domenica 2 giugno 2013

Nemesi allo Stade de France


Rugby Club Toulonnais14 - 19Castres Olympique
Alla fine, nel campionato per club più impegnativo e di alto livello al Mondo, prevale la freschezza, la fraternité autentica di squadra, la determinazione feroce ma lucidissima del Castres. Sarebbe stata troppa grazia, nemmeno al Tolone dei miracoli riesce il doublete dei sogni, sfuggito negli anni  alla corazzata Tolosa, al concentrato Leicester, al letale Leinster che l'anno scorso l'aveva a portata di mano, con la finale Pro12 in casa dopo aver vinto la Heineken Cup. Un passo alla volta: l'anno scorso era stata doppia sconfitta, quest'anno i provenzali han vinto in modo inatteso il titolo più complicato, dopodiché come Leinster sono inciampati nel task che pareva più alla portata. E Castres vince la sua prima partita ever allo Stade de France, diventando il sesto club a vincere il Top14 in quello stadio (dal 1998 han vinto solo Tolosa, Clermont, Biarritz, Stade Francais e Perpignan), intascando il quarto Bouclier de Brennus a vent'anni dal precedente e lasciando Tolone a tre, più sette finali perdute.

Sfugge ancora il titolo nazionale a Jonny Wilkinson, che in più perde la corona di miglior realizzatore del Torneo a favore del guizzante Man of the Match Rory Kockott (in foto, sotto).  Continua a mancare la gemma di un campionato europeo dalla corona del 33enne Bakkies Botha, probabilmente la più completa di sempre: 76 caps Springboks, Vodacom e Currie Cup, Tri-Nations, Mondiale, Lions Tour, Super 14, H Cup. Con lui sono undici i reduci tolonesi a subire il bis della finale persa; va meglio a Christophe Samson, lock passato dalla Provenza al Tarn, peggio a Chris Masoe che ha fatto il percorso inverso. Samson con Seremaia Bai ex Clermont, era l'unico Tarnais ad aver partecipato a finali (perse) del Top14 in precedenza. Eppure, anzi forse anche per quella "freschezza", ce l'han fatta.

Che è successo in campo? Sintetizza meglio del coach tolonese Bernard Laporte - che rimane al classico: "abbiamo mandato il match all'aria con le nostre stesse mani", il suo tallonatore di rilievo Orioli: "Abbiamo affrontato il match abbastanza all'incontrario". Esatto. senza volerlo è quel che dice lo stesso Laporte: la favorita Tolone ha fatto il Clermont in finale di Heineken Cup. Ha voluto o dovuto "fare la partita", giocando in modo concreto e ficcante (superbe le portate di palla di Bastareaud), dominando per larghe fasi possesso e territorio, difendendosi efficacemente e persino impedendo mete fatte, ma non è quasi mai riuscita mettere in crisi la impeccabile difesa avversaria, mai è riuscita a sgretolarla. Come riuscì al Tolone in quel di Dublino, alla finale H Cup. Complice la giornata sfortunata al piede di Wilko nella brezza serale parigina (due pali, un drop appena fuori, una punizione da metà campo appena corta, una trasformazione fallita) e una infinita serie d'errori di handling, figli della sfilza di finali che stan giocando da un mese a questa parte,  Tolone ha lasciato strada al lucido sogno Castrense, costruito sulla capacità di creare sortite all'assedioCon tanto di  beffa del contrappasso rispetto alla finale di H Cup, il doppio drop decisivo finale di Remi Talés  a chiudere la gara. Una autentica nemesi à la Wilko.

