martedì 11 agosto 2009

Del perché l'Inghilterra di Woodward vincerà il Tri Nations

Si dice in giro che questo Sud Africa è noioso e per niente bello a vedersi. Che non gioca alla mano, ma all’autoscontro e che così il rugby non è per nulla divertente. La realtà è ben altra, ovviamente. Questo Sud Africa non sarà il massimo del rugby champagne, ma le bollicine spettano ai boriosi francesi, i boeri sono un popolo diverso.

Piuttosto è vero che questi Springboks sono forti. Hanno retto a tre partite filate in casa, due contro gli All Blacks, gente che fino a poco tempo metteva piede a Pretoria o Cape Town e si portava a casa una vittoria, sudata, ma pur sempre una vittoria. La musica è cambiata e stai a vedere che Peter De Villiers, sotto sotto, è andato a ripescare vecchi filmati. Sì, perché il Sud Africa del “passaggio e dentro, poi calcio alto e via tutti sotto” ricorda l’Inghilterra di Sir Clive Woodward. Quella mondiale nel 2003, giusto per chiudere subito il discorso.

La tattica era consolidata: gli avanti facevano gli avanti, poi il sinistro di Wilkinson mandava in aria un ovale che, ora che toccava terra, era avvinghiato da gente del calibro di Thompson, Simon Shaw, Martin Johnson e Lawrence Dallaglio. E se non c’era Dallaglio c’era Martin Corry, la differenza non la si notava più di tanto. In più, dalla retroguardia, poteva scattare quel funambolo di Robinson per creare spazi con le sue folate. Bryan Habana fa lo stesso, così come – ma raramente – Francois Steyn. Tanto ci pensa l’altro Steyn, Morné, a ricoprire il ruolo di Wilko. Quell’Inghilterra portò in patri la Web Ellis Cup sconfiggendo in finale l’Australia che giocava in casa con il drop immancabile di Jonny. Giusto per chiudere un’altra volta il discorso.

L’estate successiva al frenetico novembre 2003, la stessa formazione scese in Nuova Zelanda per il tour estivo australe da prima della classe in carica. Prese sonore sconfitte e in giro si diceva male dell’Inghilterra di Woodward, tutta calci e niente strategia. Erano ancora freschi i cori degli aussie che ripetevano: “Se quello degli inglesi è rugby…”. Il fatto era che Wilkinson e compagni avevano esaurito la benzina, problema che si sono trascinati dietro per parecchio tempo, sfornando orribili 6 Nations. Ma in Francia, nel 2007, aveva riaggiustato le cose e sono approdati in finale contro il Sud Africa contro il quale, nei turni a girone, avevano perso 36-0. Era tornata l’apertura mancina, ma il suo rientro era solo l’ultimo tassello che mancava ad una formazione che aveva deciso di mettere in piedi un revival di quattro anni prima sotto la sapiente guida di Brian Ashton.

Ora tocca ai Boks che dalla loro hanno un’arma in più: un gruppo ancora più coeso e forte. Nel Sud Africa di oggi non ci percepisce il declino quasi fisiologico che è previsto per una squadra appagata anche da una strepitosa coppa del mondo. Più o meno ci sono dentro gli stessi uomini di due anni fa, compreso il capitano John Smit che sabato ha mandato in meta il compagno Victor Matfield con un grabber che era quasi una bestemmia da veder compiuto da un tallonatore/pilone. Un tocco magistrale, sopraffino e, soprattutto, intelligente che ha permesso ai suoi di chiudere l’incontro con i Wallabies. Nelle fasi di gioco statico, tra ruck e maul, tutti vanno a ripulire l’ovale, tutti si buttano sull’avversario: magari un’ala come JP Pietersen tocca un pallone in tutti gli ottanta minuti, ma nel frattempo ha fatto sentire la sua fisicità all’avversario di turno.

Quando poi Steyn o Fourie Du Preez alzano quei campanili, la scena è superba: quattordici leoni che corrono verso la preda, che sia l’ovale o il povero malcapitato che l’ha raccolto, poco importa. L’opera si conclude con Broussow che infila le mani ovunque e lo riporta dalla propria parte. Schema prevedibile, noioso e vecchio, forse. Ma chissà perché nessuno è ancora riuscito a scardinarlo.

Al Sud Africa ora spetta il duro compito che dimostrare se il gioco possa valere anche fuori casa, non solo per portare in cascina qualche punto di bonus, ma per sancire l’effettivo predominio su tutto il campo. A Woodward riuscì, De Villiers ha l’occasione per superarlo.

