lunedì 20 luglio 2009

Scenari Peninsulari

Warning: post lungo, articolato e senza foto: armatevi di pazienza o voi ch'entrate.

Il sempre informato e tempestivo Rugby1823 tira le sue conclusioni su tutta la vicenda che sta portando lento pede l'Italia alla Celtic - Caos Italia ha sempre significativamente titolato i suoi post sull'argomento.
E' una posizione informata, non meramente analitica ma anche propositiva, assieme a quelle a caldo e a volte più tifoserecce dei forum degli appassionati sulla famigerata scelta del Consiglio Federale del 18 luglio riguardante i team italiani scelti per la Celtic League 2010/11. La posizione può essere sintetizzata con un appello:
"dirigenti, politici e tifosi veneti da un lato, Dondi dall'altro, entrambi sembrano giocare sull'ambiguità. Se è così, amen, se non fosse così allora è ora di essere coerenti".
Essendo i veneti i primi responsabili dell'insuccesso di Treviso, argomenta Duccio Fumero, coi loro consiglieri federali a non averlo votato, essi dovrebbero riconoscere gli errori del "faso tuto mi" di Munari e Benetton e dello scetticismo ignavo di tutto il resto del movimento Veneto; a quel punto, un bel passo indietro e:
"Si integri la candidatura trevigiana. La si trasformi in una candidatura veneta. Si uniscano, una volta tanto, le forze, gli sponsor, le istituzioni (...), le capacità, i bacini e tutto quell'humus ovale che fa grande il Veneto e ci si presenti con i Dogi".
A nostro avviso è troppo tardi; Rugby 1823, cui rendiamo il merito di tentare di proporre una soluzione all'intricato caso, viene messo fuori strada da un errore di analisi peraltro parecchio diffuso (i Veneti primi nemici dei Veneti), e trascina un presupposto fallace, ossimorico: le franchigie federal-private. Andiamo con ordine.

