giovedì 1 agosto 2013

Com'è triste ... Treviso e Pro12 tutto

La Tribuna di Treviso aveva dato conto per prima di una notizia che, come d'uopo in epoca 2.0, era già stata servita via twitter: coach Franco Smith annunciava il suo addio a Treviso, rendendo pubblica la decisione ("meditata da tempo") di non chiedere il rinnovo del suo contratto in scadenza a fine stagione 2013/14.
Le ragioni avanzate sono quelle standard in questi casi: più o meno diplomatici "motivi familiari" e voglia di rientro in patria, cose che a noi italiani non convincono (non abbiamo una traduzione per saudade, possediamo al contrario tutta una mistica sull'estero dove si va a "far fortuna"). Nell'annuncio comunque non si nasconde una tristezza che ci gratifica (siam fatti così: non ci basta quel che ci danno, dagli stranieri si pretende riconoscano che da noi "si sta meglio"), per il prossimo addio a quella che è stata la sua casa dal 2002, oltre dieci anni: prima da giocatore (tre stagioni con due scudetti e una Coppa Italia), poi dal 2007 come allenatore (bissando lo score da giocatore, poi le stagioni del lancio in Celtic League).

E' un ulteriore segnale del capolinea posto alla fine della stagione che sta per iniziare.
Stagione che guarda caso, Benetton Rugby ha già dato segno di voler affrontare in modo conservativo, a velocità moderata come dovrebbe fare ogni macchinista non distratto quando il treno approssimi una curva stretta. La rosa è stata ridotta a 38 giocatori, solo l'apertura-utility Matt Berquist in arrivo, grande nome sulla carta ma dal contributo nullo da quando è in Europa (uno dei maggiori flop del Top14 secondo Rugbyrama: alla Ghirada evidentemente si spera che il cambio d'aria generi un nuovo "caso Pirlo"). Sull'altro piatto della bilancia comunque la società trevigiana è riuscita a tenere a bada gli appetiti stranieri (con tutti quei francesi che girano adesso per i nostri campi d'allenamento ...); le fuoriuscite "indesiderate" (?) si limitano al solo Benvenuti e viene mantenuto l'impianto di squadra consistente e provato, scosso di striscio solo dalle disavventure Azzurre. Vedremo se riusciranno a non farsi destabilizzare dalla inevitabile reductio di un (tosto e demanding) coach dimissionario, nonostante gli scontati proclami via twitter sulla consapevolezza che l'ultima stagione "è una motivazione aggiuntiva a far bene".

Del resto conservazione  e stasi paiono scelte mica solo di Benetton, pare il leit motif quasi generalizzato in Pro12.
Le gallesi - e la Celtic League - perdono nomi di peso assoluto come Jamie Roberts, Dan Lydiate, Jonathan Thomas e Khan Fotuali'i, George North e Tavis Knoyle, in cambio tornano i "vecchi" Gethyn Jenkins, Rhys Thomas e Richie Rees, arrivano Kris Burton, Tito Tebaldi, Netani Talei, John Barklay e Steve Shingler: sulla carta il piatto dei Dragoni piange, le speranze van riposte sui vivai.
Un po' meglio si difendono sulla carta le irlandesi, pur senza gran spolveri: il Connacht di Pat Lam perde il suo metaman Vainikolo ma arriva il capitano dei Chiefs, il lock Craig Clarke; Munster se la vede coi fine carriera di O'Gara e Howlett e l'unico arrivo diciamo "di grido" è quello dell'ala Stormers Van den Heever; Leinster saluta Sexton, Nacewa, Van de Merwe e prova a bilanciarli con Zane Kirchner e Jimmy Gopperth, mentre Ulster fa la conservativa come Benetton. Infine le scozzesi: Edinburgh non faceva paura e rimane sostanzialmente ferma, Glasgow oggettivamente s'indebolisce.
Tutta la Celtic League insomma sta ferma o disimpegna, con l'eccezione - dovuta - delle Zebre (due uscite di peso ma mai del tutto convincenti - Halangahu e Tebaldi - contro arrivi importanti, Daniller o meno: Brendon Leonard su tutti, poi Berrymore, Chistolini, Iannone, Toniolatti): tutti fermi in attesa di cosa?
Beh, di conoscere dove giocheranno, con e contro chi e per che cosa; non limitatamente alla Celtic o quel che ne sarà ma anche sul piano dei tornei europei, dove le franchigie celtiche sono il villain conclamato, il problema da "limare" per i Franco-inglesi coi schei e le tv.