Le forze in campo: Tolone è quello della finale Heineken, Castres quello della semifinale. Vale la pena di soffermarsi sul pack, perché questa partita come da previsioni è stato uno scontro titanico davanti di una violenza veramente rara.
In prima linea si confrontano il peso dei lavoratori Taumopeau e Wihongi con Mach in mezzo, contro l'esperienza di Hayman e Sheridan a reggere il 38enne Bruno. Dietro il peggio (cioè il meglio) reperibile in engine room: Capo Ortega e l'ex Samson contro Botha e Kennedy. Anche in terza linea prevale il coltello tra i denti: il pirata Diarra, il brigante di strada Caballero con Claasen, uno che onora la qualifica di skipper; dall'altra parte un Roussow versione semifinale con Tolosa (cioè spentarello), Rambo JM Fernandez Lobbe e l'apriscatole Masoe. Questi signori si confrontano a viso aperto e sostanzialmente alla pari per tutta la gara, scambiandosi convenevoli e cortesie (a Botha ad esempio non fanno mai mancare una bòtta da dietro a ogni fine azione, chissà perché). Notevole la strategia in mischia chiusa di Castres, che rompe lo stallo di forza in cui prevale lievemente Tolone, facendo girare la mischia per aprire strada a Claasen - l'arbitro Garcés se ne accorge solo dopo l'ora di gioco. Anche nell'altra fase statica, la rimessa laterale, è la maggior sagacia di Castres a pagare: si rendono presto conto che Tolone si affida esclusivamente a Kennedy, basta marcarlo per sporcare gran parte delle rimesse rossonere. Ma è in fase dinamica che i due pack arrivano all'apoteosi per l'intenditore: difese ermetiche, gran sacrificio e grillotalpa sistematici da ambo le parti. In particolare quella di Castres, molto più sollecitata almeno per tre quarti della gara.

Se il pack regge il Mondo sulle sue spalle, stavolta la partita la vince la cerniera mediana. E' difatti la coppia Kockott- Talés a prevalere su uno svagato Michalak e un volonteroso ma sfortunato Wilkinson che porta il peso di nove punti fatti ma 14 sbagliati in una partita finita con 5 punti di scarto; per contro, otto punti dal piede di Kockott con un palo, più sei di Talés. Non sono solo i drop e i piazzati, è la gestione della gara: solida roccia difensiva l'apertura di Castres, che negli ultimi 5 minuti trova una cabina telefonica, si cambia e ne esce Superman Wilkinson; faina capace di intuire la minima falla nel recinto del pollaio avverso il mediano sudafricano. Di contro Michalak commette diversi errori di handling e Wilko non è il solito killer. A loro s'aggiunge la prestazione del second five eight Matt Giteau: un paio di palle cadute di mano da brivido e poco altro.
Siamo ai trequarti: riscatta tutte le incertezze e riflessi provati dei tolonesi una prova monstre di Bastareaud, regolarmente cercato come primo sfondatore, regolarmente capace di prendere il vantaggio sui contrapposti Bai e Cabannes - partita al contrario della semifinale, tutta  sangue sudore e lacrime la loro. Gara chiusa, anche le ali si sacrificano tutte: Palisson e Wulff (finalmente un paio di serpentine efficaci), Andreu e Martial. Spiccano solo quelli in fondo: Brice Dulin è una certezza sulle palle alte, Delon Armitage (ancora beccato dal pubblico) è il più pericoloso in campo dopo Bastareaud.

