Ma ... Magners, che ci andiamo affà?
Prendiamoci una "salutare" pausa politica nel bel mezzo del rugby giocato (noi italiani, si sa, senza calcio, fig...liole e politica, ovviamente parlate, non siamo del tutto a posto).
Per dire che il Consiglio FIR di venerdì scorso parrebbe aver messo la parola fine alla diatriba Celtica, confermando la scelta di mandarci Dogi (Treviso - Nordest, addirittura si parla di un pour parler fin lo stadio di Trieste) e Aironi (Viadana -Parma - Brescia).
Ovviamente i Praetoriani (Roma) non ci stanno e fanno esposti e ricorsi contro ... contro chi? Aironi o Fir o entrambe, non si capisce, o meglio si capisce fin troppo bene, caro "Sansone" Abbondanza (del resto, chi di politica ferisce ...). Evabbè, francamente la cosa non meriterebbe manco uno dei nostri miserrimi post.
Lungi da noi allinearci ad altre discussioni che riempiono i luoghi del rugby virtuale improntate allo sventolio di bandieroni o al solito, squallido "siamo nelle mani di gente che non capisce niente", invero noi popolo di santi, eroi, navigatori, primi ministri e commissari tecnici (ma solo sulla playstation).
Merita piuttosto una riflessione quel "parrebbe" sopra evidenziato: non è che per caso qualcuno stia facendo i conti senza l'oste, dando per scontato che i Celtici non vedano l'ora di accogliere due nostre balde rappresentative tra loro? Più in generale le solite questioni sono tre, nell'ordine:
(a) sulla base di quali esigenze andiamo in Celtic? E
(b) è davvero tutto definito? (ricorsi al Tar del Lazio a parte, per carità di patria), e alla fine
(c) vale per davvero la pena di andarci?
Sosteniamo da tempo che la lingua (che è logos cioè pensiero) molto aiuti gli anglosassoni, per il resto (cultura, gusto, clima etc.) miserelli anzichenò: quel loro inevitabile soggetto-verbo-predicato, opposto dalle involuzioni creative proprie del toscano, li forza alla logica, alla chiarezza diretta.
Ragion per cui troviamo che la migliore indicazione per le nostre domande le dia tal Iain Morrison, uno scozzese che scrive su Sport.Scotsman.com, che ci rappresenta come vedono la faccenda lassù tra i Celti quelli veri. L'articolo che sotto traduciamo è titolato "The Italian jolt"; ringraziamo Matteo Visonà per la segnalazione. [Riporteremo le ns. considerazioni evidenziandole così].
La "scossa" italiana
Questi sono tempi interessanti per il rugby italiano. La coraggiosa mossa della Federazione (FIR) di ospitare gli All Blacks nello stadio San Siro di Milano da 80,000 spettatori sta pagando in modo spettacolare, registrando il tutto esaurito. Treviso ha iniziato la sua Heineken Cup con una vittoria sui campioni di Francia del Perpignan e a incoronare di tutto ciò, l'Italia s'è candidata a ospitare le Coppe del Mondo 2015 e 2019. Ma nulla è semplice e diretto nella terra della pasta, del pesto e dei Piaggio [...., ndr] perchè sotto la superficie il rugby Italiano sta attraversando il più grande sconvolgimento dall'alba del professionismo e cosa sarà rimasto in piedi alla fine è l'interrogativo di tutti.
L'anno scorso, Nick Mallett scrisse per i suoi capi della Federazione un report sullo stato del gioco in Italia. In esso coach della nazionale argomentava che il livello del rugby nel campionato nazionale Super 10 era di gran lunga troppo basso per consentire a chi ci giochi di fare il salto al livello internazionale. L'Italia necessiterebbe di far entrare dei club in un campionato straniero e con Francia e Inghilterra non disponibili, la Celtic League rimaneva l'opzione ovvia.
Al fine di facilitare la mossa, l'Italia ha fatto il passo radicale di buttare a mare otto dei suoi dieci team professionistici, sperando di entrare con i due rimanenti, Viadana and Treviso, nella Magners League all'inizio della prossma stagione. Questa è una grande scommessa, perchè far affidamento su due sole squadre professioniste non ha esattamente prodotto meraviglie per la nazionale scozzese.
