Il cazzeggio ai tempi dello sport 2.0
La notizia è che i Northampton Saints hanno tagliato il tallonatore Brett Sharman: troppi i problemi al ginocchio per poter contare ancora su di lui nella prossima stagione, meglio chiudere qui, grazie e arrivederci. Questa è la versione ufficiale dei fatti e non è detto che sia anche l'unica, se soltanto non ci fosse un precedente nella storia. Un tweet, scritto da Sharman nei giorni delle Olimpiadi di Londra mentre Mo Farah, vincitore dei 5.000 metri per conto del Team GB, si apprestava a scendere in pista: "Good luck Mohammed running for Paki... I mean Great Britain". Cancellato poco dopo, ma rimasto on line abbastanza perché le nubi del razzismo si addensassero sulla testa di Sharman: Farah è di origine somala, emigrato poi in Gran Bretagna per proseguire nella carriera sportiva, mentre il suo paese d'origine è massacrato dalla guerra civile e base operativa africana del terrorismo islamico. Lo stesso Farah poche ore dopo la vittoria era finito sotto i riflettori per un presunto rifiuto di compiere il giro d'onore con l'Union Jack sulle spalle.
Tant'è: Sharman chiese scusa e dal club giunsero le parole del portavoce, Chris Wearmouth, che ricordavano come i Saints, così come le altre società, abbiano un codice molto preciso sull'utilizzo dei social network da parte dei giocatori e in generale di chi ruota attorno alla squadra. Una serie di regola da rispettare per poter continuare a prestare servizio "nel più grande club in città". Sharman in queste ore ha ringraziato staff e dirigenza, augurando ai Saints di tornare a vincere il più presto possibile e Jim Mallinder, l'head coach, a sua volta ha espresso rammarico per la fine del rapporto tra le due parti e sperando che il futuro riservi al tallonatore il meglio.
Nelle scorse settimane un altro caso legato a Twitter aveva tenuto banco nelle cronache sportive d'Albione. Di mezzo c'era il cricket, proprio nei giorni in cui il Sud Africa era impegnato in una serie di Test Match con la nazionale di casa. E protagonista della vicenda è stato un sudafricano, il batsman Kevin Pietersen: boero di origine, ma giocatore di sua maestà. Negli incontri tra lui e la nazionale inglese per raggiungere un accordo, si è infilato un fake, un account finto su Twitter a nome di Pietersen, ma in realtà gestito da qualcun'altro. Per il sudafricano dietro c'era la mano di un compagno di squadra e minacciò che non avrebbe apposto alcuna firma se prima non fosse saltato fuori il colpevole.
Alla fine l'autore del falso account è saltato fuori: si tratta di un tifoso, Richard Bailey, da Nottingham, amico di un altro internazionale, Stuart Board. Bailey ha chiesto scusa, assicurando che non ci sono altri giocatori professionisti di mezzo. A dare un contributo alle "indagini" ci aveva pensato Piers Morgan, amico di Pietersen, nonché uno dei più noti giornalisti d'Oltremanica e volto anche della CNN.
E' l'epoca dello sport 2.0, nel bene e nel male.
Tant'è: Sharman chiese scusa e dal club giunsero le parole del portavoce, Chris Wearmouth, che ricordavano come i Saints, così come le altre società, abbiano un codice molto preciso sull'utilizzo dei social network da parte dei giocatori e in generale di chi ruota attorno alla squadra. Una serie di regola da rispettare per poter continuare a prestare servizio "nel più grande club in città". Sharman in queste ore ha ringraziato staff e dirigenza, augurando ai Saints di tornare a vincere il più presto possibile e Jim Mallinder, l'head coach, a sua volta ha espresso rammarico per la fine del rapporto tra le due parti e sperando che il futuro riservi al tallonatore il meglio.
Nelle scorse settimane un altro caso legato a Twitter aveva tenuto banco nelle cronache sportive d'Albione. Di mezzo c'era il cricket, proprio nei giorni in cui il Sud Africa era impegnato in una serie di Test Match con la nazionale di casa. E protagonista della vicenda è stato un sudafricano, il batsman Kevin Pietersen: boero di origine, ma giocatore di sua maestà. Negli incontri tra lui e la nazionale inglese per raggiungere un accordo, si è infilato un fake, un account finto su Twitter a nome di Pietersen, ma in realtà gestito da qualcun'altro. Per il sudafricano dietro c'era la mano di un compagno di squadra e minacciò che non avrebbe apposto alcuna firma se prima non fosse saltato fuori il colpevole.
Alla fine l'autore del falso account è saltato fuori: si tratta di un tifoso, Richard Bailey, da Nottingham, amico di un altro internazionale, Stuart Board. Bailey ha chiesto scusa, assicurando che non ci sono altri giocatori professionisti di mezzo. A dare un contributo alle "indagini" ci aveva pensato Piers Morgan, amico di Pietersen, nonché uno dei più noti giornalisti d'Oltremanica e volto anche della CNN.
E' l'epoca dello sport 2.0, nel bene e nel male.
2 commenti:
In questi tempi dove tutto e collegato, nell'epoca della vita 2.0 c'è sempre qualcuno che dimentica di collegare il cervello....
....nel bene e nel male.
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