mercoledì 2 dicembre 2009

Bilanci nazionali - Gli Azzurri


Qualcosa sugli Azzurri in generale s'era gia' detta disorganicamente nei vari post novembrini, vediamo di offrire una sintesi di quanto nella nostra infinita miseria abbiamo capito sulla Nazionale & dintorni nel mese di test appena concluso, soprattutto in ottica impegni prossimi venturi, cioè Sei Nazioni.

Il rugby in Italia: piace e ha mercato

Cominciamo proprio dai "dintorni" o "contorni" al rugby giocato, cosi' ci togliamo il pensiero e anche qualche sassolino.
Ottantamila spettatori a San Siro (nb.: l'ultimo derby calcistico ha visto 78.000 presenze), gli stadi "periferici" di Udine e Ascoli pieni come non s'e' mai visto nel calcio (rispettivamente oltre 30.000 e 17.000): la Nazionale di rugby ha suscitato un grande successo di pubblico e di riflesso nei media, come dimostra qualche reazione stizzita e gelosa di opinionisti calciottardi.
C'era chi, ricordiamolo, sosteneva che senza tv generalista a far battage stile "il 6Nazioni su La7", il rugby era morto, beh, tutto e' avvenuto con limitatissimi investimenti marketing di tv e Fir. E' stato un successo di "viral marketing" volgarmente detto passaparola ("tu ci vai? Dai che veniamo anche noi") a riempire tutti gli stadi coinvolti. Dato il meccanismo di adesione non e' quindi sorprendente si trattasse di pubblico sufficientemente competente (mediamente piu' di Cecinelli) persino a San Siro.
Tutto merito degli All Blacks?
Far leva sulla immagine globale dei Tutti Neri da un punto di vista "viral" e' stato importante, un buon inizio, ma non e' stato solo quello. La gente a San Siro e oltre ha dimostrato che in Italia e' fame non di All Blacks, ma di rugby giocato ad alto livello. Fighette interessate all'evento mediatico ce n'erano ma erano presenze trascurabili, colore. Lo dico in primis a me stesso, inizialmente scettico (avevo prenotato solo a Udine, in tempi non sospetti) ma poi capitato li' quasi per caso ho potuto fortunatamente ricredermi.
La bella novita' di questo novembre quindi e' che la' fuori resiste e sussiste una audience potenziale di gente come noi, affamata di sport ad alto livello ma al contempo intriso di valori meritevoli di essere condivisi, cioe' alternativo al "giuoco calcio": il rugby ha (ancora) mercato in Italia.
An inconvenient truth
Non mi pare ci sia nulla di troppo arcano in tale positiva lettura; c'è voglia di rugby nell'aria. Eppure, gli stessi che prima "senza la tv generalista il rugby muore" e "saranno in pochi nella cittadina ai confini con la Slovenia", insistono che tale successo passi per il coinvolgimento delle cosiddette "grandi citta' ". Parlano di San Siro ma stanno pensando ovviamente a Roma. Peccato che Udine e Ascoli gli abbian rovinato lo schema. Eppure non serve un gran background demografico per sapere che "grandi città" in Italia non ce n'è, esiste piuttosto "cluster" di tessuti territoriali densamente popolati, logisticamente integrati, perlopiù contigui e alla fine del tutto analoghi in termini di popolazione (sei-otto milioni nel raggio di cento km al Nord) a grandi città vere come Londra o Parigi. So what? Non ci sarà il metro ma a gente, se ne vale la pena non si sposta solo in motorino o in corriera ...
La realtà è ben altra: questa fiammata di interesse novembrino ha rivelato l'errore marketing di dieci anni di Nazionale fissa al Flaminio; errore provato quel di' dalle tangenziali intasate di Milano, soprattutto quella diretta a Est e dalle affluenze di italiani alle "periferiche" Udine e Ascoli. La Nazionale dovrebbe essere liberata dalla cattivita' del Flaminio per il bene del rugby in Italia. Diciamolo, e finiamola di scimmiottare le "home" di nazioni con 4 milioni di abitanti, almeno un quarto dei quali nella capitale o con sessanta milioni, ma con la capitale che ne conta dodici; facciamola girare la nostra nazionale come quella del calcio passando, perchè no, anche da piazze storiche come Napoli, Catania o Genova, a revampare la voglia di seguire e giocare anche da quelle parti.
Andarsene, badate bene, a prescindere da inviti dei Saggi del 6Nazioni e dalle querelle sull'ampliamento a 40.000 posti (insufficienti a gestire le "punte") di un'opera architettonica sottoposta a una serie di vincoli: farsi tirare in mezzo a pestar acqua nel mortaio dei sottoboschi parastatali a caccia di autorizzazioni, significa non solo perder tempo ma anche la faccia. Andarsene e girare l'Italia non perchè il Flaminio ma perchè conviene al rugby.
Questa a nostro avviso è la "inconvenient truth" rivelata da questo novembre su come far leva da tale opportunita' e ottenere ricadute positive sul movimento intero.