PARTE PRIMA : CHI FU L'ASSASSINO?
L'errore a nostro avviso sta nel dare per buona la voce sentita da più parti (per rabbia e delusione, o forse per freddo depistaggio) e assumere che nel Consiglio "non tutti (i consiglieri veneti) hanno votato Treviso, anzi!".
Ma chi l'ha detto?
Guardiamo i numeri; 7 sono i consiglieri veneti di nascita (non dieci come si legge in giro) - Enore Bagatin, Carlo Checchinato, Francesco Mazzariol, Andrea Rinaldo, Luigi Torretti, Moreno Trevisiol e Zeno Zanandrea.
Tra questi, aspettarsi un voto "veneto" da Checchinato e Zanandrea a libro paga federale, piuttosto che da Mazzariol accasato a Parma da mo', mi sembra perlomeno azzardato. Quindi di "veneti" da un punto di vista politico in Consiglio ne vediamo tre, al massimo quattro: Treviso ha preso nove voti (uno dei quali da Dondi, un classico kiss of death), so what?
Depistaggio
Va riconosciuto che tale diffusa leggenda metropolitana - i veneti primi affossatori dei veneti - troverebbe un fondamento nel campanilismo locale a volte eccessivo, ma la matematica non è una opinione; forse lo sono i tentativi di questo o di quel protagonista di darsi un peso (negativo) che non ha (più).
Di più: dar risalto alle dichiarazioni di questo o quell'esponente del rugby veneto e quindi generalizzare le sue prolusioni, significa banalizzare una realtà diffusa e variegata; significherebbe inoltre non aver compreso come la competizione tra concorrenti sia cosa buona e giusta, sia indice di presenza, vitalità e capillarità.
A casa mia il fusionismo forzato al posto della sana competizione si chiama "dirigismo" o "cartello" e prima o poi cade, perchè non è connaturato al "mercato" inteso come luogo dove la domanda locale (di praticare e tifare) si incontra con l'offerta locale (di strutture per praticanti e tifosi).
Treviso faso tuto mi
Si imputa da sempre a Treviso un approccio "faso tuto mi" più da club che da potenziale franchigia a base regionale.
Sotto questo profilo la struttura della candidatura del team della Marca non pare granchè diversa da quella degli Aironi (incardinata al 99% su Viadana e il suo sponsor), mentre i Pretoriani sono la fusione di tre club cittadini "aperta" al Centrosud quanto la Benetton al resto del Veneto.
Guarda caso, Bando Federale alla mano (che ammetteva candidature alla Celtic da parte di "società, franchigie e selezioni"), nessuno nè prima nè durante il Consiglio ha contestato a Treviso di essersi presentato "da sola", casomai la voglia di "collaborare" sul serio coi federali.
Abbiamo già descritto l'apertura al resto del movimento veneto della candidatura Benetton, simbolicamente denominata Dogi e pronta a giocare anche a Padova e Rovigo.
Spacciare per "arroganza" la chiarezza nella catena di comando (e chi si occupa di management sa bene quanto valga), la assunzione di responsabilità di chi ci mette grano, risorse e organizzazione, è favoletta destinata a colpire i semplici, propalata da chi non gradiva il club che più di tutti merita e ha effettivamente lavorato per far arrivare gli italiani in Celtic League.
E i altri fioi?
Gli altri club veneti, dopo aver provato a assemblare una candidatura alternativa (Padova Rovigo e Venezia), si sono rapidamente tirati indietro causa le difficoltà economiche e han deciso di ripiegare al "livello due" (cosa che nostro avviso sarebbe molto corretta anche per altre parti d'Italia, segnatamente Parma e Roma), appoggiando esplicitamente o implicitamente (non concorrenza) la candidata Benetton a rappresentare il "Livello Uno" della Contea del rugby.
Aldilà, come detto, di qualche esternazione scettica o contraria - i Veneti fortunatamente hanno le loro opinioni individuali, non sono un monoblocco nordcoreano.
Crime Scene Investigation - Bologna (non Miami)
Questi sono i fatti che danno una lettura degli eventi in consiglio federale di Bologna abbastanza chiara: in sintesi, c'è stato chi ha saputo giocare la sottile partita del lobbying - non dei titoli e delle "evidenze" - meglio di Treviso. Altro che veneti traditori!
A fregare Treviso sono state due decisive, sottili "mandrakate": il voto segreto (chi l'ha richiesto? Gavazzi pare, il neoeletto rappresentante italiano al comitato 6Nazioni, ma guarda un po' ... e soprattutto chi l'ha concesso, caro Presidente?) e la decisione (again, di chi?) di non limitare il voto alle tre sole candidature "serie" in campo, come sarebbe stato logico.
I ben nove voti ai Duchi capitanati da Calvisano retrocessa e Parma ridimensionata sono un insulto all'intelligenza e alla serietà, ma anche un monumento di abilità tattica: due le opzioni, o vengono da chi (i Pretoriani) sapeva di giocare per il secondo posto e ha ottenuto dagli "amici" (5 consiglieri del Centro Sud, un paio di "federali" e qualche voto di pur legittimo scambio) di NON votare come seconda opzione nè Aironi nè tantomeno Treviso; o
in alternativa e/o assieme, come Gazzettino afferma, solo 3 dei 12 voti agli Aironi risulta accoppiato a Treviso (uno di essi sarebbe autodichiarato di Dondi), quindi avremmo un altro voto di scambio (legittimo per carità), la Bassa che appoggia la Bassa: i Ducali votano Aironi ( e si sapeva, in cambio verranno aggregati) ma anche viceversa.
Lungi da me alzare alti lai contro "Roma ladrona" o gli scaltri accordi tra politicanti che affossano il merito sportivo: si sapeva che sarebbe stato un pomeriggio dei lunghi coltelli, i polli e le verginelle dovevano rimanere a a casa.
Sia come sia, non sono congiure tra veneti ma tra potentati di palazzo.
Questa è a modesto avviso di chi scrive la più plausibile delle analisi sul come sia andata, supportata dalla aritmetica. Il resto è al più leggenda popolare, o freddo depistaggio per dividere ulteriormente il campo perdente (si sa, la sconfitta divide sempre già di suo), dando la colpa ai veneti dei guai veneti ; è dai tempi del lupo e l'agnello di Fedro e Esopo che ogni tanto qualcuno prova a dipingere la vittima - in questo caso Treviso - come colpevole - assieme al Veneto tutto - per lavarsi la coscienza di aver giocato sporco.

