domenica 27 luglio 2008

Advance Australia fair

Australia 34 - Nuova Zelanda 19
Partitone all'ANZ Stadium di Sidney, sabato: sono di fronte Australia e All Blacks.
Piu' che l'importanza della posta in palio - TriNations solo agli inizi, Bledisloe Cup assegnata quest'anno al meglio di quattro partite - la sfida deve fornire importanti elementi sulla situazione delle due squadre: i dubbi su questa fase transitoria dei Tutti Neri, esplosi con la sconfitta casalinga contro i non eccelsi Sudafricani, e sull'altro fronte i decisi progressi mostrati dai Wallabies contro gli stessi.
Il tutto aggravato dalla polemica tutta interna alla Rugby Nation dei Kiwis: la conferma di Graham Henry dopo la delusione mondiale ha mandato Robby Deans da Canterbury, Nzl, il suo sostituto ideale, a sedersi sulla panchina australe; giusto per capirci, e' come se da noi la nomina di Donadoni avesse spinto Lippi ad allenare la Spagna che poi ci sconfigge agli Europei.
Polemiche che fanno i titoloni ma distraggono da quanto succede in squadra e in campo. Cronache e formazioni le trovate un po' ovunque, ad esempio qui; noi ci focalizzamo su quello che altrove latita: cercare di "leggere" le situazioni oltre la cronaca e gli impressionismi, e soprattutto di spiegare i perche' (sempre a nostro modestissimo avviso).

Partiamo commentando le formazioni: gli All Blacks sono sempre privi di capitan McCaw, gli Aussie han capitan Morlock infortunato, per il resto non ci sono "buchi", mismatch particolari nelle formazioni dall'una o dall'altra parte. Anche i due mediani di mischia Ellis e Burgess sono a nostro avviso al livello della partita: entrambi non tecnicissimi certo, ma tutt'e due difensivamente solidi e particolarmente adatti al gioco guizzante e senza pause delle Elv; pari e patta quindi sulla carta?
Mmm ... come gia' detto nell'ultimo post, Deans ha ereditato un blocco gia' solido e sperimentato, innervandolo di "chiarimenti" (Giteau all'apertura punto e fine della discussione, Barnes primo centro, Vaugh in panca a rinvigorire i finali di partita e un bel Tuqiri decisamente "ricondizionato") e pochi ma baldi innesti.
Situazione molto diversa invece per i Tutti Neri: a parte McCaw (indisponibile), Carter, Muliaina, So'oialo, la prima linea, s'e' aperta una fase magmatica di "selezione" e cambiamento post Webb Ellis Cup, corroborata (si fa per dire) dal "go North" di molti campioni ancora in grado di far da tutor alle giovani promesse schierate (Tahui, Kaino, Tuitavake, Braid ...).

Riguardo alle tattiche, l'impronta che Deans ha portato dai Crusaders ai Wallabies si fonda sulla certezza categorica del dovere al sacrificio difensivo da parte di tutti, non solo com'e' ovvio della terza linea e di Rocky Elsom (il McCaw diqqua'). Cio' significa aver instillato massima confidenza e "fede" nella squadra, anche nei momenti tosti e in questa partita ce ne saranno.
Il coach ex Crusaders inoltre puo' far leva sulle tradizionali competenze tattiche e sull'innato gioco dinamico australi, condite da un po' di formazione avanzata pro-Elv, per predisporre un approccio tattico che definiremmo "adattativo": lascia pure impostare la partita agli avversari, lasciandoli sfogare che tanto sanno contenerli anche sui loro terreni prediletti, grazie alla prevalenza tattica (calciatori - Giteau e Barnes, up&underers - Tuqiri e Ashley Cooper), alla fisicita' difensiva e al controllo delle fasi statiche, per poi colpirli cinicamente non appena si apre una possibilita'.
Gli All Blacks odierni sono invece optano per un game plan apparentemente fondato sullo "stanare" dalle profondita' i piedi di Giteau e Barnes, cercando con pervicacia lo sfondamento centrale, per richiamarli in trincea a difendere e quindi triturarli fisicamente e nella resistenza. Ne viene fuori un gioco quasi "sudafricano" tutto sfondamento di centri, avanti e ala chiusa che converge (ha mai toccato palla l'ala aperta AllBlacks?), col 72% di possesso palla a fine del primo tempo! Ma anche con 10 palle perse contro due in 40 minuti: d'altronde, chi non risica ... (l'Italia fuori casa, tanto per dire, avrebbe giocato in modo del tutto diverso).
La tattica Kiwis "possesso attivo vs. territorio passivo" non funzionera' del tutto, non tanto e non solo per le palle perse, quanto perche' Giteau e soprattutto Barnes si sacrificano come tutti in copertura e non si estraniano mai dalla lotta.

