Gli australi sbancano Twickenham
Londra, Twickenham, England 14 - 28 Australia
Ce n'è da raccontare di roba. Per tanti motivi. Primo fra tutti: all'incirca un anno fa i Wallabies furono eliminati agli ottavi di finale del Mondiale proprio dall'Inghilterra, in quel di Marsiglia. Fu una partita bruttina, poco spettacolo e tanta tattica, risolta dal piedino fatato di Jonny Wilkinson, il fattore aggiunto della nazionale di Sua Maestà. Dunque, Wilko ormai ha dato forfait, il suo talento è pari alla sfortuna fisica. La rifondazione all'apertura parte da Danny Cipriani, il folletto dei London Wasps che di talento ne ha, gli manca solo quell'esperienza che si sta costruendo. Dall'altra parte della barricata, per l'appunto, i Wallabies. Loro hanno già cominciato con il Tri Nations l'opera di avvicinamento ai prossimi Mondiali che, piccolo particolare non da poco, si terranno in Nuova Zelanda, terra a loro (arci)nemica, e quindi non vogliono arrivarci pronti, ma calibrati al massimo delle possibilità. Sabato scorso, contro l'Italia a Padova, la vittoria di misura è servita per rimettersi in forma e testare l'effettiva capacità atletica e tecnica di tutti gli uomini a disposizione di Robbie Deans. Missione compiuta.
Martin Johnson ha qualche gatta da pelare. I suoi potevano e dovevano chiudere il match nel momento in cui, all'inizio del secondo tempo, avevano inserito la marcia giusta, invece non sono stati cinici come richiede questa Australia e hanno pagato lo scotto di non aver annientato il nemico. Un po' come fece il baffetto di Monaco a Dunkerque nel lontano 1940, ricordate?
Per meglio rendere il paragone, ecco secca secca la cronaca delle segnature: 0-3 Giteau pen, 0-6 Giteau pen, 3-6 Armitage (Eng) drop, 3-9 Giteau pen, 3-12 Giteau pen, 8-12 Easter (Eng) try, 11-12 Cipriani (Eng) pen. 14-12 Cipriani (Eng) pen, 14-15 Giteau pen, 14-18 Giteau pen, 14-21 Giteau pen, 14-26 Ashley-Cooper try, 14-28 Giteau con. A ciò vanno aggiunti i tanti, troppi errori proprio di quel Danny Cipriani al piede. Calci sballati, precisione che ha preferito farsi un giro Brighton piuttosto che presentarsi sul campo londinese. Eppure il folletto ha regalato le unice penetrazioni tra le linee australiane dell'Inghilterra, è stato l'unico che ha saputo infilarsi negli spiragli dimenticati aperti dalla difesa aussie altrimenti sempre perfetta, o quasi. Peccato che il suo ruolo richieda anche di centrare i pali con l'ovale.
Grandi scambi di colpi in mischia, con i paladini di San Giorgio che hanno saputo alzare la voce, prima di cedere alla resistenza avversaria. Nel 2005 venne chiamato il no contest dopo che Sheridan liquidò uno dopo l'altro i piloni a lui di fronte. C'era aria di rivincita nell'aria. E così è stato. Lo stesso Sheridan si è dovuto sedere due volte in panchina per farsi medicare il collo, un infortunio da niente, ma sintomo della fatica. A preoccupare, invece, è la caviglia di Cipriani che ha abbandonato il campo. Mica che in Inghilterra vivano con un altro incubo Wilko.
E' stato un grande incontro. L'Arcangelo Giteau è stato il trascinatore dei suoi, anche se poi nell'Australia va premiata la organicità con la quale ha saputo reagire al feroce ritorno inglese. La prova del nove arriva sabato prossimo a Parigi contro la Francia, nel frattempo c'è la sensazione che i 14 punti di scarto (2 mete) abbiano lasciato un bel segno nel regno sulla panchina di Sir Martin Johnson, alla sua prima sconfitta. Ma appunto, con la faccia gonfia.
1 commento:
S'è finalmente esplicitato il valore aggiunto di Robby Deans: ha innestato il killer instinct tipico dei mischiaroli di Canterbury nell'esperienza inarrivabile e nella propensione a gioco fisico degli avanti australiani; dietro niente serviva, Giteau Mortlock etc. avevano già le loro lauree honoris causa.
Posta un commento