Tra un anno tocca ai Lions, laggiù
Questione di pochi punti e di pochi secondi, ma nel corso dell'ultimo week end di Test Match che hanno deciso le serie tra Nord e Sud, le nazionali australi sono rimaste al vertice dove davvero conta: il risultato finale. E Brian Moore, l'ex tallonatore inglese che oggi veste i panni di commentatore, con fedele seguito di ascoltatori durante la scorsa RWC per i suoi interventi incisivi sulla stazione talkSPORT, è il passaggio che sottolinea più volte, mentre passa in rassegna le partite di Irlanda, Galles e Inghilterra contro All Blacks, Wallabies e Springboks.
Piuttosto, rivedendo le immagini, si possono giungere a conclusioni ovviamente influenzate dal "se", "invece di", che sul lato pratico durano giusto l'istante durante il quale si esprimono. Tant'è: se a novanta secondi dalla fine i gallesi non avessero calciato in profondità dalla linea dei propri 10 metri, rimettendo in moto i trequarti australiani e il loro attacco? Gli ospiti stavano conducendo per una solo distanza, ma sarebbe potuto bastare e invece di continuare a gestire il possesso - chissà, sarebbe pure potuto arrivare un fischio arbitrale a proprio vantaggio -, se ne sono liberati. Gli irlandesi, dal canto loro, pur restando in scia con le punizioni di Jonathan Sexton e il grande sforzo operato da gente come Cian Healy, Jamie Heaslip o Sean O'Brien, nella ripresa contro la Nuova Zelanda non hanno impostato set up, raccogli e vai nell'area dei 22 avversari, con di fronte un Richie McCaw più nervoso del solito - quanto a David Pocock, per rimanere in ambito fetcher, si nota una maturazione continua (l'All Black l'ha ormai raggiunta e garantita guidando i suoi al disperato titolo mondiale) e nelle ultime due settimane ha pure indossato i gradi di capitano. Quanto agli inglesi di coach Stuart Lancaster, ecco quanto propone Moore (che non ci è mai andato leggere nel criticare la nazionale della Rosa, famoso un isterico "oh, they kick again!" mentre commentava la partita contro l'Italia al Flaminio durante il primo 6 Nations con la gestione Martin Johnson): The fact that England dragged themselves back to with only four points of South Africa was remarkable given the way they had been subdued, almost to inertia, by the Springboks for most of the first half. Facendo i conti finali, comunque, pure dal Sud Africa è arrivata un'altra sconfitta.
La prossima estate Down Under ci andranno i British & Irish Lions, che esploreranno l'Australia. Un anno è lungo, accadrà di tutto nel frattempo, ma intanto le fondamenta da cui partire non mancano. In mediana a Sexton si sta aggregando Owen Farrell, tra i trequarti ci sono i muscoli delle ali gallesi alla George North e le abilità nel gioco al volo di Rob Kearney (l'anziano, nel senso di membro all'interno di un board, Brian O'Driscoll ha un repertorio da gatto che non muore mai) e la resistenza agli urti di Leigh Halfpenny, il reparto degli avanti ha una back row assortita e al resto della compagnia vi si aggiungono tanto i capelli biondi di Richie Gray ( l'altro scozzese David Denton, dove lo si posiziona? Terza o seconda linea?) quanto quelli mohicani di Joe Marler in prima linea. Poi ok, quasi ogni volta è un next time baby, ma arriverà questa benedetta prossima occasione, o no? E' che te ne concedono una e se non la sfrutti, mica vanno per il bis.
Piuttosto, rivedendo le immagini, si possono giungere a conclusioni ovviamente influenzate dal "se", "invece di", che sul lato pratico durano giusto l'istante durante il quale si esprimono. Tant'è: se a novanta secondi dalla fine i gallesi non avessero calciato in profondità dalla linea dei propri 10 metri, rimettendo in moto i trequarti australiani e il loro attacco? Gli ospiti stavano conducendo per una solo distanza, ma sarebbe potuto bastare e invece di continuare a gestire il possesso - chissà, sarebbe pure potuto arrivare un fischio arbitrale a proprio vantaggio -, se ne sono liberati. Gli irlandesi, dal canto loro, pur restando in scia con le punizioni di Jonathan Sexton e il grande sforzo operato da gente come Cian Healy, Jamie Heaslip o Sean O'Brien, nella ripresa contro la Nuova Zelanda non hanno impostato set up, raccogli e vai nell'area dei 22 avversari, con di fronte un Richie McCaw più nervoso del solito - quanto a David Pocock, per rimanere in ambito fetcher, si nota una maturazione continua (l'All Black l'ha ormai raggiunta e garantita guidando i suoi al disperato titolo mondiale) e nelle ultime due settimane ha pure indossato i gradi di capitano. Quanto agli inglesi di coach Stuart Lancaster, ecco quanto propone Moore (che non ci è mai andato leggere nel criticare la nazionale della Rosa, famoso un isterico "oh, they kick again!" mentre commentava la partita contro l'Italia al Flaminio durante il primo 6 Nations con la gestione Martin Johnson): The fact that England dragged themselves back to with only four points of South Africa was remarkable given the way they had been subdued, almost to inertia, by the Springboks for most of the first half. Facendo i conti finali, comunque, pure dal Sud Africa è arrivata un'altra sconfitta.
La prossima estate Down Under ci andranno i British & Irish Lions, che esploreranno l'Australia. Un anno è lungo, accadrà di tutto nel frattempo, ma intanto le fondamenta da cui partire non mancano. In mediana a Sexton si sta aggregando Owen Farrell, tra i trequarti ci sono i muscoli delle ali gallesi alla George North e le abilità nel gioco al volo di Rob Kearney (l'anziano, nel senso di membro all'interno di un board, Brian O'Driscoll ha un repertorio da gatto che non muore mai) e la resistenza agli urti di Leigh Halfpenny, il reparto degli avanti ha una back row assortita e al resto della compagnia vi si aggiungono tanto i capelli biondi di Richie Gray ( l'altro scozzese David Denton, dove lo si posiziona? Terza o seconda linea?) quanto quelli mohicani di Joe Marler in prima linea. Poi ok, quasi ogni volta è un next time baby, ma arriverà questa benedetta prossima occasione, o no? E' che te ne concedono una e se non la sfrutti, mica vanno per il bis.
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