martedì 15 maggio 2012

Se l'arbitro non prende il numero di targa

Un tamponamento tra due pezzi grossi: l'estremo Luke Morahan dei Reds e Sonny Bill Williams dei Chiefs. Si è verificato nel corso dell'ultimo turno di Super XV sotto gli occhi dell'arbitro Marius Jonker e del suo guardalinee. O meglio no, non del tutto: tip tackle di Morahan, l'arbitro fischia, chiede ragguagli al collega di bordo campo per capire chi abbia placcato chi, non arrivano ad una conclusione certa e dunque Jonker chiama a rapporto il capitano degli australiani, James Horwill, e lo avvisa: "C'è stato un tip tackle, siete fortunati che non abbiamo preso il numero ed è solo calcio di punizione". 



Probabile che l'arbitro sudafricano non abbia rintracciato il numero 15 sulla maglia di Moarhan - che in seguito ha ammesso di essere il colpevole - mentre rincorreva l'azione, meno attento il suo assistente perché è avvenuto tutto proprio sotto i suoi occhi. Tant'è, dalla rubrica Loose Pass il sito Planet Rugby avanza un'interessante dibattito: perché non chiedere aiuto al TMO?

La tesi a sostegno è che a questo ci si rivolge ormai non solo per accertarsi che sia meta o meno, ma anche per avanzare quesiti del tipo "c'è qualche motivo per cui non possa assegnare la meta?", vale a dire capire se sia accaduto qualcosa contro il regolamento prima della marcatura - che possa esserci o meno, è un altro discorso. Oppure che chiarire se l'ovale sia passato correttamente tra i pali in caso di drop e calci di punizione. Dunque perché non chiamarlo in causa per situazioni più lampanti come gli spear tackle (considerata la discussione che vi ruota attorno sulla punibilità del gesto, riaccesa dopo quello di Sam Warburton in semifinale di RWC). Più volte abbiamo affrontato l'argomento del doppio arbitro in campo ed ecco che spunta l'ipotesi del fischietto non sul terreno di gioco, ma direttamente dalla sala monitor. Un po' come accade già nella NFL, quando i giudici di gara visualizzano l'azione agli schermi, in certi casi su richiesta esplicita di uno degli allenatori che utilizza il challenge, un fazzoletto rosso lasciato cadere a terra come segnale. In Francia, ricorda Planet Rugby, l'esperimento è stato fatto e viene sottolineato come in un'occasione l'autore di un placcaggio pericoloso del quale non si conoscevano le generalità fosse venuto a galla anche prima che il TMO pronunciasse sentenza, rendendosi conto che alle telecamere con si scappa, che siano quelli ad un semaforo, all'ingresso dell'Area C di Milano o dei canali televisivi. Il dibattito è ufficialmente aperto. 


Update / Ed ecco appunto che l'International Rugby Board ha stabilito di affidare più potere al TMO che non si limiterà ad entrare in azione per le marcature, ma anche valutare episodi all'interno del campo che portano ad un'azione conclusa con una meta e falli avvenuti sul campo. Aggiustamenti al regolamento che prevedono anche un limite di tempi entro il quale un giocatore deve muovere effettivamente palla fuori da una ruck dopo l'invito dell'arbitro scandito dalle parole "use it": 5 secondi. Entrerà in vigore a partire da agosto nell'emisfero nord, dal prossimo gennaio in quello australe. Qui tutte le variazioni al regolamento, di cui avremo modo di parlare nei prossimi giorni.

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