La squadra
Qualcuno afferma che adesso c'e', con tutti i suoi limiti, e citano l'inserimento di Tizio piuttosto che di Caio. Noi, convinti che il rugby sia uno sport di squadra e non di individui accostati (come a volte il calcio, soprattutto in certe squadre), sommessamente notiamo che l'impianto - mediana a parte di cui parleremo - e' sempre quello dello scorso 6Nazioni.
Non parleremmo inoltre di cambiamento nel gioco, s'è assistito piuttosto a una evoluzione regolare e consistente rispetto alle impostazioni gia' viste da un paio d'anni a questa parte.
Difesa solida, affidabile e montante, attenzione ai canali centrali, attacchi al massimo in tre fasi, rinuncia al possesso a fronte di squadre nettamente superiori con rifugio nel gioco tattico al piede, con palla in campo non in rimessa laterale: questi i capisaldi sviluppati, vuoi per credo tattico ma soprattutto per quel che passa il convento italiano.
Può piacere o no, ma questo è. La critica più che generalizzare sui "limiti dello staff tecnico", dovrebbe vigilare sui dettagli, sulla execution della strategia generale impostata e indicare possibili ulteirori passi avanti, sennò siamo al calcio, dove si crede di risolvere tutto cambiando allenatore (e a volte ci riescono, perchè trattasi di "giuoco" molto affidato al caso, dove quindi gli aspetti motivazionali contano più di quelli tecnici).
Per ora va riconosciuta secondo chi scrive una evoluzione positiva della Nazionale in termini di consistenza, aldilà di qualche "stecca" contro Samoa (dopotutto sono sempre due le squadre in campo).

Parliamo piuttosto della vera grande novita': il morale. Innegabile tra i nostri ci sia una luce negli occhi diversa in campo rispetto al SeiNazioni delle ca...ppelle scorso. Lo rivela Ghirladini in una intervista nel post gara con Samoa, affermando che qualcosa di importante e' cambiato nelle teste dei giocatori a partire dal tour estivo: ora "c'e' fiducia" (nello staff tecnico, che evidentemente l'aveva persa in quel 6Nazioni horribilis). La cosa si vede nel morale e nel numero di cappelle drasticamente sceso: se sbagliano lo fanno perchè poco avezzi, non più perchè con la testa altrove. Speriamo tale mood rimanga vivo almeno sino al Sei Nazioni, a patto Mallett &Soci stiano attenti a limitare la creativita' di affidare i piazzati al primo che passa, o facendo incavolare Castro. e i ragazzi Sgarbi e Bocchino con sostituzioni intempestive o oltre il tempo massimo.

