Il Sudafrica le batte tutte, almeno in casa
Newlands Rugby Stadium di Capetown: SOUTH AFRICA 29 (meta di Victor Matfield, 7 pen. e un drop di Morne Steyn) - AUSTRALIA 17 (mete di Adam Ashley-Cooper e Matt Giteau trasf. entrambe da Giteau, un drop di Berrick Barnes). Arbitro: Alain Rolland (Ire).
South Africa: F Steyn; JP Pietersen, J Fourie, J de Villiers, B Habana; M Steyn, F du Preez; T Mtawarira, B du Plessis, J Smit (capt), B Botha, V Matfield, H Brussow, J Smith, P Spies. Repl.: C Ralepelle, J du Plessis, A Bekker, D Rossouw, R Januarie, R Pienaar, A Jacobs.
Australia: A Ashley-Cooper; L Turner, S Mortlock (capt), B Barnes, D Mitchell; M Giteau, L Burgess; B Robinson, S Moore, A Baxter, J Horwill, N Sharpe, R Brown, G Smith, W Palu. Repl.: T Polota-Nau, B Alexander, D Mumm, D Pocock, W Genia, P Hynes, J O'Connor
Squadre immutate dai due coach DeVilliers e Deans rispetto alle gare con gli All Blacks, i Wallabies arrivavano soprattutto per dissipare i dubbi sulla loro solidità non tanto fisica quanto mentale, qualità sinora mancata a una squadra che non avrebbe problemi di classe ed esperienza.
Avevano anche sul gozzo la batosta 53-8 subita alla fine del Tri Nations ultimo scorso, risultato che inaugurava la attuale striscia vincente dei Boks (con l'eccezione dell'ultima irrilevante partita coi B&I Lions).
Alla fine, gli Aussie sono rimandati ancora una volta, mentre i sudafricani conservano il primo posto nel ranking Irb e si laureano a pieno titolo i più seri candidati al trionfo nel torneo annuale più importante al mondo. Ma ora la pacchia è finita per i Boks, finite le sfide casalinghe ora si viaggia: gli servirà saper racimolare qualche punticino e (almeno) una vittoria fuori dalle mura amiche.
La gara in sintesi
Partita per mezzora circa in bilico, per venti minuti da cineteca del rugby. Roba da palati fini ovviamente, non per nostalgici del rugby "gira-la-palla" visto forse in qualche allenamento.
I sudafricani fan sempre le stesse cose apparentemente basic, in realtà (checchè ne pensi Vittorio Munari) sono così efficaci per via di un gioco collettivo sofisticato. ricco di sincronismi, semplice solo nel senso che annulla le differenze d'approccio tra fase offensiva e difensiva. Si applicano con ferocia alla contesa sistematica di ogni palla in tutte le fonti di gioco, statiche o dinamiche, indipendentemente dal possesso; montano sotto gli up&under per tenere la contesa lontana dai loro pali, coprono il campo in modo intelligente. Ne risulta una pressione fisica che diventa mentale sulgi avversari: non lasciano ragionare e li fanno deragliare.
Ne spiega bene la foundation capitan John Smit allenatore in campo: "The manner we play is discipline-based,", e aggiunge: "We put concerted effort into the breakdown situations and the pressure becomes so much that a team steps over the line (of legal play)".
Va calcato quel "concerted effort", sforzo pianificato e collettivo, con buona pace di tutti quelli che sarebbe tutto un placca e penetra individuale, roba da League.
Hai voglia che il gioco champagne veloce e aperto tutto ricicli, alla All Blacks 2007 per dire, possa risultare più spettacolare (quello si somigliava molto al Rugby League!); ma per chi cerca "spettacolo" fine a se stesso c'è la danza classica, il rugby è guerra e le guerre prima di ogni altra cosa bisogna vincerle. Tra l'altro anche ai tempi c'erano Jerry Collins o Richie McCaw ne' su cenci a riciclare si, ma prima di tutto feroci a caccia della palla.
