venerdì 6 marzo 2009

Maul ed estremo c'entrano, ma poco

Abbiamo discusso spesso di Elv e loro effetti sul gioco (trovate tutto nella sez. "fondamentali"); su rugby1823, uno dei blog di riferimento nel ristretto mondo del rugby italico, linkato sin dagli albori nella nostra sidebar, appare una interessante ipotesi su come le ELV penalizzerebbero l'Italia in particolare riguardo alle maul.
La tesi e' assertiva: "La risposta è sì, l’assenza della maul ci ha penalizzato (ma) altrove. Nei trequarti. L’assenza di un estremo di ruolo, la carenza dei nostri centri, sia in fase offensiva sia nei placcaggi, e l’inesperienza di alcuni giocatori ci sono stati fatali. In un rugby che è diventato tattico, dove i calci di alleggerimento e gli up&under sono diventati la regola a pagare sono i team più carenti in questi fondamentali. E l’Italia, purtroppo, non sa pungere partendo dal proprio triangolo allargato e, di contro, subisce gli attacchi dei trequarti avversari lanciati in velocità. È qui, più che nel mancato utilizzo della maul, che l’Italia ha un gap con le altre nazionali".
L'analisi costituisce un buon punto di partenza ma per come la vediamo noi il punto va approfondito.
Vero è che i trequarti oggi DEVONO partecipare di più al gioco ma qualche timido e pur limitato progresso i nostri l'han mostrato: una volta le (poche) mete le segnavano Castro. e Mauro B., ora invece le fa Mirco. Il gioco tattico al piede? Forse è il vero motivo per cui Mallett vede Marcato estremo, fisicità difensiva a parte.
Evidenza I: la ruck - I riflettori andrebbero piuttosto puntati sul nostro storico punto di forza, il pack. Appurato che il problema non sta tanto nell'eclisse delle maul (una variante tattica non il perno del gioco) e sottolineata la forma precaria di molti - peraltro colpevolmente accentuata dalla mancanza di un corretto turnover (ad esempio dei piloni) o da evidenti carenze nel training (ad esempio nelle rimesse laterali) - c'è una rivoluzione in atto nel gioco rivelatasi a nostro sfavore: la fase di "contestazione" dell'ovale.
Qui, notare, le Elv non c'entrano, gli arbitri applicano piu' attentamente le regole di sempre: timing, ingressi, "no hands" etc.; attenzioni che ad esempio han messo in crisi gli inglesi. A noi questa rinnovata dinamicita' e disputabilita' dell'ovale in ruck ci ammazza: non possiamo più rifugiarci nell'andamento lento ma sicuro del pick&go.
Evidenza II: i calci tattici - Assieme ai pick&go e ai "carrettini" l'Italia puntava nel passato su un altro "equalizzatore tattico", i calci in touch; la ELV relativa alle limitazioni sui calci se l'azione origina fuori dai 22m ha cambiato lo scenario. Qui molti si stracciano le vesti per via del noioso ping pong che ne deriva (il coach irlandese Declan Kidney ad esempio), ma dimenticano certe partite del passato con decine su decine e decine di pedate fuori in rimessa: non era tatticismo quello? Era uguale, solo piu' lento e meno aperto all'azzardo e alle sorprese.
Due indizi fanno una prova - I due fattori citati - pick&go meno sicuri e meno calci in rimessa - forzano oggi più cambi di possesso e piu' repentini, quindi mettono in evidenza l'organizzazione di squadra (capacità di transizione tra fase offensiva e difensiva) e la completezza e versatilità tecnico tattiche individuali. Da cui la nostra crisi: velocità, resistenza, opzioni, affiatamento e soprattutto MULTIFASE, la parola proibita nel rugby italico.
E questo è ancora niente: se anche tra i Boreali s'introducesse la "vera" Elv Australe, quella che declassa a calcio libero la punizione di molti falli, allora si se ne vedrebbero delle belle ..
Il rugby sta cambiando - In sintesi il rugby sino a ieri si giocava "per reparti" specializzati e ora invece "per fasi" continue (attacco, transizione e difesa) in cui paga la versalitilita', l'adattabilità, la potenza unita alla velocità e al colpo d'occhio. E' un gioco più "tattico" nel senso che ci sono più opzioni tra cui scegliere velocemente, non dipendenti dal ruolo di chi ha la palla ma dal contesto in cui si trova. Il futuro è adesso: piloni che fanno offload, aperture che placcano, mediani che penetrano, tutti capaci di giocar tattico.
Il pack ad esempio: non e' detto sia "avanti" e nemmeno che sia piu' un "pacchetto" unito: la difesa viene stretchata per tutta la larghezza del campo e chi e' li' placchi se ci riesce. Mediani e aperture inclusi, anzi messi nel mirino essendo il corridoio 9-10 quello più esposto e attaccato, anche in virtù della regola dei 5m tra mischia chiusa e linea di fuorigioco.
Inoltre la palla ora puo' cambiar padrone in qualsiasi momento, ad esempio mentre ala o estremo sono assorbiti dalla linea o dentro una ruck; il settore arretrato in caso di perdita del possesso va immediatamente coperto da 4 o 5 giocatori e con buona pace del "triangolo allargato" non e' insolito trovare i nr.8 Andy Powell o Parisse stesso sotto gli up&under trenta metri dietro alla linea del vantaggio. Ne derivano movimenti di truppe impensabili un tempo, sia in fase di attacco (mini-units che si formano, cambi di lato delle ali, tagli da dietro in penetrazione) che in difesa (blitz o scrambling defense: tutti a salire in pressione, estremo compreso) e ancor piu' nelle transizioni del possesso: ali mediani o anche terze linee arretrano veloci per coprire il campo a mo' di linebacker di football americano quando il gioco chiamato e' un lancio ...
Dinamismo, intercambiabilita' di ruoli, versatilita', occhio tattico e fine delle specializzazioni rigide, multifase: questo e' il vero nome del rugby moderno. Poi ovviamente ci vogliono gli interpreti, col loro bagaglio individuale e la loro personalità.
Questo dinamismo altamente organizzato e' il nome della reale difficolta' italiana, più che l'incapacità dei trequarti o dell'estremo di interpretare il ping pong tattico o dell'assenza di maul. Difficoltà indubbiamente figlia come dice Mallett dell'avere pochi giocatori di livello, ma l'arretratezza del nostro Super10 non dovrebbe essere usata a giustificazione: 10 titolari-chiave su 22 provengono da altri campionati ...
Eppure le armi per un adeguamento tattico difensivista analogo a quello precedente dei calci in touch e dei pick&go ci sarebbero: oggi basta un placcatote e un "cacciatore di palla" alla volta per bloccare un attacco, mentre servono almeno tre o quattro attaccanti per difendere il possesso in una ruck; secondo il coach irlandese Kidney questo, assieme al ping pong - più che l'abbattibilità delle maul - consente ai team fisicamente e organizzativamente piu' "deboli" di guadagnare tempo e opportunita'. Perchè gli Inglesi ci sono (quasi) riusciti e gli Azzurri no? I motivi a nostro avviso sono i due sopra accennati: alle individualita' carenti va aggiunta la scarsa organizzazione di squadra.
Mallett dice che in campo scendono i giocatori e di fatto a noi manca da morire qualcuno capace di aprire break nella difesa avversaria, per non parlare della fase difensiva dove ogni rilassamento individuale produce mete devastanti per gli avversari, come quella di Danielli in prima fase da rimessa laterale .
Se le individualità non sono eccelse, proprio per questo allo staff di preparazione e' richiesto di dare di più. Un coach come Kidney riesce a instillare a una squadra come l'Irlanda, un tempo tutta ruck e rimesse laterali come la nostra, quella confidenza che porta alla "pazienza" di gestire un attacco in dieci-quindici fasi, senza buttar via la palla con passaggi azzardati, calcetti o ... drop: gli irlandesi han vinto la partita al Flaminio con la seconda meta alla ventesima fase.
Se il materiale umano è quel che è, a maggior ragione servirebbe "selezionarlo" con maggior lungimiranza. Pochi avrebbero accusato Mallett se avesse perso puntando su una ampia rosa di giovani "plasmabili", chissene se "inesperti", attorno al nucleo di pochi "senatori" in forma (Parisse, Mirco B.), impostandoli mediante clinic e raduni anche lunghi, gestiti da preparatori coi controc..zzi e non da antiche Cariat..idi.
Solo cosi' avrebbe senso impostare la crescita del vertice del movimento basandolo su delle Selezioni regionali (alla Celtica o neozelandese) al posto di accentuare la competizione tra club (alla francese o inglese): NON certo per "crescere" a forza di sberle prese da Ospreys o Munster (Benetton lo fa gia' da anni ...) bensì per creare affiatamento e coordinamento tra individui e reparti da utilizzare in Nazionale. Come fanno da un po' Galles e Irlanda, come inizia a fare la Scozia.
Attenzione comunque: questi accorgimenti possono alzare il livello del vertice del movimento ma se mancano le BASI (numero di praticanti, club sul territorio, vivai, rugby nelle scuole) e' solo tempo perso, ci rimane solo la caccia al transfuga, equiparabile e oriundo.

