domenica 8 febbraio 2009

A Twickenham Italia molto Mallett

Image Hosted by ImageShack.us Six Nations day 1, Twickenham (80,000 spettatori): England 36 - 11 Italia
England
15 Delon Armitage; 14 Paul Sackey, 13 Jamie Noon, 12 Riki Flutey, 11 Mark Cueto; 10 Andy Goode, 9 Harry Ellis; 8 Nick Easter, 7 Steffon Armitage, 6 James Haskell; 5 Nick Kennedy, 4 Steve Borthwick (capt); 3 Phil Vickery, 2 Lee Mears, 1 Andrew Sheridan
Repl.: Dylan Hartley, Julian White, Tom Croft, Joe Worsley, Ben Foden, Shane Geraghty, Mathew Tait
Coach Johnson deve operare due cambi all'ultimo minuto: in mediana non si fida del giovanissimo Foden per sostituire Danny Care scivolato nel ghiaccio, lo lascia in panchina e richiama Harry Ellis, compagno di squadra di Andy Goode ai Tigers fino all'anno scorso e reduce da sei settimane di squalifica per placcaggio pericoloso su Dan Carter; al centro rimpiazza l'esperienza dello sfortunato Tindall, suo vecchio compagno di squadra nel 2003, con quella di Jamie Noon. Esordio per Steffon Armitage fratello di Delon: per trovare altri fratelli assieme in nazionale inglese si torna ai tempi di Rory e Toby Underwood.
Italia
15 Andrea Masi; 14 Kaine Robertson, 13 Gonzalo Canale, 12 Gonzalo Garcia, 11 Mirco Bergamasco; 10 Andrea Marcato, 9 Mauro Bergamasco; 8 Sergio Parisse (capt), 7 Alessandro Zanni, 6 Josh Sole; 5 Marco Bortolami, 4 Santiago Dellape; 3 Martin Castrogiovanni, 2 Fabio Ongaro, 1 Salvatore Perugini
Repl.: Carlo Festuccia, Carlos Nieto, Tommaso Reato, Jean-Francois Montauriol, Giulio Toniolatti, Luke McLean, Matteo Pratichetti
Tutto come annunciato per l'Italia come pianificata da Mallett, purtroppo.
Arbitro: Mark Lawrence (RSA)

