sabato 23 febbraio 2013

Il Galles si adatta e raggiunge lo scopo

Six Nations - Rome
Italy 9 - 26 Wales

Alla vigilia del 6 Nations 2013, su questi schermi avevamo messo in conto la potenziale vittoria interna dell'Italia sul Galles: a sorpresa è arrivata quella sulla Francia nella prima giornata, quindi mentre gli Azzurri le prendevano ad Edimburgo, i gallesi si scrollavano di dosso il filotto di sconfitte a Parigi. E una volta all'Olimpico hanno incamerato un'altra vittoria: finisce 26-9 per gli ospiti il match di Roma, giocato per lunghi tratti sotto l'acqua e per un momento sotto un'acquazzone e con i gallesi mai in svantaggio, ma primi a marcare e ad allungare quel tanto che era possibile in un contesto dove inventarsi un'azione prolungata per arrivare in meta era affare assai complicato. Direzione affidata al francese Poite, mentre la banda al momento dell'inno italiano interrompe a metà l'esecuzione per lasciare che sia il pubblico ad accompagnare gli Azzurri schierati in campo, copiano l'esperimento degli scozzesi di due settimane fa: ma il risultato non è stato lo stesso. 

Il Galles macina più gioco nei primi istanti, condendolo con qualche errore: la prima rimessa sbagliata con il lancio del tallonatore Richard Hibbard troppo lungo, una prima mischia sulla linea dei nostri 22 perché gli uomini di Jacques Brunel non si schierano in numero corretto in touche, l'Italia anticipa l'ingaggio, Toby Faletau e Jamie Roberts bussano alla porta dal free kick, il trequarti commette avanti e quindi altro ingaggio. Il primo possesso offensivo italiano si arena su un tenuto a terra di capitan Martin Castrogiovanni, Leigh Halfpenny con il piede che si ritrova trova la rimessa sui 5 metri dove gli Azzurri costruiscono la difesa di fronte ai tentativi di pick & go degli avversari o dei raggruppamenti ravvicinati, finché Manoa Vosawai non rotola via e così Halfpenny al 7' sblocca il punteggio, ma Kris Burton pareggia presto i conti perché Gethin Jenkins crolla sotto la spinta di Castrogiovanni in mischia ed è parità. L'Italia risale il campo mettendo pressione sull'estremo gallese il cui calcio è intercettato mentre tenta di allontanare, l'azione prosegue tra un piede e l'altro finché Edoardo Gori non attacca lo spazio dalla profondità, Giovanbattista Venditti va oltre il placcaggio, ma se ne esce con un'altra mischia per gli ospiti che conquistano un'altra opportunità di avanzare in rimessa, ma l'ovale non esce: peccato che Gori se lo faccia scappare di mano mentre lo riceve schierato lungo la linea laterale. Mischia, fallo, altri tre punti per Halfpenny al 15'.
Il margine si allunga al 19', quando stavolta il pack azzurro chiude il corridoio prima ancora che Hibbard lanci dalla touche e Halfpenny non spreca l'occasione, mentre Andrea Masi perde il controllo del pallone sul placcaggio, dopo aver innescato la corsa. Si va di ping pong, Dan Biggar stesso prova a interromperlo con un intento personale che lo isola e ne evidenzia il tenuto in mezzo al campo, Burton va per cercare la rimessa nell'angolo, la traiettoria è corta, ma Alex Cuthbert rende il favore commettendo avanti sui 5 metri al 25': è la prima grande occasione per un possesso italiano sulla soglia di casa gallese, ma vengono spediti indietro i ball carrier azionati, da Vosawai a Francesco Minto e il drop di Burton non ha fortuna. 

