L'Australia ci prende a calci
Sabato 13 Giugno 2009, Camberra | ||||
31-8 |
Commentare un cinque mete a una, tre a zero in mezzora,con tanto di hat trick per il diciottenne esordiente James O' Connor - tenendo ovviamente conto della differenza di valori tra i due team - potrebbe risultare breve: australiani tatticamente oltre che tecnicamente abili a evidenziare e sfruttare rapidamente le inconsistenze difensive degli Azzurri, con questi ultimi capaci di ritrovare finalmente la meta grazie a un bello sprazzo individuale ben supportato.
La cronaca: passano quattro minuti e Lachie Turner si infila in mezzo smarcatissimo approfittando dell'amo con cui Burgess e Brown "pesca" Mirco B. a chiudere sovrapposto a Gower invece di badare all'ala che taglia in mezzo (vedi significativa foto sotto) e scarica al giovane O'Connor intonso per un debutto con meta.
5 a zero, i nostri si rimettono in moto ma le munizioni offensive a disposizione non sono molte: come al solito non siamo in grado di sviluppare gioco multifase e in più riveliamo inconsistenze nel gioco tattico, con Gower chiaramente poco esperto e McLean incapace di reggere da solo la retroguardia bombardata.
Così le ulteriori mete arrivano dai Wallabies: al 28' quando Giteau cambia direzione dopo una ruck, assorbe Pratichetti oltre al suo difensore e lancia nuovamente O'Connor a quel punto smarcato; dopo cinque minuti è il Berrick Barnes a lanciare in meta Giteau.
Il primo tempo si chiude 17-3 con l'Italia finalmente nei 22 avversari e una punizione di McLean - va sottolineata la prova perfetta dei nostri sotto il profilo disciplinare.
Alla ripresa gli Azzurri paiono animarsi: al 44' palla da una ruck nei 22 avvversari indietro a Gower piazzato a zero come a tentare un drop, invece l'australiano di Bayonne si lancia sul lato chiuso, sorpende la difesa e scarica a Robertson sulla linea di fondo per una bella meta di quelle che l'Italia non segnava da troppo tempo.
Sfortunatamente è tutto qui: il resto del tempo è dominato dai padroni di casa, che mandano in meta il vecchio Mortlock e il giovane O'Connor passeggiando sopra i placcaggi non chiusi dei nostri.
La performance dei nostri non ci è dispiaciuta in fondo: in particolare Craig Gower è un ex rugby league e si vede, non ha paura di attaccare gli spazi, "vede" gli avversari (geniale la sua penetrazione sul lato chiuso in occasione della meta italiana) ed è solido in difesa; l'altro esordiente Geldenhuys non male, anche se non ha cambiato le sorti negativissime della nostra rimessa laterale. Zanni e Mauro Bergamasco solidi in trincea, Parisse con qualche pausa mentale, buona la prima linea soprattutto lato Staibano, Sgarbi e MircoB. sacrificati a tamponare.
Canavosio (qualche sprazzo positivo ma incompleto, meglio Tebaldi) e Pratichetti (troppo intimidito e leggerino) a parte, tutti rincalzi inclusi han dimostrato di essere all'altezza, se solo avessero potuto giocare trenta metri più avanti e avere cinque minuti di possesso in più per tempo.
Mallett fa bene ad essere orgoglioso della prova dei suoi: in campo s'è vista una squadra e non più un bunch di nervosi spaesati irrigiditi dalle responsabilità; han saputo resistere per molta parte della gara ad avversari dal tasso tecnico più elevato in pressocchè tutti i reparti.
Solo che, lo sottolinea Sergio Parisse, si potevano e dovevano prendere due mete di meno: “Purtroppo abbiamo sbagliato qualche placcaggio di troppo: sulla prima meta Mirco Bergamasco ha raddoppiato sull’uomo (..) di Gower lasciando un varco, mentre alla terza meta di O’Connor io ho sbagliato un placcaggio piuttosto semplice”.