The Villain of the match -
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"I said before the game the responsibility was mine" ha dichiarato coach Mallett alla fine della gara rispondendo alla domanda su cosa stava pensando quando ha scelto il flanker Mauro Bergamasco nel ruolo di mediano di mischia, come chiedere a Gattuso di giocare nel ruolo di Pirlo.
Stiamo parlando del ruolo non più appariscente ma sicuramente più delicato di tutta la squadra: la cerniera tra avanti e trequarti, il metronomo; il mediano è come il palleggiatore nel volley, si vede poco quel che fa bene ma quando sbaglia si nota benissimo. Un ruolo che non si può improvvisare e nell'ambiente lo sanno bene tutti.
Se avete dubbi sulle conseguenze di tale stupidaggine o non avete visto la partita, vedete qui e ascoltate il commento al proposito di Jonathan Davies, gloria gallese conquistatore della Triple Crown nel 1988.
Mauro ha accettato il ruolo sicuramente per senso di responsabilità e con spavalda incoscienza che s'è trasformata in tensione e disagio. Alla prima ruck della partita è già in pallone, vive un flashback da flanker: si disinteressa della palla, va a calpestare un avanti che fa lo "sporcaccione" sotto la ruck secondo i tipici stilemi di gioco inglese e poi si mette a spingere!
Commette in seguito tutta una serie di errori nel positioning (ritardi e mancanza di guida agli avanti) e nelle trasmissioni (passaggi), fino al disastro della palla persa che lancia Flutey in meta.
Mallett ha candidamente dichiarato che a quel punto ha pensato di sostituire Mauro e di non averlo fatto per rispetto dei suoi 70 caps e per non compromettere la panchina con una sostituzione così rapida.
Poche volte avevo sentito un coach dire in pubblico cose così devastanti nei confronti di un professionista. Tant'è che il Mauro, cacciato a fine primo tempo, si rintana nello spogliatoio e non esce a vivere la partita coi compagni, cosa che nel rugby succede solo se ricoverati in ospedale.
La conseguenza del tutto non è "solo" la devastazione mentale di un professionista eccellente ( il rischio è che settimana prossima Mauro torni in campo - da flanker - caricato come una molla e faccia sciocchezze), non è solo le palle perse (6 a 2 alla fine), le scelte sbagliate e lo smonamento dei compagni li' a spingere e prender botte per niente.
C'è un altro doloroso effetto: i passaggi fuori misura del nostro improvvisato mediano hanno messo nel mirino inglese Sua Fragilità Marcato, esposto alle rudezze che i cinici inglesi sanno riservare ai "fighetta" un po' delicatucci (absit iniuria verbis, lo ero un po' anch'io quando giocavo). Infatti nel rugby moderno basta un passo in più da fare o un secondo perso ad aggiustare la palla per trasformare ogni passaggio in un devastante palla-uomo.
La trovata di Bergamasco in mediana merita un "bravo, bravo!" da Katiana e Valeriana di Zelig e l'elezione per acclamazione al titolo di perdenti del giorno per Mallett e staff (sospetto infatti un contributo decisivo dalla lucida crapa pelada del Troncon).
A maggior ragione perche' questa scelta non è maturata come raccontano per l'infortunio dei mediani titolari (Toniolatti non sarà un mostro ma c'è) ma solo per coprirsi di più, per giocare con quattro terze linee in campo: per paura.
Mallett sara' pure abituato ai fisici da paura sudafricani ma qui siamo in Italia; par ragionare più da defensive coordinator che non dal coach che ci serve: troppo prudente, scarso motivatore, invece che fiducia e ardimento instilla paure nei giovani e distrugge la self confidence dei vecchi.
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La cronaca - Alla prima ruck l'assenza di un mediano vero ci fa perdere il possesso a centrocampo e Andy Goode si trova in mano la seguente rimessa laterale nei nostri 22m., gettata via da Ongaro e dai suoi saltatori; seguono tre ruck sui 5 metri nostri e un calcetto rasoterra in area di meta. Gara di corsa tra Goode e Masi e prima meta dell'ex apertura dei Tigers ora al Brive, assente dalla nazionale da due anni.
L'Italia riparte ma le imprecisioni di Mauro Bergamasco generano duri placcaggi punitivi per Marcato con metri e palle perse.
Al diciassettesimo altro errore punito dagli inglesi: Marcato piglia un up&under fuori dai ventidue metri e viene placcato duro, Mauro rifà il flanker e si getta in spinta nonostante il pronto arrivo degli avanti a sostegno, la palla esce incontrollata dalla ruck sbattendo sui piedi di Bortolami, se ne impadronisce Haskell che lancia al volo il liberissimo mediano (guarda il caso...) Harry Ellis sul lato chiuso.