Cerchiamo di identificare i next step del lavoro di progressiva evoluzione del gioco Azzurro.
- Un primo aspetto "facile" da migliorare: maggior precisione al piede tattico. Serve piu' calma, maggior consapevolezza e confidenza da parte dei nostri numeri 9, 10, 11, 14 e 15, e siamo confidenti che in breve tempo cio' possa essere raggiunto.
- Fondamentale sarebbe portare la rimessa laterale ai livelli del 6Nazioni 2007, quando fummo primi per rimesse "conservate" e rubate in Europa. Siamo riusciti a tornar al numero uno in mischia chiusa, ora serve farlo con la rimessa. Va tenuto presente che se la rimessa e' abile anche su lancio avversario, allora e solo allora si apre una opzione in piu' al gioco tattico: come ai vecchi tempi si puo' calciare fuori, appoggiandosi alla rimessa. Con tutti i benefici che sono noti: attimo di respiro (oggi tutti devono correre tanto), guadagno territoriale, pressione sugli avversari etc.etc.
- Per il nostro gioco a trazione anteriore e' indispensabile rifondare la maul avanzante. In tre partite ne abbiamo fatta solo (quasi) una di efficace, le altre sono state tutte abortite con scarso o nullo avanzamento, o han provocato palle perse. Il fatto e' che i nostri hanno ancora in testa la "rolling maul" dei bei tempi andati, consentendo agli avversari d'infilarsi in mezzo in qualche modo, ed e' finita; inoltre "rollando" la spinta non risulta constante e il portatore di palla prima o poi si espone al contatto con gli avversari; questi non serve s'appendano rischiando il fallo, devono solo aspettare che cada giu' l'Armando da solo.
I maestri sudafricani invece insegnano, il trucco e' tener palla DIETRO e spingere DIRITTI senza rollare in giostra, tre o quattro uomini a spingere davanti, uno dietro a questi che funge da "distanziatore" e uno in fondo a timonare palla in mano. In tal modo avanzano tenendo impegnati tutti gli otto mischiaroli avversari. Basterebbe analizzare un po' di filmati degli Springboks, non e' difficile da capire e implementare, data la mentalita' e la struttura fisica dei nostri.

- L'altro aspetto fondamentale da migliorare e' la precisione nei calci piazzati. Sembra strano parlare di precisione al piede nel paese del calcio, ma lo e' solo a una analisi superficiale. Il gesto sembra banale e i pali ampi e indifesi, in realta' si tratta di fondamentale complesso e peculiare, del tutto estraneo agli skill calcistici: va fatto a gamba quasi tesa, assomiglia piu' al rinvio del portiere che alle punizioni di Pirlo o Totti. Con in piu' la precisione: provate a chiedere a Buffon, e' piu' complesso calciar lontano o centrare col rinvio la zucca del proprio centravanti spostato a lato a quaranta metri?
Ne parliamo nella successiva analisi individuale e per reparto, ma e' importante sottolinearlo, basta avventurismi e sperandio. Per il gioco che fa e fara' l'Italia - o meglio, solleviamo lo sguardo: per il rugby giocato in tutta Europa; e vogliamo parlare delle australi? - e' maledettamente fondamentale avere un piazzatore piu' che affidabile. O meglio due, uno "normale" (ma che sia in grado di buttarla dentro anche dalla linea laterale) e uno dalla lunga distanza.
Una squadra come la nostra che segna poche mete, se nei secondi tempi è sotto e calcia in rimessa laterale al posto di piazzare, non intimorisce gli avversari, anzi. Guardate, per esperienza diretta affermo che non c'è nulla di più frustrante che subire un piazzato tra le corna dopo che ti sei fatto il cu... per difendere, e la rimessa fa un baffo al confronto.
Venendo al fondamentale del calcio piazzato: la precisione, come sa chiunque abbia fatto uno sport agonistico qualsiasi, non dipende (solo) dalla quantita' di allenamento "a freddo", ma piuttosto dalla applicazione costante in gara, coi punti in ballo e la pressione non del pubblico o degli avversari, ma dei compagni che ti guardano per decidere se possono contare su di te. E' indispensabile quindi avere uno abituato a calciare per il suo club.