PARTE SECONDA: LA SCELTA CELTICA
L'assunto alla base di tutto 'sto ambaradan è il seguente: entrare in Celtic League è buono e fa bene al rugby italiano.
La posizione di questo blog al riguardo è sempre stata esplicita: non è detto, dipende.
Non dipende tanto dalle intenzioni, sane e garantite (sulla carta) - far crescere la nazionale e quindi il movimento intero, a dire il vero con ottica top down un po' da anni Novanta.
Dipende piuttosto dal COME, dalle MODALITA' con cui in Celtic si va.
In Celtic come?
Dalla morte della Lega (Lire) affossata dai contrasti tra club grandi e piccoli in cui proprio la scelta Celtica rappresntava uno dei punti di scontro, come mai è subentrata la Fir?
Lasciamo perdere la lettura becera della lotta di potere per il controllo del rugby in Italia con annessi diritti televisivi e quant'altro, anche se la trentina di milioni del bilancio della Fir non sono pochi.
Diciamocela tutta: si va in Celtic sperchè la Nazionale Fir ha fallito il Sei Nazioni 2009 e sono due anni che non vince una partita. Con abile mossa ha scaricato le responsabilità sue e di Mallett attribuendo il fallimento allo scarso livello del gioco nel campionato italiano.
Ora lo si sta per rendere ancora più scarso, addirittura semipro. Prima riuscivamo a vincere un paio di partite al 6Nazioni lo stesso ... E ci stanno almeno dieci nazionali che giocano all'estero, checcentra il Super10? A proposito di livello, ben tre club italici hanno sfiorato il passaggio del turno in Challenge l'anno scorso, e ora li ammazziamo tutti. Giusto per segnalare alcune delle palesi contraddizioni insite nella scelta federale.
Armiamoci e partite, guida la Fir.
Si va a fare la Celtic League con l'impianto per due selezioni nazionali tipo Oaks rumeni; poco male, il rugby scozzeese è cresciuto dopo aver deciso un passaggio simile.
Modello a selezioni federali quindi tipo Irlanda, con spese a cura della federazione, giocatori stipendiati principalmente dalla Fir e accurata dislocazione geopolitica delle stesse?
Pas de tout: per mancanza di piccioli federali, s'è fatto 'sto ibrido al ribasso delle selezioni "private" ma "pilotate" dagli staff federali. Madichessà?!
Come dire, i soldi veri ce li mette il fortunato prescelto privato, ma guida lo Stato (la Fir) che contribuisce alle spese per qualche centinaio di migliaia di euro (secondo il numero di giocatori di interesse nazionale schierati), contro un budget richiesto di almeno 5 milioni di euro.
Non sta in piedi, se non per quelli che prima o poi arriveranno a batter cassa e per i furbi, quelli cui serve pubblicità locale e contatti per altri scopi, e poi ti piantano sul più bello coi debiti stile calcio.
Un approccio Bartaliano
Sono i prodromi dell'insuccesso; se a questi si aggiunge il probabile invio di due selezioni poco organizzate e competitive, si rischia di spegnere presto gli entusiasmi e l'interesse (Juve - Auronzo interessa solo una volta l'anno, per vedere i "nuovi").
Verrebbe da dire con Bartali: l'è tutto sbagliato l'è tutto da rifare.
Ecco spiegate le perpessità, le resistenze, lo sconcerto e la fatica fatta ad accettare NON la Celtic League, ma QUESTA MODALITA' di entrarci, da parte di molti appassionati e anche di molti club.
In prima linea quelli veneti, tutti figli di iniziative locali private: gente che dedica il suo tempo alla passione e chiede non di guadagnarci ma almeno di non rimetterci, e vuole farlo mediante l'INDIPENDENZA di giocare con i soldi propri e degli sponsor che riescono a procurarsi. E' una questione di mentalità.

