domenica 3 maggio 2009

Splendido choc irlandese

D'accordo, i derby son sempre derby, ma chi se l'aspettava? I "soft boys" della città han saputo radere al suolo i tosti provinciali dalla scorza dura che li avevano duramente sconfitti in semifinale Heineken 2006 e in due occasioni su due quest'anno.
Tra l'altro non si può nemmeno invocare l' "effetto campo": la transumanza di 50.000 Munsteriani in auto, treno e pullman ha dato casomai una prevalenza di rosso nei cromatismi della folla record allo stadio (appropriato il sarcasmo di Vittorio Munari: "Gran lavoro della questura, tener separati 40.000 tifosi per parte", erano tutti assolutamente mescolati).

Munster 6 - 25 Leinster
Croke Park, Dublin Att: 82,208

Cosa è successo, episodi? No, un game plan ben studiato da coach Cheika di Leinster e perfettamente eseguito dai suoi senza mai perdersi d'animo (l'inizio non è stato per nulla semplice): mettere nel mirino il breakdown, senza tregua e nessun rispetto reverenziale per i maestri riconosciuti in tale skill, mediante un lavoro indefesso e aggressivo delle terze linee Jamie Heaslip, Shane Jennings e l'immenso Rocky Elsom su tutti.
Assieme ad altri accorgimenti classici (mettere nel mirino O'Gara, Brian O'Driscoll playmaker esterno, tener botta nelle fasi statiche) e forse anche facendo leva sulla "scimmia" da strafavoriti sulle spalle di Munster, la strategia ma soprattutto la sua execution han pagato.
[Inciso: chi segue il rugby sa - e qui l'abbiamo sottolineato spesso, ad esempio nell'ultima semifinale di Euro Challenge - che il pack dominante vince la partita.
Leinster ha dato live una ulteriore approfondimento: un team può reggere il confronto o addirittura prevalere coi primi 5 avanti (che procurano il controllo delle fonti di gioco cioè mischia e rimesse) ma può esser lo stesso messo pesantemente sotto dalla terza linea che controlla i famosi breakdown, cioè le fasi di contestazione della palla. Sono i primi a lanciarsi sugli avversari avanzanti, i primi ad andar oltre la linea di difesa avversaria: un ruolo spesso poco visibile ma è la sintesi del bello del rugby versione union].


Come già detto non è stata comunque una passeggiata: la prima mezz'ora è abbondantemente in bilico, Contepomi sbaglia subito una punizione pur impegnativa, Munster si fa preferire arrivando vicino alla meta col giovane centro Lions Keith Earls lanciato dal compagno di reparto Mafi e con la pressione del pack fermata dal solito paio di opinabili decisioni sulle ruck dell'arbitro Nigel Owens.
Leinster nel frattempo cresce nell'ombra: prima di tutto regge in difesa con Elsom protagonista di placcaggi in-time a profusione; Contepomi sfida O'Gara sul piano fisico e O'Driscoll fa il play esterno (con un paio di improvvisate come nr.9 in caso di ruck come fa di sovente anche in nazionale per accelerare).
Primo lampo d'avviso del predominio Leinster al 15': Contepomi finalizza con un inatteso drop la prima pressione di Leinster nei 22 avversari: serve più per il morale, soprattutto il suo, Munster è tutt'altro che basita e riprende a macinare offensive.
Dopo un minuto l'ala Healy del Leinster si fa estromettere, reo di blocco pericoloso su Dowling, O'Gara sfrutta la punizione e pareggia.
Leinster non molla manco in 14, e siamo al secondo rombo di tuono: Contepomi continua a percuotere sui due mediani, al 25' Elsom chiama l'offload e si lancia nel buchino generato dall'aiuto alla mediana delle terze linee avversarie. Andar dietro alla galoppata costa il fallo alla difesa e il ginocchio a Contepomi, subentra Sexton e segna a freddo il 6-3.
La strada è segnata nonostante l'infortunio e l'inferiorità numerica: al 30' si scatena la tempesta, sugli sviluppi di una rimessa la palla arriva veloce a O'Driscoll, sopraggiunge l'estremo Nacewa con angolo perfetto, offload, grande penetrazione, passaggio lungo perfetto a D'Arcy sul lungolinea sinistro e meta.
Il toro Munsteriano non si risolleva più da questa banderilla piantata nel profondo, s'innervosisce e inizia a deteriorare il suo punto di forza, l'esecuzione perfetta dei piccoli dettagli.
La partita non è comunque finita, O'Gara mette a segno un penalty su fallonzo si ostruzione di Elsom su Howlett. Il primo tempo si chiude 6-11, teoricamente ancora aperto.