 Tornando al caso Franco Smith, vien da domandarsi se dalla sua posizione sappia cose che noi non conosciamo riguardo al futuro della Celtic, se non altro delle italianela prossima è l'ultima stagione garantita, si ridiscuterà tutto partendo dal famoso contributo di 3 milioni. Forse  a pesare non è tanto quel che sanno, quanto quello che NON sanno. Di certo la exit strategy del tornarsene bel belli tra i SemiPro Eccellenti è troppo palesemente poco seria per motivare chichessia, dal sudafricano ai reggitori dei cordoni della borsa celtica: in questi casi in cui tutti credono di aver ragione o di trattare da un punto di forza, il rischio concreto è che tutto finisca in vacca sulla base delle petizioni di principio.

Ci fu anche, qualcuno ricorderà, un abbozzo di polemica per una frase di sen sfuggita al presidente federale Gavazzi, quando asserì che è necessario instaurare un coordinamento spinto negli approcci tecnici di Nazionali e Celtiche, per cui era auspicabile che anche Treviso si "francesizzasse". Frase prontamente smentita, anche alla luce del successivo arrivederci e grazie a Gajan e le scelte "nazionali" per le Zebre. Chissà però, forse anche questo è entrato nel conto di una decisione "soppesata da tempo". Più che per la stupidaggine detta e poi smentita da Gavazzi, forse pesando in cuor suo il continuo - e pur logico - riferimento pubblico di Vittorio Munari alla differenza che fa poter contare su una cabina di regìa nazionale come in Argentina, quindi con una motivazione aggiuntiva rispetto a quella solo professionale. A fianco di questo, Munari ha comunque sempre pubblicamente indicato il "modello Tolosa" come strada da seguire, dove l'ingresso ai livelli manageriali si fa per vie interne ed è l'adesione alle "regole della casa" a far la differenza. Modello di cui Smith è felice esempio.

Più di tutte queste ciàcole comunque, può aver pesato l'incertezza sul futuro della squadra: dove, con chi, a che condizioni. E i tifosi? Era "amato"? Qualche criticatutto prono ai modelli calcistici si trova ovunque, figurarsi poi nel sanguigno Veneto ma non metterei ciò nel conto dell'addio, vista la capacità della società di "far quadrato" attorno ai suoi.
Tant'è, è già partito il toto allenatori: antiche frequentazioni portano a galla nientepopodimeno che il nome di Wayne Smith, uno degli artefici dei successi dei Chiefs, si fa anche il nome di un altro assistant neozelandese, questo a Chirstchurch, Tabai Matson ... Chissà perché poi: sia nell'uno che nell'altro caso mancherebbero i prerequisiti desiderabili sopra detti, se le parole hanno un peso. Vedremo.

L'ambiente e la Benetton stessa del resto non possono che rimaner freddi per un po', trincerandosi magari dietro allo slogan "pensiamo solo alla stagione in corso" e limitandosi ai "contatti conoscitivi". L'ambiente del rugby è globale ma piccolo, tutti sanno tutto: non sfugge a nessuno che l'incertezza regnerà sovrana almeno per parte della stagione, quindi è difficile trovar kamikaze. Si sente difatti in fondo il rumore della cascata, stiamo per arrivare a un autentico spartiacque per i destini del rugby italiano e non solo; in tale prospettiva, l'addio anticipato di Smith è una ulteriore conferma di triste incertezza sul futuro. Potrebbe andar peggio ma anche meglio: speriamo in bene che non costa niente ma stiamo pronti. 