Al ventisettesimo il capolavoro: il "mediano" estrae l'ovale da una buona maul a metà campo lungo il fallo laterale sinistro e invece di calciarla avanti cerca Marcato che risulta M.I.A. (missing in action: la nostra apertura era agonizzante tra le braccia del massaggiatore); qualche kilometro più in là verso il centro del campo c'è Gonzalo Garcia non Santonio Holmes dei Pittsburgh Steelers, ma Mauro si crede Roethlisberger e lo lancia lungo in trasversale. L'ovale scivola un metro sopra la testa del nostro improvvisato wide receiver mentre il linebacker maori Ricky Flutey monta veloce, gabba via la palla e s'invola nella voragine aperta verso la meta, nel piu' calssico degli intercetti da football americano.
Tre errori tre mete, se volete questo la dice lunga anche sulla relativa inconsistenza inglese (forse han capito che non serve far nulla, basta aspettarci).
Nel primo tempo in più succedono alcuni calci di punizione sbagliati da ambo i lati, il cartellino giallo per Haskell che si sputtana sgambettando Canale, la rimozione dal campo del cadavere di Marcato sostituito da un ligio McLean che mette a segno un calcio e piglia un palo per il 22-6 che chiude il primo tempo.
Secondo tempo- La sostituzione di Bergamasco con uno scolastico Toniolatti chiude la falla ma l'acqua imbarcata dal bastimento italiano è troppa da svuotare, oramai il danno è fatto e i nostri pur impadronendosi per larghi tratti dell'iniziativa non sono certo squadra che può recuperar tre mete a chichessia fossero anche i Pacific Islanders.
Al 53' siamo in attacco nella loro metàcampo ma perdiamo il possesso in una ruck, emerge Flutey che assorbe McLean e Masi e lancia Ellis il quale si beve l'evanescente Robertson e vola per metà campo alla sua seconda meta e a guadagnarsi il titolo di man of the match.
Al 61' un positivo Zanni blocca un calcio dell'estremo Armitage sui 22mt. e potrebbe involarsi in meta supportato da Pratichetti subentrato a Garcia, ma nella foga commette un avanti.
La meta più che meritata sta comunque maturando: al 70' superiorità nostra al largo con Canale, Robertson e finalmente Mirko Bergamasco il migliore dei nostri riescono in modo forse un po' confuso ma efficace a segnare una meta, siamo 29 -11: è un passivo di 7-5 nel secondo tempo che la dice lunga sulla scarsa consistenza di entrambe le squadre, non solo della nostra.
Negli ultimi dieci minuti i fronti si alternano, di buono c'è che gli italiani pur sfiniti e col morale sotto i tacchi vincono la sfida degli avanti: loro ci provano pur senza insistere troppo ma non passano. Purtroppo al 77' ci riesce al largo il buon "vecchio" Cueto al suo primo cap dopo la finale mondiale del 2007 in cui aveva segnato la famosa prima meta annullata.
Due infortuni che ci stanno contro una meta faticata: partita bruttina tra squadre scarsette, il secondo tempo è un'altra gara, più rispettosa dei valori visti in campo rispetto alla farsesca Comedy of Errors del primo tempo.
Qui gli highlights (poco high e con poca light) della partita.
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Analisi individuale e per reparti - La sconfitta è interamente riconducibile al harakiri imposto da Mallett & staff a Mauro Bergamasco? La risposta è no.
L'altro elemento negativo è Ongaro (poi Festuccia) e i suoi saltatori: perdono bizzeffe di rimesse, la statistica racconta di 6 rimesse dai nostri perse su 13 lanciate contro 0 perse su 9 degli inglesi. Nello scorso Sei Nazioni l'Italia era risultata prima in rimesse vinte e rubate. Colpa nostra o merito inglese?
Sia come sia anche l'anno scorso Kennedy, Borthwick & Co. erano riusciti a strapparci una stentata vittoria al Flaminio a causa delle rimesse rubate: se l'erano scordato o non gli han fatto rivedere il dvd? Questa delle rimesse è una ulteriore precisa cartina al tornasole: le capacità tecniche individuali c'entrano poco, è una questione di preparazione specifica, rivela che gran parte anche di questa responsabilità ricade sullo staff tecnico italiano.
Per il resto nulla da segnalare: prova "sufficiente meno" per tutti, forse con l'eccezione negativa (o meglio impalpabile) di Robertson dormiente, ma anche il contrapposto Sackey non s'è mai visto, e quella "sufficiente più" per Zanni e tutta la terza linea di capitan Parisse e anche per Masi e Mirko Bergamasco; i loro avversari di ruolo Delon Armitage e Cueto han brillato nel generale grigiore albionico (Ellis escluso e Goode incluso) ma solo a sprazzi.
La cosa che fa più rabbia è che i"guai" italici paiono tutti concentrati in due fasi: trasmissione palla e rimessa laterale, quindi sarebbero forse fissabili, avessimo un coaching team degno di tale nome, anche sotto il profilo psicologico.
Avviso ai naviganti: non credete ai soliti "tifosi" in preda all'amarezza che vi diranno je' tutto sbagliato je' tutto da rifare e sono gli Azzurri a far schifo: tutte le statistiche, palle perse e rimesse laterali a parte, dicono della quasi parità tra team in campo.
Ribadiamo: caliamo un pietoso sipario sui primi trenta minuti e sui regali offerti (per fortuna sua fuori casa) da Mallett, England- Italia "vera" è finita 14 -11.

