giovedì 5 novembre 2009

Le DIC c'est chic ...

Baruffa nell'aria dello sport francese.
L'antefatto: le amministrazioni pubbliche europee, nel mentre dispensano messaggi mielosi riguardo alla crisi ("il peggio e' passato", "ci sono segnali incoraggianti", "no a irresponsabili ottimismi ma..."), sono tutte alla caccia feroce e disperata di soldi per far fronte ai crescenti impegni sociali, mentre gli introiti fiscali normali sono ovviamente in pesante contrazione.
Alcune Amministrazioni mandano gli agenti in Canton Ticino a spiare chi entri nelle banche, altre fanno i conti su quanto avevano elargito in tempi di vacche grasse.
La seconda che abbiamo detto e' la via scelta dal governo francese, prendendo di mira tra altre cose il DIC - Droit d'Image Collectif - uno stratagemma inventato qualche anno fa per mantenere lo sport professionistico di squadra francese (calcio rugby handball basket etc) attrattivo per i talenti a fronte delle tassazioni agevolate di altri Paesi (la Spagna davanti a tutti).
In sostanza secondo tale legge una Societa' sportiva era autorizzata a trattare fino al 30% del salario degli atleti professionisti tesserati come "compenso per i diritti d'immagine" e non come stipendio, e quindi godere su tale parte di esenzione dagli oneri previdenziali etc. Non male come idea, con un fondamento di verita' tra l'altro.
Fatto sta che le casse dello Stato piangono e in Francia si sono resi conto che tale agevolazione provoca un ammanco potenziale di 30 milioni di euro, ragion per cui il Parlamento ha votato per la sua abolizione a far data dal prossimo 1 gennaio.
Si puo' immaginare l'ira dei Presidenti, che dovranno continuare a onorare i contratti siglati nonostante l'aggravio immediato nei costi a parita' di guadagni per l'atleta : "Mi costera' almeno un milione di euro l'anno in piu'" ha dichiarato il presidente del Tolone Mourad Boudjellal; "non ho idea come trovero' gli 800.000 euro in piu' che ora servono" ha sibilato Max Guazzini patron dello Stade Francais, aggiungendo "questo Paese dal punto di vista della promozione sportiva e' Terzo Mondo" (forse vuol provare l'Italia? Qui si parla parla per il calcio, ma manco abbiamo avuto l'idea di un simil DIC; in Gran Bretagna poi la tassazione sui redditi alti e' stata alzata notevolmente quest'anno, uno dei motivi che ha portato molti atleti ad andarsene, non solo Cristiano Ronaldo).
Ci sono poi le situazioni di club come Montauban e Bourgoin, e aggiungiamoci Brive, economicamente in equilibrio con gli spilli e in lotta costante per tenere in quadro i loro libri contabili: non sono stati ancora in grado di fornire alla Lega i dovuti bilanci preventivi di massima per la prossima stagione.
Al grido di " Non si cambiano le regole nel mezzo della partita" e "questa puo' essere al fine del rugby professionistico in Francia", il presidente della Lega Nazionale Rugby Pierre Yves Revol ha chiesto un colloquio col ministro della Salute e dello Sport Roselyne Bachelot, per illustrarle gli effetti tragici di tale decisione qualora confermata. La Lega potrebbe anche prendere iniziative dimostrative nel corso della disputa della 12' giornata di campionato, stasera.
Il rischio e' che i soliti politicanti abbiano fatto i conti senza l'oste, facendo conto su un "tesoretto" di 30 milioni che potrebbe parzialmente sfumare perche' i potenziali tassati non ce la fanno e chiudono baracca.
Come al solito quando c'e' la politica di mezzo non ci si fa mancare nulla: a fianco delle lacrime dei presidenti si registrano le sparate demagogiche. Il ministro del bilancio Eric Worth ha dichiarato con non inusuale cipiglio statalista: "Quelli sono soldi che appartengono al popolo francese" e quindi se li prende lui... aggiungendo lo zuccherino per gli allocchi: "Le agevolazioni tolte ai professionisti potranno essere investite a favore dello sport di base". Tutto il mondo e' Paese.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Lo stesso stanno tentando di fare anche in Spagna.
Florentino Perez pare sia svenuto (poi si è subito ripreso quando gli hanno ricordato che tanto i soldi non ce li mette lui) e la Liga sta minacciando uno "sciopero" di due giornate.
A costo di essere tacciato di populista demagogo di sinistra (e invidioso) il concetto che chi guadagna tanto deve pagare tanto a me non è che faccia proprio schifo.
E poi che significa "cambiare le regole a gioco iniziato"? Il gioco qui non si ferma mai. Quand'è che si possono cambiare le regole?

Abr ha detto...

Forthose, a costo di essere tacciato da capitalista classista di destra (e egoista), preferirei uno Stato che smagrisca quando gli calano le entrate (o meglio ancora, che smagrisca sempre e comunque, a partire da quando le vacche sono grasse), rispetto a uno che fa i bailout o allarga la CIG (cassa integrazione: barbatrucco per non vedere le statistiche della disoccupazione salire), ma poi guarda caso deve famelicamente "reperire risorse".
Pagano "i più ricchi"? None, chi intasca viene pagato sul netto. A rimetterci sono le società, spesso in passivo (quindi no dividendi ai "capitalisti" in senso stretto).
E se qualcuna dovesse chiudere, non sono le Inter del caso ma può succedere alle Bourgoin.

Fuor di rugby come siamo poi, nulla è più populista tra l'altro che "agevolare" gli sport di massa e l'arrivo di grandi campioni: panem et circenses. In Italia non han mai dovuto adottare una misura del tipo DIC, che ne accontenterebbe due ma scontenterebbe duemila (mors tua vita mea): per adesso gli basta l'illusione di qualche operazione edilizia sugli stadi di proprietà, con le palazzine molti son più pratici.

In effetti la Spagna stava dragando campioni da tutta Europa Inghilterra inclusa, ma ora non naviga più in acque così buone come sembrava, buono a sparesi che deve adeguarsi anch'essa.

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