Solo in teoria: al 42' Leinster avanza coi suoi avanti tra ruck e offload veloci, fino a quando entra in azione la linea dei trequarti da Nacewa a Horan fino a Fitzgerald che gira al largo ed entra in area di meta dall'estrema sinistra. Meta e trasformazione di Sexton, 6-18.
Il resto del terzo quarto è trincea, Leinster che bada a non cadere in indiscipline troppo evidenti mentre Munster macina il suo gioco, confidente che prima o poi ...
Prima o poi arriva il 61' e ha un che di simbolico, quasi allegorico come un dipinto del Bronzino: ennesimo attacco di Munster su 22m di Leinster, apertura a O'Gara che corre a destra, vede capitan O'Connell a dieci metri, carica le braccia per passare. Non si accorge che O'Driscoll lo ha già messo nel mirino: incrocia la traiettoria del passaggio a metà strada tra i due rossi. L'ex capitano Lions depreda il nuovo, mantiene la velocità di crociera e arriva dall'altra parte del campo per segnare la meta in mezzo ai pali che chiude la gara.
Tutto l'ultimo quarto è fatto di tentativi sempre più scomposti - Quinlan mette le mani sugli occhi di capitan Cullen - e infruttuosi: la difesa di Leinster attinge a risorse sovrumane tanto è esaltata, Munster non si arrende ma la lucidità latita.
Il sipario cala, tre mete a zero con BOD man of the match, riconoscimento accettato "solo in nome del nostro pack che ha creato la piattaforma per farci vinere la gara".
"They were better than us in almost every facet and we were probably dominated in every part of the game", ha riconosciuto O'Connell alla fine: "Even some of the simple things we tried to do didn't come off. We pride ourselves on doing those small things well and we simply didn't do that".
Per reparto, sugli scudi la micidiale prova della terza linea di Leinster che annichila il trio nazionale e Lions
Denis Leamy, David Wallace, Alan Quinlan; prime linee pari e patta, seconde linee di Leinster ovviamente in grossa difficoltà contro O'Connell e O'Callaghan ma O'Kelly e capitan Cullen sanno vender cara la pelle. In generale emerge la differenza media di quattro, cinque anni d'età nel pack a favore di Leinster, un tradeoff tra slancio ed esperienza.
In mediana gran lavoro di metronomo da parte dell'australiano Whitaker, Stringer fa una volta il topolino sotto le braccione del pack avversario ma poi si rifugia nella sua solita buona ordinaria amministrazione.
Al largo c'è poco da scoprire in Leinster, macchina allenata non a caso da un australiano e ripiena di accorgimenti e meccanismi complessi di intercambiabilità tra Sexton e O'Driscoll, tra Nacewa, Horan e Fitzgerald, per non parlare dell'affiatamento splendido tra i due centri.
Lato Munster ancora Mafi in splendida forma, appannati Warwick, Dowling, Howlett e Earls; quanto a O'Gara, il suo (piede) lo fa, ma non è in buona giornata come a volte gli capita anche per la prova eminemtemente fisica impostagli dalle controparti. Non è lui comunque ad aver perso la partita: il fatto è che i dublinesi hanno un leader in campo, loro oggi no.