Singoli e reparti
A livello di reparto e individualità, rispetto allo scorso anno c'e' il recupero di livelli stratosferici in prima linea, grazie allo straordinario momento di forma di Castrogiovanni che colleziona man of the match in Premiership e alla "freschezza" di Perugini tenuto fuori sinora dal Top14 dal recupero di infortuni, piu' la consistenza anche in fase dinamica di Ghiraldini e l'esperienza da centellinare di Ongaro.
Bisognera' vedere come staranno a febbraio, dopo un po' d'inverno continentale e i prossimi turni di coppa; a giudicare da come si stanno comportando i rincalzi nei club (Aguero, Nieto e anche Rouyet, per non parlare di LoCicero e Festuccia), il reparto parrebbe ben coperto.
Buone notizie anche dalla seconda linea. Ora abbiamo i "sudafricani" Del Fava e Geldenhuys, un paio di ticci consistenti, nerboruti e affiatati dato che giocano nel medesimo club. Bortolami qualora fisicamente a posto sarebbe meglio, soprattutto in rimessa? Forse si, ho sempre stimato l'ex capitano patavino, ma nel rugby la possibilita' di "far reparto" conta piu' delle capacita' individuali. Per il ricambio aspettiamo anche il recupero di Dellape' e poi c'è Pavanello.
Gli effetti benefici del duo viadanese si vedono in difesa e nella rimessa laterale, tornata abbastanza affidabile grazie all'apporto delle terze Zanni Parisse e Sole. Essa è ancora migliorabile: Samoa a parte, e' raro ad esempio che disturbiamo quelle altrui. La rimessa e il gioco dinamico difensivo non sono le uniche aree beneficiate dal duo: se dominiamo in mischia chiusa un grosso perche' arriva proprio dall'ancoraggio offerto dai due dietro, dagli inglesi non a caso chiamati "lock", serrature.
In terza linea si puo' dir quel che si vuole sui limiti di visione di Parisse ma è certo che la sua esperienza ci manchera' moltissimo: assieme a Castro. e' l'unica vera "star" internazionale su cui possiamo contare. Zanni comunque si conferma magnificamente, Mauro e' il mastino difensivo di sempre, Favaro cresce col suo esempio ma speriamo impari presto a controllarsi meglio (due falli in due gare da eccesso di irruenza, uno dei quali con 10 minuti fuori). Buono il recupero di Sole anche come alternativa in rimessa, apparentemente è uno dei piu' beneficiati dal cambio di clima interno di cui s'e' detto sopra. Un reparto affidabile insomma; la pecca e' che nessun altro (come Derbyshire?) è stato messi alla prova e il rischio di altri "effetti Favaro" da qualche novellino in qualche partita del 6Nazioni incombe.
In mediana non e' tutto carbone quello che non luce.
Vicino al pack il duo Tebaldi - Picone e' più che sufficiente, soprattutto il primo deve solo miligorare velocità e precisione, imparando a giocare piu' velocemente la palla in fase dinamica e aumentare la precisione dei calci tattici.
Quanto a Gower all'apertura, ha muscoli, fantasia, confidenza e buone mani. Con lui gli attacchi in prima fase sono efficaci e in difesa non esiste piu' l'annoso problema del "primo canale" (lo spazio tra 10 e 12) in cui venivamo regolarmente passati. Deve concentrare i suoi miglioramenti sul gioco tattico al piede, gia' quasi sufficiente. Quanto alle trasformazioni trovo interessante il suo riproporsi come il Frans Steyn o l'Halfpenny de'noantri: calciatore dalla lunga distanza, da dove ha ottenuto un uno su due.
Anche al centro sorprese positive: i due Gonzalo sono diventati propositivi e attenti in difesa. Vedremo ora cosa decide Mallett con la disponibilita' di Masi.
Alle ali, ottimo Mirco alla chiusa anche se deve migliorare il gioco al piede (non diamogli le trasformazioni per carita').
Per come giochiamo, l'ala destra non vede molti ovali ed e' quindi un ruolo prevalentemente tattico e difensivo, contrapposto all'ala forte avversaria; sinora Mallett vi ha invece schierato gente veloce ed esperta come Robertson, forse anche per provvedere a una adeguata copertura del campo dietro. Sarebbe stato utile provare qualcun altro invece che piazzarci il solito centro in caso di necessità, ma tant'e'.
Veniamo all'estremo: Luke McLean e' giovane, copre bene il campo, e' ben dotato al piede (se sparacchia troppo e' perche' gli dicono di farlo) e nell'ultima partita ha anche dimostrato di avere il coraggio e la velocita' per penetrare. Ottimo; ma alla squadra manca un piazzatore efficace.
Essendo Gower irrinunciabile numero 10 per quanto detto sopra, le opzioni sono due: o Luke si allena tanto, oltre che sulla tecnica (gia' buona) soprattutto sulla pressione agonistica (e la Benetton imbeccata dalla Federazione lo mette regolarmente alla piazzola in ogni gara, Heineken inclusa), oppure si dia spazio a Marcato lì dietro.
It's up to Mallett: al costo di rinunciare a qualche chilo, DEVE avere un calciatore "pro". Dopotutto bastano due calci per coprire una meta e credetemi, un drop rifilato quando meno te l'aspetti destabilizza gli avversari quanto una prima linea con Castro in forma.

