domenica 17 maggio 2009

Prime le Tigri


Leicester Tigers 10 - 9 London Irish

Subs


No.

Subs


Geordan Murphy 15 Peter Hewat
Replacement off


Scott Hamilton 14 Adam Thompstone
Replacement off


Ayoola Erinle 13 Delon Armitage



Dan Hipkiss 12 Seilala Mapusua

Replacement off
Johne Murphy 11 Sailosi Tagicakibau



Sam Vesty 10 Mike Catt



Julien Dupuy 9 Paul Hodgson



Marcos Ayerza 1 Clarke Dermody
Replacement off
Replacement off
George Chuter 2 Danie Coetzee
Replacement off
Replacement off
Julian White 3 Richard Skuse
Replacement off


Tom Croft 4 James Hudson



Ben Kay 5 Bob Casey



Craig Newby 6 Declan Danaher
Replacement off
Replacement off
Ben Woods 7 Steffon Armitage

Yellow card

Jordan Crane 8 Chris Hala'ufia

Replacements
Replacements
Replacement on
Benjamin Kayser 16 Alex Corbisiero
Replacement on
Replacement on
Dan Cole 17 James Buckland
Replacement on


Louis Deacon 18 Gary Johnson
Replacement on
Replacement on
Lewis Moody 19 Richard Thorpe
Replacement on


Harry Ellis 20 Elvis Seveali'i
Replacement on
Replacement on
Matt Smith 21 Peter Richards



Tom Varndell 22 Tom Homer
Replacement on

Finalissima della Guinness Premiership, come tradizione a Twickenham di fronte a una folla record, 81.601 spettatori. Non facciamoci ingannare dallo striminzito margine finale, i Tigers di quest'anno vincono sempre per pochi punti ,ma vincono sempre.
Manca tra gli Exiles la torre Kennedy, assenza apparentemente piu' rilevante di quella di Castrogiovanni dalla parte opposta (infortunio serio, si dice ernia?) rimpiazzato dal nazionale Julian White; manca ancora Flood, gia' sostituito in modo eccellente all'apertura da Sam Vesty in semifinale Heineken la scorsa settimana; Mauger assente, al centro al posto di Vesty c'e' ancora Erinle ex Wasps.
Gli Irish sono una squadra "rognosa" e fisica ma sprovvista di guizzo, di un campionissimo maturo, geniale e fuori dagli schemi capace di rovinare il feroce aplomb dei magistrali interpreti del rugby albionico di Leicester da anni sulla breccia.
Di fatto una volta sorvegliato in modo speciale Delon Armitage per stroncare sul nascere le sue iniziative, una volta opposta altrettanta fisicità ai fisici di Mapusua, Tagicakibau e Hulu'afia, ai Tigers non rimaneva che "prendere atto" dell'acume tattico poco incisivo di Mike Catt e giocare la solita partita, cioe' commettere meno errori dell'avversario per svangare anche questa.
Gli Irish contrapporranno la solita partita attentissima in difesa (e stavolta anche decentemente corretta, diversamente dalla semifinale coi Quins), senza mai offrire opportunità ai falchi Geordan Murphy, Scott Hamilton e ai due centri (e forse qui l'assenza di un ball carrier alternativo come Castro. s'e' fatta piu' sentire), ne' al piede di Dupuy.
In piu' gli Exiles han saputo porre grossi quesiti sul controllo delle fonti di gioco, tradizionale elemento di supremazia avversaria: a parte i primi minuti confusionari infatti gli Irish hanno gestito bene le loro rimesse e han saputo generare qualche problemino alla mischia avversaria.

