Spirali celtiche virtuose e perverse
Nel mentre da noi c'è chi, purtroppo non solo in Federazione, sembra convinto che lo sviluppo di un qualsiasi sport di squadra possa passare per la centralizzazione e il dirigismo, attraverso l'umiliazione e l'eliminazione dei club dal palcoscenico internazionale, annullando le possibilità di stimolare adesioni di risorse umane e economiche su territori già fertili; nel mentre qui assistiamo al dilagare di tale pensiero debole nel nome dell' "interesse nazionale" cioè delle burocrazie irresponsabili e inamovibili; al contempo le Isole Britanniche promuovono un ulteriore, nuovo campionato internazionale per club di livello A, cioè Pro & Semipro. Meditate gente, meditate.
Dal 21 novembre partirà la British & Irish Cup, un campionato a 24 squadre così strutturato:
- dodici club inglesi dalla Premiership Division 1 (Bedford, Birmingham & Solihull, Bristol Rugby, Cornish Pirates, Coventry, Doncaster, Exeter Chiefs, London Welsh, Moseley, Nottingham, Plymouth Albion, Rotherham Titans),
- i primi sei club gallesi del Principality Premiership (Aberavon, Cardiff, Llanelli, Neath, Newport, Pontypridd),
- le squadre "A" di tre province irlandesi (Leinster, Munster, Ulster) e
- tre team scozzesi: le prime due classificate nel Hydro-Electric Premiership Division 1 (Heriots FP e Ayr) e una selezione della Scottish Rugby’s National Academy.
Divise in 4 pool da sei, si sfideranno nei cinque weekend autunnali e invernali liberi per Test Match e 6Nazioni; semifinali tra le prime classificate delle pool il 24 aprile, finale il 15 maggio 2010.
Anche un "federale assoluto" come Eddie Wigglesworth, direttore della Irish Rugby Football Union, riconosce la validità dell'esposizione internazionale non solo per i giocatori emergenti, ma anche per allenatori e arbitri : “the British & Irish Cup will provide a very competitive professional game structure to meet the needs of our emerging contracted players. It also provides a unique cross-border game opportunity for Irish coaches and referees".
Joe Lydon, a capo del settore Sviluppo della Welsh Rugby Union, chiarisce ulteriormente i vantaggi a far crescere il rugby di club e i correlati flussi economici: “this exciting new competition ...will engage all our teams in the type of cross-border sporting rivalry which will generate support and help improve the standard of play in all the teams involved", e continua: "Here in Wales we know the appetite for this level of competition exists and it will deliver measurable benefits to the development and sustainability of the professional and semi-professional sport here".
Nulla di tutto questo qui da noi: paralizzati da una sorta di pudore, di coda-di-paglismo freudiano, da un sentimento "non son degno di te", le competizioni internazionali vengono sottratte ai club "per indegnità" allontanando gli sponsor per spingere il sempiterno, pernicioso approccio top down "federale" che ci ha portati alla attuali secche.
Molti cronisti ed appassionati ci cascano, purtroppo per loro, producendosi in sterili battibecchi da polli di Renzo tra geopolitiche da strapazzo, regolamenti di conti e simpatie/antipatie.
Senza riconoscere il controsenso palese della pretesa di far crescere il movimento, riservando l'esposizione internazionale a un centinaio di atleti "eletti" sotto tutela federale: vedi non solo follie Celtiche ma anche decisioni relative a para-franchigie regionali da mandare in Challenge Cup.
Invece di offrire opportunità di crescita internazionale ai club virtuosi e vincenti e far crescere il rugby scolastico (le sole iniziative serie e lungimiranti da promuovere a livello federale), si centralizza a mo' di Germania Est non solo il professionismo ma anche lo sviluppo delle nuove leve mediante Accademie Federali, tra i piedi dei pochi club ancora attenti ai vivai e le difficoltà di un mondo sempre più calciofono. Per non parlare dello schiacciamento verso il basso di tecnici e arbitri.
Ma quale Celtic League, dovremmo piuttosto mandare i primi club del Super10 o 12 a giocar in questa nuova Lega! O, come preferirebbe il sottoscritto per maggior affinità di gioco e similarità di livello oltre che per la logistica, avremmo piuttosto potuto chiedere di associare il nostro Super12 al ProD2 francese, con le prime delle due leghe a disputarsi via playoff alcuni posti nel Top14.
Ma tant'è, troppo tardi, questi sono sogni dato il clima locale oramai sull'orlo dei tribunali; alla fine ci sputtanerà del tutto e finalmente chiuderà 'sta perniciosa parentesi Celtica senza alcuna rappresentativa italiana all'estero, temo, e con un complessivo salto all'indietro di dieci anni di tutto il movimento.
Ci sono spirali virtuose e altre perverse: a giudicare da molte reazioni di appassionati e giornalisti che si rifiutano di comprendere il solare fatto che devastare i club e mortificare i territori dove si gioca per davvero (Lazio e bassa padana incluse, non solo Veneto), significhi abbattere il rugby nazionale, se ne conclude che a quanto pare ognuno ha quello che si merita.
15 commenti:
In un mondo rugbystico dove si confonde ancora il movimento del rugby con la politica del rugby questa è normale follia,lo spirito il temperamento sono convinti si faccia in qualche mese di pratica di rugby,invece servono anni di lavoro serio e duraturo sul campo nella neve e con il ghiaccio dove si formano e temprano i rugbysti e questo non per retorica ma per dura realtà, spero che il movimento non si sfilacci e che i politici romani si rendano conto che se si rompe il giocattolo i pezzi per riassemblarlo sono introvabili o comunque rari e tutto ci farebbe tornare indietro di 20 anni e visto e considerato che già siamo indietro di 7/8 sarebbe un bel gap credo incolmabile......
