sabato 22 novembre 2008

Ammaraggio nel Pacifico

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Stadio Giglio di Reggio Emilia: Italia 17 - Pacifica Islanders 25
La cronaca
Pronti via e i Pacifici capitalizzano il primo errore dei nostri: up&under cortissimo di Marcato mentre la linea dei trequarti azzurri sale tutta all'unisono, possesso regalato alla mediana isolana e manco fosse Giteau parte un lancio al piede in profondità sul nostro lato sinistro sguarnito. Piomba Delasau in contropiede pressocchè indisturbato: quarto minuto, zero a sette, welcome into a real game; 'sti isolani, altro che solo fisico e improvvisazione!
Nonostante l'infortunio il primo quarto vede una buona interpretazione della gara da parte azzurra. Provano finalmente a lavorare multifase e la cosa rende: Ghiraldini finalizza una meta di potenza dopo un bel lavoro corale e al ventesimo siamo sette a dieci; forse ci siamo. Meglio ancora: al 25' l'arbitro Barnes rifila un giallo all'apertura Bai. E' la svolta?
Si ma non a nostro favore: non c'è personalità e idee per innescare e sopratutto mantenere vivi gli attacchi. Quanto agli avversari, altro che "improvvisatori": i Pacifici muovono bene palla sia coi trequarti che con le ruck degli avanti e ancora Delasau va in meta al 30', stavolta finalizzando una azione del pack.
L'Italia è in tilt non solo offensivo: i fallosi siamo noi! Robertson si becca un giallo per fuorigioco sistematico, contrariamente a noi loro sanno sfruttare il "power play" in superiorità numerica (che ci serva un allenatore di hockey su ghiaccio?) e al 40' arriva la terza meta, di Ratuvou.
Riposo sul 10 - 22 che diventa 10-25 dopo due minuti di secondo tempo nel gelo non solo climatico dello stadio.
L'Italia della ripresa è scatenata ma improduttiva: mentre gli isolani badano a difendersi con ordine e metodo, i nostri si installano praticamente per tutto il tempo nella metacampo avversaria con grandi sforzi e veementi tentativi di sfondamento - in evidenza Mirko e Masi nei trequarti e più o meno tutti gli avanti - ma non riusciamo a fare break, o tener palla piantata in mano fino alla fine, o fare la scelta giusta al momento giusto.
Arriva la meta al 65' con Mauro Bergamasco, lanciato con un favoloso trick da Parisse. Me è tutto qui, fine delle trasmissioni, ci rivediamo a febbraio (Sei Nazioni) con più dubbi e rododendri che certezze e motivazione.
Tutto da buttare?
Grande la delusione per la prima vittoria in otto incontri degli isolani pacifici. Però ... sarà che ci aspettiamo dalla maggior parte della critica i classici stracciamenti di vesti "l'è tutto sbagliato l'è tutto da rifare", ma stavolta partiamo dal positivo italiano che pure c'è stato.

- In una partita "fisica" s'è finalmente manifestato il "karma" di Andrea Masi: con una prova finalmente decente ci ha fatto capire che la sua mission è fare il ball carrier di potenza, lo Stirling Mortlock, il Ma'a Nonu, il Latham dei poveri. Un ottimo utility back non certo un estremo da gioco tattico moderno.
- Mirko Bergamasco è notevolmente maturato: molto più leader anche con l'esempio e molto più in controllo di quella testa calda del fratello, gioca con personalità ovunque lo si schieri. Nello Stade ha giocato uno scampolo fin da mediano di mischia ...
- possiamo giocare multifase in attacco, udite udite! Ho contato anche nove fasi senza perdere palla, miracolo!
- L'unica indiscutibile inossidabile certezza: Parisse. In epoche in cui persino i piloni italiani riescono a farsi mettere in discussione. Se si chiamasse Carter o Giteau, il suo assist a Mauro B. per la seconda meta italiana sarebbe santificato dai cronisti di tutto il mondo del rugby.