Giocatori in forma, morale ripristinato, evoluzione nel gioco dalla solidita' difensiva al gioco tattico a qualche complicazione d'attacco oltre la prima fase, trick d'attacco come il carrettino da sistemare per gli avanti: di lavoro ce n'e' , ma e' tutto ben indirizzabile e gestibile. Rimane un punto di domanda solo sull'aspetto piu' cruciale, quello del piazzatore, senza il quale vincere almeno una gara delle due casalinghe del prossimo Sei Nazioni (il prossimo goal degli Azzurri) rimarrebbe nel libro dei sogni. Per non dire del passaggio del turno in Coppa del Mondo nel 2011, nel girone di Australia e Irlanda (!).

9 commenti:

Anonimo ha detto...

segnalo questa chicca

http://chepalle.gazzetta.it/post/21806743/International+Rugby+Board%3A+scu

Abr ha detto...

:D
l'indirizzo è troncato, ma ci sono arrivato lo stesso.
Avrai notato, nel nostro piccolo nel poll qui a fianco abbiamo messo lo Steyn "giusto", noi!

(Per adesso per i lettori prevale di poco O'Driscoll)

ringo ha detto...

Socio, ma lo sai che a grandi linee si tratta di quanto ho scritto all'esame? Comunione d'intenti, direi ;)
Ps: volevo accennare al folto pubblico che mette a repentaglio il Flaminio, ma mi sono trattenuto che, sai, a Roma...

Alessandro Cossu ha detto...

Abr, che cosa posso aggiungere? quando inizio a leggere i post capisco subito che hai scritto tu (lo stile non è acqua, senza offesa per il socio, che scrive sempre cose notevoli) e non posso che sottoscrivere la tua analisi tecnica (il commento su Marcato, lo sai, mi è caro...). Alla faccia di certi commenti delle balle che girano in rete su siti di calciofili rabbiosi travestiti. Nota a margine: nei giorni della partita Italia-Boks ho letto un paio di articoli sulla stampa di lingua afrikaans sopra alla nostra nazionale, commenti d'elogio fino a due anni fa impensabili (dopo la partita di Città del Capo persa 24-0 qualche str... ci aveva definiti la squadra dell'istituto per ciechi - "die blindeskool"...): rispettano e parlano con maggiore cognizione di causa degli Azzurri. Sarà anche perché Mallett è l'allenatore e ora si interessano piú di frequente a noi, ma qualcosa è cambiato. L'unico punto su cui non sono completamente d'accordo è il Flaminio: mentre per i Test di novembre mi piace l'idea di portare il rugby in giro per l'Italia, trovo che una sede fissa per il torneo non sia cosí peregrina, sia dal punto di vista logistico che in termini di flussi turistici. Magari mi sbaglio e i sostenitori delle altre squadre del 6N si sposterebbero comunque anche a Catania o Genova per vedere le partite, ma - lo dico da non romano - Roma è pur sempre Roma, anche se immagino che un appassionato veneto possa trovare quest'argomento deboluccio.
Vi mando un utile link al sito egli arbitri sudafricani dove vengono presentati incidenti di gioco commentati, dal punto di vista dell'applicazione delle regole, dai migliori arbitri sudafricani. C'è anche un commento interessante su Italia-AB, anche se ancora sto aspettando una loro risposta ad una mia domanda precisa sui famosi ultimi dieci minuti; in ogni caso vale la pena guardare regolarmente questo link, perché ci sono anche dei video degli episodi e le spiegazioni sono sempre eccelse. Come il rugby sudafricano, del resto...
Il sito è www.sareferees.co.za/home/

