sabato 26 luglio 2008

Back to TriNations

Mi sono finalmente visto la registrazione di Australia-Sudafrica e ne intendo commentare - lately - gli aspetti tecnico tattici.
Stimolati dal fatto che in Rete capita di incrociare anche commenti apodittici stile opinionista "Qui Studio a Voi Stadio" ("Bonera non vale Burdisso", "Simic e' finito", "Ranieri non e' da Juve" etc.etc.) applicati al rugby. La mission che RightRugby s'e' dato, coi limiti, le pause e i vantaggi propri dell'amateur non addetto ai lavori, e' l'esatto opposto: evitare la "calcificazione" dello sport di squadra piu' unique del mondo, divulgando non volgarizzando.
E' per noi una importante questione metodologica, convinti come siamo che cio' che contraddistingue in generale il vero Right Man sia appunto l'approccio, la mentalita', non la cernita al supermarket delle ideologie di credenze, personalismi, singole idee o ricette.

Finiamola con le divagazioni; nel merito, riconosciamolo, "porgiamo la chioma" (inchiniamoci) all'Australia: la solita, solida esperta squadra in tutti i reparti, con qualche (per adesso limitato) innesto di valore e una prateria di giovani rincalzi da brivido, ma con una decisiva novita', il mitico coach ex Crusaders Robbie Deans in panca.
Questi ha apportato un paio di interessanti idee.
Da subito ha definitivamente chiarito i ruoli post-Larkham: due teste pensanti in mezzo ancorche' non pesi massimi, con Giteau finalmente apertura titolare e Barnes dirottato al centro; Vaugh in panca a far il "sesto uomo" alla basket, per fornire impatto ai finali di partita. Horwill affiancato al grande Sharpe non fa rimpiangere Vickerman in seconda linea da stratosfera, mentre la prima linea, antico irrisolto punto debole Wallaby, non e' andata in palestra o a recuperar rimpiazzi nelle Isole del Pacifico, ma e' stata sagacemente istruita a far leva senza farsi beccare sul suo punto di forza, cioe' il "mestiere".
Inoltre Deans ha saputo innestare nell'alveo delle tradizionali eccellenti competenze tecniche dei giocatori gialloverdi, una serie di automatismi d'attacco "Elv based" e varianti difensive piu' moderne rispetto al classico gioco largo che rendeva gli australiani "i francesi australi".
Il risultato: L'Australia riesce ora a gestire la sfida sul terreno prediletto dagli avversari - nel caso del Sudafrica, breakdown, mischia e rimessa laterale - controllandoli, per prenderli poi di infilata grazie a una magistrale capacita' di gestire gli episodi favorevoli che la partita le offre.
Il "cinismo", la freddezza, sara' anche la chiave della sfida con gli All Blacks (in tal caso, anticipiamo, il terreno sara' quello dell'uno contro uno e della panchina lunga, oltre al solito breakdown), di cui riferiremo nel prossimo post.
Gli ingredienti su cui Deans puo' far leva sono l'esperienza, sangue freddo e confidenza, unite a forza fisica (che seconda e terza linea! Rocky Elsom George Smith e Palu sono da paura), preparazione atletica, competenza, entusiasmo, eccellente piazzamento tattico e ricambi decisamente all'altezza dei titolari (Cross vs. Mortlock ad esempio).

Dato al Cesare australiano cio' che 'e di Cesare, i sudafricani sono parsi "azzoppati"?
Mah, non certo per via della tradizionale abbondanza di "politica" che li affligge: un merito di coach Peter deVilliers (al contrario va detto di Jake White) e' stato sinora riuscire a minimizzarne gli infausti effetti "selettivi" con poche contrapposizioni e conflitti, ad esempio Januarie titolare in mediana e' stato un successone.
Il panorama dei coach ZuidAfrikaner offriva sicuramente di meglio sotto il profilo dell'innovazione ma ci pare di poter dire che l'assenza di novita' e varieta' tattiche nel gioco dei Boks sia imputabile perlopiu' alla pessima forma di molti dei giocatori dopo un anno senza pause, non alla presunta incompetenza del coach vincitore del Mondiale under21.
Nemmeno l'Inghilterra di fine stagione e' messa peggio dei Boks: privi di tutta la prima linea titolare, con Matfield senza l'autonomia per reggere la contraerea, l'intera terza linea in affanno, le due ali sfasate e Steyn in involuzione solipsistica. Solo DeVilliers, il rincalzo Mtawarira e Jaunarie provano a sprazzi ad essere propositivi non solo reattivi; quanto all'ordinato Butch James, si limita come da attitudine all'ordinaria amministrazione, almeno senza marchiani errori. C'e' forse qualche giocatore lasciato a casa da DeVilliers che potrebbe far la differenza? Os duRandt con dieci anni di meno a parte, non ci pare.
Oltretutto la partita s'e' giocata in Australia, non a Pretoria o al Newsland: il fattore campo nel rugby ha ancora un peso, o vogliamo fingere di scordarlo?
Nonostante la superiorita' tattica avversaria, la squadra usurata e il fattore campo, non va trascurato che il Sudafrica e' rimasto in partita per tre quarti della gara: il risultato e' stato "sicurizzato" solo dal drop di Giteau dopo il 70'.
Nel primo tempo i Boks sono arrivati per ben due volte a meno di un metro dalla meta (la seconda con Habana sfigato che perde il controllo dell'ovale nel volo finale); prima meta' del secondo tempo a parte han saputo tenersi sempre sotto break.

