Lezione di rugby a Twickenham
Nov 22, 2008, 14:30 GMT, at Twickenham (att. 81.113): England 6 - 42 South Africa
Half-time: 6 - 20
England: Armitage, Sackey, Noon, Flutey, Monye, Cipriani, Care, Payne, Mears, Vickery, Borthwick, Palmer, Haskell, Rees, Easter.
Rimpiazzi: Flood x Flutey (30), Ellis x Care (66), Hartley x Mears (58), Stevens x Vickery (53), Shaw x Palmer (32), Croft x Rees (79), Crane x Easter (69)
South Africa: Jantjes, Pietersen, Jacobs, de Villiers, Habana, Pienaar, Januarie, Mtawarira, Smit, du Plessis, Botha, Matfield, Burger, Rossouw, Spies.
Rimpiazzi: Fourie x Jacobs (58), Steyn x Pienaar (64), Mujati x du Plessis (67), Ralepelle x Smit (72), Brussow x Spies (75), Bekker x Botha. Non entrato: Kankowski.
Arbitro:Nigel Owens (Wales).
Pen.: Cipriani 2 | Mete: Rossouw, Pienaar, Jacobs, Fourie, Habana Conv.: Pienaar 3, Steyn Pen.: Pienaar 3 |
L'Inghilterra balla per soli quindici minuti: recuperano e pressano bene e alla fine dominano la statistica del possesso palla, ma non cavano un ragno dal buco, anzi rimediano la peggiore sconfitta della storia di Twickenham. Demerito alla inefficacia di questa Inghilterra, credito in primis alla difesa Boks, che impegna tipicamente un solo placcatore massimo due mentre gli altri si alzano e si ripiazzano, contro frotte di attaccanti accumulati per terra.
Al primo affacciarsi avanti i sudafricani mostrano agli inglesi come si fa: rimessa laterale nei 22, Pienaar penetra e fa ruck praticamente da solo, pick&go di Roussow che si trascina tre avversari in meta allungandosi sotto il palo.
Dopo 4 minuti Pienaar intercetta Cipriani al rinvio e vola a marcare intonso; è la terza volta che succede alla giovane apertura inglese nei suoi sei test (le altre volte contro i Pacific Islanders e l'Italia all'ultimo Sei Nazioni): primo tempo chiuso sul 6-20.
A Martin Johnson non piace quello che sta vedendo: inizia subito la danza dei cambi, inserendo Toby Flood al centro al posto di Flutey lievemente toccato e Simon Shaw al posto di Palmer in terza linea.
Gli inglesi riprendono a razzo, ma sale in cattedra la difesa dei Boks: prima Bakkies Botha poi Victor Matfield (lock in coppia nazionale da 43 test, record mondiale) sventano arrivando come treni i tentativi di Shaw e Care. Nel climax della pressione inglese c'è un'altra lezione di ficcante capacità di far breccia: al 50' Pietersen s'infila nella difesa inglese stretchata, lancia il rapido Jacobs (la "scomessa" di coach deVilliers) che cavalca per trenta metri tenendo a distanza Sackey fino a calare in meta.
Gli inglesi ripartono a testa bassa ma non concludono.
Ancora Botha sventa senza pietà un tentativo di Care, poi Cipriani non sa approfittare di una superiorità al largo due contro zero; nemmeno il giallo a Jantjes viene sfruttato a dovere (è il secondo dopo Mtawarira nel primo tempo).
E nel giro di tre minuti arriva la punizione finale: a 5 metri dalla meta sudafricana gli inglesi perdono palla, Steyn calcia lunghissimo e la voglia del mitico Jaque Fourie batte tutti i più titolati velocisti avversari calando la quarta meta.
Non è finita, arriva anche l'umiliazione: l'Inghilterra tenta di tener viva la palla dopo l'ottantesimo per tentare di segnare almeno la meta dell'onore, ma perdono palla; invece di calciar fuori i Boks lanciano Habana che chiude la partita con la quinta meta.
Punizione pesante con punteggio record nel sancta sanctorum del rugby inglese quella rifilata dagli Springboks di Peter de Villiers all'annaspante Inghilterra di Martin Johnson, a legittimazione a un anno di distanza del titolo di Campioni del Mondo. Più che la finale di un anno fa a Parigi, la partita di Twickenham ha ricordato la pesante sconfitta patita dalla squadra della Rosa nel girone eliminatorio sempre ad opera dei sudafricani.
Coach Peter DeVilliers (un tizio non espertissimo ma wise, cui molti dovrebbero delle scuse) aveva pur messo le mani avanti dopo la convincente vittoria col Galles e quella successiva più risicata con la Scozia: siamoin riserva aveva detto, il rischio è un naturale calo di tensione all'ultima tappa prima delle agognate ferie per dei protagonisti sul ring da un anno e mezzo senza pause - preparazione e Mondiali, poi Super14, TriNations, Currie Cup e ora Test match. Al contrario i Boks hanno suggellato l'annata mostrando quello che un giornalista inglese ha così sintetizzato: "a ruthless attacking performance and monumental defensive display".
Quanto agli inglesi, fischiati dal loro pubblico nel finale, han contribuito allo scintillìo degli avversari fornendo una prova incolore, priva di idee.
Sul patibolo in primis l'impalpabile Danny Cipriani, ma francamente pochi si salvano, nemmeno il grintoso capitan Borthwick.
Neppure il coach Martin Johnson si salva, colui che sostituì il vecchio signore Brian Ashton reo di non aver vinto il Mondiale, non in virtù non dell'esperienza di coach (nulla), ma per esser stato il carismatico capitano che ha sollevato la Web Ellis Cup nel 2003 (operazione nostalgia?).
Queste sono le prime tre partite di Johnston - vittoria sui Pacific Islanders, sconfitta pesante con l'Australia, una umiliazione dal Sudafrica - ma l'opinione pubblica inglese ha tipicamente poca pazienza quando si tratta di rugby.
La prossima settimana calano a Twickenham gli All Blacks a un millimetro dal Grand Slam. I sogni inglesi di quarto posto nel ranking sembrano destinati a rimanere tali.
Nessun commento:
Posta un commento