domenica 10 agosto 2008

Dry run sudafricano

Sudafrica 63 - 9 Argentina
La "corsa asciutta" in gergo sportivo Usa e' la prova generale, l'ultimo allenamento prima della gara vera. E' quanto successo sabato a Johannesburg, con l'involontaria partecipazione della nazionale argentina. Non c'e' granche' da commentare, una partita dalle nove mete a zero (Jacobs, Nokwe, Spies, Pietersen 2, Du Preez, Van Niekerk 2, Du Plessis), un parziale di 49-0 nel secondo tempo; nemmeno da dire che gli ospiti si siano comportati in modo avventato, magari alla ricerca di schemi da rodare o di provare le nuove regole, all'opposto dei copertissimi italiani visti qui in giugno: semplicememente, dopo mezzora i Pumas han finito la benzina.
Coach Santiago Phelan come Donadoni eredita una Nazionale che ha gia' toccato l'apice, ha una serie di campioni usurati e abituati ai ritmi boreali (quindi a fine ferie) e il movimento sudamericano non ha ancora saputo compiere significative transizioni, nonostante i commitment della e con l'Irb e per i futuri impegni (TriNations?!). Nelle condizioni in cui sono era assurdo o presuntuoso decidere di misurarsi con la loro "bestia nera" (12 sconfitte su 12 incontri; i Pumas al top degli ultimi mondiali presero dai Boks 20 punti di distacco).
Unica nota negativa per i Boks al termine della "sgambata": si contano gli infortuni di Bakkies Botha e del redivivo Jaque Fourie; del resto stiamo giocando a rugby, la parola "amichevole" non rientra nel gergo.
Rifiniture Boks
Commentiamo piuttosto questo Mandela Challenge per quello che 'e stato, un allenamento di rifinitura in vista delle decisive partite casalinghe in fila del TriNations - una con gli All Blacks, due contro gli australiani.
Coach DeVilliers nonostante le tante critiche ha ribadito nei fatti la sua linea: lavorare saggiamente e con attenzione non per rivoluzioni copernicane ma su adattamenti e raffinamenti del team e delle tattiche.
Rimane giustamente ancorato al suo pack mondiale pur alla lenta ricerca della miglior forma d'antan e indebolito in prima linea rispetto ai Mondiali (ma Mtawarira funziona sempre meglio) e senza capitan John Smit, sostituito abbastanza degnamente (ma non certo nel carisma) da Bismark du Plessis; l'altro perno e leader della squadra e' Jean DeVilliers al centro, ball carrier in splendida forma.
In mediana il coach si affida al buon assortimento di Enrico Januarie e Butch James, imprevedibile il primo e solidamente affidabile il secondo; alle ali insiste sul recupero di JP Pietersen e Bryan Habana, testando di volta in volta qualche emergente - dopo i poco convincenti Ndungane e Conradie, stavolta pare aver trovato una opzione interessante col giovane, potente Jongi Nokwe dei Cheetas. DeVilliers continua inoltre a nutrire piena fiducia, a nostro avviso correttamente, sull'avventuroso Jantjies all'estremo. A livello di conferme, il test infine gli ha dato ragione sul secondo centro Jacobs, mostrandone finalmente le potenzialita' nel gioco in campo aperto.

Il coach Sprignboks ha anche provato delle interessanti alternative, pur nella inconsistenza dell'avversario.
Aldila' dei rincalzi per ruolo (Van Niekerk al 50' caps per Smith, Bekker per Botha, Mujati per VanDerLinde), ha potuto testare importanti rientri: nel mentre si attende il recupero di Schalk Burger e Bryan Habana, abbiamo gli scampoli di rientro (con meta) di Fourie DuPreez a ulteriore copertura del ruolo di mediano di mischia. S'e' poi rivisto (per poco purtroppo) il centro Jaque Fourie, a mio personale avviso uno dei veri protagonisti del mondiale.
Un esperimento interessante e' Percy Montgomery (99 caps oggi) per una ventina di minuti non all'apertura come promesso dal coach ma all'ala chiusa. Gia' testato all'ala aperta contro l'Italia, e' una opzione "piedi buoni aggiuntivi" nel triangolo arretrato, invece che al centro a mo' della coppia Wallaby Giteau-Barnes. Forse mira proprio a "coprire" quei due nelle sfide a venire piuttosto che spiazzare gli AllBlacks in fase di chiusura della gara (come nel baseball un "closing pitcher").

Infine i "tagli": Peter de Villiers rispedisce agli Sharks leader di Currie Cup Ruan Pienaar e Frans Steyn, con un sentite grazie arrivederci e sentiamoci ogni tanto; solo nel caso la mascella di Jaque Fourie risultasse rotta per davvero, forse al biondo una chance ulteriore di panca nazionale potrebbe essere data.
Pienaar non serve nel suo ruolo vero di mediano di mischia dopo il rientro di DuPreez e, ancorche' in gamba, non ha ocnvinto DeVilliers come rimpiazzo di James all'apertura.
Quanto a Steyn, dopo una serie poco convincente di prestazioni vagolanti qua e la' per i ruoli, deve decidere cosa vuol fare del suo immenso talento naturale - centro, apertura o magari estremo?
Negli Sharks gioca centro, "coperto" di tal Michalak all'apertura; quando il francese tornera' nell'emisfero Nord a fine stagione, capiremo cosa Steyn ha deciso di fare da grande.
Alla fine i Boks si lasciano privi di alternative a Butch James ... il mai provato ma inossidabile Percy Montgomery a parte.
La tattica, le ELVs
A livello di gioco, i Boks non sono piu' i monolitici "ti trito di avanti ti asfissio di difesa e poi quando sei senza fiato ti stendo": si sono modernizzati, cercano di aggiungere alla tradizionale solidita' difensiva e al controllo delle fasi statiche una certa varieta' di schemi d'attacco (up&under di Jantjies e Montgomery, guadagni territoriali di James, blitz di Januarie, sfondamenti con DeVilliers, piu' le solite rimesse laterali e interessanti prove di sfruttamento delle nuove regole ripartendo dalla mischia chiusa).
Se sinora i Boks mostrano ogni tanto le corde (anche contro i Pumas nella prima mezzora), lo si deve a nostro avviso piu' che alla tattica sbagliata o a cattive scelte, alla forma precaria di molti - segnatamente tutto il pack - e alle conseguenti insidie subite in fase di spinta e sulla disciplina.
Va inoltre sottolineato che il gioco dei Boks pare piu' tarato sulle ELV "Internazionali" (le tredici adottate dal 1 agosto a livello mondiale) piuttosto che sul set "esteso" di ELV adottato nel TriNations; non per caso anche la Currie Cup nazionale la giocano solo col subset piu' limitato, mentre chiaramente sia i neozelandesi ma anche gli australiani appaiono piu' avanti negli adattamenti che si stanno dando alle nuove regole estese .
Per i meno addentro, la differenza sostanziale tra i due set di regole sta nell'assenza dei free kicks nella versione ristretta (internazionale): il calcio piazzabile rimane la punizione di tutti i falli come nelle regole "vecchie".
Ne risulta relativamente meno "frenesia" nel tentare di rubar possesso in ruck (per non rischiare calci contro) e quindi migliori possibilita' di controllo palla mentre si cerca il dominio territoriale, con un peso decisivo del controllo della rimessa laterale.
In ogni caso questo TriNations e' il piu' interessante degli ultimi anni perche il piu' aperto, tenendo presente il nostro antico warning: con ELV o senza, nel rugby di alto livello rimane decisivo il peso del sedicesimo uomo (o quinto arbitro?), il fattore campo.

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