Le statistiche: possesso palla (51% England 49% Italy), possessi calciati (come prima), sfondamenti della linea del vantaggio (5 a 3 per gli inglesi), mischie (4 su 4 vinte dai nostri, 5 su 5 vinte dagli inglesi). Anche nei placcaggi tutto sommato ne usciamo male ma non tragicamente : 87 (4 sbagliati: 5%) per gli inglesi contro 79 (7 sbagliati: 9%) dai nostri.
In compenso vinciamo nettamente nell'importante campo della disciplina: due cartellini gialli a zero, 13 calci concessi dagli inglesi contro 9 nostri che fruttano però solo 6 punti (su quattro tentativi) contro 3 inglesi (su tre tentativi).
Gl'inglesi
Il primo mal di testa per coach Johnson è proprio la "lack of composture" dei suoi: cosa succederà quando saranno impegnati sul serio? Il mediano Ellis ha parlato di "scrappy game" e del fatto che sarà necessario recuperare fisicamente ma questa pare una giustificazione stereotipale alle LORO mancanze (come dire: "abbiamo giocato male perchè ci hanno picchiato" ... ma in che film?).
Altro fattore negativo per gli inglesi è l'incapacità dimostrata di affondare i denti nella giugulare dell'avversario suonato: il secondo tempo è parso più in mano italana che inglese, lameta finale è più da "garbage time" che da predominio, la nazionale della rosa ha saputo approfittare cinicamente degli errori più che impostare la gara in modo proattivo.
"The second-half was frustrating. We've lots and lots to improved on as a team" ha infatti onestamente dichiarato Johnson alla fine.
Di positivo per loro c'è la scoperta della soluzione mediana Ellis-Goode; soprattutto il primo, il secondo non ha avuto continuità ma è più confidente di Cipriani; indietro c'è un Cueto affidabile, mentre Sackey e Delon Armitage han dormito e andranno rivisti. Il punto di domanda molto più grosso riguarda gli avanti, rimesse laterali a parte: sono stati sostanzialmente alla pari degli italiani stanchi demoralizzati e privi di rincalzi...
E' bel grattacapo visto che la prossima settimana andranno al Millennium nella tana del Dragone.
Gl'italiani
I nostri invece troveranno la prossima settimana al Flaminio la rinvigorita Irlanda colsuo pack monstre, con O'gara O'Driscoll etc.; non diciamo niente, questo Sei Nazioni andrà vissuto alla giornata.
Ovviamente verrà rimesso apposto l'handicap in mediana e speriamo lavorino anche su quello in rimessa, per il resto, solo un deciso passo indietro da parte di Mallett potrebbe a questo punto far virare l'esito di questo Sei Nazioni italico: meno ponzate, meno pessimismo pauroso, meno dirigismi, meno tentativi di "plasmare" il rugby in Italia, torni a fare il Selezionatore e non il Demiurgo, prendendo quel che c'è e "caricandolo" di motivazioni e esperienza che ne avrebbe a josa.
Basterebbe un limitato turnover di dormienti e poco efficaci in squadra e in staff, la responsabilizzazione di giovani (italiani) di ruolo: tanto per far dei nomi Bacchetti, Quartaroli, Rubini, Toniolatti stesso. Altro che aspettare la Celtic League, il 2011 è alle porte, o li mettiamo in campo ora o mai più!
Quanto alle aperture e mediani di livello, son come le aquile: da qui al 2011 non abbiamo nè le une nè tantomeno le altre. Quindi o si trova il modo di proteggere il fragile ma più dotato Marcato o ci si "rassegna" a McLean (la quarta meta è parzialmente sua responsabilità).
Largo ai giovani motivati insomma, impareranno a nuotare solo se scendono in acqua: atteggiamento che i prudenti adottano quando non hanno più nulla da perdere e che invece i vincenti usano sempre dall'inizio, a prescindere.
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9 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande analisi, anche per i meno esperti come me.
Ti ho linkato al blog, ciao