- La cronaca
Primo tempo di stallo con difese titaniche al confronto. Il gioco lo fa Tolone, senza "arieggiare" come tentò Clermont ma picchiando duro coi ball carrier, mentre Lobbe e Armitage provano a infiltrarsi d'agilità. Qualche guizzo finalizzato agli offload lo prova persino Wilko. Niente da fare, la difesa di Castres non si scompone, nemmeno sotto i bombardamenti diversivi al piede di Wilko, Michalak e Giteau: il presidio del campo è ben predisposto. Unico difetto difensivo di Castres, falliscono ben tre calci in penaltouch. In compenso sono frequenti e marchiani gli errori di handling dei tolonesi. Grazie agli errori Castres riesce sporadicamente ad affacciarsi nella metà campo tolonese.
Al 4' minuto inizia la saga della sfiga di Wilko: palo su punizione da 40 metri. Sugli sviluppi, la palla viene riconquistata da Tolone e arriva una nuova punizione, stavolta in mezzo ai pali: 3-0 all'ottavo. All'11' a Giteau cade il vassoio della merenda sulla linea di meta; la mischia per Castres che ne segue guadagna la punizione del pari. Lo scontro dei pack prosegue sanguinoso: attorno al 20' Hayman deve uscire per farsi medicare, poco prima Botha stende Diarra con un placcaggio terrificante dei suoi.
Lo stallo prosegue, al 23' Wilko prova il drop, esce appena a destra dei pali. Un minuto dopo tenta una punizione da metà campo, la direzione c'è ma manca un paio di metri di forza. Oggi non ce n'è.
E' un gigantesco braccio di ferro, tanta fatica e tutto fermo, anche Wilko stavolta, fino al lampo accecante di fine del primo tempo. E' l'ennesima palla persa tolonese che innesca la mischia di Castres; Claasen prova a partire su mischia che al solito ruota ma oramai l'han sgamato, viene catturato immediatamente. Siamo sulla linea dei dieci metri tolonesi, Kockott estrae palla dalla ruck, finge di aprire sulla sinistra alla linea dei trequarti, la difesa immediatamente scatta a salire. Invece il mediano tira diritto, complici Diarra che gli blocca in modo non marchiano Botha e una intuizione - errata - di Wilko che si sposta a presidiare il lato cieco. E' una stairway to heaven aperta al centro per Kockott, che marca in mezzo ai pali a tempo scaduto. Piccola falla difensiva provocata e incassata con sfacciata maestrìa e colpo d'occhio, primo tempo 3-10.

Il secondo tempo si apre come d'uopo con l'assalto di Tolone. E come nel primo tempo, gli in-avanti si sprecano. Il più pericoloso è sempre Bastareaud, bulldozer che arriva fino a un passo dalla linea di meta. L'azione frutta almeno il fallo che Wilko trasforma, accorciando al 47' sul 6-10. La partita è aperta.
Laporte inizia i cambi al 50': l'anziano Bruno viene rilevato come al solito da Orioli, l'inefficace Michalak viene rimpiazzato dal più fisico Tillous-Borde, nel tentativo di "marcare" il pericolo pubblico Kockott, decisamente il più pericoloso dei suoi se non l'unico sino a quel momento.
Una iniziativa di Cabannes finalmente porta avanti Castres, con Diarra fermato dentro ai 22m tolonesi. L'azione produce una punizione ma anche Kockott centra il palo. I Rouge et Noir sono sotto pressione vera per la prima volta, non riescono ad uscire dai propri 22m; alla mischia dopo l'ennesimo in-avanti sulla destra dell'attacco, Kockott si fionda sul lato cieco dove Roussow si stacca in poderoso ritardo, e quasi ripete l'impresa del primo tempo! L'esito è l'immediata sostituzione del dormiente blindside che non adempie al suo compito istituzionale (il lato cieco è tutto e solo suo!), con l'altro sudafricano Joe Van Niekerk. Tolone resta comunque inchiodata alla sua linea di meta e rischia grosso: Talés intercetta Masoe, di butta sulla linea di meta, Wilkinson gli abbranca la palla e la tiene sollevata!  E' chiaro il debito di ossigeno dei tolonesi, aggrappati al meno quattro quanto gli avversari lo erano al 3 pari nel primo tempo, solo con più affanni.