Munster: 15 Paul Warwick, 14 Doug Howlett, 13 Keith Earls, 12 Lifeimi Mafi, 11 Ian Dowling, 10 Ronan O'Gara, 9 Peter Stringer, 8 Denis Leamy, 7 David Wallace, 6 Alan Quinlan, 5 Paul O'Connell (capt), 4 Donncha O'Callaghan, 3 John Hayes, 2 Jerry Flannery, 1 Marcus Horan.
Repl.: 16 Denis Fogarty, 17 Tony Buckley, 18 Mick O'Driscoll, 19 Niall Ronan, 20 Mike Prendergast, 21 Barry Murphy, 22 Denis Hurley.
Leinster: 15 Isa Nacewa, 14 Shane Horgan, 13 Brian O'Driscoll, 12 Gordon D'Arcy, 11 Luke Fitzgerald, 10 Felipe Contepomi, 9 Chris Whitaker, 8 Jamie Heaslip, 7 Shane Jennings, 6 Rocky Elsom, 5 Malcolm O'Kelly, 4 Leo Cullen (capt), 3 Stan Wright, 2 Bernard Jackman, 1 Cian Healy.
Repl.: 16 John Fogarty, 17 Ronan McCormack, 18 Devin Toner, 19 Sean O'Brien, 20 Simon Keogh, 21 Jonathan Sexton, 22 Girvan Dempsey
Arbitro: Nigel Owens (WRU)


Fuori i campioni uscenti dalla Heineken Cup, neo-vincitori della Celtic senza giocare proprio al posto di Leinster grazie alla vittoria senza bonus degli Opreys in campionato.
L'inevitabile appagamento derivante da questa imprevista e clamorosa vittoria, assieme al suo peso sui fisici, apriranno una autostrada verso il titolo europeo a Cardiff? Oppure le Tigri di Leicester sapranno sopportare la pressione del Millennium e mettere in campo tutta la loro potenza e mestiere, senza farsi distrarre dall'altra semifinale incombente, quella della Guinness Premiership tra una settimana?

Un'ultima nota sulla partecipazione record di pubblico. Impressionante il silenzio da Chiesa durante i calci di punizione e trasformazione da parte della compostissima folla: 82.200+ spettatori, record per una partita di rugby nell'emisfero boreale.
la folla supera gli 81.500+ della finale di Premiership a Twickenham dell'anno scorso, a sua volta più alto quella di gran parte dei Superbowl (75.000 spettatori l'ulrimo a Miami; record assoluto: 103.000+ al Rose Bowl Pasadena, 1983).
Il massimo per il rugby fu il ‘Greatest ever Rugby Match’ nel 2000 al Telstra Stadium di Sidney tra Australia e All Blacks con 109,874 spettatori: meta di Jonah Lomu e vittoria dei Neozelandesi per 39-35 dopo il 24 pari a metà tempo.
Non è questo il record di folla per gli sport con la palla ovale, regolare appannaggio delle finali del footy Australiano: il 26 settembre 1970 Carlton v. Collingwood radunò 121.696 spettatori; in tempi più recenti, alla finale AFL dell'anno scorso ne registrarono 100.013 (record per eventi di club del nuovo millennio).
La folla al Croke Park rappresenta il record del nuovo millennio per eventi internazionali a livello di club, ma più indietro nel tempo non è un record nemmeno tra le non finali; un Manchester City - Stoke City, sesto turno di FA cup (calcio) nel 1934 radunò più di 84.000 spettatori al Maine Rd. Stadium.
Il massimo dei massimi in assoluto di spettatori a uno sport di squadra se lo contendono due eventi calcistici celebrati in tempi di statistiche poco affidabili, con circa 200.000 spettatori mal contati: la finale Brasile -Uruguay dei mondiali di calcio 1950 e la mitica "White Horse Final" (in foto il cavallo bianco della scarsa polizia presente tra la folla, che diede il nome all'evento) di FA Cup del 1923 tra Bolton e West Ham, inaugurazione dello stadio di Wembley alla presenza di King George V.

2 commenti:

GiorgioXT ha detto...

Gran partita ... merito ai giocatori, ma anche agli allenatori.
Sarò presuntuoso, ma in questa partita c'è anche un pò dell'esperienza di Cheika al Petrarca ...qualche schema di gioco ,e soprattutto la difesa e pressione asfissiante su ogni pallone mi hanno ricordato i tempi andati... ed infatti la statistica dà 121 placcaggi per il Leinster contro 60 per Munster

Abr ha detto...

Concordo molto su Cheika (alla faccia di quelli che abbiamo un campionato mediocre, club mediocri e qui passano solo i pensionati stranieri).
Sui placcaggi, la statistica racconta bene chi s'è difeso attivamente e chi invece ha attaccato.

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