tagus ha detto...

è vero:per la prima volta da sempre ci troviamo con interi reparti coperti anche in caso di indisponibilità dei titolari,con non molta profondità in terza forse,ma con ottime notizie dalla seconda.
ingenuamente pensavo che il problema del calciatore potesse essere risolto da tebaldi e mi sarei atteso di vederlo presentarsi in piazzola con samoa, ma il segreto per vaticinare le scelte di mallet & co. è pensare fuori dagli schemi...
alternativamente potrebbe esserci l'inserimento di marcato estremo con mc lean 14.
in questo modo i due potrebbero dividersi il campo e l'australiano potrebbe comunque togliere qualche castagna dal fuoco sui calci alti.
meno praticabile una soluzione alla fouroux che schierava fuori ruolo all'ala il calciatore di tarbes berot(apertura\estremo) per non privarsi di blanco;francamente marcato ala fatico a vederlo.
un'ultima notazione da ex buteur(della lippa):la tecnica del calcio è quella che correttamente richiama abr e ne abbiamo grandi esempi nel presente come nel passato,fox e botha fra i tanti.
tuttavia esistono esempi di grandi calciatori con un approccio più socceriano all'impatto con la biglia:porta,quesada,lescarbura e,per stare ai giorni nostri, todeschini od elissalde.

Abr ha detto...

Grazie mille Alessandro; sulo stile il Socio mi lascia stecchito, lui vola alto e fa le sintesi; io so' più "contenutistico", tecnico (e prolisso).

Putroppo metti il dito nella piaga riguardo a certi commenti "rabbiosi" da certe parti: purtroppo la inciviltà del calcio si espande, e i bandieroni sventolano alti anche quando e dove si dovrebbe ragionare.

Del rinnovato rispetto sudafricano, buono a sapersi, avevo fatto caso che Habana e Pietersen indossavano la maglia azzurra a fine partita a Udine. Ah, quanto avremmo da imparare dai sudafricani, anche in termini di approccio!

Sul Flaminio: sono opinioni a confronto. Ma quel che è successo in novembre non si può fingere non sia successp, oppure leggerlo AL CONTRARIO ("il rugby in Italia non può prescidnere dalle grandi città") come sta facendo qualcuno da siti ben più seguiti di questo.
Ammesso poi lo sistemino, terrà 40.000 spettatori (tra qualche anno): c'è un porblema di "picchi" anche per il 6Nazioni. Se mai ci fosse una partita chessò contro l'Inghilterra, vincendo a quale arriveremmo chessò secondi al 6N? Dove li mettiamo chi vorrebbe andare a vedere, alla tv?
No, amio avviso questi test hanno dimostrato che il rugby ha "mercato" e ce n'è fame nel territorio.
Del resto come dico nel post, il concetto di "casa" va bene in Paesi piccoli con capitale grande o anche per paesi grandi con capitale grandissima; non mi risulta ad esempio esista in New Zealand e nemmeno in Sudafrica ... figurarsi che senso può avere nel paese delle cento città(dine) e campanili come l'Italia.
I fatot so' fatti, ao'.
Discorso che ovviamente vale per gli italiani e le ricadute sul movimento locale, ma vale anche per gli stranieri: l'Italia fortunatamente non è solo Roma, ce sta Venezia, Firenze, Napoli etc.etc. ....

