Lineout questa sconosciuta
Abbiamo dato conto del giro di valzer degli allenatori All Blacks di questa settimana: the boss Graham Henry s'e' conferito la responsabilita' diretta sugli avanti , "Shag" Hansen li ha mollati e ha preso i trequarti da Wayne Smith, che ora coordina la fase difensiva prima in mano a Henry. E i "senatori" della mischia All Blacks - McCaw, So'oialo, Thorn, Woodcock - pubblicamente apprezzano. Il motivo principale di tale switch e' la necessita' di "attenzionare" una delle fasi di gioco teoricamente piu' note ma di fatto sottovalutate anche da molti commentatori: la rimessa laterale. La cosa ci fornisce opportunità di produrci in uno di quei torrenziali approfondimenti tra l'analitico e il didascalico che tanto ci appassionano - sempre meglio comunque che prender cappello su Dondi o Scanavacca!
Un flashback
Un tempo, prima che le Elv rivoluzionassero il gioco pur essendo state in gran parte cancellate, rimessa laterale e mischia chiusa erano le cosiddette "fonti del gioco". Inevitabilmente da li' si partiva a sviluppare la fase d'attacco (pick&go o maul degli avanti, apertura ai trequarti) su una piattaforma di solide certezze: nove volte su dieci l'ovale rimaneva in controllo della squadra che lo lanciava/introduceva.
A quei tempi apertura e estremo si caratterizzavano per l'abilita' a "trovare la touch" al pari della precisione a trovare i pali, un mediano "calcettinista" come Guy Pardìes era guardato con rispetto ma anche con diffidenza, "estroso" era la sua definizione politically correct.
Divennero i tempi d'oro del rugby azzurro; il vertice massimo fu il 6Nazioni 2007, quando l'Italia guarda caso risultò la miglior nazionale europea nella percentuale di rimesse proprie conquistate e altrui rubate nonche' per conquiste in mischia chiusa.
Erano tempi di certezze, come nel gioco degli scacchi e' certo che la torre o il cavallo si muovano solo in determinati modi prefissati.
Il nuovo che avanza
Dopo un 2008 sperimentale per via delle Elv, l'apoteosi nel tour dei Lions e nel TriNations: si assiste al crollo delle certezze del passato.
La ragione primcipale, visto che le Elv sono state in gran parte scartate, è una maggior attenzione arbitrale a placcaggi e ruck a parità di regole (sempre quelle vecchie).
Tale cambiamento di attitudini ha provocato l'emergere di una nuova "fonte di gioco": la fase difensiva ben fatta, il fetching, il cui modello si chiama Heinrich Broussow dei Free State Cheetahs: (a) placcare, (b)mollare l'avversario, (c)rialzarsi, (d)metter le mani sulla palla, (e)rubarla. A prescindere da quanta altra gente sia arrivata nel frattempo e con lo step (d) eseguito prima che l'arbitro chiami la ruck formata.
A complemento, la rimessa laterale è evoluta a possibile garante del dominio territoriale e di possesso. Il miglior interprete mondiale è ovviamente Victor Matfield ma in realtà si tratta di una fase altamente integrata a livello di reparto, somigliante agli schemi del basket o ai calci da fermo del calcio: Matfield senza Botha, Smit o Bismark DuPlessis sarebbe come un motore Ferrari montato con una trasmissione Ssangyong ...
Depistaggi
I più non hanno riconosciuto i perchè del cambiamento nel rugby union, o non li hanno graditi; molti si sono fatti distrarre, attribuendo la superiorità sudafricana principalmente al cinico e spregiudicato utilizzo del piede, confondendo un mezzo con un fine.
E lì vai, mentre gli italiani si guardavano attorno smarriti come chi si accorga in ritardo che gli han zanzato il portafogli (aridatece le maul!) e si buttavano alla tipica nostrana caccia al colpevole (Mallett, Cariat, la prima linea, Bortolami, l'apertura ...), gli anglosassoni partivano con l'esercizio che meglio gli riesce: fingere obiettività mentre denigrano i punti di forza avversari, per tentare di svellerli cambiando le regole e non cambiar loro; ed ecco sorgere la solfa del noioso "aerial ping pong".
Peccato che molti tra cui il sottoscritto ricordino bene la noia ben più mortale delle partite tutte pedate sistematiche in touch: era il mondo dei Dominguez dài, da cui nasce la eterna cerca italica del Sacro Graal "apertura". Erano le squadre di ciccioni caracollanti a tre all'ora da una rimessa all'altra, di mediani con le mani senza piedi e aperture coi piedi senza mani, delle ali a sorridere alle ragazze in tribuna in attesa di ricevere le due palle due per partita. Yawn, rugby d'antàn no grazie, appassionava più una partita a scacchi tra russi che gli spintoni tra minatori gallesi e universitari del King's College. Almeno adesso tutti devono correre a lungo e sul serio, l'arbitro guarda i placcaggi e il possesso dell'ovale è costantemente conteso, altro che rugby league!