La differenza (non nei punti) sono due tentate mete contro due realizzate: e' la rinnovata "cinica" capacita' dei Wallabies di sfruttare le opportunita' che sanno costruirsi.
La prima meta nasce da una rimessa rubata ai Boks; guadagno territoriale, ruck veeemente ad assorbire gli avanti avversari, belle mani veloci di Giteu ad aprire al largo a sfruttare il sopranumero. Classica e ben giocata: gli concedi un metro e si prendono la meta.
La seconda meta invece esemplifica un nuovo capitolo nel libro del rugby, titolato: "del nuovo uso furbo della mischia chiusa in era ELV". L'Australia conquista un calcio indiretto nei ventidue avversari; invece di caricare chiama mischia. La difesa secondo le nuove regole deve starsene a 5m dal piede dell'ultimo giocatore di mischia; tale spazio viene sfruttato come zona di lancio per i centri prima che gli avanti Boks possano staccarsi dalla mischia e scalare in aiuto; la solidita' della mischia, la velocita' delle aperture e la forza di Mortlock chiudono magistralmente lo schema.

Grande preparazione mirata quella che Robbie Deans ha saputo dare ai suoi; basti guardare in quanti difendono (pochi sulla palla, tutti a rischierarsi come i sudafricani), come si giovano degli up&under intesi come lanci d'attacco e non alleggerimenti difensivi (mentre i Boks li' son ancora fermi), o come adesso Tuqiri (dopo un paio di istruttive panche) e' messo in condizione di muoversi, fatto evidente se confrontato con il pari ruolo Habana.
Siamo in estrema sintesi di fronte a una grande squadra, resa grandissima dai mirati e sostanziali accorgimenti del professore della Crusaders' University of Rugby, al secolo Robbie Deans ribattezzato Dingo come il cane selvatico dell'Outback australiano.

A confrontarsi con l'Australia abbiamo due squadre degnissime rivali, dotate di giocatori e coaching team decisamente all'altezza della situazione, pur se in questa fase iniziale apparentemente meno fresche degli Australiani per differenti set di problemi.
Della serie, mica siamo nel Super10 italiano, Benetton contro Amatori, andiamoci piano con le considerazioni conclusive: siamo nel regno dell'equilibrio ad altissimo livello, non e' mai facile battere il Sudafrica pur malridotto come adesso.
Tutto e' relativo: ci pare eccessivo parlar di crisi delle numero uno e due del Mondo per esaltare i Wallabies adesso (mentre qui se ne delineava la crescita sin da meta' del Super14), vista anche la fine fatta dalle Boreali che sono andate a sfidarle. Mai scordare tra l'altro che l'Australia e' da sempre forte in casa; prima di sperticar troppe lodi, va vista anche in trasferta.
Saranno anche 'ste Elv finalmente masticate e digerite (dai sudafricani forse non del tutto), ma sta di fatto che stiamo ammirando un Tri-Nations certo da anno di transizione, ma a mille all'ora, con prestazioni sul campo esaltanti senz'altro da ricordare.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

interessantissima (come al solito!) disamina, condita da una premessa che sottoscrivo in toto.
Teddy Bear

ringo ha detto...

Non per dire, ma noi lo avevamo detto last week: che gli All Blacks si sarebbero dovuti preparare per il match con i wallabies. Ieri mi sono visto l'ultima mezz'ora. Tanto di cappello ai professori del rugby australe di nuovo conio.

Abr ha detto...

Grazie mille Teddy, felice che tu condivida la premessa, per noi fondamentale!

Certo Socio, l'avevi sottolineato e sull'Australia avevamo messo gli occhi dai tempi non sospetti del Super14.
Solo che l'idea che mi sto facendo, e in questo post sottolineo, e' che siamo a livelli stratosferici per i quali la differenza la fa la cinica capacita' di sfruttare gli episodi e nopn la differenza minimale di valori in campo.

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