Pronti via e al ventiquattresimo secondo di gioco gli Exiles fan capire che non sono solo di passaggio a Twickenham mediante un drop di Hewat da 45 metri.
Le Tigri impiegheranno 17 minuti per pareggiare con una punizione di Dupuy, mediano francese sulla via del ritorno in patria (Stade Francais?), già vincitore del Top14 con Biarritz e preferito ancora una volta al mediano della nazionale inglese Ellis (quando il gioco si fa duro ...).
Hewat manderà poi sul palo un non difficile calcio piazzato, Delon Armitage ne sbaglierà un altro e 3-3 rimarrà il punteggio finale di un primo tempo poco "strutturato", anche se il pallino del gioco è chiaramente di Leicester, mentre gli Irish com'è giusto li ostacolano e fanno i "corsari".
In particolare alla fine del primo tempo i londinesi insistono a meno di un passo dalla meta ma la tattica "brute force" della legione straniera Mapusua, Tagicakibau e Hulu'afia non riesce a scalzare i solidi Tigrotti. Non fosse stato per il cartellino giallo a J.Crane, reo dell'ennesima entrata laterale, tale display difensivo avrebbe potuto essere la svolta della partita, negativa per gli Irish.
Nei primi dieci minuti del secondo tempo la superiorità numerica frutta solo tre punti agli Irish da Delon Armitage (due su sei la prestazione al piede stasera) ma gli Irish conducono per 6-3, mentre Hamilton e G.Murphy e Hipkiss (più in ombra Erinle e Croft) iniziano a sgroppare e aprire qualche break.
Più passa il tempo più emerge il peso negativo dell'inesperienza di queste altitudini dei londinesi rispetto al ruolo di favoriti in svantaggio anche se di poco dei provinciali; a un certo punto Catt si arrabbia moltissimo coi suoi per di un grabber precipitoso da "palla che scotta" degno della nazionale italiana, mentre stavano bastava aver pazienza e insistere.
Nel frattempo il golden boy Jason Crane, lo stesso del piazzato decisivo nel shoot-out di Cardiff, lo stesso che s'è fatto espellere poc'anzi, riesce a svellere la difesa Irish e "rapinare" la meta decisiva attorno al 60', finalizzando una lunga fase d'attacco; Dupuy trasforma, siamo 10-6.
Non è un episodio idolato, prima e anche subito dopo la meta i Tigers sono protagonisti di profonde penetrazioni con Matt Smith sostituto di Johne Murphy per infortunio nel primo tempo, di Erinle e del suo compagni di reparto, un ottimo Hipkiss.
A otto minuti dalla fine Delon Armitage segna un altro penalty da metà campo che porta il risultato sul 10-9, ma manca la sensazione che la partita sia riaperta.
Infatti vince il mestiere, e Leicester vendica la sconfitta subita dagli altri londinesi Wasps l'anno scorso - a proposito di vincenti, quella partita fu l'addio di Dallaglio, quest'anno tocca a un altro monumento, capitan Martin Corry. Rimane così limitato a sole 5 il novero delle squadre vincitrici della Premiership: Leicester Tigers e Wasps, Bath, Newcastle e Sale Sharks.

Onore agli Exiles, anche se incassano la seconda cocente delusione dell'anno dopo l'eliminazione in casa da parte del Bourgoin dalla Euro Challenge Cup cui parevano inevitabilmente destinati.
La squadra di coach Booth nel passato lottava per non retrocedere e l'anno scorso è arrivata alle semifinali (di Heineken Cup); ha potenza fisica da vendere nei trequarti - Catt a parte, più anziano giocatore in una finale di sempre coi sui 37 anni.
Per poter puntare con decisione all'ultimo passo, gli manca forse una cerniera mediana più brillante (Catt e Hodgson sono onesti disbrigatori di pratiche del ruolo), qualche rifinitura nel triangolo allargato (Delon Armitage estremo, un'ala) e anche un po' più di pack a fianco degli ottimi Steffon Armitage, Hala 'ufia e Kennedy assente, segnatamente in prima linea.
Cockers Cockerill coach dei Tigers queat'anno ha la possibilità si sfatare il mito più robusto del rugby boreale: la Premiership logora chi cerca di dominarla.
La settimana prossima in un Murrayfield anch'esso sold out per la finale di Heineken Cup contro il Leinster di O'Driscoll, Leicester la città del rugby potrà giocarsi serie chance per una storica doppietta campionato-Europa, di quelle tipiche della Tolosa d'antan.

2 commenti:

Zamax ha detto...

Hanno vinto i migliori, ma complimenti agli Irish. E' come hai detto tu: è una squadra che manca ancora di "ésprit de finesse", ma quadrata, fisica, potente, che ti distrugge se non riesci ad opporti decentemente.
"La squadra di coach Booth nel passato lottava per non retrocedere e l'anno scorso è arrivata alle semifinali" Piccola correzione: è arrivata alle semifinali della Heineken. In campionato è arrivata a metà classifica, mi pare, dopo esser stata molto indietro. Me lo ricordo perché quando venne a giocare nel Gennaio 2008 in Heineken a Treviso sembrava quasi una squadra alla portata dei nostri. Ma vinse - guarda caso :-) - anche perché era più motivata (era l'ultima partita del girone di qualificazione). Poi da quel momento cominciarono le sue prestazioni sempre in crescendo in campionato e in Heineken, che mi stupirono non poco.

Abr ha detto...

Ok per la correzione sulal semifinale, del resto la trovi nel post seguente, volevo significare che gli Irish non sono nuovi alle imprese e che quella di quest'anno non è un caso, come dicono i calciofili "fa parte di un progetto".

Gli manca qualcosina in qualche reparto, opinione personale, per fare il defintivo salto in alto: s'è capito dall'eliminazione ai quarti fi Challenge Cup, un torneo che avrebbero dovuto vincere a mani basse.

Quanto alla determinazione degli anglosassoni quando giocano a rugby e non solo confrontata al nostro fluffy sense, non serve scomodare gli Irish, basterebbe Worcester, che semina il panico tra le nostre e si classifica penultima da due anni in Premiership.

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