Gli Aussie sono abili come sempre nel muovere palla e pronti con contromisure adattate al gioco avversario (tagliafuori alla basket sugli up&under, controruck sistematiche in difesa etc.). Solo che, come già con gli All Blacks a Auckland reggono solo mezzora, non danno solida continuità al loro gioco.
Cade subito la disciplina (ventotto punizioni concesse, tre espulsi), come del resto capita a tutti coi Boks e si sgretola anche uno dei capisaldi Aussie, il controllo della rimessa laterale (nove proprie rimesse perse!); va in crisi anche la mischia.
Dopo la meta subita, l'uscita per infortunio di un impalpabile Stirling Mortlock segna l'epilogo: manca leadership in campo pur non mancando campioni e i Wallabies perdono la testa subendo, da un Rolland meno attento della prima partita in Sudafrica, ben due espulsioni quasi contemporanee.
Dopodichè si assiste a un'altra partita: i Boks non riescono a dilagare, forse sono appagati (o forse manca Pienaar a far girar la palla), forse gli Aussie tirano fuori l'orgoglio (o cambia il regista?), di sicuro han l'esperienza per bloccare i tentativi un po' scomposti di far gioco dei Boks.
Al punto che gli australiani riuscivano ad arrivare alla seconda meta, paventando il "piano B" di racimolare il punto di bonus come fatto con gli All Blacks, en attendant la duplice sfida casalinga prossima. Ma è solo un fuoco di paglia, la partita rimane saldamente in mano ai sudafricani salvo sporadiche folate offensive.
Coach Robbie Deans papale papale indica i due inattesi fattori chiave nella sconfitta dei suoi: "One was obviously the lineout and the other was discipline".
La cronaca
L'Australia parte a razzo come con la Nuova Zelanda: primo minuto, rimessa laterale, palla veloce a George Smith, la difesa esita nella scivolare al largo temendo la penetrazione, invece lui apre subito dietro a Giteau-Barnes che becca il taglio di Ashley-Cooper per la meta: un classico schema 10-12-15, col trucco del 7 prima.
I sudafricani imperturbabili macinano il loro gioco come se non fosse successo niente: passaggio-penetrazione-ruck-passaggio-penetrazione, alternato a calci profondi e tutti sotto, gestito dalla regìa sapiente di Fourie Du Preez. Generano così tre indiscipline in fila per il piede "educato Bulls" di Mornè Steyn, portando gli Springboks a recuperare il 9-7 nel giro di dieci minuti.
L'Australia inizia ad annaspare non solo nel gioco aperto ma anche nelle rimesse e in mischia; in una delle sue sempre più rare incursioni, Berrick Barnes centra un drop che riporta avanti gli ospiti 9-10. Il cingolato diesel sudafricano guadagna una nuova penalità messa a segno da Steyn per il 12-10 e subito dopo l'assatanato Broussow recupera l'ennesima palla che DuPreez offre al drop di Steyn, e siamo 15-10.
Gli australiani sono in trappola: derubati delle rimesse, pressati in mischia e in campo aperto, assaliti sugli up&under. Ashley-Cooper ne recupera uno ma viene sommerso dal wild bunch che recupera palla nei 22m avversari, palla a John Smit che, sorpresa, apre di calcio, Matfield è il più lesto e cala la meta del 20-10.
E' il crollo: in sequenza esce Mortlock per infortunio, Giteau per frustrazione carica col gomito DuPreez su un up&under e si becca il giallo, dopo un minuto il flanker Richard Brown entra dal lato sbagliato in una ruck formata e viene cacciato fuori pure lui. Han perso la testa e si ritrovano in 13 contro 15 al 35'.
E' la fine, i Boks dilagano? No, la doppia superiorità numerica alla fine frutterà ai Boks solo tre punti. Un po' di rilassamento da missione compiuta, più l'orgoglio e l'esperienza Aussie, soprattutto qualche ottimo calcio tattico di Barnes e un paio di dribbling di O'Connor, ma anche la mancanza di idee sudafricana quando possono muovere palla: Pienaar non è in campo e si vede.