Sull'Olimpico piove che Dio la manda, Andrea Lo Cicero e soci consentono all'apertura di Treviso di accorciare dalla trequarti al 29' e stavolta trova i pali, mentre Poite chiama a raccolta i capitani e dice a Ryan Jones di riferire ai suoi di non anticipare l'ingaggio, a Castro di spingere dritti e non di traverso. Intanto Gonzalo Canale di francesina atterra Cuthbert (guarda) liberato sulla fascia sguarnita dal passaggio di Biggar. Tommaso Benvenuti serve invece male Venditti su un tentativo di contrattacco e il Galles riporta in attacco l'accampamento, montando le tende e la pressione sui nostri 22 e su Gori che si fa stoppare il calcio dalla base da Jenkins e arriva il fischio di Poite per un tenuto, ma stavolta Halfpenny sbaglia. La prima frazione va chiudendosi con altra serie di ping pong e i gallesi costretti a ripartire dai loro 22 e l'Italia che invece tenta di infilarli, ma il pallone da Gori a Vosawai è in avanti. Si va negli spogliatoi sul 9-6 per il Galles. 

Con la ripresa, gli Azzurri riprendono il momentum che avevano fatto intravedere alla chiusura della prima frazione, riuscendo finalmente nell'intento di mordere le caviglie tanto a Mike Phillips quanto a Biggar, sin dal drop di avvio del gioco e ritrovandosi con il possesso: Masi va di grabber nell'angolo destro sprovvisto di vedette nemiche, Venditti ci arriva e nel tentativo di raccoglierlo sui 5 metri commette in avanti sull'intervento avversario provvidenziale, purtroppo per i padroni di casa che ci riprovano poco dopo di nuovo con Venditti, Antonio Pavanello e Alessandro Zanni, ma si ritorna da Burton per un drop che non ha buon esito. 
Quindi tutto cambia: ping pong, Biggar infine opta per l'up & under sul quale si fionda e strappa di mano il pallone a Canale mentre cadono a terra, le terze linee gallesi creano il muro di cinta nella ruck, Phillips con un altro calcetto prende in contro tempo la linea difensiva azzurra non schierata e Gori e Burton traditi dal rimbalzo, al contrario Jonathan Davies lo gestisce stoppandolo e corre verso i pali al 44'.  Straight to the point, senza manovre a più fasi, ma dritti alla meta, appunto. L'Italia in verità reagisce da lì a cinque minuti con la rimessa mal gestita dagli avversari nei loro 22 e il fallo di Ian Evans che sul salto si appoggia a Pavanello e così Burton fissa il 16-9. Ma prima che cominci la giostra dei campi, un lungolinea del numero 10 azzurro esce oltre l'area di meta consentendo al Galles di ingaggiare mischia nella nostra metà campo e il fresco Paul James (entrato per Jenkins) spedisce Halfpenny alla piazzola per il +10. 

Dentro Alberto De MarchiDavide Giazzon e Quintin Geldenhuys per Lo Cicero, Ghiraldini e Minto. I gallesi alzano costantemente la linea di difesa - Roberts è back row aggiunto, con Faletau si getta su Vosawai non appena il nostro Numero 8 tocca palla. Knock on italiano, nuovo giro in mischia e questa volta fa male: è il 58' e corrisponde con il giallo per Castro. "I don't have any choice", è la giustificazione di Poite che gli indica di aver spinto di traverso, rimandando all'avviso del primo tempo. Rimessa in mezzo al campo, Phillips attacca, resta in piedi sul placcaggio e si forma una maul che macina metri, quindi raccogli e vai per rubare altro spazio, infine al largo dove da dietro sbuca Cuthbert che fa touchdown all'angolo sinistro allo scoccare dell'ultimo quarto. Halfpenny non sbaglia la trasformazione ed è già il 26-9 che non cambierà da qui al termine. 
Ryan Jones, chiamato a capitanare i suoi, cede il posto al predecessore Sam Warburton, Tobias Botes rileva Gori (che perde pure il pallone raccogliendolo dalla base di una ruck), c'è spazio anche per Paul Derbyshire (fuori Simone Favaro), ma il leit motiv è fisso: difesa gallese, Italia che prova a inventarsi qualcosa, ma non ci sono le condizioni per farlo - comprese quello motivazionali.