Quello che non va non è nuovo, siamo alle solite:
- mentalità: troppo tesi e contemporanemente rassegnati i nostri: la voglia non manca, ma su di essi incombe il fato dei perdenti designati. Persino quando - stavolta - non vengono puniti dall'arbitro come successo contro l'Australia. E' come se, perdendo di poco e segnando solo una meta in meno degli avversari, tirassero un respiro di sollievo: visto che ce l'abbiamo messa tutta, e allora cosa volete da noi? In parte è vero siamo sinceri, più di tanto è inutile pretendere dai nostri, se confrontati con professionisti più solidi e di gran lunga più esperti come questi Isolani (altro che "armata Brancaleone"!).
- in mediana abbiamo gettato al vento un anno intero prima di deciderci di dare le chance a Marcato & Travagli, prima di capire quali sono i limiti soprattutto del primo. Se aspettassimo a fucilarli dopo avergli dato le stesse chance offerte a Masi & Picone? A maggior ragione, assodato che i problemi di Marcato non stanno nei chili per placcare ma nei suoi"sprazzi" (assortiti di coraggio e di .. cavolatine), anche l'Inghilterra dopotutto deve "accontentarsi" di Cipriani & Care ...
Mallett in definitiva pare il contrario di Ancellotti: vuol eplasmare il "giocatore ideale" per il ruolo invece di ADEGUARE il gioco a chi ha a disposizione. Conclusione, man mano che entrano, i nostri registi assortiti sembrano eseguire compitini invece di esprimere appieno il loro talento, grande o piccolo che sia.
- trequarti: non ci pare questione di Mallett o del suo staff se questo è quanto passa il convento di un campionato asfittico rimpinzato di stranieri o coi pochi panchinari disponibili dai campionati d'elite.
Tra l'altro mentre nel pack in complesso pare siamo tornati indietro (non siamo più "dominanti"), qualche progresso notevole dietro s'è visto (Mirko e Masi su tutti).
Come al solito a molta critica manca un po' di razionale senso delle proporzioni: è ridicolo recriminare come se il grande capocannoniere stavolta non avesse segnato, fingere che i nostri possano stare al livello dei Mortlock, dei Contepomi o dei Rauluni o Delasau. Altri sinora non ne abbiamo, sorry.
Il fatto è che questa nostra storica lacuna è portata ancora più a galla dalle nuove regole che impongono di tener la palla meno ferma sotto le ruck e giocarla o calciarla in campo. Guardiamo avanti: non ci manca più la capacità ma un po' di "giudizio", riuscire a fare break e a realizzare. Ci vuole esperienza: più zuccate, più coraggo a attaccare la linea, più offload e meno calcetti.
Qualche "ritocco" ovviamente sarebbe utile: apprezziamo la buona volontà di Caino Robertson, ma ci chiediamo cosa lo faccia preferire a un qualsiasi ala italiana giovane o vecchia di Super10(Pace il metaman del Super10? O il ventenne Bacchetti di Rovigo?); per quanto riguarda Luke McLean, diciamolo chiaramente: impalpabile e con la testa altrove, come si fa a calciare via palla all'81' mentre si sta perdendo?
-avanti: tutto è relativo: che siano andati avanti gli altri (tranne forse gli argentini) o indietro noi poco importa, siamo retrocessi a una aurea mediocritas nel controllo delle fonti di gioco. Questo è il fottutissimo problema, altro che trequarti!
- preparazione tattica della gara: Abbiamo letto che gli isolani bastava attaccarli perchè si disgregassero e si rifugiassero nei falli - e attenti solo ai falli killer ... Infatti non abbiamo raccattato un calcio che sia uno nel secondo tempo quando abbiamo attaccato con continuità. Avremmo dovuto schiacciarli nelle fonti del gioco e invece i bravi Pacifici hanno retto botta più che dignitosamente sia in mischia che in rimessa laterale; sul gioco aperto erano solo buoni a giocare "fisico" oltre che far falli? Invece guarda caso su tre mete rifilateci, una è il subitaneo sfruttamento di un nostro errore e un'altra un attacco pick&go di avanti.Questo va messo in buona compagnia con l'Argentina attaccata al piede e fisicamente o con l'Australia "col tallone d'Achille in mischia".
Le tre partite dell'Italia paiono fatte con lo stampino: l'allenatore chiede "di fare qualcosa" e tutti fanno quella cosa e basta. Ingessati e meccanici invece di provare a vincere, nei limiti dei nostri mezzi. Speriamo serva.
Bilancio finale
I crudi fatti: terza sconfitta sui tre test match di novembre per l'Italia, undicesima squadra nel ranking mondiale. Dieci punti presi dall'Australia, terza nel ranking mondiale (due mete subite, una fatta), otto dall'Argentina, quarta nel ranking mondiale (una meta a una) e otto dai Pacific Islanders, selezione dalle squadre decima, dodicesima e tredicesima in ranking (tre mete subite, due fatte).
Poco di positivo, ma nemmeno da tregenda. Personalmente riteniamo molto più grave la sconfitta subita dalla Scozia agli ultimi Mondiali, sia per i valori in campo allora sia per quello che avrebbe potuto significare.
Probabile che oggi Mallett abbia finalmente le idee più chiare dell'anno scorso sulla mediana, su certi punti fissi nei trequarti (Masi, Mirko e poco più), sul fatto che nel pack non si deve dormire sugli allori. Positivo che si affronti il Sei Nazioni con le aspettative ai minimi storici.
Utile anche che Dondi abbia finalmente capito, speriamo, che siamo all'ultima, improcrastinabile opportunità per rivoluzionare la struttura del rugby professionistico italiano.

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