In tempi non sospetti, su questo blog, ancora prima che arrivassero le Elv si parlava del futuro del rugby: il gioco era quasi stato omologato dalla Nuova Zelanda di Graham Henry assatanata di vittorie e invincibile. La risposta fu: il gioco alla mano – quello più frizzante – te lo devi guadagnare. Poi furono per l’appunto partorite le Experimental Law Variations e la risposta rimase sempre quella: il gioco alla mano te lo devi guadagnare. Le regole sono nuovamente cambiate, ma il principio no. Non lo facciamo per fare la figura dei saccenti, non ci autocitiamo per puro gusto edonistico: è che la realtà, piaccia o no, è questa. E poi, quando ci vuole, ci vuole: avevamo visto lungo.

Il Sud Africa, che se si mette a giocare alla mano finisce per ingarbugliarsi, ha adottato la via più semplice: piazza in campo un XV lucido e senza fronzoli, dotato di teste di ponte affidabilissime e sorrette da mortai precisi e potenti. Scruta il nemico dall’altra parte della trincea e lo avverte: il gioco alla mano te lo devi conquistare. Faceva così, pressappoco, anche l’Inghilterra indomabile del 2003.

23 commenti:

Abr ha detto...

Ottimo paragone-revival, Socio.
In quella Inghilterra 2003, a fianco di avanti capaci di fare i ball carrier come Dallaglio o Mike Tindall e a recuperar palla come Martin Johnson, Ben Kay etc. (non Simon Shaw che Woodward non amava), di gente che sapeva correre sotto i calci di Wilko e del suo fido scudiero Mike Catt ce n'era: il citato negretto Jason Robinson, e poi Ben Cohen, Lewsley, Will Greenwood ...

Anonimo ha detto...

Certo hai ragione e la tua previsione è stata corretta Ma, credo, che il senso di tanti commenti poco entusiastici nei confronti del rugby giocato dai Books, stia nella sostanziale perdita di spettacolo del gioco, pur senza negare che l'accuratezza del SA nell'attuare la sua strategia, ancorché essenziale, merita rispetto (fisicità, potenza, precisione nel calcio, solidità mentale). E per spettacolo non intendo ...le bollicine, come dici tu, ma la splendida complessità del rugby fatto di ...varietà Ecco questo credo sia la parola che riassume tutto. Vedere sempre la stessa azione farà anche contento chi tifa per la propria squadra, ma l'appassionato rischia di finire per annoiarsi. Questo aspetto penso sia innegabile e, quindi, credo che la critica che si sente da più parti abbia più che un fondamento. Il bello del rugby, a mio modestissimo parere, e non sono un tecnico, sta nel continuo sforzo di inventare, nell'ambito di una strategia, soluzioni, individuali e di gruppo per raggiungere la meta e difendere dall'assalto C'è insomma molta intelligenza tra tutto quell'atletismo e non solo forza e precisione Poi, giustamente, non si può che ammirare la grandiosa capacità difensiva del SA E su questo punto sono invece davvero ammirato perché credo che valga molto di più di quel po' che un semplice appassionato come me, può cogliere. Per concludere, insisto: c'è una componente creativa, strategica e tattica che nel rugby si somma all'atletismo e alla precisione e che rende competitivi anche se non si è grossi brutti e cattivi (e molto precisi); come dire ...c'è un po' degli scacchi in quel campo. Se così non fosse, perché il migliore può e potrà sempre permettersi di fare una sorta di sintesi d'una sfida a braccio di ferro e di freccette, beh, allora il rugby forse piacerà meno a molti. Con tutto il rispetto per gli altri.
Panta

Anonimo ha detto...

Le critiche dell'avversario sconfitto (specie se abituato a vincere sempre!) possono essere viziate dallo "scuorno" - per dirla alla napoletana - e dall'invidia.
Le critiche degli spettatori neutrali come siamo noi (?) però non mi paiono del tutto ingiustificate.
Ineccepibili dal punto di vista tecnico per precisione e abnegazione, appaganti per i propri tifosi che vedono vincere la squadra, i Boks sono però - ammettiamolo - un tantino noiosi per la mancanza di varietà nel gioco di cui parla Anonimo.
E aggiungo che sono "noiosi" (lo scrivo tra virgolette perché non lo sono in assoluto ma rispetto alle bollicine) 2 volte:
una per il proprio gioco (quale spettatore non preferisce una bella meta corale o una travolgente discesa individuale al posto di 10 calci ben fatti?) e due perché non fanno fare gioco all'avversario.
Per cui, non solo non vediamo gioco alla mano Bok ma nemmeno vediamo gioco alla mano da parte dei loro avversari di turno!

