Una Calcutta Cup operaia
Scotland 15 - England 9
La Scozia si impone in una partita senza mete giocata al Murrayfield nel più classico dei climi inglesi - rovesci a catinelle, sprazzi di sole, vento a profusione - grazie a una solida partita difensiva, sfruttando ogni opportunità di calciare offerta dall'indisciplina affannata degli inglesi, fosse offerta a Paterson (quattro su quattro penalty) o a Parks (uno su uno).
Quest'ultimo e' subentrato nel primo tempo al posto dell'infortunato Rory Lamont (zigomo fratturato per una ginocchiata da Balshaw) e posizionato all'apertura, facendo scivolare Paterson all'ala.
Jonny Wilkinson ha piazzato tre pens. su quattro e ha superato il record mondiale di punti fatti in test match, prima detenuto in comproprietà col mitico Neil Jenkins; ciò rimane l'unico achievement suo e della squadra della Rosa dei Lancaster in una partita non solo decisiva ma anche più che abbordabile sulla carta, e affrontata invece nel modo più sbagliato: svogliato, senza idee e privi di mordente.
La cronaca di una partita noiosetta ridotta all'osso: punizione al nono minuto per entrata laterale in ruck di Easter, siamo entro i ventidue mt. inglesi e Paterson non sbaglia.
La pressione inglese - nulla di particolarmente veemente - produce l'infortunio sopradetto di Lamont, il calcio del record mondiale per Wilko al 27' e la sostituzione per infortunio del tallonatore scozzese Ross. Nulla di più.
Paterson colpisce ancora al 30' e a fine primo tempo, tra i due Wilko fallisce un difficile calcio lungo e controvento; il primo tempo si chiude 9-3.
Le strigliate in spogliatorio solitamente tendono a riportare il peso dei valori tecnici in campo, al rientro dei giocatori; nulla di tutto questo al Murrayfield, gli scozzesi continuano imperterriti a far contro il nemico una barriera e a punirlo delle sue indiscipline: al 48' siamo 15-3 (calci di Paterson, una striscia di 29 centri consecutivi in nazionale, e di Parks).
Nel giro di pochi minuti Wilkinson piazza due punizioni, ma la pressione inglese si rivela piuttosto sterile e lì si ferma. Tanto che nel finale Ashton fa entrare George Chuter, Ben Kay e Matthew Tait al posto di Shaw, Mears e dello spento Toby Flood, e anche Wilkinson cede il posto a Charlie Hodgson.
Particolarmente deludente il trangolo arretrato inglese: Vainikolo è del tutto incapace di sfruttare la sua mole per piazzare un singolo break che fosse uno, Sackey ci mette buona volontà ma poca lucidità, l'estremo Balshaw svolge con sufficienza il ruolo di "cleaner" (Paterson lo bombarda con palle alte sin dal novantesimo secondo), ma quanto a proporsi in attacco beh, è riuscito solo a stendere malamente Rory Lamont come sopra detto.
Anche i centri e la mediana sono tutto tranne che propulsivi e creativi: Wilko pensa al suo record e tutto il resto è noia, Wigglesworth dov'è, Noon e Flood più calci che penetrazioni.
La delusione più grossa viene dal pack, sulla carta nettamente superiore a quello scozzese ma nella realtà reso inoffensivo e "gestito" con abilità dagli avanti scozzesi persino in rimessa laterale: sufficienti solo le due terze linee Lipman e l'esordiente Croft.
Tra gli Scots bella partita lucida di Blair (man of the match), del solito cecchino Paterson, ma tutti hanno giocato con intensità e notevole disciplina.
Coach Ashton ha espresso "frustrazione" per la prestazione dei suoi, "outplayed" dagli scozzesi. L'indisciplina, ha dischiarato, ha causato il doppio dei calci contro rispetto quelli a favore, ha concesso guadagni territoriali gratuiti per gli scozzesi, rottura del gioco inglese e la spada di Damocle di esser sempre sotto nello scoreboard.
As a result, anche l'Inghilterra elegantemente si toglie dalla strada tra il Galles e la vittoria del Torneo; a questo punto rimane solo la Francia, ammesso e non concesso che le sorprese della quarta giornata siano finite ...
Per quanto ci riguarda, la prima lezione è che nel livellato rugby boreale vince chi più mantiene la "compostezza", ma questo dovremmo averlo già imparato al Millennium; secondariamente in prospettiva ultima giornata, c'è solo da sperare che la Scozia ora sia appagata dalla Calcutta Cup e dal fatto che, qualunque cosa succeda nell'ultima giornata al Flaminio, eviterà il cucchiaio di legno.
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