giovedì 10 gennaio 2008

The color of the coach


Siamo finalmente giunti all'epilogo della farsa sulla scelta del nuovo coach Springboks su cui ci dilungheremo alla fine; con essa si chiude la lunga fase post mondiale del cambio allenatori delle nazionali. Stagione inaugurata proprio dall'Italia: Nick Mallett andava a sostituire Pierre Berbizier, gia' reclutato prima dei mondiali per riportare ai fasti del passato il Paris Racing Metro in Pro d2 francese.
Alcuni allenatori, non tutti vincenti, sono rimasti alla guida di alcune "grandi": Brian Ashton il finalista inglese e' stato confermato, nonostante le sferzate raccolte da qualche ex mostro sacro poco impiegato come Dallaglio e Catt e il recente annuncio del ritiro del (l'ex-) capitano Martin Corry. Anche Graham Henry continuera' a guidare gli All Blacks ma solo per due anni: gli e' andata bene, era stato "sospeso" per un paio di mesi e sottoposto a pubblico processo con tanto di richiesta di prove a discarico, manco il Presidente della Federazione neozelandese si chiamasse Zamparini.
Il discreto successo della Scozia a RWC2007 ha ovviamente giovato a Frank Hadden: confermato, anche se solo con un "rolling contract" su base annuale. Anche Eddie O'Sullivan e' ancora alla guida dell'Irlanda, nonostante la Coppa del Mondo sia stato uno dei piu' deludenti in assoluto per la squadra del Trifoglio.
Per il resto delle "grandi" il post mondiale e' stato tutto un rebelot.
Ha iniziato la Francia: dato che Sarko' aveva assoluto bisogno di Laporte al Ministero dello Sport (ma forse ora ha "altro" per la testa, non l'ha ancora insediato ..) le Bleus hanno inopinatamente incaricato Marc Lievremont, ex stella come giocatore ma privo di grandi affermazioni in panchina. Lo vedremo a breve alle prese con la difesa del titolo nel Sei Nazioni.
La rabbia del Galles per la performance in Web Ellis Cup ha portato a un sack brutale del coach Gareth Jenkins senza neppure attendere le sue dimissioni. E' arrivato Warren Gatland, un All Blacks allenatore di discreto successo nel Waikato e precedentemente con la nazionale irlandese; di fatto in Galles avevano un buon ricordo di un altro neozelandese, Graham Henry ("the great redeemer", tra il '98 e il 2002, quando accumulo' anche dieci vittorie in fila).
Il successo dei coach neozelandesi si spinge sino al take over dell'Australia.
La delusione mondiale dei conterranei di Crocodile Dundee e' stata resa forse ancora piu' sanguinosa dalla ottima performance di Eddie Jones, l'ex allenatore australiano "consulente" dei sudafricani ai quali ha insegnato quel paio di cosette che gli mancavano per essere i migliori; devono essersi detti, nemo propheta in patria ...
Rotti gli indugi hanno affidato la panchina a un neozelandese e non uno qualsiasi: il mitico Robbie Dean, ex All Blacks allenatore dei Crusaders, la squadra che fece dire a Vittorio Munari: "A Christchurch c'e' l'Universita' del Rugby". Molti suoi connazionali l'avrebbero voluto al posto di Henry; il compromesso raggiunto tra le due Federazioni non molto amiche e' che Dean pur gia' "australiano" manterra' la carica di allenatore dei Crusaders sino alla fine del Super14 2008.

Dulcis in fundo si arriva alla farsa sudafricana.
Jake White, il piccolo grande uomo in giacca verde, ebbe il coraggio di difendere la sua squadra, prendendosi la responsabilita e dire no alle pressioni montanti della politica sudafricana sulle quote razziali in squadra. E' stato ripagato dalla squadra con la conquista della Coppa del Mondo.
La lezione non e' bastata ai politicanti; ora che il grande White ha tolto il disturbo, togliendosi nel contempo con eleganza qualche sassolino dalla scarpa, avidi parassiti razzisti au contraire, tra i quali si distingue per virulenza un certo Mr.Stofile alto dirigente della Federazione (Saru) e politico, hanno detto chiaro e tondo cosa li attende. Ridicolo, in un Paese dove i neri amano il calcio e i bianchi giocano a rugby: sarebbe come se in Italia si facesse la nazionale di hockey su ghiaccio o di curling con due trapanesi obbligatori in squadra.
Sia come sia, la short list tra cui scegliere il sostituto di White era composta da due allenatori "federali" senza infamia e senza lode - Peter de Villiers e Allister Coetzee, da una "icona" del rugby sudafricano nero con poche esperienze di panchina - Chester Williams - e dal piu' titolato degli allenatori sudafricani, Heyneke Mayer (in foto a sin.) coach dei Blue Bulls di Pretoria titolari del Super14 vinto nella tana dei nemici storici di Durban.
Sfortunatamente per Mayer lui era unico bianco del quartetto; sfortunatamente per il Comitato di Selezione, l'associazione dei giocatori di rugby sudafricana si era espressa per Meyer in modo chiaro e forte: un plebiscito, 198 su 258 giocatori hanno votato per lui, il secondo (DeVilliers) ha preso 36 voti.
Pero' il rugby in Sudafrica e' un giocattolo per politici: ieri la conferma ufficiale, hanno scelto Peter de Villiers (in foto a dex.).
Non molto da dire sull'uomo, non e' certo un Robbie Dean ma e' pur sempre l'allenatore della Under21 campione del mondo. Ha un bel dire ora DeVilliers che il colore della pelle non sara' un fattore nelle sue selezioni; il SUO problema e' la motivazione con cui e' stato eletto e con la quale dovra' convivere.
Il presidente della Saru Oregan Hoskins ha infatti testualmente affermato: ""I'm being honest with our country. We, as an organisation, value the importance of transformation in a society that is changing.. the appointment did not take into account purely rugby reasons".
Una volta rovesciato apartheid si dice transformation, buono a sapersi; un cretino di Sportingo (immagino sia un bianco) applaudiva qulache settimana fa senza vergognarsi alla "positive discrimination", senza riflettere, da buon dirigista illiberale, che la discriminazione, oltre che inerentemente ingiusta e disonesta (bel "modello" per i giovani di colore!), e' pure perdente: vincere un Mondiale non e' facile nemmeno per degli autentici campioni, figurarsi per delle mezze figure, figurarsi la coesione di una squadra zeppa di "raccomandati" e con un allenatore scelto non solo sulla base di motivazioni sportive. "Trasformation" si: da vincenti a perdenti.

1 commento:

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