Nel secondo tempo il sesto calcio di punizione trasformato da Steyn estende il gap, ma i Wallabies si sono ricomposti. Alla fine Giteau riesce a sfruttare una penetrazione di Nathan Sharpee e va in meta bruciando l'intera terza linea Boks con le finte di corpo.
Il morale dei sudafricani non ne viene scalfito: la loro risposta è la solita abrasiva fisicità senza cali che costa il terzo cartellino giallo a un pur positivo George Smith a pochi minuti dal termine, con tanto di calcio di punizione per i 24 punti totali di Mornè Steyn (otto su otto dalla piazzola, sbaglia solo una trasformazione).
I protagonisti
Mornè Steyn pare l'apertura giusta per il cinismo di questi Boks, anche se è limitato nella difesa e nella inventiva: lui ha Wilko come modello, qualcuno lo paragona al mitico Naas Botha, è certamente la macchina per punire le indiscipline degli avversari.
In mediana Fourie DuPreez svolge il suo compito da metronomo perfetto, alternando grabber, aperture vicine per i ball carrier o per il calcione di Steyn.
Gli avanti sono un reparto integrato e perfetto per workload, aggressività, instancabilità, disciplina e controllo, sia nelle fasi statiche che dinamiche: prova ne sia il numero di errori e indiscipline che forzano in tutti gli avversari australi o boreali. Inarrestabile Bismark, carismatico capitan Smit, The Beast una forza della natura, decisivi lavoratori nell'ombra Smith e Botha, vola alto Matfield, il grimaldello Spies e il terrier da caccia in tana Broussow. Oggi, senza smetter di far tutto il resto, han saputo azzerare la rimessa laterale australiana e scusate se è poco.
Dietro, col modo di giocare che hanno ci sono poche possibilità di mettersi in luce("come si dice "apri" in afrikaans?", ironizzava Munari in telecronaca), ma partecipano lo stesso al concerto. JP Pietersen si lancia sotto le "bombe" dei mediani, Habana prova qualche ripartenza, DeVilliers fa il ball carrier e tenta un contropiede; Fourie contrariamente alle ultime prove non fa vedere molto e Steyn (Frans) ci pare un po' sottotono ripetto ai suoi standard: impreciso (un penalty e due drop tentati da fuori galassia, un riciclo fuori tempo a Habana), un filo velleitario in certe ripartenze. Ma il suo è un task proibitivo, dare un apporto di genio e sregolatezza al più prussiano degli eserciti.
Tra i Wallabies, tutto perfetto davanti e dietro per una singola azione d'attacco, poi basta. Manca non classe o esperienza, ma leadership e disciplina, è grave a questi livelli.
Primo degli accusati Mortlock: fin che c'è fa veramente poco, però fuori lui la squadra perde la testa. Sotto accusa quindi Giteau: grande classe ma scarso carisma, l'esempio che non dà non edifica. Anche Burgess non dimostra gran spessore, ma già si sa.
E uno si domanda, facessero George Smith capitano e provassero Berrick Barnes all'apertura, rispedendo Giteau al centro come ai tempi di Larkham? Il centro dei Reds dopotutto è stato lucido protagonista della efficace fase di resistenza tredici contro quindici. In effetti i centri sono sempre stati il segreto del gioco Aussie: abili e manovrieri come Barnes e Mortlock, anche il giovane O'Connor si è messo bene in luce.
Il trangolo allargato è stato sacrificato sull'altare del gioco tattico: Lachie Turner chi l'ha visto, Drew Mitchell un po' di calci e basta, Ashley Cooper la meta e poi sepolto dagli up&under. E poi criticano i trequarti dei Boks...
