo tipo di nr.8, un po' meno quello dei flanker e ama blind e open side intercambiabili ... In definitiva, è molto più "francese" di quanto non sappia lui stesso.
Al proposito, STEFFON, Dusatoir o Harinordoquy non li nomina - e ce ne sarebbe un'altra dozzina, visigoti e non, che non sfigurerebbero nella lista sopra - ma solo perché non sa farne lo spelling :D
L'avevo già scritto una volta ai tempi dei Mondiali: i francesi mi danno sui nervi perché sanno rovinare tutto quanto di buono fanno. E' una implicita francesizzazione del sottoscritto.
;)
e non buttarti giù: un vrai francais se la prende mai con sé stesso e sempre con chi gli fa rovinar tutto (le donne?) ;)
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