Ci si trascina così alla fine, quando intervistato Castrogiovanni parla di "blocco mentale" che attanaglierebbe lui e compagni davanti alle difficoltà. Halfpenny, nominato Man of the match (ha un gps sotto pelle, dev'essere così), al contrario si complimenta con i suoi, in grado di sistemare il casino che si stava creando ad inizio secondo tempo, sfruttando appieno la prima "palla-gol" e ammazzando la bestia ferita - il sin bin a Castro. Curioso il tweet con il quale la Welsh Rugby Union commenta gli ultimi minuti: Botes working at a quicker pace than Gori. Ah, Castro aggiunge dell'altro che suona così: abbiamo provato a fare gioco in una partita che non lo consentiva. Maggior possesso (56% contro 44), 115 passaggi contro 64, 103 corse contro 75 dicono alcuni dati all'80'. Il Galles però comanda nel risultato finale. "Improvvisare, adattarsi, raggiungere lo scopo", suggeriva Clint Eastwood nei panni del sergente Tom Highway, meglio noto come "Gunny".

A Cardiff coltivano il sogno del faccia a faccia con l'Inghilterra al Millennium Stadium (in palio Triple Crown e titolo). Di mezzo per loro la Scozia, per noi la trasferta a Twickenham contro inglesi in corsa per tutto, Grand Slam compreso, tra due settimane.

La coperta è corta - By Abr
Galles quasi perfetto anche in configurazione ognitempo dove vien fuori l'esperienza, Azzurri persisi nei dettagli; quante palle perse all'impatto (e per fortuna abbiamo smesso di tentare offload dopo pochi minuti), quanti falli (14), quanti errori nei grubber e nel gioco tattico, soprattutto all'inizio; e due drop falliti su due tentativi. Di più: per la seconda volta in fila veniamo  "uccellati" da avversari che fan leva su una nostra presunta area di forza: in Scozia era stato il breakdown, stavolta ha ceduto la mischia ordinata, condizionando vistosamente morale e sicurezze di tutti. Il cartellino al capitano di giornata ha rappresentato la svolta della gara: è stato una sorta di evidenziatore (non a caso giallo) dell'area dove l'equilibrio s'è rotto. Siamo tornati ai tempi della coperta corta? un tempo era temporale, giocavamo anche bene un'ora al massimo; ora invece se copriamo una falla - nel breakdown è stato pari e patta - se ne scopre un'altra?
Castro dichiara che il coach degli Azzurri ha stabilito un game plan inadatto alle condizioni atmosferiche: ha torto, nel senso che se non pioveva e tentavamo più possesso e iniziative,  a mio modesto avviso con questo Galles poteva andare ancora peggio.
Non ha molto senso fare una classifica di meriti/demeriti dei nostri, visto che han provato a suonare uno spartito sbagliato in una giornata storta.  Siamo stati molto bravi nei calci di ripresa del gioco, dove andavamo a far pressione colossale anche se il calcio era lunghissimo. Bene anche in rimessa laterale; il resto, tutto il resto, meno.  Ah, bellissima anche la francesina che mi ha rivelato la presenza in campo di Gonzo Canale.

La difesa c'è, come sempre; un paio di falle andrebbero sempre messe nel conto a questi livelli. Jonathan Davies marca la meta che spacca la gara casualmente, essendo al posto giusto al momento giusto per approfittare di un non raro sbandamento della nostra mediana; merito suo a crederci, del resto è assurdo prendersela con gli errori, a rugby non si vince certo abolendoli - impossibile -  ma provocandone uno di più agli avversari, vedi Inghilterra-Francia. Si vince con la testa, la motivazione, la perseveranza.
 Ho sperato fino all'ultimo in un recupero stile Benetton in casa contro gli Ospreys (dopotutto erano le due compagini più rappresentate in campo e anche allora il tempo faceva schifo), ma all'Olimpico non è apparso nessun Minto a portare avanti la bandiera, in nessuna faccia dei nostri, pur indefessi, si leggeva la volontà di buttar fuori i barbari in rosso penetrati nella nostra cittadella, anche se mancava ancora un quarto di gara.

