ItalRugby: ricomincia da tre
Smaltita - non del tutto - la delusione dell'eliminazione dalla Coppa del Mondo per un pelo di ... filo interdentale da parte di una squadra ampiamente alla nostra portata, è ora di fare un bilancio sulla prestazione della Nazionale Azzurra di rugby per guardare avanti.
Troisi nel suo primo film da regista affermava che non si ricomincia mai da zero, almeno tre cose giuste le avremo pur fatte, no? Vale per l'Italia che erediterà il coach anglo-franco-sudafricano Nick Mallett (in foto sotto); ancora manca l'annuncio ufficiale, si sussurra che il Galles intenda soffiarcelo ..
Quello che s'è visto in questi ultimi due anni non è certo tutto da buttare, soprattutto in termini di aggressività difensiva, una mischai affidabiel e potente, meno indiscipline e cadute di tensione negli ultimi dieci minuti del passato: qualcosa da capitalizzare c'è. Mancano ancora basics importanti come rimesse sicure, un piede affidabile, schemi e confidenza nei trequarti. Manca soprattutto sicurezza nei propri mezzi e lucidità.
Ecco ci siamo, a fianco dei dovuti ringraziamenti è giunto il momento di fare una serena e motivata critica alla gestione Berbizier pur coll'inevitabile senno di poi, in ottica proiettata al futuro.
E' chiaro che le maggiori responsabilità di successi e insuccessi sono sempre di chi scende in campo, ma chi pianifica e dirige dovrebbe aggiungere valore prima durante e dopo le partite piuttosto che generare dubbi e incertezze.
Il piccolo francese, stereotipale quasi quanto Zidane (intelligente, timido, orgoglioso, scostante, autocratico) aldilà del suo score biennale - 13 vittorie (alcune storiche), 1 pareggio, 17 sconfitte - ha sicuramente dato il suo importante contributo alla crescita del movimento rugbistico italiano, però non è riuscito a risultare decisivo.
Sotto questo profilo inutile girarci tanto intorno: siamo più o meno quelli che eravamo due anni fa, nè carne nè pesce, poco internazionalmente considerati - non dico come una Romania ma poco ci manca, basta leggere la stampa fuori d'Italia. Siamo rimasti con un piede dentro e uno fuori dal vertice del rugby mondiale. I numeri: Berbizier ereditò una Nazionale oscillante da anni tra il decimo e il dodicesimo posto nel ranking mondiale e lì l'ha lasciata, a parte la "fiammata" post Sei Nazioni 2007 e l'effimero raggiungimento del nono posto.
Il motivo primo a nostro avviso sono state alcune NON scelte, forse dovute al poco tempo a disposizione, forse "agevolate" dalle troppe cordate attive in Federazione, scelte che comunque ricadevano sotto la sua responsabilità.
La più grossa è stata il mediano di apertura. Berbizier non ha mai fatto un chiaro commitment, una scelta chiara in questo ruolo chiave per il gioco della squadra.
Dopo aver giubilato Wakarua e Scanavacca, provato addirittura Griffen nel ruolo e tiraemollato con Pez, alla fine ha estratto dal cilindro la carta a sorpresa DeMarigny con gli esiti che conosciamo: contrordine compagni e il rischieramento di un ormai sfasato Pez.
Non era il caso di pianificare meglio nel tempo, predisponendo alternative? Magari investendo su qualche giovane mediano 100% italiano tipo Marcato, o al limite lavorando su un buon trequarti più "fisico" come Masi ...
Ci siamo soffermati sul numero dieci perchè è il caso più eclatante, ma il discorso vale per tutta la "spina dorsale" della squadra (tallonatore, terza centro, mediani, estremo); l'impressione è che tutti i giocatori della nazionale abbiano vissuto gli anni del piccolo Napoleone nell'incertezza e nel dubbio di scelte non chiarite e soprattutto difese. Vogliamo parlare ad esempio del trattamento subito da Ongaro o da LoCicero, uno che avrebbe potuto rappresentare una colonna anche morale (un uomo "di spogliatoio" oltre che d'immagine)?
Dubbi, ripensamenti e mancanza di condivisione col team hanno inciso sulla compattezza e sul morale di una nazionale già a rischio per il suo essere e latina e anche un po' "straniera" - tipo Inter, quindi ancor più bisognosa di leadership chiare, di certezze in campo.
John Kirwan con feroce sintesi anglosassone ha detto una verità universale: "L'italiano, devi essere duro con lui, ma allo stesso tempo ha bisogno di fiducia; solo allora rende".
Se a livello di pianificazione e di "costruzione dello spogliatoio" il francese è stato insomma poco accorto, anche il suo impatto sulla partita s'è rivelato a volte non esenta da critiche: che dire delle tre irrilevanti sostituzioni nella partita della vita contro la Scozia? Too little too late, era chiaro persino a Lippi in tribuna che Pez ad esempio non era in giornata.
Nick Mallett è sicuramente uno tosto: grande giocatore in Sudafrica Francia, per un paio d'anni a Rovigo, allenatore di Stade Francais e Western Province nonchè degli invincibili Boks di fine millennio scorso, quelli del record di 17 vittorie di fila, del Tri-Nations '98 vinto senza sconfitte, del 101-0 all'Italia, dei cinque drop agli inglesi e del terzo posto ai Mondiali 1999, e pure quello dell'accusa di corruzione ai vertici della Federazione Sudafricana che lo fece estromettere.
Dovrà partire dalle "tre" cose positive già esistenti, ma anche da una onesta analisi degli errori enunciati sopra, non certo per antipatia personale o irriconoscenza nei confronti di Berbizier; con l'obiettivo di recuperare almeno "tre" posti nel ranking mondiale. Stabilmente.
UPDATE: ora è ufficiale, Howard "Nick" Mallett sarà the Coach dal primo novembre.
2 commenti:
condivido con il tuo bell'articolo.
la gestione BBZ è comunque, secondo me, stata molto prolifica e positiva, sotto ogni aspetto. il fatto che in italia manchino n.10 non è certo colpa dell'allenatore, e ricordiamoci che BBZ ha preso una squadra che aveva appena "vinto" il cucchiaio di legno nel 2005 a vincere (e in che modo) due gare nell'ultimo 6N.
se avessimo passato i quarti di finale, sarebbe stata festa nazionale per noi del rugby...ma dopo tutto è stata UNA partita.
mallett è uno davvero tostissimo, e secondo me il fatto che sempre più grandi allenatori accettino incarichi dalla Fir è l'ennesima prova che gli azzurri stanno ormai entrando nel rugby che conta.
anche i pumas nel 2003 sfiorarono i quarti..ora arriveranno alle semifinali. ;)
Si andrea, l'intento del post non era iconoclasta nei confronti di Bbz, ma voleva mettere l'accento sui perchè c'è mancato un mm (merito suo) e solo un mm (demerito suo) alla qualificazione: non è stato solo il destino cinico e baro insomma.
Numero 10: proprio perchè si sa che non ce n'è tanti in Italia, sostengo che doveva essee fatto un investimento, aperto "un cantiere" per tempo, non arrivare a ridosso dei mondiali con DeMarigny improvvisato.
Mallett ha tutte le credenziali per ben fare, è tosto e carismatico, gli italiani hanno bisogno di uno che gli dia certezze non amletismi; purtroppo inizia male, nel senso che prima del sei nazioni avrà poche possibilità di stare con la squadra.
Passiensa, questo 6N gli servirà per capire dove lavorare in ottica 200-2011.
Grazie per il tuo contributo e per le parole di speranza, sono anche le nostre.
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