Abr ha detto...

Grazie Nicola! :)

Anonimo ha detto...

Io mi dico sempre che non avendo giocato a rugby non potrò mai comprenderne appieno tutti gli aspetti e le sottigliezze, anche se ho visto ormai un mucchio di partite da bordo campo o dalla tribuna, e anche se fin da ragazzo seguivo i risultati del campionato, e conoscevo compagni di scuola che lo praticavano e quindi l’aria dell’ambiente indirettamente in qualche modo la respiravo anch’io. Questo perché non essendo stato mai lì in mezzo, non avendo mai sostenuto il peso dello scontro fisico, o della tensione che lo precede, e non avendo mai appreso la scienza segreta della lotta per l’ovale – che dev’essere simile a quella della manualità dell’artigiano, cosa che nessuna teoria riuscirà mai a spiegare - sento che mi manca un parametro di giudizio importante se non essenziale. Ma leggendo le “sconfortate” cronache di Inghilterra–Italia sui grandi giornali, leggendo nella blogosfera i commenti di neofiti entusiasti prima della partita quanto in preda ad un furore nichilista dopo, a sentire i “vincere o morire” di certi telecronisti dai propositi rodomonteschi, mi sto convincendo di essere, almeno confronto a loro, oramai un piccolo esperto. Quando l’ottimo Cecinelli esordisce nella telecronaca con un “a differenza degli anni scorsi, oggi c’è un Italia diversa, oggi ce la possiamo veramente fare” che ci resta da fare, a parte gli scongiuri doppi e tripli, se non tapparci gli orecchi, con le gote rosse di vergogna? E cosa dire quando dei neofiti leggermente arroganti, che quasi vorrebbero andarci loro in mezzo al campo a spaccare il mondo, se la prendono con quella “mezza cartuccia” di Marcato, senza neanche accorgersi che l’imperizia del povero Mauro Bergamasco lo ha trasformato in un punching-ball della difesa avanzante inglese?
Per il resto, un suicidio annunciato, in una partita in cui l’Italia in termini quantitativi non ha subito né la supremazia territoriale, né la supremazia nel possesso da parte degli inglesi. Sono difficili da capire le follie di Mallett. Secondo me, a parte il problema del mediano di mischia, la situazione del parco giocatori a disposizione era quasi ottimale. I Bergamasco, oltre al solito Parisse, quasi sempre titolari nelle ultime partite dello Stade Français, così Masi nel ritrovato Biarrizt, così Canale (e si è visto) in un Clermont in ascesa. Dellapè, che era quasi scomparso, di ritorno nel Toulon. Castrogiovanni di ritorno nel Leicester. Ongaro titolare da diverso tempo nei Saracens. Nieto a Gloucester. Bortolami non in grande forma ma sempre un punto fermo. Perugini più che un rincalzo a Toulouse. Intanto bisognava far giocare questi nei loro ruoli naturali. In più scegliere un estremo vero e un mediano di mischia vero. E se non si aveva il coraggio di scegliere dei giovanotti italiani, pazienza. Non capisco un’altra cosa: tutti questi giocatori sono ormai da anni all’estero, però la nazionale italiana replica uno dei grossi difetti delle squadre di club italiane: la staticità.
Io non so: come già avevo scritto tempo fa, c’è un’atmosfera malsana intorno alla nazionale e al rugby italiano in generale. Un attesa, del tutto ingiustificata, da grandeur alla matriciana, per grandi risultati e grandi imprese, quando i presupposti tecnici e tattici non ci sono. Poi al solito si perde e allora sembra che per i catastrofisti bisogna buttare tutto nel cestino, quando invece il rugby italiano in realtà sta migliorando, come dimostrano i risultati della Challenge Cup. I giocatori della nazionale risentono di questa contraddizione, e scoppiano di tensione già durante l’esecuzione degli inni. Secondo me, desidererebbero tanto entrare in campo con la tranquillità dei …georgiani; con la tranquillità, la determinazione ma anche la voglia di giocare degli underdogs, sapendo in realtà di non essere proprio dei brocchi. E allora la sorpresa ci potrebbe anche scappare.

Abr ha detto...

