Another (European) one bites the dust ..
Tutti gli sport di squadra hanno una componente di confrontation ritualizzata importante - gli inni, le maglie etc.- ma il rugby è sicuramente quello in cui essa è più evidente e decisiva. Analogamente al pugilato - altro sport di confrontation - tecnica tattica e fisico fanno oggettivamente la differenza, a patto che siano costantemente pilotate da due driver mentali, la disciplina e la motivazione.
Se manca la prima, perdi sommerso da calci di punizione palle perse e cartellini gialli; è la storia dell'Italia fino al 1999. Quando manca la seconda e ti trovi davanti un picchiatore magari poco tecnico ma deciso, son dolori.
La seconda situazione che ho detto è capitata giusto all'Irlanda, vincente di misura (14-10) sugli assatanati giocatori "francesi" nativi della Georgia, che le hanno tenuto baldamente testa per tutta la partita, sono addirittura rimasti in vantaggio per dieci minuti e l'hanno schiacciata nei suoi ventidue metri per tutto l'ultimo quarto di partita.
La formazione irlandese era quella titolare, già contro la Namibia aveva convinto poco; non mi sono accorto di loro particolari errori o manchevolezze, a parte l'impeccabile ma irritante Stringer mediano di mischia, involontario lanciatore dell'unica meta georgiana.
Sull'altro fronte la banda di scaricatori del Mar Nero dal tasso tecnico abissalmente inferiore, più "fisici" ma anche più disciplinati (un cartellino se l'è preso un irlandese), ha badato solo a fare il suo gioco: gli avanti fanno a capocciate (in inglese si dice "pick&go"), il nr.10 calcia ai pali alla rimessa laterale e prova i drop (4 tentativi a vuoto), quello col piede potente fa l'estremo, gli altri fanno numero e corrono. Punto. Gli irlandesi, noblesse oblige, li han lasciati fare.
Il fatto fondamentale è che in campo c'era una squadra sola con motivazioni all'altezza del rischio di farsi la bua, e fine dell'analisi della partita.
A livello di Pool, una sconfitta irlandese (l'hanno rischiata eccome nel finale) sarebbe stata un regalo troppo grande per la Francia, mentre la mancata conquista del punto di bonus agevola l'Argentina nei giochi - se possibile sempre più confusi e aperti - del "girone della morte".
Per certi versi la partita ha ricordato Italia - Romania nell'andamento e nell'esito; guarda caso Irlanda e Italia più o meno pari furono nell'ultimo incontro di warm up premondiale. La Georgia è più monodimensionale ma anche più disciplinata della Romania, a sua volta lievemente più tecnica; tra di loro sarebbe un bel match e per noi è andata meglio ci fosse la Romania.
A pensarci bene c'è una sola squadra del Sei Nazioni che si sia comportata più o meno in linea con le aspettative sinora: è la Scozia la nostra avversaria diretta. Speriamo l'aria cambi in fretta ...
2 commenti:
Piccola nota culturale: la Georgia è una vecchia nazione che acquistato da pochissimo, si può dire, l'indipendenza. La Romania, dopo il periodo comunista e le paurose oscillazioni del dopo Ceasescu, sta ritrovando un proprio orgoglio. L'Argentina di quelli down under dall'altra parte, che si sono sempre sentiti "europei" o quanto meno pienamente "occidentali", si è sempre fatta forte della sua identità per combattere il suo isolamento geografico. Insomma, non è solo rugby. C'è anche voglia di emergere e "cameratismo" (non si equivochi su questo termine) nazionale. E in queste partite dove i "grandi" hanno tutto da perdere, è una cosa che può anche fare la differenza, specie in uno sport come il rugby, dove "esserci" è assolutamente determinante. Certo, se incontri gli squadroni dell'emisfero australe pimpanti come non mai, beh, è un'altro discorso.
Verissimo Zamax, è un discorso di orgoglio e istinti combattivi più o meno dormienti a far grande una nazione rugbistica.
Gl'inglesi sono "i bulldog" che non mollano mai, i francesi hanno l' orgoglio (pure troppo), le nazioni celtiche affermano se stesse modernamente nello sport.
Non è diverso nell'Emisfero sud.
Dove Australia e Nzl "sentono" vivamente, almeno dai tempi della seconda guerra mondiale, il ruolo di "isolato avamposto della civiltà occidentale sotto assedio".
Che dire poi del Sudafrica, dove storicamente il rugby è lo sport identitario degli Afrikaner degli altipiani contrapposto al calcio della maggioranza di colore?
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