Dieci motivi perchè ...
Molti siti propongono il quindici ideale post TriNations e si trovano costretti a giustificare ogni posizione non occupata da sudafricani; qui la nostra formazione preferita, se Cory Jane va al posto di Sivivatu, se quest'ultimo divide il ruolo con Habana come Broussow con Elsom e Carter con M.Steyn, se Ashley-Cooper fa l'utility back in panca.
Esercizio svolto, argomento chiuso: un po' scontato e soprattutto fuorviante - il rugby e' un gioco DI SQUADRA, una spedizione Lions costa tre mesi di lavoro e campioni "sciolti" fanno al piu' i Barbarians. Preferiamo piuttosto tradurvi un articolo più generale (e più divertente) di Greg Smith su Sportingo.
Vi elenca i 10 motivi per cui gli Springboks dominano la scena del rugby mondiale.
Aldilà dell'en plein dei Boks nell'anno in corso - dententori del titolo mondiale, han battuto i "Turisti" Lions e han vinto il Tri Nations - va infatti ricordato ai molti che ritengono rugby sinonimo di Gran Bretagna e Nuova Zelanda, che il Sudafrica è da sempre potenza riconosciuta in questo sport, nonostante un decennale blackout anti apartheid negli anni ottanta, ed è riapparsa sulle scene internazionali subito vincente a partire dai mondiali del 1995.
Questa top ten alla Letterman ha ovviamente un tono scherzoso, ma ridendo si dicono le verità più spesse; mi piace perchè aiuta a farsi idee sulla nostra situazione, andando oltre i tatticismi delle ottiche a breve termine su chi mandare in Celtic, Mallett si o no ed equiparati in nazionale.
I dieci segreti del dominio Sudafricano sul rugby mondiale
10 - Il sole splendente. I raggi di sole baciano costantemente il South Africa e gli esperti insegnano come il loro apporto di Vitamina D extra sviluppi tipi solidi con le spalle color cuoio, esattamente come fan crescere le verzure.
Su questo fronte l'Italia non sarebbe messa poi male, dieta mediterranea a parte. E a parte anche la selezione dei soli alti e forti, come raccomandato da Ascione e Fir: in Italia un Broussow sarebbe stato scartato prima dei sedici anni ...
9 - Penetrazione sociale. Il Rugby union è il gioco per tutti in South Africa (in primis per tutti i bianchi, ndr), mentre altrove la squadra della prigione St.Albans non gioca esattamente nello stesso campionato in cui giocano gli universitari di Oxford o Cambridge.
Vero in certe aree d'Italia (Veneto centrale e sudest, Bassa Padana, l'Aquila), ma in generale da noi il rugby ricade tra gli sport minori, da frequentarsi un po' snobisticamente in contrapposizione alla plebe calcistica (in particolare a Roma).
8 - Birra. Il vero sport nazionale sudafricano è bere birra a basso costo. SABMillers Brewery è una delle birrerie più grandi del mondo e per quanto si possa ricordare, rugby e birra han sempre proceduto assieme dai tempi di Webb Ellis.
Non per caso il rugby è fenomeno (quasi) popolare nella regione dove l'alcool "grezzo" è più diffuso, ma negli ultimi anni qui s'è affermata purtroppo più largamente la cultura fighetta del mojito e dello sprizz ...
7 - Divertimento. I Sudafricani amano sghignazzare e da quando circa 200 anni fa fu introdotta l'idea di 30 adulti che corran dietro a una pelle di maiale gonfiata, fu subito un successo.
L'italiano in genere ama i giochi "furbi" per sfottere più che divertirsi, dove non sia detto che vinca necessariamente il migliore.
6 - Fa male ma gentilmente. I tipi di "big game" in cui ci si imbatte con regolarità da quelle parti è incrociare bufali incazzosi, addomesticare elefanti e tenere in casa leoni . Un impegno meno rischioso per i weekend come il gioco "gentile" del rugby, è essenziale per mantenersi in forma da quelle pericolose parti.
Il "big game" italico: Superenalotto?
5 - Acchiappa le pollastre. Lasciate perdere Paris chic, le ragazze del Sudafrica amano il maschio alfa, il tipo sexy alla Chuck Norris insito nel giocatore Bokke. Tale fenomeno belle-con-rugbisti offre quella selezione genetica naturale che più di tutto garantisce un futuro radioso al rugby sudafricano.
Le nostre pollastrelle son più sofisticate: molte percepiscono più acutamente l'odore dei soldi che non quello del sudore, e in ogni caso apprezzano il tipo depilato vagamente gayo alla D&G più del fisico da pilone. Don't worry comunque, nessun rischio di selezione genetica all'incontrario: di bimbi qui se ne fan talmente pochi che la statistica non conta.
4. I codici in rimessa. Afrikaans, Zulu e Xhosa sono solo alcune delle lingue che i Sudafricani usano regolarmente per confezionare le loro chiamate in rimessa a prova di code-cracker. 888 in Afrikaans suona qualcosa come 'acchh-hon-derden-acchhen-tacchhtaacchh'. Nessuna meraviglia che il South Africa domini in rimessa.