PARTE TERZA: IL PRESIDENTISSIMO
Scrive Rugby 1823: "Le parole di Dondi potrebbero essere deflagranti. Perché le sue parole dicono che queste votazioni sono state scandalose. Che è una scelta catastrofica per futuro del rugby italiano. Cioé, Dondi dice che i consiglieri federali hanno votato contro il rugby italiano. Probabilmente per interessi personali, per scambi di favore o, forse, proprio per far fuori Dondi".
Si aprirebbe quindi un problema politico, la cui soluzione auspicata sarebbe un definire una exit strategy tra Dondi e la dirigenza di Treviso, destinata a ricondurre la Benetton a più miti consigli (fuori Munari, sottomettersi al controllo federale anche sul piano tecnico, in nome dell'interesse nazionale), per configurare una candidatura assolutamente vincente secondo i crismi federali.
Si, ma non si poteva pensarci prima di votare? Ammettiamo sia sempre stata l'idea di Dondi, dopo il "fattaccio" par più un ricatto che un compromesso. C'è qualcosa che non convince.
Tra l'altro, al punto in cui siamo, puntare a ribaltare il tavolo prima delle scadenze (30 settembre per gli adempimenti formali da parte delle due prescelte) pur con il supporto del Presidente Fir, ci parrebbe oltremodo aleatorio: come reagirebbe una delle due prescelte qualora sopravanzata da Treviso? Come Treviso stessa. Che je direbbero allora?
Attendere, influenzandolo, il pronunciamento della Celtic League che avverrà con calma entro un anno da oggi? Troppo rischioso per tutti.
E' più semplice di così.
Noi la vediamo più lineare: se è vero che il Consiglio Federale ha preso una decisione contraria al volere del SUO Presidentissimo, allora questi dovrebbe trarne le immediate conseguenze e dimettersi. In alternativa, se ne ha la forza, costringa alle dimissioni chi ha cannato (Dondi è stato visto "cazziare" Checchinato alla fine del Consiglio).
Questo sarebbe il segnale: se invece come crediamo non farà nè l'una nè l'altra, allora la sua indignazione è solo un barbatrucco, volto a trattare su base non irrigidita dall'odio la cessione dei molti giocatori trevigiani da mandare in Celtic, teso a sottrarre gli opulenti vivai veneti dal controllo esclusivo della Benetton e a tentare in generale di tener buoni gli irati sconfitti, per tenere assieme i cocci del rugby italiano in deflagrazione.
(Guarda caso adesso sono tutti i Veneti irati e schierati all'unisono: come mai? Non erano divisi? E i fiumi di prosecco che avrebbero dovuto scorrere ai confini della Marca?)
Purtroppo non siamo più ai giochi al parco, ogni azione ha conseguenze e chi le determina per volontà o incapacità, se ne deve assumere le responsabilità: Benetton ha a questo punto tutti i diritti di tutelare come vuole e come riesce i propri investimenti e interessi, ricorrerendo a tutti i gradi di giudizio che potrà.
E poi anticipiamo: appena Benetton si nuoverà, finito il depistaggio dei veneti contro i veneti, assisteremo a grandi stracciamenti di vesti, ad altissimi sdegni da parte di chi, tifando per chi è stato privilegiato dirà che non si fa così, che si dovrebbe essere più "sportivi" (detto da chi ha saputo - merito suo - vincere una battaglia politica e non sportiva, non è male ...), che meglio sarebbe per tutti far buon viso a cattiva sorte, "un passo indietro per il bene del movimento" (non potevano farlo prima loro?), si deve accettare il verdetto, dura lex sed lex; altrimenti si rompe il giocattolo (adesso che è tutto loro) ...