Scocca l'ora di gioco, per Castres entra Joe Tekori al posto del gran lavoratore Capo Ortega: è il ritorno dopo un bruttissimo infortunio di un potenziale grande ("E' il Sonny Bill Williams degli avanti", ha detto il suo coach). Fernandez Lobbe s'impadronisce con grinta da Ozzy Rule di un ovale alto e riporta avanti i suoi. Nel proseguo, siamo al 64', Tolone guadagna una punizione da oltre metà campo. Wilko ci riprova, rispetto al primo tempo è in favore di vento, sarebbe il colpo del meno uno. Ed è ancora palo! Tre minuti dopo, quindici metri più avanti, ci riprova e stavolta centra i pali: 9-10, signori che finale. Nel frattempo cambiano le prime linee e Masoe lascia come al solito per Steffon Armitage, l'acciaccato Wulff lascia per Mermoz che va al centro con Basta., mandando Giteau estremo e D.Armitage all'ala. Castres invece tiene tutti.
Siamo alla svolta della partita: Castres sposta il gioco dentro la metà campo tolonese, si capisce che prepara il drop. Eseguito al 71' alla perfezione da tutti e finalizzato da Talés. 9-13, che smacco per Tolone venire beffati con uno dei classici del loro repertorio. Non passa il tempo del cambio del bucaniere Diarra con n'altro de bon, Bornman, ed ecco il bis: Talés piazza il secondo drop in fila, 9-16.
A cinque minuti dalla fine e sette punti da recuperare, a Tolone resta solo la via della meta. Adesso sanno come ci si sente a subire la LORO tattica.  La pressione che impiegano i provenzali è notevole ma la lucidità ancora làtita: prima una touch perduta, poi l'ennesimo in-avanti, tutto nell'area dei 5 metri castrense. A due minuti dalla fine entra tutta la panchina della squadra in bleu, incluso l'uomo bandiera Romain Teulet per il leader in campo Talés; un minuto dopo Kockott marca il 9-19 della sicurezza.
Poteva farlo tirare a Teulet, ho pensato; invece fan bene a non considerare la gara finita: infatti all'80' Delon Armitage sempre lui, trova finalmente il varco sulla sinistra e marca la meta che fissa il punteggio finale. Senza l'ultima punizione, Wilko si sarebbe trovato tra i piedi la trasformazione che valeva i supplementari. Così invece non vale niente, e difatti la sbaglia.

Scoramento in Provenza; è naturale, questo è lo sport, utile palestra di vita dove si impara a perdere non a vincere, ma certo fa rabbia riuscire nel più complicato e poi perdere il teoricamente più semplice. Con le proprie armi rivoltate, poi! Ma passerà, un titolo europeo non si cambia con nulla.
Apoteosi per Castres, paesone del Midi-Pirenées a capitale Tolosa, dipartimento (provincia) del Tarn di cui non è manco il capoluogo (è Albi), 45.000 abitanti come Crema, Biella o Rieti. Fiducia assoluta nei propri mezzi e spirito di squadra pazzesco, l'unica cosa cui potevano attaccarsi gli underdog erano i risultati recenti: Castres è risultata la bete noire di Tolone, negli ultimi sei incontri han vinto tre volte, persa una sola, due volte è finita pari.
Il tutto succede avanti agli occhi di Messieur le President de la Republique Hollande, tifoso del Brive (è del Limousin) che aveva dichiarato il suo aperto supporto ai Tarnais. I quali da tempo investono il giusto senza esagerare: han sognato ma poi pianificato sulla base del sogno. Quelli che il calcio direbbero, c'è un progetto. Senza timore pur essendo in mezzo ai giganti. E ora sono in orbita.
Uno dei due allenatori, Labit, c'era vent'anni prima all'ultimo scudetto del 1993; l'altro, Travers, giocava col Brive quando ha alzato la Heineken Cup nel 1997. Son soddisfazioni; prima di far come Hollande, mollare la provincia e andare a Parigi che vale sempre una messa.


5 commenti:

ringo ha detto...

Mi sono sempre stati simpatici i paesoni ;)

Abr ha detto...

eh anche a me. Anche la Provenza però non mi è mai dispiaciuta.

ringo ha detto...

Un gioiellino. E rocciosa nell'entroterra.

ironduke ha detto...

alla fine il french flair ha prevalso sul prodotto globalizzato ;) questi franzosi

Abr ha detto...

Il paradosso è che il french flair - pure in versione bulldozer - l'han provato a fare i "globalizzati", mentre quelli del "paesotto" han saggiamente continuato a fare i "provinciali": chiusi, ma sempre pronti alla zampata assassina. Sostenuti da un "belief" e da una "fraternitè" d'altri tempi.

(che poi se Wilko avesse azzeccato una percentuale "normale" per lui, saremmo qui a far discorsi tutti diversi. Ma così va il rugby, la palla è ovale si diceva una volta, non sai mai dove rimbalzerà).

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