6 commenti:

ringo ha detto...

La tua analisi mi stupisce e mi spaventa, socio: la prossima volta ci metti anche uno schemino a mo' di lavagnetta? :)

Abr ha detto...

No Socio,la prossima volta INTERROGO e venga preparato !!!! :)

Anonimo ha detto...

E' difficile non essere d'accordo con la tua analisi e complimenti per la chiarezza espositiva.

Abr ha detto...

Grazie mille Maxam, continueremo ad approfondire questo discordo, continaui a seguirci e a commentare.
Il momento del rugby e della nostra nazionale in esso e' effettivamente molto interressante e merita la visione la piu' approfondita e da piu' lati possibili. Non credo di possedere "la verita'" ma sicuramente mi/ci interessa fornire un contributo.

Anonimo ha detto...

Io direi anche che le "nuove regole" non hanno fatto altro che codificare un'evoluzione nel gioco che ha avuto una rapidissimo sviluppo cinque-sei-sette anni fa. E' da quel momento che le nostre squadre di club come Treviso che prima qualche buon risultato riuscivano a farlo hanno incominciato a non capirci più niente. Dalle tribune la senzazione era nettissima. Per la nazionale il redde rationem arriva ora, perché chiaramente il gioco delle nazionali è sempre più aleatorio di quelle di squadre di club ben allenate. La nostra squadra ha goduto di questo ritardo. Ma ormai la nuova "filosofia" è stata digerita a tutti i livelli, e i selezionatori non hanno più di questi problemi.

Abr ha detto...

Vera l'ecoluzione in atto da qualche anno, riguardante soprattutto il dinamismo richiesto agli avanti, ma l'Italia dei calci in touch bene o male riusciva a cavarsela o ci provava, altra cosa per le nostre squadre confrontate con le leader europee.

Poi le Elv hanno mostrato che il re era nudo. Mi chiedo, ma non le vedono le partite in tv i nostri tennici? E' molto piu' facile adeguarsi e seguire gli altri da due tre anni grazie a sky che non una volta ....
Del resto se non vai a competere a livello giovanile col basket, volley e oggi anche col calcio per portargli via i ragazzi piu' fisicati ....

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