Grazie anche per il link, molto interessante. Ai tempi del famoso passaggio in avanti non fischiato da Barnes ai mondiali (gli albori di questo blog), avevo trovato bei filmati sulle regole e le interpretazioni su un sito che riportava il "Level II Referee Accreditation Course" in Australia.

Abr ha detto...

Trovo molto apprezzabile l'idea di McLean all'ala e Marcato estremo, Tagus: con Luke al'ala avremmo copertura territoriale, opportunità di ripartenze da assistere stile Sivivatu, e forse qualche tallonatore avversario schierato largo e lanciato in meta potrebbe fermarlo meglio che non Robertson.

Sulla tecnica del calcio, essendo sempre stato uno scarpone, assimilo con interesse la tua lesson con esempi.
Chiaro quello che dici, l'impatto di Elissalde è più come dire "laterale", sull'incavo del piede rispetto alla quasi "punta" di un Montgomery.
Ma se guardi il movimento "d'uscita" della gamba, la tecnica è diversa da quella calcistica, perchè lì la palla deve rimanere bassa. Anche lo standing del corpo: il calciatore lo tiene "basso", il rugbista cade all'indietro.
I nostri la gamba la devono estendere in misura maggiore che nel soccer, anche quando la ripiegano attorno al corpo a mo' di finish del movimento del golf golf nei casi dei più sofisticati che citi.

Non so se da non praticante in materia mi sono spiegato: il concetto che volevo esprimere è, non c'è da stupirsi più di tanto se nel paese dove tutti calciano, non abbiamo (mai avuto ma sempre importato) calciatori nel rugby.

tagus ha detto...

la questione piazzatore è dirimente per qualsiasi squadra,massime per la nostra che non punta esattamente sull'effervescenza del gioco al largo.
la scozia, che secondo me era e resta squadra non eccelsa, sarebbe 4 posti indietro nel ranking se negli ultimi 7\8 anni non avesse avuto un tizio che la cacciava dentro anche dal bagno di casa sua-e,pur di tenerlo in campo,gli han fatto passare tutti i ruoli dal 10 al 15; fossero stati i neozelandesi avrebbero proposto l'introduzione del kicker che entra calcia e torna in panca-.
spero di non risultare pesante ma,insisto, io punterei su tebaldi: ha 22 anni e,a giudicare anche-ma non solo- dal drop che ha messo,la personalità per assumersi il compito.
l'ho visto in più occasioni piazzare col noceto e mi pare abbia buona tecnica e fluidità di movimento(a parte la posa da defecatio wilkinsoniana che secondo me potrebbe serenamente abbandonare senza alcun nocumento per l'efficacia del gesto).
potrà forse avere difficoltà all'inizio(ma cmq i 3 che si sono alternati hanno dimostrato di avere nel piede un 50% scarso)ma nel giro di 2\3 anni potremmo avere un piazzatore molto affidabile e buono anche per il lustro successivo.
fatto salvo sempre,alla bisogna,l'utilizzo di marcato che è già pronto di piede e bello freddo di testa.
cambiando argomento,
interessanti le convocazioni dell'under 20 di cavinato:dal 9 al 15 sembra in grado di poter schierare una bella linea.

Abr ha detto...

Mi fido tagus, di Tebaldi ho visto solo quel drop. Non calcia in nazionale forse perchè Mallett non vuole caricarlo troppo di responsabilità, i forse non lo ha ancora "battezzato" titolare al posto di Picone.

L'importanza dei calciatori è fondamentale non solo per l'Italia (o per la scozia; pienamente d'accordo che senza Paterson sarebbe al nostrolivello di ranking), ma per tutte: vedi Carter, Wilko, M.Steyn, Sth.Jones apertura del Galles e dei Lions etc.etc.

Under 20 e anche naz.A: avanti tutta, chissà che finalment enonsi cominci a costruire e identificare ricambi.

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