CONCLUSIONE: COME SE NE ESCE?
Arrivati al punto in cui siamo, alla Federazione, quasi una Lady Macbeth cosciente del casino che ha combinato ma impossibilitata a far marce indietro, non rimane che dire: "What is done is done and never undone".
- Escludere Aironi o Pretoriani per far posto a Treviso: non si può più, a meno di clamorose e inopinabili cappelle di questi ultimi in fase di raccolta carte e fondi.
- Spingere Treviso a fondersi con una delle due: perchè mai dovrebbero starci entrambe? I secondi in Paradiso ci sono già e tratterebbero dall'alto, i primi mancano della mentalità per elemosinare, basta aver visto un Trofeo Topolino per capire la oggettiva superiorità organizzativa della Benetton, di gran lunga maggiore persino a quella della Fir stessa.
- Aspettare (o stimolare) il pronunciamento della Lega Celtica: non siamo certi vorrano toglierci le castagne dal fuoco, se solo capiranno in che vespaio si metterebbero.
No, a questo punto temiamo che le strade rimaste siano tutte e solo impervie per il rugby italiano, siano esse la secessione, l'abbandono del rugby union da parte di Benetton, i tribunali o chissà cos'altro.
Mi spiace non riuscire ad essere positivo e propositivo come Rugby1823, cui rendo il merito (assieme agli appassonati dei forum) di aver ispirato e informato l'organicità di queste riflessioni e la volontà di condividerle pubblicamente.
Sottolineo come esse siano del tutto personali, esprimendo al massimo oltre alla mia la posizione del Socio Ringo aka Brett, col quale peraltro non mi sono consultato prima di espormi, ma a cui Munari sta simpatico.
A questo punto non rimane che sperare che 'sta farsa sia solo un brutto sogno, o meglio resta da sperare in un colpo di scena, in un miracoloso colpo di coda al momento inatteso ma non impossibile nella patria di Machiavelli e dei Borgia.

UPDATE 1: dal sito della Benetton rugby: dopo aver chiarito che la dimensione veneta nel progetto c'è sempre stata, come la volontà di collaborare pienamente con la Fir, la società pluricampione della Marca conclude sportivamente come segue:
Benetton Rugby, i suoi giocatori e i suoi dirigenti, desiderano ringraziare i tanti appassionati veneti ma anche di altre regioni per il sostegno ricevuto ed in particolare i dirigenti delle società venete.
Benetton Rugby non prenderà mai in considerazione l’idea di ritirarsi da una competizione (Campionato Italiano Super 10 o Campionato di Serie A) perché non ne condivide le regole o le decisioni. Ed assicura i propri sostenitori che onorerà come sempre il proprio impegno e la propria passione per il gioco del rugby.
Manco un disclaimer in legalese del tipo ".. salvo riservarci la verifica nelle sedi e con le modalità più opportune .. etc.etc.".

UPDATE 2: Giacomo Mazzocchi per l'agenzia di stampa ilVelino, dopo aver elencato i solito mantra sui veneti contro i veneti sopra già debunkato come da comunicato della Benetton, chiude senza volerlo con una informazione interessante:
Ho già dato avvio alla ricerca di un’alternativa all’attuale sede del Sei Nazioni in Italia” ci dice il presidente della Federugby Dondi.
Roma non sarà più la sede del Torneo a partire dalla stagione 2011. Purtroppo – prosegue - per quest’anno le cose sono andate troppo avanti: calendari e tutto il resto sono già predisposti ma il rugby italiano si è stancato delle promesse da marinai che ci arrivano da Roma, perché per lo Stadio Flaminio non si sta facendo niente. Neanche per l’edizione del 2011 abbiamo alcuna certezza che i necessari lavori annunciati saranno portati a termine. È per questo motivo – conclude - che non ritengo neanche chiuso il discorso della Celtic League: ho i miei seri dubbi che il budget presentato dai Pretoriani sia sostanziato per il 20 settembre dai soldi degli enti locali romani”.
Buumm, ecco svelato l'arcano: Dondi sta toccando con mano gli esiti delle promesse romane. Oppure sta solo tentando di forzare la mano agli Alemanni distratti?