9 commenti:

ringo ha detto...

In appendice all'analisi, Socio, ha parlato alla Gazzetta di Mantova Silvano Melegari - che ha detto addio quindi a Viadana, resta come sponsor e nulla più.

"Ho voluto la Celtic ma le invidie di tanti grandi centri capoluogo, e non, del rugby hanno avuto la meglio. E' stato detto che non avevamo la copertura economica ed è vero. Ma abbiamo ridotto il budget, con tanto di taglio degli stipendi dei giocatori concordato. E invece niente, hanno calpestato gli ingenti investimenti fatti a Viadana per portare la franchigia a Parma, a 20 chilometri".

Melegari cita 1.5 milioni chiesti in aiuto alla Fir e infine chiude con la vicenda del nuovo presidente delle Zebre: "Non c'è più il parmigiano Daniele Reverberi ma il romano Pier Luigi Bernabò, ex giocatore, tecnico e presidente della Lazio: segno evidente che vogliono portare la squadra a Roma, come più volte sostenuto da Gavazzi".

Staremo a vedere gli sviluppi, perché se tanto la spedizione in Celtic è prossima al capolinea, il trasferimento della franchigia a Roma perderebbe ogni motivo. L'affare Aironi resta vivo, specie se si considera il trasferimento (e lasciando da parte i risultati della prima stagione bianconera) di fronte a 200 spettatori: numeri che non fanno presagire un futuro sostenibile, in un sistema ipotetico dove marketing e ticketing incidono sulle casse delle società - ipotetico per i nostri litorali.

Il saluto di Franco Smith ha generato teorie stile calciomercato, ma ho avuto la tua stessa impressione ponendomi la domanda: perché lascia? Per un ciclo chiuso? Perché a Treviso non gli hanno garantito un prolungamento di contratto? O perché piuttosto ha l'orizzonte più chiaro di noi che guardiamo da fuori?

Infine: i Dragons si dicono certi di trattenere Faletau, per la serie di gente che potrebbe andarsene, mentre Sexton ha scelto il Metro quando si erano fatte avanti pure Clermont, Tolosa e Tolone. Basta che lancino l'amo che qualcosa raccolgono da fuori la Keltia.

Abr ha detto...

Interessanter il report su Melegari, starebbe bene come chiosa in coda al pezzo su Lions - Kings .... Come si fa a investire in un paese cos' .... paese? E non intendo Viadana, intendo l'Italia.

Quanto a Tv-Smith, più che per quel che sanno, la mia impressione è che certi addii si spieghino più per quel che NON sanno, nelle società ...

Del resto è quello che denuncia Munari da anni: l'impossibilità di programmare, vuoi per le regole interne che cambiano ogni anno (welcome in Italy, mica è vero solo nel rugby), vuoi perché, quando con la fir riescono a trovare una intesa, o chiamala tregua, sono gl iscenari internazionali ad esser in movimento, vedi tuo pezzo sulle tv cioè sulle RISORSE destinate ad alimentare tutto il sistema, con buona pace dei ticket ...

GiorgioXT ha detto...

Il problema, non tanto paradossalmente , per la Benetton è l'eccellenza .

Perché anche un cieco (e Munari è uno che ci vede molto bene) vedrebbe che manca quasi totalmente un potenziale ricambio per i giocatori attuali di TV , ricambio che l'Eccellenza fa molta fatica a formare.

I giovani che sono adesso emergenti , sono prodotti non dell'accademia , come vorrebbe mistificare la FIR con i suoi asterischi, ma del fu-campionato nazionale under 20. In più , si è aggiunto un ulteriore livello di rigidità centralista grazie al nuovo "regime dei giocatori emergenti di interesse nazionale" che prevede l'assenso FIR per OGNI movimento del giocatore . In pratica la Benetton per mandare uno dei suoi ragazzi a far esperienza a Mogliano piuttosto che a Padova , DEVE chiedere l'assenso alla FIR.