Ripeto, nulla da ridire sull'efficacia, sulla precisione, sulla potenza e sagacia tattica ma, paradossalmente - ai soli fini dello spettacolo - è più divertente vedere due placcaggi sbagliati che propiziano una meta.
Non a caso su qualsiasi campo, quando una squadra sceglie di giocare una punizione alla mano anziché calciare, scatta l'applauso... vabbé magari non sempre quando lo fanno gli azzurri! ;-)

Abr ha detto...

Il rugby è guerra, Panta: primum vincere, deinde philosophari.
Mettiamola così: se come dice qualcuno, si potesse vincerere tale guerra solo con la forza bruta senza intelligenza, allora senza offesa la Romania sarebbe ai primi posti del ranking.
Come ha fatto notare qualcuno nei commenti siamo ppiuttosto alla riedizione delle antiche lamentazioni contro i Pumas, quando dicevano (quelli che inopinatamente perdevano contro tali DILETTANTI), che giocavano in undici (nove più due centri) e un calciatore.

E' la vecchia storia del cannone e della corazza: trovo sarebbe onere preciso degli avversari "imporre" una minor prevedibilità al gioco dei Boks.
Averne tra l'altro di avversari prevedibili, semplificano enormemente la preparazione delle partite. E invece no, il risultaot non cambia; quindi ci dev'essere qualcos' altro , non trovi?

A mio avviso infatti e come giustamente noti, c'è molto, molto più che soli muscoli e freccette nell'approccio sudafricano.
Basti un esempio su tutti, John Smit: ma dico, avete mai visto un PILONE, dico pilone, non solo tecnico ma così INTELLIGENTE e versatile nell'intera storia del rugby a tutte le latitudini?
E quella continua incertezza nel possesso con conseguenti ripartenze imposta dal pack dei Boks, che "fa la cosa giusta" (facendo sbagliare gli avversari), non è forse spettacolare, oltre che esempio di fredda intelligenza, coraggio e amor del rischio? Cosa vuole un uomo di più ? Quando ci provava l'Inghilterra delle due espulsioni a partita, lo faceva per rallentare il gioco avversario, qui invece per generano calci o mete.

Altro che un po' di scacchi insomma, io trovo ci sia molta più intelligenze e tattica nella sola prima linea Boks che non in tutto il pack All Blacks odierno ....

Quanto alla "noia", troverei più noioso per me spettatore i tentativi di riciclo che non vanno a buon fine, le fasi rotte casuali e velleitarie "vorrei tanto ma non ci riesco".

Ovvio invece che se una squadra sapesse far rugby champagne e variato in modo efficace, allora tanto di cappello, ma così non è, alrimenti i Boks sarebbero costretti a ... far entrare Pienaar per far girare meglio la palla e Habana (come vedi, sono convinto che le "contromisure" le abbiano, solo che non gli servono).

Guarda, per quanto mi riguarda ad esempio ho trovato spendidi certi momenti della Francia nel 6Nazioni o il Galles del 2008. Ma oggi non ce n'è, il nuovo e la perfezione del meccanismo che unisca forza e intelligenza si chiama Boks.
Fino a quando, IN CASA LORO, Aussie e/o AB non troveranno le contromisure.

Ovviamente, siamo nel campo dei gusti e delle opinioni, ma anch'io come te amo il rugby (union) più del league e di ogni altro sport proprio perchè (e quando) ci vedo intelligenza (assieme e non al posto dei muscoli (altrimenti si rischia la furbetteria).

Concludendo, lasciamo perdere le regole (le Elv non c'entrano nulla, anzi. Vedi il più volte citato ripristino della rolling maul sfruttato dai Boks meglio di tutti), agli avversari l'onere di "schiodare" il nemico dalle sue trincee, altrimenti è solo rosicamento, tentativo di svangarla contro i più forti e savi in campo mediante qualche "aiutino".

Abr ha detto...

Non avevo ancora visto il commento di forthose mentre stilavo la risposta sopra, sennò mi risparmiavo: la sua è risposta molto più efficace di tutte le mie puntigliose sbrodolate ;)

Anonimo ha detto...