Quanto agli avanti, presi a uno a uno si salvan tutti (menzione per Polota Nau tallonatore, meglio del titolare Moore), ma non hanno retto come reparto: vedi rimesse laterali e disciplina. Mancava un certo Rocky Elsom ...
6 commenti:
Forza south africa !!!!
"... Uit die blou van onse hemel,
Uit die diepte van ons see ..." (dall'inno). :)
Ciò detto e tifo a parte, fin che ci illuminano con questo gioco sagace, efficace e ricco di sottigliezze, avanti tutta così!
De gustibus per carità, ma non si capisce cosa ci vedano altri di tanto pernicioso nel gioco dei Boks.
O meglio si capisce anche troppo, quando tirano in ballo ELV che non c'entrano nulla.
Quanto a Munari invece, un po' lo capisco: a parte che dissimula i suoi primi amori patavini per Naas Botha, Kobus Wiese etc., un bravo cronista si schiera sempre per amor di contesa col più debole. Solo che lo deve fa' "leggermente" e senza obnibilarsi e perdersi quindi gli spunti innovativi nel gioco.
ciao abr, è vero: il gioco dei bocks ha una caratteristica estremamente perniciosa:li rende difficilissimi da battere e avrebbero vinto comunque anche al netto di un rolland inadeguato,ma di arbitri ho già parlato troppo.le critiche che vengono rivolte al sudafrica mi ricordano quelle che 20 anni fa colpivano i pumas della bajadita:giocano in 9 più un calciatore e giocano sporco.in realtà erano le excusationes non petitae di chi buscava e masticava amaro.
quanto a munari che stia cercando di riaccreditarsi come strategist paventando qualche rimpasto nella marca?
ad ogni buon conto gli va riconosciuto che aveva reso il suo petrarca una bella macchina da guerra prima con campese che era talmente di un altro livello da divertirsi a giocare apertura ed a bombardare con gli up and under anche da dentro i 22 avversari e poi con knox che invece svolgeva quel ruolo in modo più compassato ma da professionista.
a questo si aggiungeva un cerebro fino come lorigiola, una terza linea formata da belve assetate di sangue ed una testa di mischia dominante,ma sicuramente munari ci aveva messo molto del suo.in effetti condivido la simpatia tua e di ringo x napoleone;fatte le debite proporzioni potrebbe essere il mc geechan italiano(limasse qualche asperità caratteriale...)
un ultima piccola considerazione,scusate se approfitto del vostro spazio.
la miglior nota di credito per il gioco del sudafrica risiede,a mio avviso,nel fatto che vinca nonostante palesi effettivamente qualche imbarazzo quando allarga la palla(emblematico come si siano incartati,pur in doppia superiorità numerica, alla fine del primo tempo con quel pallone aperto da m steyn in seconda fase e transitato con banale passamano fino all'ala praticamente già sulla linea di touche)e sembri in una certa difficoltà quando attaccato al largo,vedi la meta di ashley cooper,senz'altro una bella giocata 10 12 15 ma agevolata dai placcaggi al pan di spagna di pietersen e f steyn,ma vedi anche la meta di ross nel turno precedente con una seconda linea di difesa assorbita con una certa facilità
Partiamo dalla seconda tagus, appoggiando l'incipit della prima tua: la vera cosa che indispettisce del gioco Boks è che battano tutti (almeno in casa).
Fa un po' ridere infatti che si critichi la loro propensione a generare errori nell'avversario invece di puntare alla meta: dovrebbero forse lasciar giocare? E poi non mi pare che si tirino indietro a cercar la meta, quando arrivano nei pressi, se poi gli avversari graziosamente concedono calci piazzabili, loro fanno non solo bene ma benissimo a piazzarli, a scanso di atteggiamenti velletitari (tipo quando l'Italia è sotto di venti) o vanalgoriosi.
Dici bene sulla loro inefficienza quando dovrebbero muover palla. Trovo che qui sia cruciale l'assenza di Pienaar. D'altroned la precisione di M.Steyn è più funzionale al gioco Boks: nessuno ha sottolineato (manco io) quanta MINOR FATICA sia costata questa vittoria rispetto alle precedenti con AB e Lions.