E ora gli episodi: al 5' Thorn si fa espellere per presa alta su Giteau. Era dall'inizio partita che gli All Blacks non riuscivano a evadere dalla loro metacampo e i nervi meno solidi han ceduto, evidenziando la mancanza in campo di una vecchia lenza come McCaw, uno che sa spezzare il gioco avversario in modi (a volte) meno eclatanti di cosi'.
'Sto fatto costa ai neozelandesi ben dieci punti: un penalty e una meta in soprannumero al 10' da parte dell'ottimo Cross, del tutto analoga alla prima contro il Sudafrica: ruck ad assorbire gli avanti, uscita rapida, mani veloci di Giteau, soprannumero al largo.
I Neri si trovano a partire in salita da meno dieci, ma si rimboccano le maniche e iniziano ad esser consistenti nei loro indefessi uno-contro-uno volti a richiamar australi a logorarsi in trincea e, ovviamente, a cercare lo sfondamento. La cosa gli toglie la loro arma migliore, il turnover, ma dopotutto sono in svantaggio; dagli e ridagli, finalmente passano con Muliaina al 25'.
Il pallino rimane saldamente in mano degli All Blacks, almeno sino alla mezzora - ci provano tutti soprattutto Sivivatu, Ma'a Nonu e Muliaina, l'ottimo Kahui (Conradi Smith e' in riposo?), Ali Williams e il terza Braid, un vero fetcher (un "Avanti Savoia!" tipo arditi della prima guerra mondiale) e anche Carter con le sue serpentine. Sono consistenti e determinati ma come detto perdono molte palle.
Il primo tempo di chiude 17-12 per i padroni di casa: al trentesimo passa Hynes grazie agli sviluppi di un bel calcetto di Burgess, ma a fine tempo il tallonatore dei Tutti Neri Hore pareggia le mete con una bella azione tambureggiante nata da un turnover a metacampo.
La differenza nei punti sin qui la fa un penalty e una trasformazione in meno. E il pallino della partita sembra dei TuttiNeri: un assedio destinato a sgretolare le mura erette dai padroni di casa, che a loro volta si riaffermano pericolosi nelle sortite.

Il secondo tempo parte sulla falsariga del finale del primo: al 45' va meritatamente in meta Ellis perche' e' veloce e sempre presente (come del resto Burgess, alla faccia di chi non ha capito il ruolo dei mediani di mischia in era Elv), finalizzando una ruck generata da una profonda serpentina di Carter, qui imitatore di Tuqiri: i Neozelandesi passano in vantaggio 17-19, tre mete a due.
Gli Aussie si rifanno sotto minacciosi ma l'instabile equilibrio in campo e' forte e il punteggio rimarra' fissato per dieci lunghi minuti.
Gli episodi a nostro avviso determinanti avvengono al 50' - Lauaki subentra all'ottimo Braid per rilevare il nr.8 di un Kaino a dire il vero poco proattivo, e sara' un disastro - e al 60': Sivivatu lanciato dietro una palla calciata in meta senza piu' nessuno davanti, viene atterrato da dietro senza palla.
In mezzo e dopo questi eventi ci sta molto altro, sopratutto di marca australiana: Elsom va in meta al 58', al 67' Giteau centra un drop decisivo come con il Sudafrica ( a proposito di game plan ben progettati ed eseguiti), al 75' Horwill corona una splendida partita marcando la meta che sigilla il risultato; se si vuole, confermano che i Wallabies sono "cinici" e sanno aprofittare delle opportunita' che si costruiscono.
La spiegazione del risultato pero' deriva a nostro avviso da quell'uno-due sopra detto: Lauaki in giornata no perde una caterva di palle in attacco e si fa scherzare da Elsom nella sua meta a difesa stretchata, e poi la mancata meta tecnica per Sivivatu. Il primo fatto abbatte il belief ancora vivo della squadra Kiwis; il secondo e' un episodio discutibile, uno dei classici scotti da pagare al "fattore campo".
Nulla da dire beninteso sulla legittimita' della vittoria Aussie; ci preme solo sottolineare, sono gli episodi a determinare la rottura degli equilibri a questi livelli: se veniva concessa la meta a Sivivatu, sarebbero stati 24 pari in 15 contro 14 a venti minuti dalla fine ...

Fortunatamente questo e' il TriNations e la prova d'appello arrivera' in diretta sabato prossimo da Auckland. A meno di improvvide e irrecuperate cadute di morale neozelandesi e di complessi di inferiorita' instauratisi nel coaching team, avremo finalmente la possibilita' di misurare il vero valore di questi Wallabies fuori dalle mura amiche: sinora Dingo Deans vanta un invidiabile score di sei vittorie in sei partite alla guida della Nazionale Australiana, ma tutte giocate in casa.
I meno esperti sappiano infatti, i punti al TriNations sono come le azioni ai tempi di Cuccia, non si contano ma si pesano: in tale prospettiva sinora prevarrebbe il Sudafrica, anche se ne ha vinta una sola su tre, avendole giocate tutte fuori casa; segue l'Australia "in pari" col suo (pur prestigioso) due su due casalingo, e perde la NuovaZelanda con il pessimo uno su tre con due giocate in casa.
Per intanto rimane uno splendido TriNations che pare fatto apposta per riconciliare noi diffidenti Boreali con le nuove regole, a maggior ragione se lo rivincesse finalmente l'Australia.
Ci lascia anche a domandarci, oltre a come abbiamo fatto sinora senza delle Elv, come faremo mai ad adattarci ad esse nei nostri campi; la risposta che molti team si stanno dando e' poco tecnica e piu' legata all'import export - di campioni e allenatori.
Di seguito gli highlights della partita da YouTube.

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