Se passasse l'idea di rinvigorire l'uso e lo studio dei dialetti (anche perchè la gente bi- o tri- lingue nativa è mediamente più sveglia degli altri), da noi si potrebbe usare il bergamasco (e non un Bergamasco) ...
3 - Talento. Le dimestichezza con gli attrezzi di gioco laggiù si sviluppa presto nei bambini mediante un'ampia gamma di attività all'aperto, grazie al sole sopra detto. Prima che abbiano raggiunto i cinque anni sono pratici di palloni, palle da tennis, da cricket e ovali. Per quelli che arrivano a livelli internazionali, tale antica dimestichezza si evidenzia negli skill di gestione dell'ovale (con mani ma anche piedi, aggiungo).
Da noi vige la monocultura pedatoria, il che pero' non produce buoni calciatori da rugby, la tecnica e' affatto diversa.
2. Attitudine mentale. I Sudafricani sono da sempre in lotta, a difendersi da uomini e fiere, da bianchi e da neri, a mettere i carri in cerchio stile FarWest. Non sorprende che gli Springboks siano da sempre i più tosti difensori nel rugby a livello mondiale. Spalle al muro, ne vengono fuori esaltati.
Anche noi spesso daremmo il massimo quando abbiamo l'acqua alla gola, quando l'affanno smorza la vocina in testa che ci sussurra costantemente, assieme a quella di Mallett: "in realtà non meritate di stare qui" . Nel calcio abbiamo vinto un paio di Mondiali cosi', ma li' e' normale che non vinca il piu' forte.
Non è comunque detto che quel che vale per uno culturalmente italiano, valga anche per un argentino o australiano, indipendentemente dal passaporto. Sotto questo profilo il piano mallettian-dondiano di "omogeneizzare" i nazionali convocando quindici equiparati su ventitrè ha paradossalmente una sua coerenza culturale.
1. I Fans. Molte squadre avversarie hanno imparato a loro spese che i giocatori Springbok moltiplicano le forze quando sono circondati dal loro pubblico. Si vedeva ad occhio nudo quanto carico fosse un qualsiasi giocatore Bok nel'95, quando Nelson Mandela radunò una intera nazione dietro a quei 15 uomini.
La Nazionale è un fenomeno unificante e molto seguito anche qui, nonostante tutto. Ci fu un momento in cui sembrò il pubblico potesse divenire un fattore anche qui, ma poi le vocine in testa di cui sopra, unite agli atteggiamenti snob di cui più sopra ancora ...
A proposito di fan, squadra, maschi alfa e attitudine, guardate qui sotto un tributo a Bakkies Botha, courtesy del Socio. Non ho parole per descrivere l'Uomo forse piu' sottostimato tra i tanti decisivi in quella nazionale, forse si puo' dire che e' la miglior sintesi dei dieci punti narrati da Greg Smith. Posso rivelare che, in tempi non sospetti, quando in una delle squadre ideali del TriNations che citavo all'inizio t'ho trovato Brad Thorn al posto suo, ho avuto uno scatto: c'e' veramente gente in giro che capisce gran poco di rugby e dei suoi valori, sportivi e non solo.
8 commenti:
Bellissimo articolo. Sto ancora ridendo per quella faccenda dell'alcool "grexo"... Concordo preticamente su tutti i corsivi, oltre che sull'analisi semiseria di Greg Smith.
:)
A me ha inizialmente colpito il punto 4, quello delle rimesse. Per dire, so' uno che le piglia sul serio ;)
Mi autocommento dopo aver aggiunto quel fantastico tributo a Bakkies scovato dal Socio: ragazzi, quando entrando in campo Botha si volta dall'altra parte per non guardare le cheerleaders ... Da brividi, committment d'altri tempi ...
Ok le cheerleaders, ma quando taglia il campo e va a prendersi Armitage nel test match contro l'Inghilterra? Fantastico, fantastico, superbo e meraviglioso. Certo che poi, correre con lo Spirito Santo al proprio fianco, sai, diventa anche più bello ;)
... e quando sbaglia il placcaggio su un All Black e rialzatosi abbatte il povero Cowan solo perchè passava lì vicino, della serie io sono in fuorigoco ma tu non penserai di andare a sostegno, vero?
E quando il bussolotto Phil Vaugh lo spintona e si becca la sua "replica" dieci volte tanto? E il bacetto finale? Fantastico...
Bakkies è come Mosè, sai che aprirà il Mar Rosso per la tua tribù.
Beh, quella diatriba con Vaugh sarebbe stata da registrare... Non solo per lo show di Botha ma anche per il contributo dell'australiano, col suo quintale racchiuso in 1.75 m era perfetto per quel siparietto!
Ma l'avete visto, tra i video correlati, il behind the scenes della realizzazione del cartellone di Etienne Lewis? Quando è alle prese col trucco?
:D
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