Advance Veneto fair?
Sempre nell'ambito del fermento nazionale provocato dal comunicato stampa Fir sull'adesione alla Celtic League, da segnalare la sensatissima dichiarazione di Fulvio Lorigiola Presidente del Petrarca Rugby al Mattino di Padova, dove si dichiara pronto a lavorare per una Federazione dei club vèneti (Benetton a parte) in ottica territoriale come da noi già auspicato. Fatto che potrebbe essere imitato dai club emiliano-lombardi e del centro sud.
Da segnalare che di una Confederazione tra Padova e Rovigo in prospettiva europea si parla sin dal 2002. Chissà che il calcio al formicaio rifilato da Dondi & Co. non serva finalmente a far decollare l'idea, che come tutte le idee bottom-up guidate da uomini e mercato ci entusiasmano di più di quelle top down centraliste e pianificatrici.
Per adesso comunque sono solo belle idee, ma segnalano l'esistenza di un dibattito positivamente orientato e non più contrapposto tra Fir e club, grazie al compromesso raggiunto (l'idea originaria Fir era semplicemente di due selezioni per la Heineken Cup).
Va inoltre sottolineata la constatazione di Lorigiola che il valore vero di un club non risiede tanto nella "vetrina" (a che campionato partecipa), quanto nel vivaio su cui può contare. Se questi sono i dirigenti su cui il rugby italiano può contare a livello locale, allora le speranza che esso possa superare la rivoluzione in atto uscendone rafforzato, aumentano di un ordine di grandezza.
Riportiamo per intero l'articolo (tnxs to RugbyList), perchè oltre alle dichiarazioni del presidente, contiene un efficace sommario dello stato dell'arte alla data.
Vèneto come Galles, lo dico con nostalgia: là si parla di rugby anche a livello giornalistico in modo mediamente più informato e competente che da altre parti d'Italia.
CELTIC? PADOVA C'È
Il bivio, ancora Super 10 o cercare club e sponsor
il mattino di Padova - 22 dicembre 2008 pagina 36 sezione: Altre
«Per ora di certo ci sono due consiglieri che vanno a Glasgow a farsi dire se ci accettano o meno, due o 4 non importa»: Fulvio Lorigiola, presidente del Petrarca inquadra così il momento.
Un "new deal" rugbistico che se accettato a gennaio dalla Magners Celtic League a Glasgow (dove i consiglieri Gavazzi e Gaetaniello andranno in missione con un'offerta fra sponsor e altro) porterà - fra 9 mesi - alla più grande rivoluzione in 80 anni di storia: lo scudetto tricolore non sarà più il massimo trofeo del rugby. La gerarchia sarà questa: il Super 10 per i club; Challenge Cup (accesso delle prime classificate del Super 10); Celtic riservata (nel caso di 4 opzioni) a una o due selezioni federali e restanti a club; Heineken Cup riservata alle selezioni e comunque tolta ai club, il 6 Nazioni.
Un azzurro potrebbe giocare 39 match di livello in un anno: 22 (o più con 4 team) di Celtic, 6 di fase iniziale di Heineken, 11 in Nazionale (un nazionale inglese a parità di Heineken e Nazionale e senza contare i Lions, si sbarba già adesso 28 incontri solo di regular season di Premiership e Edf Energy, un francese 26 solo di Top14, Ndr).
Un canale di comunicazione fra Super 10 e Celtic League rimarrebbe: nel caso di due posti, uno sarà federale e l'altro di club (chi vince lo scudetto avrà diritto a una promozione diretta o a un barrage con il club di Celtic). In caso di 4 posti tutto raddoppia (due selezioni federali, due club in barrage con le prime del Super 10 in un gioco di promozione-retrocessione e, a scendere, le altre in Challenge cup).
Servono però i requisiti (la League vuole 8 milioni di cauzione per entrare), e non è possibile pensare che un club si attrezzi per la Celtic per uscirne l'anno dopo. Tutto questo è il frutto di una scelta politica su cui Dondi ha dato un'accelerata decisa, ma anche di un compromesso.
Il disegno originale era quello di due selezioni pubbliche in Heineken cup e stop, con le società di Super 10 a godersi solo i diritti della Challenge. Ma la riunione di 7 club su 10 dei giorni scorsi ha avuto l'effetto di far ridisegnare la strategia che porterà - comunque - l'elite italiana a giocare un rugby vero per molti mesi all'anno e non pochi giorni.
Se riportiamo tutto alla realtà italiana: Treviso, Calvisano e Viadana sono le uniche società che potrebbero già domani imbarcarsi per l'avventura. Dovrebbero però aumentare budget e rose (hanno già seconde squadre di peso).
E tutte le altre società? Dovrebbero accontentarsi di un campionato che da Semipro tornerebbe dilettantisco? «Sono in attesa - dice Lorigiola - di vedere i protocolli di accesso, se ci accetteranno. Chi va dove? cosa succede? E devono dirci quale fine faranno i giocatori che una selezione o un club dovrebbe prelevare dal Petrarca. Perché è chiaro che solo sulla carta resterebbe nostro. Ci sono tante ricadute di cui parlare: noi abbiamo fatto contratti con sponsor per una certa vetrina che sono ancora in essere. Ora che cambia lo spettacolo, come la mettiamo? E lo stesso vale per gli stranieri sotto contratto per i prossimi anni: per un Super 10 di serie B dovrò tagliarne molti. Chi risarcisce? La Fir dovrebbe pensare a una sorta di "ammortizzatore". Detto questo, però il Petrarca cascherà sempre in piedi, perché abbiamo un grande vivaio da cui pescare. Ne volevamo far esordire 4 o 5, vorrà dire che i giovani si affacceranno prima in Super 10. Oppure dovremmo fare il salto?». In che senso? «Noi comunque dovremmo, per serietà, parlare con gli sponsor. Ma invece di prospettargli uno scenario basso, potremmo anche parlare di Celtic League. Una volta conosciuto il criterio di accesso e, fatti i calcoli economici, se qualcuno ci sta, potremmo anche pensare una fusione con Rovigo e Venezia e tentare l'avventura». (Fabrizio Zupo).
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