sabato 13 ottobre 2007

Il Bulldog azzanna i Galletti




France 9 - England 14
Tutto è lasciato dietro le spalle: gli entusiasmi da inopinate resurrezioni, le vittorie di due punti ottenute in modo magari un po' questionabile, i nove titolari per squadra reduci dalla semifinale al Telstra Stadium del 2003, le cinque ultime partite vinte dai francesi; conta solo l'oggi, l'adesso, siamo alle semifinali della Web Ellis Cup.
Ripetere "the perfect game" per i non belli ma efficaci inglesi, rifare la Linea Maginot con qualche (tanta) iniziativa in più per i francesi; ci riusciranno? Sicuro è che a questi livelli ogni errore, ogni flessione fisica e psicologica verrà pagata a caro prezzo.
Primo a entrare in campo Jason Robinson al suo 50' cap, lo onorerà alla grande risultando il migliore in campo.

Inizio col botto per gli inglesi: subito gli 80kg in più che mettono in mischia si fanno sentire; Gomarshall calcia lungolinea sopraffino la palla lì guadagnata, Traille s'impappina, Lewsley gli passa sopra e va in meta: 5-0 per l'Inghilterra al 2' minuto di gioco.
La Francia gioca veemente sul ritmo, i bianchi inglesi mirano allo slow down e al ragionamento, sono più tranquilli, tattici, pronti a ripartire di rimessa; difendono bene anche sui calci tattici - straordinario come si lancino a intercettare i calci di Beauxise Elissalde, mentre Wilkinson e Gomarshall non vengono troppo disturbati dalla pressione francese.
Testata dopo testata però i francesi guadagnano territorio e possono lucrare sui calci di punizione: al 7' e poi al 17' la Francia si riporta davanti con Beauxis, siamo 6-5.
Wilkinson dal canto suo non ha troppe opportunità e non pare anche stasera in gran giornata: tre errori su tre nel primo tempo. La traformazione che manca è angolata, sbaglia una punizione da oltre metacampo e un drop di pochissimo; vero, tutto difficile, ma da Wilko ci si aspetta di più.
Gli inglesi tengono ottimamente sul punto d'incontro grazie al sacrificio e alla concentrazione difensiva degli avanti, dei centri e dello stesso Wilko che non si tira mai indietro; il ritmo viene così riportato a quello che gli inglesi riescono a gestire. E' la chiave dell'incontro, da subito, se riusciranno a reggere la faticaccia.
Dall'altra parte il mestiere degli avanti francesi tiene in piedi senza soverchi problemi la baracca in mischia chiusa (Sheridan stavolta non sarà Mvp, Vickery risulterà il peggiore dei suoi), mentre in rimessa laterale tutt'e due le squadre si complicano ogni tanto la vita ma grande è l'equilibrio.
Cominciano a pesare gli infortuni: Chabal deve entrare anzitempo al 25' al posto di Pelous, Lewsley si fa male a fine primo tempo ed entra il centro Hipkiss, l'altrettanto giovane Tait si sposta all'ala.