Mi scuso se l'intestazione mi etichetta come "anonimo" (io ho anche provato a firmarmi in calce al post) ma non so come fare per uscire con il nik, come fate voi Comunque imparerò, dai. Credo che Abr attribuisca intelligenza e tattica a chi, a mio avviso, si mostra piuttosto molto perfezionato nelle poche azioni che esegue. Per farla breve, è come se trionfassero i giapponesi che, secondo una diffusa vulgata, sanno copiare bene, rispetto a chi gli stessi oggetti li inventa; è una esagerazione ma rende ciò che intendo. Un altra esagerazione: è come imparare a fare la polenta in modo divino ...ma sempre polenta é. Quanto al ...philosophari, non ti può dare torto un tifoso, l'allenatore, il giocatore. Non necessariamente l'appassionato che perlopiù cerca nelle partite anche la realizzazione di un "ideale" dello sport che ama. Certo, come dici tu, alla fine vince vince il più forte; e di questo non esito a dare atto E' comunque un piacere (oltre che istruttivo) leggerti e leggervi.
Panta

Nicola ha detto...

Personalmete dallo scorso novembre a ora i Boks mi piacciono sempre di più. Pur se perfezionato all'inverosimile, giocano un rugby un po'"Vecchio stile", non so... Forse sono l'unico ad avere questa sensazione, ma mi ricordano i tempi andati, solo a velocità tripla. Per esempio, mai che 10 e 12 si invertano, come va di moda in Australia (e Nuova Zelanda, se avessero Carter), Steyn che gioca "alla Naas Botha" (che dite, Munari ha visto giusto? Secondo me può starci), la partita che viene vinta davanti e non dai trequarti. Come vedere un amarcord in fast forward.

Nicola ha detto...

Ecco, come dice giustamente l'Anonimo, i Boks fanno polenta. Vero! Però quanta ne fanno... E poi, dai, qualche volta il buon Steyn (Frans) ci mette a fianco 2 fettine di soppressa eheheh. Soppressa, mica cinghiale. Ma che buona!

Anonimo ha detto...

thanx abr ;-)
Scusa, Panta, non mi ero accorto della firma in calce!
Comunque, basta che selezioni Nome/URL dalla lista. Poi non devi necessariamente mettere un URL.

Panta ha detto...

Ok, grazie abr per il suggerimento circa il nik.
Ehi, Nicola, nel tuo amarcord c'entra per caso il Petrarca :)

Nicola ha detto...

Bè, un po'sì, non solo perchè lo ha detto (meglio: lo ha fatto capire) Munari. Il buon Vittorio peraltro è stato il primo a dire che vanno fatte le dovute proporzioni (ci mancherebbe) però è vero, tutto sommato. Comunque altre squadre hanno avuto periodi "sudafricani": certe edizioni dell'Aquila, per esempio. I Pumas, come ricordava Abr. Innumerevoli club che hanno fatto la storia del rugby inglese, Leicester, Bath e Wasps su tutti. Il Munster è un'altra squadra che storicamente vince le partite col pack (infatti, anche oggi, schiera un 10 che placca poco come O'Gara). Mah... Proprio per questo non capisco proprio le critiche al gioco Springbok: è un metodo che viene da lontano e ha un ottimo pedigree. Intendiamoci: può darsi che i miei siano vaneggiamenti causati da una temporanea infatuazione, eh?

Abr ha detto...

SOno molto soddisfatto dei contributi che stanno arrivando: se il senso di questo sito e' la discussione innamorata e "informata", non caciarosa o col bandierone in mano, attorno al rugby, beh qui lo si ritrova. Grazei quindi allo spunto provocatorio ma non troppo del Socio che associa Boks a Inghilterra 2003, e grazie a tutti i contributi che ricordano i Pumas, correttissimamene Munster dominatrice in Europa da due anni (e su di loro? Nessuno dice niente?

Agli anzianotti come me sovviene il ricordo del Mondiale (di calcio) vinto dall'Italia nel 1982: tutta la Spagna a parlare (prima che schiantassimo Brasile e Germania) del nostro "non juego".

Nel merito, a Panta dico, nel rispetto dei suoi gusti e ringraziandolo per le belle parole nei confronti del sito, che se sostengo primum vincere, non ho mai detto che i Boks lo fanno giocando male. Anzi!
Il fatto che la fase piu' deludente della partita sia stata quando i Boks han dovuto muover palla (perche' non c'era Pienaar, ripeto), e' uan conferma della mia tesi: poco spettacolare e' eseguire male, non tenere il gioco stretto in se', prima era un gusto vedere la loro execution perfetta.
Un mio vecchio capo mi diceva, voi italiani adorate il genio, la creativita', ma ricordatatevi che tanti sono quelli intelligenti che capiscono, ma pochi sanno ESEGUIRE BENE.

