Saltano i Praetorians, torna Treviso. Ma non ancora...
Dunque ricapitoliamo perché occorre chiarezza: il Consiglio federale, riunitosi a Roma, ha deciso che quanto deciso lo scorso 18 luglio non era poi così vincolante. Perché, soldi alla mano, gli Aironi possono proseguire il loro progetto di Celtic League. Mentre i Praetorians no. Le motivazioni del dietrofront sono, come detto, economiche: il Consiglio federale ha deciso di escludere la formazione capitolina perché "non sono state ritenute sufficienti le garanzie di natura economica presentate dalla franchigia Praetorians, con particolare riferimento ai contributi provenienti dagli enti pubblici e dal ticketing". La notizia era nell'aria, tanto che a Roma si erano già detti pronti a fare ricorso contro la decisione della Fir. E così la saga è destinata a proseguire. A conti fatti, il Nord sta battendo 2-0 il Centro-Sud e noi non ne faremmo una questione regionale - o meglio, sì che lo è, ma non nel senso con la quale è stata impostata: quella politica. La Lega oggi esulta, il PdL e il Pd de Roma non ci stanno. Ecco la girandola di dichiarazioni che hanno seguito la decisione del Consiglio. "E’ una giornata storica per lo sport del Veneto", ha commentato il ministro leghista Luca Zaia, trevigiano doc, che ha parlato di decisione "giusta e arguta" e si è complimentato con il presidente della Fir, il parmense Giancarlo Dondi, "per l'equilibrio con cui ha inteso gestire una materia così delicata". Da Roma non hanno tardato ad alzare la voce, tanto che Alessandro Cochi, delegato allo Sport della giunta capitolina, ha minacciato di "ridiscutere la destinazione dello Stadio Flaminio quale casa del rugby". "Consideriamo un’offesa a Roma e a tutto il Centro-Sud, la decisione di escludere i Praetorians dalla Celtic Legue. La Fir deve assumersi la proprie responsabilità", ha proseguito con tono minaccioso Cochi. Più diplomatico il sindaco Gianni Alemanno: "Ho parlato con il presidente Dondi e gli ho detto che tutti gli impegni, legati alla documentazione erano stati ottemperati. Tutto quello che ci è stato richiesto dalla Federazione noi lo abbiamo fatto". Sotto accusa sono dunque Comune e Provincia, chiamati a finanziare il progetto, Comune e Provincia. E se Alemanno garantisce che i finanziamenti ci sono, più pesante ci è andato Nicola Zingaretti, presidente della Provincia per il Pd, insolito alleato: "La decisione è davvero inconcepibile", gli enti locali "hanno dato alla Fir tutte le garanzie per il sostegno della candidatura romana". Zingaretti ha lasciato intendere che sulla decisione di ieri abbiano pesato "indebite pressioni politiche", posizione condivisa da Piero Marrazzo, presidente democratico della Regione Lazio: "Non vorremmo pensare che la bocciatura della squadra romana a favore di una compagine del Nord sia motivata da pressioni politiche che ben poco hanno a che vedere con lo sport". Fin qui la cronaca. Al momento ci limitiamo ai fatti, ma avanziamo già uno scenario nuovo e alquanto interessante. Se davvero Roma decidesse, per ripicca politica (e poi vorrebbero sponsorizzare il rugby), di chiudere i cancelli del Flaminio, la gente non si metterebbe a piangere. Lo dicono pure i numeri, quelli tangibili, non come quelli che "abbiamo, tranquilli che li abbiamo": a San Siro ci sarà di fatto il tutto esaurito per gli All Blacks, settantamila posti prenotati. Certo c'è il richiamo della Nuova Zelanda, ma anche quando non si scendeva a Roma, gli stadi si riempivano. Come il Marassi di Genova, per intenderci. O il Dall'Ara di Bologna. O l'Olimpico di Torino. Nomi buttati giù così, a caso. Senza alcun secondo fine. Certo che se poi a Roma non sanno come costruire una nuova tribuna, ecco che piuttosto si faranno dei chilometri di più, ma nessuno piangerà. Ma non conviene dirlo troppo ad alta voce. Restate sintonizzati, gli aggiornamenti non mancheranno.
2 commenti:
Interessante che chi di politica (leggi supporto economico pubblico) ferì il 18 luglio, ora s'indigni e accusi la politica di averli fatti perire. Deve trattarsi di carattere, o di idiosincrasie.
Ancor più interessante quelli che, da Comune, Provincia e Reggione, affermano "Maccome?!". Raga., i tempi del rugby (grazie ai celtici per questo) sono diversi da quelli eterni della politica: se per i politicanti le promesse erano abbondanti, qui siamo abituati a prendere decisioni e agire velocemente, perchè nel nostro sport ai posapiano capita il famigerato "palla-uomo".
Infine, la cosa più interessante sarà non tanto i ricorsi romani, quanto la reazione della Benetton: sarei francamente stupito firmasse il famoso protocollo Fir così come sta.
A questo punto credo di confermare il mio pensiero: la Fir desidera far atterrare il giocattolo celtico a Parma-Viadana (con il simpatico centro mantovano progressivamente emarginato) e Roma.
Solo che invece che Pretoriani si chiamerà Selezione Federale.
D'accordo su tutta la linea, Abr. Complimenti ancora alla politica laziale per la faccia di bronzo, davvero indimenticabile.
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