Già anonimo, il rischio è di tornare inetro al pre 6 nazioni.
Allora forse la gestione "politica" fortemente centralista aveva un senso, il gioco valeva la candela e onore al merito di Dondi, anche se è costato molto al movimento: pensiamo solo agli equiparati, necessari pe run salto di qualità immediato ma chiudenti ai talenti locali (e adesso siamo senza aperture, ma guarda un po').
Oggi invece mi pare che la misura sia colma.
Socio, io sto con te tutta la vita! Appena ho letto British & Irish Cup, mi sono venuti i brividi, positivamente parlando.
A proposito di giornalisti. Giusto l'altro ieri,per la prima volta nella mia vita, ho acquistato una rivista "di settore": il mensile Rugby!.
Apro, e la prima cosa che leggo è un bell'editoriale del direttore su quanto fosse necessario quello che voi chiamate "approccio top-down" e quanto sono miopi quelli che non capiscono.
La rivista è ancora lì sul mio comodino. Non sono più riuscito ad andare avanti!
Peraltro solo ora leggo sul sito della casa editrice che il mensile viene "adottato" dalla Federazione Italiana Rugby, diventandone la pubblicazione ufficiale attraverso l'inserimento di una costa curata dalla Federazione stessa.
Strano che nell'editoriale non si faccia cenno ai piccolissimi contrattempi accaduti durante la votazione! ;-)
Ma guarda un po' che strano, eh?
Ti ringrazio forthose, perchè il tuo chiarimento sulla proprietà della rivista mi da' contezza di certe prese di posizione di alcuni talora ivi ospitati.
Nulla di male a rispettare le proprie fonti di reddito ci mancherebbe, ma adesso è tutto più chiaro.
Guarda, Abr, grazie al Cielo vedo che c'è ancora qualcuno che riesce a esprimere un parere su questa vicenda argomentando le sue prese di posizione, evitando di strillare "faremo così perchè è giusto così!". Purtroppo, come sai meglio di me, al giorno d'oggi nel nostro disgraziato paese tanti, troppi decidono cosa è bene e cosa è male sulla base del loro tornaconto personale. Sarebbero contenti di perdere un occhio purchè "quella squadra, quell'allenatore, quel direttore sportivo" ne perdesse due e questo li porta a capovolgere la realtà in modo ormai grotteschi. Speriamo bene ma la vedo dura; soprattutto non vedo come si possa arginare la deriva burocratico-statalista che fa impazzire molti addetti ai lavori.
Già anonimo. Dal mio punto di vista, il persegimento del "particulare" sarebbe cosa naturale e prevedibile, e sarebbe "mediata" dalla competizione tra egoismi che alla fine fa emergere merito, competenze ed evoluzione.
Invece non è così: la colpa più grossa non la do' ai marpioni checceprovano quando sono fuori dai contesti competitivi, quando in teoria occuperebber posizioni addirittura elettive per promuovere "il bene comune".
Non non siamo più verginelle, con questi non ci caschiamo più, noi.
No, quelli che danno fastidio vero sono i "tifosi": quelli che portano nel rugby l'approccio delle tifoserie calcistiche e, come dici tu hanno la mentalità perniciosa e suicida del contradaiolo: godono molto di più quando perde l'avversario che quando vincono.
E allora si assiste a tutto quel florilegio ammorbante di "e noi, e voi, e i romani, e i veneti, ma il consiglio oramai ha deciso etc.etc.", cioè il giustificazionismo a posteriori, alla caccia delle birciole che cadono dal tavolo dei potenti, senza considerare che tutto il movimento rischi di finire a ... escort.
Pe rnon parlare di quelli che avrebbero la possibilità di essere più informati ma, per interessi personali o per pigrizia mentale, seguonoil mainstream del " nazionale scarsa? Perchè ci sono troppi stranieri. Troppi stranieri? colpa dei club!". E quindi vai di federazione, vai di approccio top down dirigista, ripetiamo i trionfi della Cassa del Mezzogiorno anche nel rugby!
Questo è quello che personalmente più mi sconforta.
Dal primo capoverso dell'ultimo post scopro di aver di fronte un liberale (con la "e" finale). Qua la mano, sig. Abr!
mano stretta più che volentieri Nicola, anche a nome del Socio.
Mi si perdoni l'ignoranza, ma... Chi è il Socio che sento spesso nominare?
Nickname Ringo, Nicola.
Nativo della Bassa ma elettivamente gallese, nel duo dei "Persuader" lui fa Lord Brett Sinclair.
Ogni tanto (non spessissimo..) si ricorda di scrivere qui, e allora si capisce che è un professionista.
Io invese dei due so' l'amateur.
In altissimo a destra trovi il link al suo blog "Mondopiccolo".
Grazie!
Grazie a te!
Ho dato un'occhiata (longa, ma è il 10 Agosto, anzi l'11 da un pò) al blog del Socio. Tap on the hat!, dicono gli yankees. Elettivamente gallese, ma abrasivo come una terza linea sudafricana.
Ho notato anch ei tuoi commenti sul mio blog "dormiente", Nicola.
Come indicato lì, oltre a Rightrugby mi sono dedicato al tumblr, Abr's No Comment ...
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