Nicola sottolinea il ruolo "genio e sregolatezza" di Frans Steyn nell'equazione. Nel post sulla partita ho sottolineato il suo essere apparso lievemente sfavato: bastava solo quel riciclo su Habana fosse riuscto (e' mancato un millimetro) e avremmo visto l amilgior azione di tutto il Tri Nations.

Altro aspetto sottolineato da Nicola, il cambio 10-12 che impazza tra gli Australiani inesistente in Sudafrica: 'sti qui non schierano manco un estremo di ruolo (e si che ne avrebbero: Terblanche, Viljoen ...), bada bene non per la ricerca del fisico a tutti i costi (non confondiamoli con gli italo mallettiani) ma proprio per la ricerca di uno capace di partire da lontano (oltre che di calciare lontano).

Sempre Nicola, oltre a rinverdire il ricordo della miglior squadra mai schierata nel suolo Italiano in ogni epoca, offre a mio avviso la parola definitiva: ci sono poderosi antecedenti, storici e attuali, al gioco Boks. Persino nel nr.10 poco placcatore e molto calciatore (O'Gara). Solo che 'sti qui, per ora in casa, lo eseguono come non mai.

Abr ha detto...

.. e prorpio Munster dominatore in Europa da un paio d'anni, offre la lettura a mio avviso piu' corretta: i rivali acerrimi di Leinster sono riusciti quest'anno finalmente a superarli in Heineken, mettendo in essere contromisure efficaci al loro gioco (cfr. post sulla se3mifinale heineken di quest'anno).

Un perfetto esempio di prevedibilita' nel gioco (Munster), sconfitta dalla perfetta execution degli avversari.
Pe ribadire che palla sta ad AB e Aussie, non a DeVilliers: sta a loro far vedere di che pasta son fatti.

tagus ha detto...

per rispondere a nicola il parallelismo con botha fatto da munari è immediato ma non mi convince fino in fondo.
è legittimo ed affascinante per via della provenienza geografica ,provinciale oltrechè nazionale, ed è notorio come un avanti del northern transvaal vada in sollucchero quando sente dietro la schiena un'apertura che la sbatte dentro o lo manda a a giocare 50 metri avanti senza troppi voli pindarici.
però botha era un monarca assoluto al punto da relegare,in alcune partite, quasi al ruolo di semplice portaordini addirittura danie gerber, uno dei centri di maggior classe che io abbia avuto la ventura di vedere dal vivo,quando giocò un anno a l'aquila.
a me m.stein ricorda,almeno come contesto , ancorchè con minor classe e visione di gioco,hugo porta(ancora quei pumas di una ventina d' anni fa).
porta era più un primus inter pares,aveva al fianco fra gli altri loffreda,madero,campo,travaglini,angelillo,rodriguez,cuesta silva;
quei pares avevano un'ampia parte nella costruzione della imprese di quella squadra,esattamente come ce l'hanno oggi du preez,de villiers, i due smit,le due seconde,broussow...

mi rendo conto di essermi spinto quasi nel filologico,ma sono felice di aver trovato un luogo in cui cui parlare anche di questi aspetti e non solo di chi a mandato e dove scanavacca.

mi è venuta la nostalgia,avevo una serie di cassette giunte a brescia dall'argentina che contenevano spezzoni dei tornei provinciali argentini e di un paio di test dei pumas (una vittoria con l'australia al velez sarsfeld,oltre a stralci della mitica vittoria dei jaguars in sudafrica dell'82)chissà se dopo 5 traslochi riesco a ribeccarle.

Abr ha detto...

Ottimo tagus, concordo pur conocendo solo per sentito dire e poco piu' quell'Argentina, ma ricordando bene il buon Naas.

By the way,m questo e' esattamente lo spazio che questo sito vuole occupare: idee e discussioni meditate, anche non da esperti ma da appassionati anche se neofiti: rightrugby combatte per un mondo meno calciofilo, intendendo stigmatizzare la mentalita' dilagante piccina piccina e tifosereccia alla "qui studio a voi stadio" e calciomercato dell'opinionismo, anche purtroppo nel rugby nostrano. Nulla di male a sventolar bandieroni, ma lo si faccia allo stadio e non nei siti e nei forum, (purtroppo) tutti possono dire la loro ma noi pensiamo che prima ci s'informa, altrimenti il contributo offerto agli altri e' nullo.
E c'e' abbondanza di spazio anche per la filologia .. romanza (latina in questo caso), per chi la sappia maneggiare.

