Altro piccolo ripasso
Sarà il caso, ma le prime squadre ad avere i posti tranquilli ai quarti sono tutte australi: Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda. Là il rugby è religione e quindi si sono visti bene dal non scherzare troppo con i santi. In effetti, dando una occhiata alle loro pool, pareva un po’ impossibile che non tagliassero il traguardo per primi.
Gli australiani hanno alle spalle il Galles che si gioca il passaggio di turno con Fiji. Il Sud Africa ha asfaltato i campioni in carica inglesi e poi si è concesso qualche brivido contro Tonga (guarda caso, formazione australe pure lei), gli All Blacks hanno chiuso le pratiche Italia e Scozia e ora attendono le partite che contano. Hanno gli occhi rivolti alla pool della morte per capire se dovranno vedersela contro l’Argentina o, peggio, contro i padroni di casa francesi che pare abbiano ingranato la marcia giusta dopo la vittoria sull’Irlanda.
Non è un caso: sono le migliori squadre al mondo, non ci piove. NZ e SA possono contare sulla panchina senza subire troppo i cambiamenti, mentre i Wallabies durante la Coppa si gasano e tornano ad essere i professori di sempre. Dal mio punto di vista, sono stati i migliori sino ad ora. Sono scesi in campo sempre concentrati al punto giusto per dettare le condizioni, anche contro il Galles a Cardiff dove nel primo tempo hanno messo le mani sulla partita invadendo il territorio avversario e tirando fuori dal cilindro una brava apertura, quel giovane Barnes che pare essere uno dei migliori acquisti della stagione. D’altra parte sono tutti attesi alla prova del fuoco per confermarsi.
Tornando alle prime due, come detto, hanno avuto una pool facile, per quanto non sia mai facile una partita di rugby. La Nuova Zelanda in particolare, ma questa è una macchina progettata da tempo dal preside Graham Henry. Gli Springboks rimangono, per il sottoscritto, l’antidoto più efficace per scombussolare i piani. Anche se c’è quella sconfitta subita in casa nell’ultimo Tri Nations… Ma quella è tutta un’altra storia.
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