5 commenti:

GiorgioXT ha detto...

Una piccola nota , tratta dal Gazzettino , che spiega bene come si sono comportati i consiglieri veneti
"
I sette consiglieri veneti sono quindi nell’occhio del ciclone. Lascia allibiti il loro comportamento. Nel corso del consiglio federale solo Luigi Torretti (Venezia) e Andrea Rinaldo (Petrarca Padova) hanno mostrato pubblicamente un impegno verso la candidatura veneta. Torretti chiedendo la votazione palese per giocare a carte scoperte. È stato bloccato dal Alfredo Gavazzi che ha chiesto quella segreta (ma la auspicavano anche altri). Così nel segreto dell’urna il secondo voto dei Duchi è confluito su Roma. E Gavazzi in cambio avrebbe avuto l’incarico nel comitato del Sei Nazioni, a riprova del complotto federale anti-Veneto.

Rinaldo, invece, è stato l’unico a fare una dichiarazione di voto per Treviso e Viadana (usciti insieme in sole 3 delle 20 accoppiate di voti, prova che i sostenitori degli Aironi e la Lega Nord lombarda hanno scaricato il Veneto). Ha chiesto inoltre che venga messa a verbale un’affermazione in cui si dice, sostanzialmente, che è un suicidio tecnico ed economico lasciare Benetton e il Veneto la sua regione fuori dalla Celtic."

Gli altri consiglieri sono uomini di Dondi o dipendenti FIR

Nicola ha detto...

Classico: incolpiamo il trombato perchè si è fatto fregare... Siamo in mano a una banda di matti irresponsabili.

Abr ha detto...

Graze giorgio XT per il retroscena chiarificatore: Gavazzi è Iago, il voto è stato di scambio.

Interessante la storia delle 3 su 20 accoppiate "Aironi-Treviso" (una delel quali di Dondi?!): fa sempre di più pensare alla regia federale. S epi le altre due su 20 venisseor dai due veneti, allora è chiaro che sono andati come polli per essere messi in padella.
O forse volevano la rottura?
Munari era molto concentrato positivo e loquace sabato, durante le telecronache in diretta su Sky ...
Ma pensa te, tocca fare i giallisti....


Nicola: già, a magggior ragiionein che manisiamo

tagus ha detto...

sì abr,forzare la mano agli alemanni distratti senza dubbio.
dondi s'è infilato la visiera ed ha smazzato le carte:minacciare di portare via il 6n da roma-estremamente improbabile,visto che i partners della spa(o dovrei dire snc) del 6 nazioni sono deliziati dall'avere uno stadio nel centro storico di roma-potrebbe avere un duplice scopo:lasciare il 6naz a roma, nonostante le promesse disattese, come merce di scambio per sacrificare i praetoriani.in questo modo 1) si libererebbe del costo della franchigia di roma che,al di là delle risibili promesse istituzionali,sarebbe a carico della fir e 2)si sdoganerebbe come salvatore di treviso.
un unico caveat:sta bluffando in casa dei bluffatori... e se glielo andassero a vedere?

Abr ha detto...

... bluffare in casa dei bluffatori :)
C'e' da dire che gli alemanni, opportunamente sollecitati, forse hanno l'interesse a rispondere: a Roma (parlo per elementi trasmessimi involontariamente da conoscenti) il rugby e' sport fighetto, fenomeno alla moda per distinguersi dalla massa, fa fine e non impegna in un certo tipo di milieu aennino. Un po' come seguire l'Armani Jeans di basket a Milano ... absit iniuria verbis ;)

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