Errori individuali quindi, il primo indicativo di un po' di affanno, scarsa lucidità, affiatamento e fiducia nel compagno: forse le nostre guardie (e nel caso italiano i centri sono guardie come le terze linee a tutti gli effetti) sono troppo abituati a una mediana "bucata" e la raddoppiano sistematicamente, creando voragini appena più in là.
Un paio di mete in meno da prendere, un paio di mete in più da segnare: coach Malett evidenzia gli errori al piede di Craig Gower, peraltro molto positivo in tutti gli altri fondamentali: "You can't kick two balls directly out into the in-goal, which meant scrum restarts (...) where we ended up in our 22 metres. Those were errors which he hopefully he won't make in the future".
In tale ottica, coach Deans sottolinea bene la chiave della strapotenza Wallabies, che è stata tattica prima che tecnica individuale: risistemata la mischia un anno fa (l'anno scorso a Padova ne avemmo prova) ora l'asso nella manica australiana si chiama kicking game.
Tutta la partita infatti è stata tessuta sui calci profondi dei trequarti Wallabies, in special modo di Giteau e Barnes: ci hanno inchiodato nei nostri 22m, ricacciati a correre all'indietro o a venir sfidati nella nostra più che incerta rimessa laterale. Poi è chiaro che, costretti costantemente a giocare sull'orlo del baratro, prima o poi l'errore di piazzamento o il placcaggio bucato a qualcuno scappa: i nostri sono già stati bravi a mantenere la disciplina per tutta la gara.
Abbiamo giocato la partita opposta a quella francese in Nuova Zelanda: loro han coperto spendidamente il fondo, voltando a loro vantaggio il kicking game lungo degli All Blacks nel primo tempo, mentre purtroppo per noi Luke McLean non è Medard, ed è stato scelto di NON aiutarlo là in fondo, specialmente sul lato destro -Kaine Robertson rimaneva alto a tamponare eventuali percussioni - per cui è stato costantemente impallinato proprio lì per chiudergli l'angolo del calcio.
Della serie, c'è sempre un motivo che arriva da lontano (l'estremo) se gente come Parisse alla fine manca un placcaggio, uno sui cento che ha dovuto fare.
Ci si risente per Melbourne la prossima settimana, speriamo con qualche accorgimento tattico in più, per offrire un aiutino a destra del nostro estremo e consentire a Mirco B. di muovere un po' le gambe come sa, oltre che le braccia.
Rimane oltre un anno che non si vince una partita; come non c'era da abbattersi durante il Sei Nazioni, adesso una rondine (un centro schierato apertura per nulla "timido") non fa primavera.
Australia: 15 James O'Connor, 14 Lachie Turner, 13 Stirling Mortlock (capt), 12 Berrick Barnes, 11 Drew Mitchell, 10 Matt Giteau, 9 Luke Burgess, 8 Richard Brown, 7 George Smith, 6 Dean Mumm, 5 Nathan Sharpe, 4 James Horwill, 3 Al Baxter, 2 Stephen Moore, 1 Benn Robinson.
Repl.: 16 Tatafu Polota-Nau, 17 Ben Alexander, 18 Peter Kimlin, 19 David Pocock, 20 Josh Valentine, 21 Quade Cooper, 22 Adam Ashley-Cooper.
Italia: 15 Luke McLean, 14 Kaine Robertson, 13 Mirco Bergamasco, 12 Matteo Pratichetti, 11 Alberto Sgarbi, 10 Craig Gower, 9 Pablo Canavosio, 8 Sergio Parisse (capt), 7 Mauro Bergamasco, 6 Alessandro Zanni, 5 Carlo Antonio Del Fava, 4 Quintin Geldenhuys, 3 Fabio Staibano, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Salvatore Perugini.
Repl.: 16 Franco Sbaraglini, 17 Ignacio Rouyet, 18 Marco Bortolami, 19 Paul Derbyshire, 20 Tito Tebaldi, 21 Kristopher Burton, 22 Gonzalo Garcia.
Arbitro: Romain Poite (Francia)
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