Anche nel secondo tempo l'equilibrio è di casa; la Francia si fa preferire per territorio. Pressa pressa, al 44' una indisciplina inglese frutta un ulteriore calcio a Beauxis e porta i Galletti sul 9-5. Poco dopo un estremamente positivo Hipkiss si produce in una grande incursione fermata fallosamente e finalmente Wilko marca la punizione (che sia perchè hanno cambiato pallone?), siamo 9-8 per i francesi al 47'.
Da questo momento il punteggio non varierà più per quasi mezzora; questa è una indicazione fondamentale per dirimere chi tra i due team abbia eseguito con più efficacia il suo piano, aldilà di momentanee prevalenze territoriali o di possesso.
Al 50' pit stop francese: tra gli altri entra Michalak, sembra una mossa vincente: la Francia si installa nel territorio inglese, li incollano sulla loro linea dei 22 metri.
I bianchi rimangono però sempre ordinati, ripartendo sporadicamente con degli efficaci break ben eseguiti, mentre ai francesi non riesce mai quel cambio di marcia decisivo. Al 54' un grande contropiede inglese viene fermato da un bel grillotalpa di Chabal, importante risorsa sui punti d'impatto (avesse vinto la Francia sarebbe stato il migliore in campo).
Arriva al 58' il momento che potrebbe essere critico per il morale inglese: in una giornata già non molto positiva, un tentativo di drop di Wilko si infrange sul palo! Robinson subito riparte con una incursione centrale di 50 metri, ma ancora Chabal ruba palla. La Fortuna ha preso la sua decisione?
Di fatto tra il 60' e il 69' la Francia produce il massimo sforzo, la difesa inglese sembra sul punto di cedere: Chabal sempre lui è fermato da un ottimo Worsley comparso dal nulla a un metro dalla meta.
Quell'azione è per certi versi è a nostro avviso l'inflection point della partita, marcato simbolicamente dall'ingresso in campo di veteran Dallaglio.
Il XV della Rosa, tetragono al concetto latino di sfiga o del "questa non è giornata" continua a macinare il suo ordinato gioco fatto di tanta terra nelle unghie, non solo di calci di Wilko ma anche di ariose aperture e efficaci penetrazioni (molto positivo il mediano di mischia Gomarshall nello smistamento), del vecchio Robinson e dei giovani, tostissimi Sackey, Tait e dei subentrati Hipkiss e Flood al centro.
La prima indisciplina grave francese di tutta la partita è un placcaggio alto sull'ennesima incursione del solito Robinson; i veri campioni li riconosci perchè marcano i punti pesanti: Wilko non sbaglia la punizione, è il sorpasso inglese, 11-9 a cinque minuti dalla fine. Cinici.
Il bulldog che sino a pochi minuti prima si leccava le ferite bastonato nella sua tana, ora sente il sapore del sangue avversario, vede l'inizio dello smarrimento negli occhi della preda, si eccita: prima abbattono Chabal senza pietà in rimessa, poi gli avanti si tolgono la maschera e magicamente si materializza in campo la squadra della finale 2003: in un allucinante dejà vu, il pack ripete quasi esattamente la stessa famosa routine nella metacampo francese, trasmssione di palla a Jonny Wilkinson e drop inclusi; è il 14-9 della vittoria a due minuti dalla fine. Gli ultimi minuti overtime sono l'ultima carica della Vecchia Guardia a Waterloo, improduttiva.

I francesi hanno capitalizzato con Beauxis solo le tre indiscipline inglesi, consumandosi poi in attacchi in tutte le salse, soprattutto per vie centrali senza mai un vero "salto" qualitativo (ciò che Michalak non ha saputo dare); forse un po' della loro brillantezza era rimasta a Cardiff. I bianchi sono riusciti ad essere più efficaci, costruendo meno ma più semplice e confacente; ed avrebbero anche potuto essere più precisi nel primo tempo.
Si è trattato di una grande partita, una sorta di lunghissimo ed equilibrato braccio di ferro ad altissima tensione, forse poco piacevole per il neofita ma altamente apprezzato dall'intenditore; se è vero che le partite si vincono in difesa, la gara s'è giocata nel punto di impatto, dove gli inglesi hanno imposto da subito senza perderlo il loro ritmo alla partita. Ottimo l'arbritraggio di Kaplan, il "pistino" giusto nella partita giusta, uno che, scusate la polemica rivangata, vede tutti gli in-avanti, i fuorigioco difensivi e non solo.
I cinque punti di differenza sono tutti nell'unica meta; alla fine la determinazione dei giovani leoni inglesi più Robinson e Lewsley nella trequarti ha prevalso sulle controparti (Jauzion Elissalde e Clerc sufficienti, gli altri da cinque), assieme al restore del file "Finale RWC 2003 - 2nd extra time" da parte degli spendidi veterani in avanti (grandi Worsley Moody e Gomarshall, discreti gli altri, così così Regan Chuter e Vickery). E, stringi stringi, il fatto che cinquanta minuti di Beauxis più mezzora di Michalak non fanno un Jonny Wilkinson.

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