A sentire Mallett, sarebbe in ogni caso un enorme miglioramento rispetto al corrente status quo italiano. "Il top ten in Italia non è al livello necessario per produrre giocatori di livello internazionale. In Francia vorrebbero tagliare il loro top 14 a sole 12 squadre, quindi unirsi ai francesi non è possibile, così come non lo è chiederlo agli Inglesi.
L'Italia è rimasta indietro e la Celtic League (la pronuncia come il nome del club di calcio) ha fatto un gran bene a Ireland, Wales e anche a Scotland. Solo Scotland era contraria all'allargamento all'Italia, guardando un po' troppo solo al proprio interesse. L'Italia potrebbe migliorare abbastanza rapidamente da mettere sotto pressione Scotland, il cui interesse è tenere il rugby italiano il più basso possibile. Scotland può avere un punto di vista puramente provinciale al riguardo, ma più in generale tale inclusione aiuterà lo sviluppo delle Six Nations e di tutto il rugby nel suo insieme."
Mallett spiega come ci sia un solo Italiano qualificato a giocare apertura in tutto il Super 10 (Andrea Marcato) ed è pure infortunato, il che significa che la nazionale è costretta a pescare un convertito dal League, l' Italo Australiano Craig Gower che gioca a Bayonne.
"Con due squadre nella Celtic League avremmo quattro aperture Italiane e ruotandole appropriatamente tutte giocherebbero regolarmente. Ci vorrebbe un po' di tempo, ma in cinque anni ciò sarebbe di gran beneficio per il massimo livello del rugby italiano."
[Singolare questo focus preistorico sull'apertura: Sudafrica e riemergere di Wilko docent, è fondamentale che chi gioca in quel ruolo sia capace di trasformare i calci e droppare, il resto è più da mediano e nr.12; inoltre, mai avute tante aperture potenziali come oggi, tutte ovviamente fuori dal Super10: Gower, Orquera, DiBernardo ... ma tant'è].
Mallett è appassionato, intelligente e totalmente focalizzato sul suo scopo di tutta la vita, vincere nel Test rugby (le sfide tra nazionali, ndr). Per lui è assolutamente ovvio che l'Italia abbia bisogno di entrare nella Magners, ma nessuno fuori dall'Italia ha ancora capito cosa mai avrebbe da ricavare la Lega Celtica dall'affare. Non c'è bisogno di concordare con l'analisi di Mallett sulle convenienze scozzesi per essere scettici.
I due team Italiani non miglioreranno per nulla la competizione e il loro esiguo seguito farà sembrare Edinburgh il Manchester United. Non c'è alcuna affinità geografica o culturale con le nazioni Celtiche e i viaggi all'estero aggiungeranno solo extra costi, mentre mineranno la consistenza della Heineken Cup.
[La prima cosa notevole della visione da oltre 1.000km di distanza è l'inesistenza assoluta del punto in cui tanto si sono accapigliati molti italianos, la questione franchigie vs. club. Frega nulla, il punto sia per Mallett che per i celtici è che le italiane siano due, non da dove vengano e chi rappresentino. Per Mallett poi è fondamentale che le due formazioni siano "eteroguidabili". Punto.]
E' l'operations manager della Lega David Jordan a esporre l'unica spiegazione possibile dell'interesse della Magners per gli italiani, lo sporco lucro. "In una competizione professionistica dobbiamo prima di tutto identificare le opportunità commerciali; l'Italia possiede un mercato potenziale di circa 60 milioni di persone e global brands come Fiat e Peroni, i quali potrebbero vedere la Magners come una opportunità interessante. Oggi la popolazione totale delle nazioni della Lega somma 13/14 milioni, includendo l'Italia quel numero verrebbe quadruplicato."
Lasciando stare ogni ragionamento altruistico, pompare il rugby italiano non è la missione del board della Celtic League; l'unico beneficio che i team Italiani porterebbero sulla tavola della Magners sono le opportunità commerciali, specialmente qualche ricco sponsor che è sempre mancato alla Lega. Ma se Jordan pensa che il rugby significhi big business in Italia, ha bisogno di ripensarci.