Pienamente d'accordo con la tua analisi Zamax, ovviamente.

Del resto non serve aver giocato per capire cosa si provi in campo, basta aver fatto un qualsiasi sport di squadra, la tensione alla conquista dell'oggetto del desiderio e lo spirito di team non è molto diverso nel basket.
Le botte? Si sentono solo dopo la partita, il resto è tecnica che si apprende allenandosi, nulla di nuovo sotto il sole.

In certe cose invece oggettivamente l'aver giocato aiuta: ad esempio per sapere che forse l'unico di tutti i ruoli che "si nasce e non si diventa" è proprio il mediano di mischia, oppure sapere per averlo visto che la prima vittima di passaggi imprecisi sia l'apertura.

Però ci può essere un pilone o un'ala che pur giocando per dieci anni, magari a livelli medio bassi e quindi a velocità relative, non se ne rende conto e ora t'accusa il Marcato mezzo morto di botte di aver poca personalità e far pochi passaggi ...
Bisogna rispettare tutti, il bar e isuoi epigoni virtuali è luogo deputato alla ciacola senza spessore, ma serve pure quella altrimenti giocheremmo tutti a scacchi ... ;)

Abr ha detto...

Errata corrige: "si nasce e non si diventa" anche pilone.
Quanto al tallonatore, serve una morfologia particolare più che una mentalità (braccia lunghe e corpo compatto). I seconda linea devono avere il fisico, i terza l'aggressività innata ..
Insomma tutto il pack è fatto di gente speciale, ma tra gli speciali il mediano di mischia rimane a sè.

Anonimo ha detto...

come sempre, abr, ottima analisi omnicomprensiva.
e mi associo anche alle parole di zamax (tra l'altro anch'io non ho mai giocato sul serio).
Unico appunto è il paragone dei ruoli calcistici: Più che Gattuso al posto di Pirlo, per come è stata efficacemente descritta l'unicità del ruolo del mediano di mischia nel post, direi che è stato come far giocare Gattuso al posto di Buffon! :-)
Scherzi a parte sono ancora scioccato da ciò che è successo.
raramente in un incontro tra professionisti, si è visto tanto smarrimento in un giocatore.
Anch'io temo le conseguenze di questa follia:
quelle immediate (il povero Marcato fracassato) e quelle che verranno. Mi auguro proprio che ciò che abr ha prefigurato non avvenga, ma mi domando anch'io con quali spettri nella testa potrà scendere in campo Mauro sabato prossimo.
Avendo poi visto la partita dell'Irlanda... come diceva Dan Peterson "mamma butta la pasta!" (solo che lui lo diceva a partite virtualmente finite, qui si rischia di doverlo dire ancor prima di cominciare!)

Abr ha detto...

Tnxs for those :)
Gattuso al posto di Pirlo no? Eppure il paragone mi pareva "ispirato": un interdittore al posto del link tra difesa e attacco, il metronomo della squadra ...

Le conseguenze immediate le leggiamo sui giornali: Mallett si preoccupa di richiamare Griffen, ma all'apertura? McLean? Bella la mediana Griffen-McLean, almeno gli argentini han cognomi italian - mimetici ...
In piùnessuno ha valutato laprestazione del pack: spero si allenino a dovere nelle rimesse, ma contro i bulldozer di Munster non possiamo certo resistere con tre piloni di cui uno - Castro - con meno di cinque partite giocate nell'anno ...
Siamo alla frutta, non solo sotto il profilo psicologico.
Mallett mi ricorda il Trap, allenatore indubbiamente preparato ma ineguagliabile nell'instillare insicurezza nei giocatori: lo ricordi con l'acuqa santa aspersa in panchina nei mondiali in Giappone-Corea?

Anonimo ha detto...

che bello, finalmente delle osservazioni lucide e sensate. Tra il sito della gazzetta, gli intellettuali dei forum e i giornalisti che non fanno giornalismo...per fortuna che c'è un blog che fa molto, e molto bene.

Abr ha detto...

Ah si, qual'e' 'sto blog che lo visitiamo subito? :)
Grazie mille Teddy, continua a seguirci e commentarci!

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