Quanto a Melegari , questa si è una bomba vera , altro che il ritiro dei Benetton.
Non so se volutamente o solo perché poco noto, ma già la decisione di staccarsi da un club di cui è stato in parte genesi ma soprattutto motore è molto grave anche perchè non è uomo da tornare sui suoi passi.
Grave ancor più perché senza quella spinta propulsiva in quella zona il rugby non sarebbe MAI decollato.
E' una grande responsabilità della precedente dirigenza, confermata ed aggravata dall'attuale .

ironduke ha detto...

la gestione soviet della fir con quei nomi assurdi "regime di giocatore emergente ....." è una cosa che non sta in cielo ne in terra .
Guidi che dice che dalla squadra U20 usciranno nomi buoni x il mondiale del 2019!! ? pure .
Come dice il Boss bisogna lasciar correre i club a briglia sciolta no mettere il cappello su tutto eppoi ...
sarà come la parabola dei talenti ;)
ci riusciremo mah

Abr ha detto...

Tutto sacrosanto. Purtroppo.
La scusa dell'interventismo centrlaista è sempre quella di "sviluppare", stranamente invece desertifica, come sarà?

C'era un grande presidente degli Usa che diceva, il peggior incubo per una persona normale dovrebbe essere sognare un tizio che suoni alla sua porta e dica: "salve sono del Governo e sono venuto per aiutarla".

Abr ha detto...

Il punto che il post fa viene confermato dalle considerazioni sopra: il "segnale" Franco Smith è che s'ode rumore di cascate in fondo mentre si sta pagaiando lungo il fiume.
Adesso con la Fir è tutto 'n alntro clima, ma i problemi di fondo son rimasti, anzi come temevamo l'appeasement con Tv li sta aggravando. Vedi gestione delle nuove leve.

GiorgioXT ha detto...

Su Franco Smith però c'è anche da fare qualche considerazione :
- E' già un bel pò di anni che è a TV dove ha ottenuto risultati importanti
- Non credo voglia né possa diventare il Novés al radicchio (anche perché pure in Francia ce n'è uno solo)
- In Italia più di così non potrà salire, anche perché la nazionale gli è preclusa dal contratto di Brunel e dalla provenienza.
- Se vuole trovare qualcosa di più , p.es. in S15 o nelle celtiche DEVE iniziare a muoversi ORA.

Certamente il futuro nebuloso della Pro12 (e non solo della partecipazione italiana , il galles potrebbe essere "risucchiato" da BT) non aiuta di certo il proseguimento.

ironduke ha detto...

cruden imbarazzante come le camicie dei suoi coaches .....

Abr ha detto...

@giorgioxt: quindi dove andrebbe?
In Italia basta, il Pro12 traballa tutto, in Fr non credo trovi spazi. Quanto a s15 & televisioni australi: Franco who?
(Potrebbe al massimo far la gavetta, cominciare da ruoli di assistente).

A casa sua in Sfa poi, non hanno problemi di vivaio e manco di tecnici: fatica a trovar collocazione uno col passato di Mallett, Jake White stesso campione del mondo è stato a spasso per anni, Venter anche lui col suo passato Saracens, ha dovuto far la fila per prendere gli Sharks ...
L'unico con passato quasi zero è Ackermann, lock fino a pochi anni fa, già head coach dei Lions alla prima esperienza di panca (ma era una scommessa, pagata a cottimo credo).

Riflettendoci, la cosa che mi pare più logica non è la caccia di nuove opportunità, è che Smith ha solo anticipato la decisione di non rinnovargli il contratto della società.
Conoscendoli, l' han "imbeccato" lasciando trapelare di propendere per il mancato rinnovo e l'han spinto quindi ad anticipare - dopotutto è una forma di rispetto.

La logica sarebbe che in ogni caso, nel bene o nel male, un ciclo è finito, ci sarà una discontinuità da affrotnare e quindi meglio ricominciare sotto nuovi presupposti, più alti o più bassi a seconda.
Scommettiamo che lo stesso varrà per molti giocatori "maturi" a fine stagione? Aldilà dei problemi coi vivai.

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