12 commenti:

sailorci ha detto...

Buon giorno .. rieccomi su questo blog dopo una lunghissima assenza. E' sempre un grandissimo piacere leggere le vostre pagine. Premetto che per motivi personali non ho avuto modo di vedere la partita , e dopo ho preferito vedere in diretta Inghilterra / Francia , ad ogni modo dalla vostra analisi ho avuto modo di farmi un idea di come e' andata . un saluto . e grazie.. a presto
Sailorci

leoni fans club ha detto...

A riguardarla la meta di Cuthbert era da annullare per un evidentissimo blocco senza palla di J. Davies su Canale l'arbitro sicuramente non ha visto ma l'assistente era in posizione perfetta, poco cambiava nel risultato finale ma questo episodio assieme al giallo a Castro ha cambiato l'inerzia della partita.

Anonimo ha detto...

Come on... partitasicuramente brutta per causa delle pessime condizioni atmosferiche + una "penalty try" per l'Italia grossa come una casa ed una meta iregolare gallese per un velo grosso come una casa.
Antonio

gsp ha detto...

grazie a Ringo, nella foga e frustrazionenon avevo neanche pensato che il giallo potesse essere a castro perchè entrava di traverso. makes perfect sense.

Abr, mi fa piacere che porti l'argomento sugli errori. il fatto che in tv e blogs si parli sempre d'errori ha dato a molti la sensazione che un rugby senza errori sia possibile.

diciamolo in modo chiaro, non esiste. puoi al massimo portare gli errori ad un livello 'fisiologico' che ti permette di rimanere in partita. poi come dici, gli errori devi anche crearli agli avversari.

questa illsione degli errori 0, porta i nostri a beccarsi critiche anche quando magari devono fare la pres in due tempi, senza neanche perderla in avanti.

ed in più, per una squadra come la nostra la palla devi muoverla un pò, devi dare un pò d'aria alla palla e quindi qualche errore in più ci sta.

altrimenti fai come nelle ultime due partite. tanto possesso, tante corse diritte, prevedibili e difendibili e ne hai perse due ed anche male.

qusto in generale, più che rispetto a ieri.

Abr ha detto...

Saluti Sailor, bentornato

Abr ha detto...

La meta di Cuthberth: per me c'era un falletto si, ma non molto evidente. Se ne vedono tanti. Niente de che, come dicono i Leoni, non ha cambiato granché.

Ergo, non sono molto d'accordo con Antonio: tanto per cominciare il tempo era uguale per ambedue le squadre.
Poi non capisco dove ha visto la meta di penalità (viene assegnata per infringments ripetuti non per un fallo solo).
Il velo come detto m'è parso del tutto veniale.
Soprattutto, non vedo come si possa pensare che il galles non abbia metitato di vincere.

Questo lo affermo non per dare addosso ai nostri, ma per dire le cose come stanno, in uno sport che NON vive di episodi.

La partita Scozia - Irlanda paradossalmente lo dimostra. Ci scriverò sopra a breve. Paradigmatica a mo avviso, ricchissima di lezioni per i rugby poveri" come il nostro.

Abr ha detto...

@gdp: ci sono molte misconception in giro, oltre a quella delle partite "ogm/error free". Non serve aver giocato a rugby per capirlo: questo mi parrebbe puro buon senso. Again, ho trovato la fantastica a mio avviso Scozia - Irlanda ricca di indicazioni al proposito: vince chi bypassa i propri errori "chiudendoli" e sfruttando quelli avversari attendendoli con pazienza, non li nega e facendolo, ci si squaglia sopra.