Contromisure Neozelandesi
Inizialmente pure il grande vecchio coach Graham Henry c'era cascato: vuoi per autogiustificare un anno con poche soddisfazioni, aveva alzato alti lai contro il gioco al piede che snatura le abilità con le mani classiche del rugby (league?). Arrivando senza vergogna a formulare la sconcertante richiesta di estendere la chiamata del "mark" dall'area dei 22metri fino a metà campo, con ripresa del gioco mediante mischia dal punto del calcio. Come dire che il portiere del calcio può usare le mani fino a metà campo e invece del rinvio, un calcio di punizione da dove è partita l'azione avversaria.
Ora forse l'ultima sconfitta coi Boks, dove i Neozelandesi han calciato in aria più degli avversari e la vittoria contro i Wallabies, dove è avvenuto il viceversa, sono servite a Henry, la chiave della resurrezione All Blacks deve passare dalle ex certezze degli avanti. Da cui la assunzione diretta di ruolo e responsabilità del coach sul punto cruciale del gioco "nuovo": non l'apertura, l'estremo o il primo centro calciatore ma gli avanti.
Anche il criticato Hansen avrà comunque il suo bel daffare coi trequarti: a parte imparare a difender palla in attacco senza trattenerla, dando tempestivo sostegno, pare superata l'epoca dei talentuosi "monoliti" tutti o dribbling o ball carrier o piede, serve sviluppare le capacità "allround" con atleti dotati di visione di gioco, in grado di interpetare avversari e momenti, utilizzando diversi tipi di tecniche secondo le situazioni. Da tale punto di vista le quattro novità tutte dietro nella selezione All Blacks - Zac Guildford, Ben Smith, Tamati Ellison e Mike Delany - così come l'esclusione di "specialisti" come Joe Rocokoco o Hosea Gear, paiono in tale direzione.
Altior citior fortior
Ma torniamo davanti: Graham Henry non ha responsabilità dirette sul reparto da molti anni, dai tempi del Galles; "The lineout has got a hell of a lot more sophisticated" ha riconosciuto il coach neozelandese "and there is a huge amount of expertise which goes into lineouts, a huge amount of analysis".
Indicativo il suo focus sulle rimesse laterali, dove non basta più memorizzare quelle tre o quattro paroline maori per i codici delle chiamate: avversari ben preparati sono in grado oggi di non farti toccar palla, la rimessa è divenuta una fase a schemi, dove precisi skill individuali si combinano con movimenti di reparto da studiare e praticare con la massima dedizione.
Studiando i singoli frame dei filmati dei "maestri" Boks, emerge ad esempio che Matfield raggiunge la massima altezza in rimessa molto più velocemente degli altri: merito indubbiamente suo ma anche di chi lo propelle in aria e dell'affiatamento complessivo sino al lanciatore. E' chiaramente una superiorità collettiva, di reparto; altro che spionaggio a carpire il labiale delle chiamate.
A dimostrazione che la freschezza mentale non è detto dipenda dall'età anagrafica, Henry s'è dichiarato "stimolato" dalla sfida; ispirato da un paio di amici (l'allenatore degli avanti dei Crusaders e della nazionale giapponese), ha introdotto negli allenamenti un macchinario costruito appositamente e prima mai usato (da loro: qualcosa del genere mi pare di averla già vista in giro). Si tratta di una sorta di pedana regolabile in acciaio, per mettere il saltatore all'altezza "giusta" e far pratica per tallonatore e ricevitori. Se la porteranno in giro nel tour europeo, dice.
Non sono solo le rimesse a necessitare di "tuning" davanti: i Kiwis, a partire da Richie McCaw, continueranno a prendersi rischi in ruck o nelle maul, ma devono imparare da Broussow a cambiare obiettivo, dal rallentare il gioco avversario a carpire il possesso. Tra l'altro oggi girano piazzatori da oltre metà campo come i due Steyn e non solo, i falli si pagano tutti cari da sessanta metri in giù. Nel riserbo dei loro allenamenti, immagino Henry avrà di che chiarirsi al proposito coi "senatori" della mischia.
Attenzione allora o Boreali, inconsapevoli sparring partners delle evoluzioni Australi, l'occhio dei campioni Tutti Neri è tornato non solo a iniettarsi di sangue ma anche a identificare innovazione.
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