La meta di Cooper: a mio avviso più merito Aussie che demerito di Pietersen e Steyn, fregati in ritardo dalla finta penetrazione di G.Smith e dalla velocitaà di apertura di Giteau-Barnes.
Siamo a livelli eccelsi, se gli AB o i Wallabies rompono la prima linea poi so' cavoli a recuperarli; piuttosto, andrebbe sottolineata la perfezione difensiva dei Boks che non solo riescono a giocare conun NON placcatore come M.Steyn nel corridoio più esposto, ma che mancano solo 8 placcaggi di cui 3 in una sola azione 2 due in un'altra (quella della meta).
Ciò detto, in ognicaos e a maggior ragione la tua lettura fa giustizia di chi creda che i Boks vincano le partite solo perchè placcano "fisico".
Tutta l'ospitalità che ti serve, tagus, a considerazioni stimolanti e intelligenti.
Grazie per il ricordo dei vecchi Pumas, anor oggi snobbati da molti, ma non più tanto dopo l'ultimo mondiale.
Quanoto al Munari: repositioning dici? Interessante, a volte, non solo stavolta, mi pare solo frettoloso nelle sue analisi, poi evidentemente legge qualcosa e ritorna "strategico" :)
Ad esempio, si sente la sua ammirazione crescente per la "consistenza" dei Boks, il paragone con i grandi Boks del passato e la nota della accurata copertura tattica,, ma colpisce la sua incapacità di afferrare le altre interesanti novità di quell'approccio, sototlineate nel post.
Da Munari data al sua esperienza ci aspetteremmo più delle considerazioni un tanto al chilo dei cronisti alla calcio, ma tant'è, vedrai che tra un paio di weekend cambierà il tiro :)
Prendi ad esempio la sua valutazione dell'arbitraggio di Rolland: a mio avviso è stato impeccabile nella prima partita con gli AB e stavolta ha commesso qualche lieve approssimazione, ma nulla a che vedere con tutto quanto gli addebita Munari in telecronaca.
In particolare:
- la meta di Matfield nasce da una regolarissima controruck "di massa" su un up&under preso da Ashely Cooper e guidata dal solito Broussow, il McCaw dei nostri giorni (particolarmente bella tra l'altro). Altro che "si legano davanti": che era, 'na maul strisciante?
- l'espulsione temp. di Brown: il nostro sancisce che era il placcatore e biasima l'arbitro, mentre Raimondi sommessamente gli suggeriva che trattavasi evidentemente di ruck già formata (non c'era solo Juan Smith il placcato); se n'è reso conto dopo un paio di replay;
- la rincorsa di DeVilliers: regolarissima, infatti non placca nessuno (non chide le braccia) ma si tuffa come l'avversario che NON aveva il possesso verso la palla per legittimamente tentare di prenderla.
E poi, ogni volta che c'era un up&under, quasi senza guardare: "partono davanti".
Macchè è, si vede chiaramente che Pietersen o Habana ci hanno rifatto in allenamento: sanno, aspettano, partono.
Veniamo all'altro aspetto interessante ch eevochi, il "suo" Grande Petrarca. Sono trppo legato a quei tempi e a quella squadra per dire qualcosa di freddo e razionale, quindi milimito a ringraziarti perlo splendido ricordo che ne delinei.
Il McGeechan de'noantri? Bella definizione per Munari: credesse più nei suoi mezzi e avesse avuto il coraggio di rimanere "in campo" invece di far politica .. Oppure avesse fatto politica con energia e unpo' di sciabolate in tempi nonsospetti, invece che fare l'ambasciator della Serenissima che osserva, capisce tutto ma non interviene mai ...
Sorry a mia volta se mi dilungo tagus, ma hai evocato non uno ma tutta una serie di temi interessantissimi.
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