Adesso va anche di moda dichiarare che "è tutta questione di testa". Mi ricordano un collega universalmente considerato poco intelligente, che ripeteva sempre, Tizio o Caio "ha detto una cosa intelligente".
lo ripeto spesso, il rugby non è fisica quantistica. Certo, al testa è decisiva, ma servirebbe anche spiegare, a 'sti poveri giocatori, DOVE e a FAR COSA dovrebbero metterci "più testa".

Altra cosa che ripeto spesso, non basta aver giocato a rugby per dire cose intelligenti sul rugby.

Anonimo ha detto...

Ciao Abr - l'attacco italiano con il placcaggio senza palla (quando saremo andati sicuramente in meta): e' una penalty try grande come una casa: "(...)if the referee believes that a try has been prevented by the defending team's misconduct, he may award the attacking team a penalty try(...)". Per me è un caso scuola grande appuntocome una casa.
Antonio

ale ha detto...

quando soffri in quella maniera in mischia chiusa, è davvero difficile portarsi avanti, Comunque una cosa davvero mi ha fatto capire che non avremmo potuto fare gran che, uno dei migliori in campo sostituito perchè altrimenti non c'era nessuno che chiamava le touch (Minto, pure i cronisti della bbc ci sono restati male quando l'hanno sostituito) poi dopo la seconda meta era l'ora di Orquera, naturalmente non avremmo vinto lo stesso ma almeno non ci saremmo frustrati ad avanzare alla mano con Burtn, il suo gioco l'aveva fatto discretamente ma non gli si può chiedere di giocare attaccando la difesa... Tutto sommato questa partita mi ha fatto incazzare molto meno che quella contro la Scozia, la mischia chiusa è stata la chiave della sconfitta...

Abr ha detto...

Antonio (ciao), ho commentato da altra parte che a mio avviso solo un tmo poteva ragionevolmente accorgersi di quel (lieve) placcaggio in ritardo. Solo che in meta non ci siamo arrivati, quindi niente tmo.
Il giudice di linea? C'mon, su queste cose si guarda bene dall'immischiarsi.

Quanto alla penalty try, mischia a parte la prassi è darla solo in caso di "chiara occasione da gol" (tipo, uomo lanciato solitario); non mi pare fosse questo il caso.

Se ci segui da qualche tempo, sai bene che se a nostro avviso ci fosse da recriminare, non saremmo certo timidi.

Sin dagli albori di questo blog: ricordo che per sviscerare del tutto e non solo con le chiacchiere da tifosi la meta con passaggio in avanti francese che costò i quarti agli All Blacks, arrivammo a pescare e pubblicare video didattici australiani per arbitri ...

Abr ha detto...

ale, la mia tesi, la riporto parlando della Scozia nel post "basic lessons learnt in questo turno", è che questa gara non la vincevamo manco a spingere. Perché come dice Castro, abbiamo sbagliato approccio.
Sotto questo profilo, che serve addentrarsi sugli episodi e sui singoli?
Prendi Orquera al posto di Burton: giochi più a ridosso della linea, quindi passaggi di una saponetta più stretti ancora?

'sta cosa che ora tutti dicono del "non ci siamo con la testa" poi, è il refugium peccatorum di quelli che hanno esaurito, per esclusione non perché abbattuti, tutti gli altri bersagli.

Semplicemente, abbiamo eseguito (malino) una game plan sbagliato, e siamo stati infilati sulla mischia, sgretolando le certezze di tutti dal nr1 al nr15.
Castro che pure avvisato, spinge storto, è una resa.

ale ha detto...

ma appunto, a parte che non avevamo molte scelte sul tipo di gioco da poter fare. L'abbiamo interpretato male? Si dice, Orquera non va bene perchè si rischia troppo con quel tempo, metti Burton e il game plan è interpretato male. Gira e rigira sta partita era già persa in partenza? No ma se pure le mischie le perdi allora ciao... Forse non ho letto bene o non ho capito ma quale poteva essere il game plane alternativo???

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