[A questo punto nell'articolo di Morrison segue il punto di vista di Gianluca Barca, titolare di AllRugby e commentatore per La7, che preferiamo risparmiarvi. Il suo pensiero potrebbe essere stato "forzato" o essere biased dalla perdita dei diritti sul Six Nations di La7; di fatto ne risulta solo la classica visione dell'esterofilo, poco entusiasta delle potenzialità del rugby in Italia. Non dev'essere veneto nè tantomeno a libro paga Sky. In ogni caso le sue considerazioni poco aggiungono al quadro, incipit a parte: "Tutto questo nasce dal panico dello scorso autunno, quando l'Italia ha perso contro le Pacific Islands", afferma con una smorfia. "Nel giro di 20 o 30 giorni hanno deciso di entrare in Celtic League". Tale elemento veritiero aiuta a inquadrare anche temporalmente cosa sia successo: la Federazione decide di accelerare i tempi del "piano Mallett" dopo i fallimenti della nazionale. Cioè decide di far fuori i club per problemi non loro, tra l'altro dopo che hanno finalmente "ingranato" in Challenge. Questo dà risposta alla domanda (a) perchè andiamo in Celtic, giusta o sbagliata che sia. Interessante anche se sbrigativo il "perchè no nel Top14" secondo Mallett.]
C'è la speranza che la trattativa possa venire ancora fermata, in quanto la Celtic League s'è riservata l'ultima parola, come spiega Jordan: nessun invito ufficiale è stato recapitato alla FIR; il board della Magners ha semplicemente affermato che guarderebbe con favore a una richiesta di ingresso alla Magners dalla FIR che riguardi team italiani .
Secondo un comunicato della FIR rilasciato venerdì, tale richiesta formale di ingresso è in strada, ora che Treviso e Viadana sono state confermate come club prescelti. La richiesta verrà analizzata dalla società di consulenza Deloitte [... deja vu, ndr], assunta dal Board della Magners per preparare il report su tutti gli aspetti della candidatura Italiana.
Il boss della federazione scozzese Gordon McKie ha lanciato il suo warning a dare per scontato il risultato. "Sarei personalmente preoccupato se qualcuno avesse dato agli Italiani l'impressione che si tratti di cosa fatta. C'è un processo di valutazione in corso e il board della Celtic non ha ancora nemmeno discusso il tema. Il Board deve concordare all'unanimità sulla decisione di invitare gli Italiani, per cui spero che non siano state create false aspettative".
Le quali sono state indubiamente create.
La FIR vede l'ingresso in Magners come pressocchè certo e, a riprova, ha già intrapreso grossi passi mirati a mettere a punto le due squadre con tutto quel che è necessario. I club meno fortunati hanno perduto gli sponsor, i giocatori hanno visto abbattere i loro salari (del 60 percento in un caso) e la questione su chi debba andare in Magners andrà in Tribunale, con Roma a intraprendere azioni legali contro la FIR dopo essere stati inizialmente scelta per poi venir scartata a favore di Treviso.
E' il rischio degli appuntamenti frettolosi. I Celti han mostrato un po' di gamba e le autorità italiane si sono sovraeccitate, immaginando di poter "consumare" subito invece di esercitare la dovuta cautela.
Invitare squadre Italiane nella Celtic League è il classico perno cubico in un buco cilindrico. Se il board della Celtic deciderà alfine di inviare alla FIR una lettera che inizi con un:"Siamo spiacenti", e di sicuro dovrebbero, sarà meglio sia stilata in modo appropriato; sapete cosa si dice a proposito del fatto che l'inferno sa che nessuna furia è come quella di una Federazione scuornata. Sarà duro, ma è la cosa giusta da fare per il successo futuro.
[ Siamo arrivati a rispondere alla questione (b): non pare proprio detto sia tutto definito, quindi cool down. I signori del Board celtico, al prezzo di una bella figura da peracottari (quali sono: quei desperados arrivarono sino in Sudafrica a caccia di soldi, qualche anno fa), rischiano di far fare alla FIR una meritata figura da gonzi. Sopravviverebbe il rugby in Italia a tale NO? A maggior ragione dopo aver smantellato otto club su dieci? Aspettate o romani a buttar via soldi in avvocati ... ]
Seguono nell'articolo le interviste:
- a Barry Irving (Overmach Parma): "Nessuno par sapere bene cosa succedera'. Il problema più grosso è che tutti i giocatori hanno già subito un taglio alle paghe, ma rimango convinto che una qualche forma di rugby professionistico sopravviverà in Italia anche fuori della Magners. Questa è l'Italia quindi c'è un sacco di politica in mezzo. Le squadre scozzesi sono competitive in Magners ma questo non pare aver aiutato molto la nazionale",
- e a Garry Law (Viadana): "Probabilmente ci saranno dei problemi per un po' di anni, ma credo la mossa aiuterà la nazionale italiana. La mia posizione personale non è chiara perchè alla fine di questa stagione sarò qui da tre anni e quindi sarò selezionabile dalla nazionale. Se venissero a cercarmi sicuramente li ascolterei, ma senza dubbi preferirei tornarmene a giocare in Scotland".
