sabato 22 novembre 2008

All Blacks sopra a tutti

Cardiff, Millennium Stadium, Wales 9 - 29 New Zealand
Wales: L Byrne (Ospreys); L Halfpenny (Blues), T Shanklin (Blues), J Roberts (Blues), S Williams (Ospreys); S Jones (Llanelli), J Hook (Ospreys, 57), G Cooper (Gloucester), D Peel (Sale, 57); G Jenkins (Blues), M Rees (Scarlets), A Jones (Ospreys), A-W Jones (Ospreys), I Evans (Ospreys), L Charteris (Dragons,55), R Jones (Ospreys, capt), M Williams (Blues), A Powell (Blues).
New Zealand: M Muliaina (Waikato); J Rokocoko (Auckland), R Kahui (Waikato), M Nonu (Wellington), S Sivivatu (Waikato); D Carter (Canterbury), J Cowan (Southland), P Weepu (Wellington, 50); T Woodcock (North Harbour), K Mealamu (Auckland), N Tialata (Wellington), J Afoa (Auckland, 48), B Thorn (Canterbury) A Williams (Auckland), J Kaino (Auckland, capt) R McCaw (Canterbury, capt), R So'oialo (Wellington).
Referee: J Kaplan (South Africa).

Loro, gli All Blacks, non dovevano certo tenere d'occhio il ranking mondiale per i sorteggi del Campionato del mondo che ospiteranno nel 2011. Ma mica per niente, semplicemente perché sono un gradino sopra a tutti gli altri e il Galles lo ha scoperto sulla propria pelle. Che pomeriggio però in quel di Cardiff, accolto dalla coreografia a fiamme e fuoco del Millennium Stadium. Roba da far venire i brividi anche a coloro che di questo sport non comprendo un'acca, bastava soffermarsi ad assistere alle scene inziali dell'opera teatrale.
L'antefatto: qui la Nuova Zelanda perse la testa (e il Mondiale) contro la Francia ai quarti di finale. Sì, sempre un anno fa, ormai lo sappiamo a memoria. Altro antefatto: qui, due anni fa, si consumò una disfida diplomatica: un giornalista al seguito dei kiwi che definì village idiots i rugbisti gallesi e la Haka fatta negli spogliatoi anziché in campo, per la delusione degli 80.000 presenti a quel test match, tra i quali il sottoscritto. Bene: oggi niente Ka Mate, ma Kapa O Pago, con taglio della gola finale tanto per intenderci. E così quando pareva dovesse cominciare la partita, i gallesi sono rimasti immobili abbracciati l'uno accanto all'altro sulla linea di metà campo, i neozelandesi stavano ancora in formazione da danza maori e si scambiavano tutti e trenta sguardi da guerrieri inferociti. Così per un paio di minuti, con il povero e bravo Kaplan che si avvicinava alle due parti in causa e li invitava con educati "let's go" a giocare. Parole al vento finché i neozelandesi non si sono decisi a voltare le spalle.
Per capire per quale motivo gli uomini di Graham Henry sono davvero i numeri uno, mettiamola così: il primo tempo è finito 9-6 per il Galles. Il secondo 13 - 0 per la Nuova Zelanda. Questo il tabellino:
3-0 Jones (pen); 6-0 Jones (Pen); 6-3 Carter (pen); 9-3 Jones (pen); 9-6 Carter (pen). HT. 9-9 Carter (pen); 9-14 Nonu (try); 9-16 Carter (Con); 9-19 Carter (pen); 9-22 Carter (pen); 9-27 Kaino (try); 9-29 Carter (con).
Primi 40' minuti da valorosi per le truppe di Warren Gatland, che hanno saputo resistere alla marea nera inziale e hanno contrattaccato come si comanda. Calci in profondità, pressione. Persino Shane Williams, con il suo fisico che ne risente sempre quando di fronte ha i colossi australia, ha brillato, anche se il migliore si è confermato, per senso tattico e intelligenza, l'estremo Lee Byrne. Neozelandesi penalizzati anche dal loro atteggiamento che deve fare i conti le regole: Kaplan non ha mai mancato di ricordare a Cowan che la palla, in mischia ordinata, va inserita senza farla passare per le terze linee, ma mettendola nel mezzo. Vizio diffuso tra le unions dell'emisfero sud. Falli fischiati contro: il problema è che, alla conta dei fatti, non fanno differenza. Primo tempo che è dalla parte dei padroni di casa. E il pubblico di Cardiff gasato più che mai. Dopo la pausa negli spogliatoi, tutto è cambiato.
Probabile che Ryan Jones e compagni abbiano sentito la pressione, la paura. O molto più probabilmente, i neozelandesi nelle gambe e nella testa ne hanno più di tutti gli altri. Un calcio regalato immediatamente a Carter ed arriva il pareggio che significa: reset per il Galles, start per la Nuova Zelanda. Una corsa dietro l'altra, una pressione costante e micidiale. All Blacks in tutte le zone del campo, una gestualità terribilmente semplice, una forza in mischia mai messa in discussione: Tony Woodcock ha strimpellato il povero Adam Jones come meglio ha creduto. A nulla è servito il cambio in mediana con gli innesti di Peel e Hook. Il Galles oramai stava affondando. Al 55' la prima meta, allo scadere la seconda, quando sui volti degli All Blacks si leggeva la voglia di far dimenticare i sostenitori rossoverdi i primi quaranta minuti di speranze, di hope and faith. Al 66', quando le cose si potevano ancora aggiustare, se non altro, Hook ha spedito fuori un calcio non difficilissimo quando il punteggio era sul 9-19.
Un Galles suonato e messo ko. E pensare che in tribuna era stato scovato Joe Calzaghe, idolo italo-gallese di boxe che si batte sui ring internazionali di alto livello. E alle telecamere il buon Joe aveva regalato due montanti. Che si sono rivoltati contro al fischio finale di Kaplan. Migliore in campo Richie McCaw. Gatland, in settimana, aveva detto: "Non gioca sporco, è il più forte nel suo ruolo molto semplicemente". Aveva messo le mani in avanti il buon Warren. Non gli è bastato per non rimanere travolto dal rigurgito firmato Graham Henry.

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