Tornando a bomba delle tue osservazioni, erano altri tempi quelli, altro era il constesto stesso dell'impiego degli avanti - quasi classista, da divisione del lavoro manco tayoloristica ma addirittura imperiale, alla kipling.
Era come il ciclismo eroico, c'erano Bartali e Coppi e gli altri portavano le borracce.

Quanto a m.steyn, non ha sicuramente la personalita' di Naas (anche in questo ricorda molto piu' il suo modello Wilko che pure il suo carisma ce l'aveva) ma, per esperienza diretta, posso dire quanto gli avanti adorino le aperture che la buttano dentro, ogni vota che ci si procura un fallo col sudore della fronte. E se passa poco o non ha visione di gioco, pace ...
E' una adorazione duale al fastidio per quei compagni di squadra trequarti velleitari che ti combinano gli in-avanti a ogni tentato ricircolo: e tu avanti allora giu' con la testa in mischia, a pagare per lui odorarando ascelle a praticar emoscambio ..
E il fighetto in questione senza guardarti in faccia sussurrava "scusate ragazzi errore mio..". Mavafan .... ;)
Bei ricordi...

ringo ha detto...

Urca, che roba! Uno scrive, lascia un attimo e poi torna e si becca questa pappardella di commenti. E, ovviamente, ringrazia per i contributi arrivati su questo blog.
(E chiedo venia per aver scambiato Shaw con Kay, e sì che il secondo si riconosce benissimo per via dei guanti che indossa quasi sempre).
Rimango dell'idea che se il gioco dei Boks non è spumeggiante, al momento si è però rivelato vincente e quindi la ragione sta dalla loro. Anche se ribadisco l'altra idea: in un rugby fisico come quello di oggi, dal Sud Africa arrivano i prototipi dei giocatori perfetti. Steyn (Frans) e Spice. E, infine, gli effetti beneficiano anche sui "vecchi": quel grabber di Smit è stato puro spettacolo.

Abr ha detto...

Spies Socio, Pierre Spies: le Spice erano le girls.
Mi sa che avresti bisogno di un minimo di stacco, non puoi tirar la carretta anche a Ferragosto ... ;)

Nicola ha detto...

OOOhhhh, qui si parla di rugby! Li sentite i violini? Io sì, quando apro questa pagina le casse scoppiano! Ok, mi fermo qui onde evitare di fare ciò che Mr. Wolf raccomandava di NON fare in un famoso film. Dunque, aggiungiamo un bel pò di carne al fuoco: cosa fareste voi se doveste contrastare gli Springboks? Domanda semiseria per allenatori balneari... Comincio io: se fossi coach dell'Australia metterei Barnes ad apertura (con Giteau primo centro) ordinandogli di prendersela di brutto col suo dirimpettio Mornè Steyn. Questo per iniziare. Altri suggerimenti?

Nicola ha detto...

Chiaro che di farina del mio sacco non ce n'è neanche un pizzico, eh? Ho copiato.

ringo ha detto...

E hai ragione, Socio.

Anonimo ha detto...

NOOOO! Scanavacca anche qui nooo! :-D

Abr ha detto...

Scanna. bannato! Mo' basta la' ... ;)

Abr ha detto...

Oh tagus, Barnes apertura Giteau primo centro lo abbiamo suggerito qui il giorno stesso della gara, vedi post.
Per battere i Boks pero' non basterebbe mi sa anche se aiuterebbe. COsi' come il rientro di Carter negli AB (gli serve un pizzico di morale ora che giocheranno 2 su 3 in casa).

Cosa fare in piu'? L'ispirazione arriva da Leinster che batte Munster: serve una prestazione monstre difensiva e offensiva della terza linea.
Rocky Elsom tanto per cambiare, poi G.Smith e e Palu al massimo dei massimi.
Aggiungi Barnes a farli impazzire coi calci dietro per Drew Mitchell e Lachie Turner e in rimessa (pero' poi le rimesse le devono prendere e rubare, altrimenti ...).
Insomma servono tutti, e perfetti pure. Ma come sempre e a amggior ragione coi Boks, si passa dalla terza secondo me.

Gli AB? La loro terza linea dov'e'? Poi magari in casa, McCaw, So'oialo e Kaino .. mah. E poi Carter in campo. Si ma e la rimessa? Isaac Ross non basta.

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