[Law aiuta l'articolista a definire l'Italia come un posto da cui fuggire a gambe levate - interessante, se visto da lande che hanno alimentato i Dominion e l'Esercito di Sua Maestà con più gente di quanta ne sia emigrata dal nostro Meridione, pur essendo in meno di un quarto. Le considerazioni di Irving ci paiono più interessanti: aldilà del casino Italia, è evidente che la Celtic di per sè non "sistemi" la nazionale. Il che, essendo questo e solo questo lo scopo per andare a perder tempo e soldi in giro per piovose brughiere tutte pecore e patate e non per fare i turisti, ci aiuta a dirimere la questione (c). Almeno dal nostro punto di vista.]
5 commenti:
Devo purtroppo condividere ma che fare oramai?
E' un peccato, bastava una pedata a Mallett ed una Dirigenza giovane e più coraggiosa un anno fa ed oggi steremmo rifondando il nostro rugby invece di alimentare quello delgi altri.
Va bhe oramai va così.
potrei venir smentito(e forse lo vorrei pure) ma mai come in questa temperie,ed in gran bretagna più che altrove, pecunia non olet.
mi restano dei dubbi invece sul fatto che peroni possa illudersi di vendere la sua birra in albione...
Contento di essere stato caronte per quest'articolo :)
Mi sarebbe tanto piaciuto che il rugby in Italia avesse preso la piega francese anzichè quella celtica.
Invece non è nemmeno stato provato, pazienza quando le dirigenze saranno giovani (e noi vecchi...?) le cose cambieranno e anche noi (in 30.000 :D ) ce ne potremmo andare a vedere PD-TV col bandieron...
@tagus: ho letto la tua mail ti risponderò entro la serata. Grazie
Saluti a ABR e Ringo!
Vostro affezionato PR
A parte i nostri problemi, per entrare nella ML i "celtici" vogliono guadagnarci qualcosa, se l'italia non riesce a portare copertura TV e almeno due-tre GROSSI sponsor (sponsor da 0,5-1 Milioni €) al TORNEO , sarà molto difficile superare gli ostacoli all'ingresso... ed un ricorso TAR dei pretoriani potrebbe essere la foglia di fico per salvare Dondi... altrochè!
PS. Con la copertura TV e gli stessi sponsor il nostro campionato prendeva una piega del tutto diversa... invece Dondi continua a dire che il S10 farà un passo indietro e sarà dilettantistico..
Rientrato finalmente, grazei a tutti per i contributi.
@StefanoFra: il punto e' stato proprio un "lascia o raddoppia", qualcuno dopo i Pacific Islanders s'e' fatto convincere dal "ve l'avevo detto" di Mallett .... E dove oramai andra' il ns. rugby, ora non si sa. Dico solo, siamo sicuri che sopravvivera' a un eventuale no dei celti? Il rugby italiano intendo, non Dondi.
@tagus: pecunia non olet mai e in nessun lugar, e' sempre e solo questione di come impiegarla per far cosa.
Ora va ben tutto, ma pagare profumatamente Edimbro &Co. per farci da pseudo balia e sparring partner, autorizzandoli pure a farci del male, beh allora era meglio andare a Fiji. Mi pare una idea un po' cosi' di Mallett & Co., che parte da un presupposto: noi latinos non possiamo farcela. E la Francia?
Tnxs to you porcorosso :)
@GiorgioXT:
Hai assolutamente ragione sulle cifre: alla fine PROBABILE CHE si trattera' solo di "partite di giro", voglio dire sponsor gia' esistenti (Groupama per per dire) che invece di pagare la Fir (o la lire) pagano la fir diviso 4 con i 3 celti.
Un affarone!
Scenario worst case: no sponsor, quindi i celtici dicono di no (oppure si ma a partire dal 201x con x maggiore di 3).
Il giorno dopo Dondi puo' anche dire che la colpa e' del ricorso al Tar, ma lui e' finito.
E purtroppo lo sarebbe anche il rugby professionistico in Italia, visto che "la cura celtica" e' gia' stata inoculata.
Si salvera' la Benetton, forse, ma dove giocherebbe, solo in Heineken?
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